Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: BeJames    09/06/2016    3 recensioni
Dopo l'incidente di cinque anni fa, cento giocatori rimangono nuovamente bloccati in Sword Art Online; l'unico modo per uscirne è completare il gioco ma, attenzione... Qui si muore per davvero.
Tra gli imprigionati ci sono Sanji, Nami, Gray e Juvia: due pirati e due maghi che si incontreranno, stringeranno legami, condivideranno dolori. Obiettivo primario: terminare il gioco e tornare al mondo reale sani e salvi...
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Nami, Sanji | Coppie: Sanji/Nami
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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.Capitolo 8
«Nami­san?».
Nami aprì gli occhi di scatto scoprendosi appoggiata alla spalla di Sanji. Alzò la
testa e si guardò in giro, osservando il paesaggio sempre più spoglio e roccioso.
«Mi sono addormentata, scusa», disse al cuoco, stropicciandosi gli occhi.
«Oh, no, Nami­swan~», si affrettò a rispondere lui, sorridendo come un ebete.
«Puoi dormire sulla mia spalla quanto vuoi!».
Nami sospirò, spostando lo sguardo sulla parte anteriore del veicolo, dove Gray
stava guidando e Juvia teneva tra le mani una delle cartine che aveva disegnato lei.
«Tutto sotto controllo, siamo quasi arrivati a destinazione!», le disse Gray senza
distogliere lo sguardo dalla strada.
«Confermo! Juvia e Gray­sama hanno seguito la tua cartina alla perfezione e non si
sono persi, Nami­san!», aggiunse la maga dell'acqua con un sorriso.
«Grazie ragazzi. Mi dispiace di essermi addormentata così».
«Non preoccuparti. Stanotte non hai dormito, vero?», le chiese Gray, staccando
una mano dal veicolo magico per inserire la marcia.
«Sanji­san ti ha sentita urlare nel sonno», rincarò la dose Juvia con aria
preoccupata.
Nami sospirò: sapeva che Sanji se ne sarebbe accorto... Tutto sommato
condividevano lo stesso letto! E quello stupido aveva fatto stare in pensiero anche
Gray e Juvia... Eppure lo sapeva benissimo quanto odiasse che le persone si
preoccupassero per lei!
«Nami­san... Vuoi dirci che cosa ti preoccupa?», le sussurrò Sanji, appoggiandole
una mano sulla spalla.
«Non c'è niente ragazzi, davvero», cercò di rassicurarli. «Sono solo strane
sensazioni e incubi fastidiosi. Passeranno presto, ne sono sicura».
«Ok», la liquidò Gray. «Però quando hai un problema parlacene... Siamo una
squadra, ormai».
Juvia le sorrise rassicurante e Sanji, in parte a lei, annuì in segno di assenso.
Improvvisamente Nami si sentì più tranquilla: era vero, non erano più da soli.
Avrebbero combattuto insieme, trovato una soluzione insieme e tornati tutti a
casa... Era una cosa a cui doveva e voleva assolutamente credere.
Anche se, non sapeva come mai, quella strana sensazione di disagio non voleva
proprio saperne di abbandonarla...
La dimora dell'eremita era, proprio come si aspettavano, immersa nella
desolazione più totale: si trova in una zona desertica esattamente al centro di un
campo di forza, che persino i calci infuocati di Sanji avevano fatto fatica a
frantumare, ed era semplicemente un'enorme caverna protetta da due spessi strati
di rocce.
«Temo che per queste dovrò proprio usare la spada...», sbuffò Sanji portando
stancamente una mano sull'elsa.
«Fermo lì, biondino», lo apostrofò Gray, superandolo e iniziando a gonfiare i
polmoni. «A questi massi ci penso io».
«Rancore del demone di ghiaccio!». Dalla bocca di Gray uscì il potente respiro
ghiacciato, che eliminò lo strato di rocce che bloccava l'entrata polverizzandolo.
Juvia batté le mani orgogliosa.
«Dopo di voi», gli disse Gray, piegandosi in un breve inchino.
«E comunque avrei potuto distruggerli benissimo anche io, quei massi»,
commentò Sanji, incrociando le braccia e guadagnandosi uno scappellotto da
Nami. «Vedi di fare il bravo, Sanji­kun».
«Che modo volgare di entrare in casa di altre persone...».
I quattro ragazzi seguirono la voce maschile calma e pacata che avevano sentito
lungo tutto il corridoio, fino ad arrivare ad un piccolo salotto dove un uomo di
mezza età se ne stava comodamente seduto su un futon ripiegato.
Sanji deglutì: «Questo è uno scherzo...». Davanti a lui c'era l'eccentrico uomo
biondo che l'aveva cresciuto come un figlio, ma che ora lo fissava come se fosse uno
sconosciuto. «Z­Zeff...».
Il cuoco alzò lo sguardo verso i suoi compagni per tentare di dire qualcosa, ma li
vide tutti sconvolti allo stesso modo.
«Genzo... Perché sei qui?!», boccheggiò Nami, portandosi una mano alla bocca.
«Master Makarov!». Anche Juvia sembra piuttosto sorpresa di quello che stavas
vedendo.
Quello più sconvolto, però, sembrava Gray: era rimasto completamente immobile
ad osservare la figura dell'eremita, con gli occhi sbarrati e le lacrime che parevano
scendere senza che lui potesse minimamente controllarle. «Papà...», sussurrò
come se fosse in trance. «N­non è possibile...».
Improvvisamente, a Sanji fu tutto chiaro come il sole: evidentemente, a quel tipo,
piaceva giocare con i sentimenti della gente. D'altronde, cosa poteva aspettarsi da
una persona che aveva desiderato così tanto l'incubo di Sword Art Online da
scegliere di rimanerci bloccato?
«Ehi, tu!», disse, facendo un passo avanti in modo minaccioso. «Ti piace prendere
in giro le persone?».
L'uomo con l'aspetto di Zeff sorrise, scuotendo brevemente la testa. «Ricordati,
Sanji Vinsmoke: gli unici che possiamo prendere in giro siamo noi stessi».
«Smettila subito con queste sceneggiate!», gli intimò, sfoderando la spada e
puntandogliela contro. «E non chiamarmi in quel modo... Potrei diventare molto di
cattivo umore, ti avviso».
«Sei un ragazzo molto impulsivo, vedo».
«Piantala di temporeggiare e fai come ti dico, se non vuoi finire a fette: sciogli
subito questa pagliacciata di incantesimo».
L'uomo sorrise. «Mi spiace deluderti, ma non posso. Questa è un'illusione che il
gioco attiva in automatico per proteggermi dai malintenzionati: appaio a ciascuna
persona con l'aspetto dell'uomo che considerano come un padre... O che lo è
effettivamente, a seconda dei casi».
Ecco, ora si spiegava tutto: lui lo vedeva come il pirata che lo aveva salvato e
cresciuto, Nami come il poliziotto che la aveva trattata sempre come una figlia,
Juvia come il master della propria gilda e Gray... Lui doveva essere l'unico a vedere
il suo vero padre. Perché era così sconvolto? Temeva suo padre, proprio come lui?
Oppure era morto, ed era per quello che il mago del ghiaccio era ridotto in quello
stato catalessico?
«Gray­sama...». Juvia si avvicinò con cautela a Gray, mettendogli una mano sulla
spalla ed iniziando ad accarezzargliela. «Hai sentito? Quell'uomo non è Silver-
sama, è solo un'illusione. Cerca di riprenderti».
Gray fece un lungo sospiro; appoggiò la mano su quella di Juvia e la strinse,
annuendo con vigore. «Sì. Sì, ho sentito, ora sono più tranquillo. Grazie».
«Io e i miei compagni siamo qui per farle delle domande», si fece avanti Nami.
«Abbiamo fatto molta strada per trovarla, gradiremmo avere delle risposte».
«Se sarò in grado di darvele non opporrò resistenza, ragazza, ma non avere
aspettative troppo alte sul mio conto», le rispose lui, tenendo gli occhi chiusi.
«Siamo rimasti bloccati in questo gioco, come molti altri giocatori, quasi sette mesi
fa. E' nostra intenzione completare il gioco come ci è stato indicato dal messaggio
vocale che è stato diffuso appena aperta la prova, così da poter tornare a casa ma...
Non sappiamo se è davvero il modo giusto per essere liberati».
«Non è sicuramente il modo giusto, ragazza», rispose pacato l'uomo. «Ma, di certo,
è l'unico. Non troverete mai altro modo per liberare i vostri veri corpi dalla trance
forzata se non battere il boss finale».
«Come temevamo...», commentò Sanji con un pizzico di rabbia.
«Il boss finale si trova all'ultimo piano, giusto?», continuò Nami.
«Sì».
«Dove di preciso?».
«Cinque anni fa era nei sotterranei della torre centrale, ma ogni volta cambia».
«Quindi immagino che non sappia dirci neanche che tipo di mostro è, giusto?»,
intervenne Gray.
«No. Può essere un mostro, come un qualsiasi altro personaggio presente nel
gioco... L'ultima volta si trattava del creatore del gioco in persona».
«Juvia l'aveva sentito dire da altri giocatori! Aveva anche un livello molto altro
perchè aveva completo accesso ai sistemi del gioco», disse Juvia.
«Sa dirci il livello del boss finale?», gli chiese Nami.
«E' un livello 100 pieno».
Sanji e Gray si scambiarono una rapida occhiata piena di preoccupazione: fino a
quel momento il massimo che entrambi avevano affrontato erano dei livelli 80.
«Pensa che sarebbe possibile per due livelli 70 come noi batterlo?», si fece avanti il
mago del ghiaccio.
«Assolutamente no... Verreste rovinosamente sconfitti e brutalmente uccisi.
Dovete raggiungere almeno il livello 95 uno di voi e il 90 l'altro... Ma, anche in quel
caso, le chance di vittoria rimangono limitate».
«Cosa?!». Sanji non voleva credere a quello che gli stava dicendo quell'uomo...
Aveva ammazzato palate di mercenari e boss solo per sentirsi dire che non sarebbe
comunque mai stato in grado di battere quello finale?!
«Tutti mi fate la stessa domanda, e io devo dare sempre la stessa risposta. Per
questo molti hanno ormai rinunciato all'idea di completare il gioco... E lo consiglio
anche a voi, se vi è cara la vita».
Nami abbassò lo sguardo e strinse i pugni. «Come può dirci di “avere cara la vita”
se rimanendo qui prima o poi moriremo comunque?».
«Far parte del gioco come personaggi originali è la soluzione migliore... Io ho
finalmente trovato la mia vera essenza».
«Juvia e i suoi amici non ascolteranno oltre le sue parole!», si intromise la maga,
alzando la voce. «Loro... Loro non rinunceranno mai a combattere, perchè hanno
delle famiglie da cui tornare! E non importa quello che potrà dirgli... Loro non si
arrenderanno!». Si avvicinò a Nami e le mise una mano sulla spalla, cercando di
farle coraggio: «Anche Juvia e Nami­san combatteranno! Tutti e quattro insieme
saremo invincibili!».
«Ora sei molto sicura... Ma scommetto cambierai idea quando vedrai quel ragazzo
di ghiaccio dare la vita per te», le rispose l'uomo sempre con eccessiva calma.
Juvia si bloccò, come folgorata. «No... Juvia è forte... Lei non permetterà che Gray-
sama muoia per proteggerla...».
«Non puoi averne la certezza. Vi è già successo, o sbaglio?».
Di nuovo, l'espressione di Juvia si riempì di terrore e, come se fosse stato ieri,
ricordò quel momento: Gray che la spingeva lontano dai draghi, che veniva trafitto
da un laser al petto, poi alle gambe, alla testa, e...
«NO!», gridò, presa dal panico. Gray la raggiunse immediatamente,
abbracciandola stretta per calmarla mentre guardava con odio l'uomo seduto di
fronte a loro.
Sanji aveva ormai estratto la spada dall'elsa: «Questo è troppo».
«Attento, Sanji Gambanera... L'ultima volta che hai agito d'istinto la donna che ami
è sparita sotto i tuoi occhi senza che tu potessi fare nulla».
«Vedo che sei un chiacchierone. Come fai a sapere tutte queste cose delle nostre
vite reali?», gli domandò, puntando la spada verso il suo collo.
«Fa parte delle mie abilità. Posso leggere nella mente e vedere il passato della
gente», rispose lui, alzando le mani in segno di resa.
«Hai sbagliato persona se pensi che mi beva la scusa delle 'abilità innate'. Che cosa
vuoi da noi?».
«Siete venuti voi a disturbarmi nella mia casa, o sbaglio?».
Nami si fece avanti, posando una mano sulla spalla di Sanji per calmarlo. «Ha
ragione, Sanji, siamo stati noi a scegliere di venire. Abbiamo raccolto tutte le
informazioni necessarie, ce ne andiamo».
«Ma Nami­san...».
«Ho detto che ce ne andiamo». Il tono di voce di Nami non sembrava lasciare
molta altra scelta. Sanji annuì, facendo un passo indietro e rinfoderando la spada.
«Saggia decisione, Nami», le riconobbe l'uomo, sorridendole appena.
Sanji e Nami lasciarono il salotto per primi, seguiti da Juvia e Gray in ultimo posto.
Il mago del ghiaccio si voltò un'ultima volta a fissare l'immagine di suo padre,
imprendolo nella mente; nonostante sapesse che si trattasse solo di un falso,
riusciva a infodergli tranquillità come poche altre cose potevano. Fece un breve
inchino, prima di voltarsi e seguire i suoi compagni lungo il sentiero roccioso
***
Nami porse la verdura tagliuzzata a Sanji, che diede una rapida occhiata ai pezzetti
colorati prima di lasciarli cadere nella pentola. Iniziò a mescolare lo stufato senza
dire una parola, puntando lo sguardo al contenuto della pentola come se fosse
l'unica cosa presente nella stanza.
«Sanji­kun?».
«Mh­mh?».
Nami sospirò: quando rispondeva così anche a lei c'era decisamente qualcosa che
non andava.
«Andava bene come ho sminuzzato le verdure?».
«Si, benissimo».
«Sei arrabbiato?».
Il cuoco smise per un attimo di mescolare, poi riprese l'azione sospirando: «Sì».
«Con me?».
«No».
«Allora perché mi parli a monosillabi?», gli buttò lì, abbassando lo sguardo.
«Scusa, Nami­san...», le rispose, rivolgendole finalmente un'occhiata dolce e
premurosa. «Sono solo un po' preoccupato, tutto qui. Passerà presto».
«Vale la stessa cosa anche per te», gli disse lei, surrurrando.
«Cosa?».
Nami si avvicinò a lui improvvisamente, stringendogli il braccio con entrambe le
mani e appoggiando la guancia alla sua spalla.
«Nami...san?».
«Anche tu devi condividere le tue preoccupazioni con me. Non tenerti tutto
dentro... Non è giusto».
Sanji sentì il cuore iniziare a battere più velocemente, mentre si girava con cautela
a guardare il viso imbronciato della navigatrice.
«Voglio proteggerti, Sanji­kun».
Era sempre stata bella, ma in quel momento le sembro più stupenda che mai: le
guancie arrossate, gli occhi grandi lucidi, i capelli raccolti in una morbida coda
laterale... Sanji le accarezzò una guancia con una mano e, prima ancora che potesse
rendersene conto, le sue labbra erano già appoggiate a quelle di Nami.

Capitolo 8

«Nami-san?».
Nami aprì gli occhi di scatto scoprendosi appoggiata alla spalla di Sanji. Alzò la
testa e si guardò in giro, osservando il paesaggio sempre più spoglio e roccioso.
«Mi sono addormentata, scusa», disse al cuoco, stropicciandosi gli occhi.
«Oh, no, Nami­-swan~», si affrettò a rispondere lui, sorridendo come un ebete.
«Puoi dormire sulla mia spalla quanto vuoi!».
Nami sospirò, spostando lo sguardo sulla parte anteriore del veicolo, dove Gray
stava guidando e Juvia teneva tra le mani una delle cartine che aveva disegnato lei.
«Tutto sotto controllo, siamo quasi arrivati a destinazione!», le disse Gray senza
distogliere lo sguardo dalla strada.
«Confermo! Juvia e Gray­-sama hanno seguito la tua cartina alla perfezione e non si
sono persi, Nami­san!», aggiunse la maga dell'acqua con un sorriso.
«Grazie ragazzi. Mi dispiace di essermi addormentata così».
«Non preoccuparti. Stanotte non hai dormito, vero?», le chiese Gray, staccando
una mano dal veicolo magico per inserire la marcia.
«Sanji­san ti ha sentita urlare nel sonno», rincarò la dose Juvia con aria
preoccupata.
Nami sospirò: sapeva che Sanji se ne sarebbe accorto... Tutto sommato
condividevano lo stesso letto! E quello stupido aveva fatto stare in pensiero anche
Gray e Juvia... Eppure lo sapeva benissimo quanto odiasse che le persone si
preoccupassero per lei!
«Nami-­san... Vuoi dirci che cosa ti preoccupa?», le sussurrò Sanji, appoggiandole
una mano sulla spalla.
«Non c'è niente ragazzi, davvero», cercò di rassicurarli. «Sono solo strane
sensazioni e incubi fastidiosi. Passeranno presto, ne sono sicura».
«Ok», la liquidò Gray. «Però quando hai un problema parlacene... Siamo una
squadra, ormai».
Juvia le sorrise rassicurante e Sanji, in parte a lei, annuì in segno di assenso.
Improvvisamente Nami si sentì più tranquilla: era vero, non erano più da soli.
Avrebbero combattuto insieme, trovato una soluzione insieme e tornati tutti a
casa... Era una cosa a cui doveva e voleva assolutamente credere.
Anche se, non sapeva come mai, quella strana sensazione di disagio non voleva
proprio saperne di abbandonarla.


La dimora dell'eremita era, proprio come si aspettavano, immersa nella
desolazione più totale: si trova in una zona desertica esattamente al centro di un
campo di forza, che persino i calci infuocati di Sanji avevano fatto fatica a
frantumare, ed era semplicemente un'enorme caverna protetta da due spessi strati
di rocce.
«Temo che per queste dovrò proprio usare la spada...», sbuffò Sanji portando
stancamente una mano sull'elsa.
«Fermo lì, biondino», lo apostrofò Gray, superandolo e iniziando a gonfiare i
polmoni. «A questi massi ci penso io».
«Rancore del demone di ghiaccio!». Dalla bocca di Gray uscì il potente respiro
ghiacciato, che eliminò lo strato di rocce che bloccava l'entrata polverizzandolo.
Juvia batté le mani orgogliosa.
«Dopo di voi», gli disse Gray, piegandosi in un breve inchino.
«E comunque avrei potuto distruggerli benissimo anche io, quei massi»,
commentò Sanji, incrociando le braccia e guadagnandosi uno scappellotto da
Nami. «Vedi di fare il bravo, Sanji-­kun».
«Che modo volgare di entrare in casa di altre persone...».
I quattro ragazzi seguirono la voce maschile calma e pacata che avevano sentito
lungo tutto il corridoio, fino ad arrivare ad un piccolo salotto dove un uomo di
mezza età se ne stava comodamente seduto su un futon ripiegato.
Sanji deglutì: «Questo è uno scherzo...». Davanti a lui c'era l'eccentrico uomo
biondo che l'aveva cresciuto come un figlio, ma che ora lo fissava come se fosse uno
sconosciuto. «Z­-Zeff...».
Il cuoco alzò lo sguardo verso i suoi compagni per tentare di dire qualcosa, ma li
vide tutti sconvolti allo stesso modo.
«Genzo... Perché sei qui?!», boccheggiò Nami, portandosi una mano alla bocca.
«Master Makarov!». Anche Juvia sembra piuttosto sorpresa di quello che stavas
vedendo.
Quello più sconvolto, però, sembrava Gray: era rimasto completamente immobile
ad osservare la figura dell'eremita, con gli occhi sbarrati e le lacrime che parevano
scendere senza che lui potesse minimamente controllarle. «Papà...», sussurrò
come se fosse in trance. «N­-non è possibile...».
Improvvisamente, a Sanji fu tutto chiaro come il sole: evidentemente, a quel tipo,
piaceva giocare con i sentimenti della gente. D'altronde, cosa poteva aspettarsi da
una persona che aveva desiderato così tanto l'incubo di Sword Art Online da
scegliere di rimanerci bloccato?
«Ehi, tu!», disse, facendo un passo avanti in modo minaccioso. «Ti piace prendere
in giro le persone?».
L'uomo con l'aspetto di Zeff sorrise, scuotendo brevemente la testa. «Ricordati,
Sanji Vinsmoke: gli unici che possiamo prendere in giro siamo noi stessi».
«Smettila subito con queste sceneggiate!», gli intimò, sfoderando la spada e
puntandogliela contro. «E non chiamarmi in quel modo... Potrei diventare molto di
cattivo umore, ti avviso».
«Sei un ragazzo molto impulsivo, vedo».
«Piantala di temporeggiare e fai come ti dico, se non vuoi finire a fette: sciogli
subito questa pagliacciata di incantesimo».
L'uomo sorrise. «Mi spiace deluderti, ma non posso. Questa è un'illusione che il
gioco attiva in automatico per proteggermi dai malintenzionati: appaio a ciascuna
persona con l'aspetto dell'uomo che considerano come un padre... O che lo è
effettivamente, a seconda dei casi».
Ecco, ora si spiegava tutto: lui lo vedeva come il pirata che lo aveva salvato e
cresciuto, Nami come il poliziotto che la aveva trattata sempre come una figlia,
Juvia come il master della propria gilda e Gray... Lui doveva essere l'unico a vedere
il suo vero padre. Perché era così sconvolto? Temeva suo padre, proprio come lui?
Oppure era morto, ed era per quello che il mago del ghiaccio era ridotto in quello
stato catalessico?
«Gray-­sama...». Juvia si avvicinò con cautela a Gray, mettendogli una mano sulla
spalla ed iniziando ad accarezzargliela. «Hai sentito? Quell'uomo non è Silver-sama, è solo un'illusione. Cerca di riprenderti».
Gray fece un lungo sospiro; appoggiò la mano su quella di Juvia e la strinse,
annuendo con vigore. «Sì. Sì, ho sentito, ora sono più tranquillo. Grazie».
«Io e i miei compagni siamo qui per farle delle domande», si fece avanti Nami.
«Abbiamo fatto molta strada per trovarla, gradiremmo avere delle risposte».
«Se sarò in grado di darvele non opporrò resistenza, ragazza, ma non avere
aspettative troppo alte sul mio conto», le rispose lui, tenendo gli occhi chiusi.
«Siamo rimasti bloccati in questo gioco, come molti altri giocatori, quasi sette mesi
fa. E' nostra intenzione completare il gioco come ci è stato indicato dal messaggio
vocale che è stato diffuso appena aperta la prova, così da poter tornare a casa ma...
Non sappiamo se è davvero il modo giusto per essere liberati».
«Non è sicuramente il modo giusto, ragazza», rispose pacato l'uomo. «Ma, di certo,
è l'unico. Non troverete mai altro modo per liberare i vostri veri corpi dalla trance
forzata se non battere il boss finale».
«Come temevamo...», commentò Sanji con un pizzico di rabbia.
«Il boss finale si trova all'ultimo piano, giusto?», continuò Nami.
«Sì».
«Dove di preciso?».
«Cinque anni fa era nei sotterranei della torre centrale, ma ogni volta cambia».
«Quindi immagino che non sappia dirci neanche che tipo di mostro è, giusto?»,
intervenne Gray.
«No. Può essere un mostro, come un qualsiasi altro personaggio presente nel
gioco... L'ultima volta si trattava del creatore del gioco in persona».
«Juvia l'aveva sentito dire da altri giocatori! Aveva anche un livello molto altro
perchè aveva completo accesso ai sistemi del gioco», disse Juvia.
«Sa dirci il livello del boss finale?», gli chiese Nami.
«E' un livello 100 pieno».
Sanji e Gray si scambiarono una rapida occhiata piena di preoccupazione: fino a
quel momento il massimo che entrambi avevano affrontato erano dei livelli 80.
«Pensa che sarebbe possibile per due livelli 70 come noi batterlo?», si fece avanti il
mago del ghiaccio.
«Assolutamente no... Verreste rovinosamente sconfitti e brutalmente uccisi.
Dovete raggiungere almeno il livello 95 uno di voi e il 90 l'altro... Ma, anche in quel
caso, le chance di vittoria rimangono limitate».
«Cosa?!». Sanji non voleva credere a quello che gli stava dicendo quell'uomo...
Aveva ammazzato palate di mercenari e boss solo per sentirsi dire che non sarebbe
comunque mai stato in grado di battere quello finale?!
«Tutti mi fate la stessa domanda, e io devo dare sempre la stessa risposta. Per
questo molti hanno ormai rinunciato all'idea di completare il gioco... E lo consiglio
anche a voi, se vi è cara la vita».
Nami abbassò lo sguardo e strinse i pugni. «Come può dirci di “avere cara la vita”
se rimanendo qui prima o poi moriremo comunque?».
«Far parte del gioco come personaggi originali è la soluzione migliore... Io ho
finalmente trovato la mia vera essenza».
«Juvia e i suoi amici non ascolteranno oltre le sue parole!», si intromise la maga,
alzando la voce. «Loro... Loro non rinunceranno mai a combattere, perchè hanno
delle famiglie da cui tornare! E non importa quello che potrà dirgli... Loro non si
arrenderanno!». Si avvicinò a Nami e le mise una mano sulla spalla, cercando di
farle coraggio: «Anche Juvia e Nami­san combatteranno! Tutti e quattro insieme
saremo invincibili!».
«Ora sei molto sicura... Ma scommetto cambierai idea quando vedrai quel ragazzo
di ghiaccio dare la vita per te», le rispose l'uomo sempre con eccessiva calma.
Juvia si bloccò, come folgorata. «No... Juvia è forte... Lei non permetterà che Gray-sama muoia per proteggerla...».
«Non puoi averne la certezza. Vi è già successo, o sbaglio?».
Di nuovo, l'espressione di Juvia si riempì di terrore e, come se fosse stato ieri,
ricordò quel momento: Gray che la spingeva lontano dai draghi, che veniva trafitto
da un laser al petto, poi alle gambe, alla testa, e...
«NO!», gridò, presa dal panico. Gray la raggiunse immediatamente,
abbracciandola stretta per calmarla mentre guardava con odio l'uomo seduto di
fronte a loro.
Sanji aveva ormai estratto la spada dall'elsa: «Questo è troppo».
«Attento, Sanji Gambanera... L'ultima volta che hai agito d'istinto la donna che ami
è sparita sotto i tuoi occhi senza che tu potessi fare nulla».
«Vedo che sei un chiacchierone. Come fai a sapere tutte queste cose delle nostre
vite reali?», gli domandò, puntando la spada verso il suo collo.
«Fa parte delle mie abilità. Posso leggere nella mente e vedere il passato della
gente», rispose lui, alzando le mani in segno di resa.
«Hai sbagliato persona se pensi che mi beva la scusa delle 'abilità innate'. Che cosa
vuoi da noi?».
«Siete venuti voi a disturbarmi nella mia casa, o sbaglio?».
Nami si fece avanti, posando una mano sulla spalla di Sanji per calmarlo. «Ha
ragione, Sanji-kun, siamo stati noi a scegliere di venire. Abbiamo raccolto tutte le
informazioni necessarie, ce ne andiamo».
«Ma Nami-­san...».
«Ho detto che ce ne andiamo». Il tono di voce di Nami non sembrava lasciare
molta altra scelta. Sanji annuì, facendo un passo indietro e rinfoderando la spada.
«Saggia decisione, Nami», le riconobbe l'uomo, sorridendole appena.
Sanji e Nami lasciarono il salotto per primi, seguiti da Juvia e Gray in ultimo posto.
Il mago del ghiaccio si voltò un'ultima volta a fissare l'immagine di suo padre,
imprendolo nella mente; nonostante sapesse che si trattasse solo di un falso,
riusciva a infodergli tranquillità come poche altre cose potevano. Fece un breve
inchino, prima di voltarsi e seguire i suoi compagni lungo il sentiero roccioso

***

Nami porse la verdura tagliuzzata a Sanji, che diede una rapida occhiata ai pezzetti
colorati prima di lasciarli cadere nella pentola. Iniziò a mescolare lo stufato senza
dire una parola, puntando lo sguardo al contenuto della pentola come se fosse
l'unica cosa presente nella stanza.
«Sanji­-kun?».
«Mh­mh?».
Nami sospirò: quando rispondeva così anche a lei c'era decisamente qualcosa che
non andava.
«Andava bene come ho sminuzzato le verdure?».
«Si, benissimo».
«Sei arrabbiato?».
Il cuoco smise per un attimo di mescolare, poi riprese l'azione sospirando: «Sì».
«Con me?».
«No».
«Allora perché mi parli a monosillabi?», gli buttò lì, abbassando lo sguardo.
«Scusa, Nami­-san...», le rispose, rivolgendole finalmente un'occhiata dolce e
premurosa. «Sono solo un po' preoccupato, tutto qui. Passerà presto».
«Vale la stessa cosa anche per te», gli disse lei, surrurrando.
«Cosa?».
Nami si avvicinò a lui improvvisamente, stringendogli il braccio con entrambe le
mani e appoggiando la guancia alla sua spalla.
«Nami...san?».
«Anche tu devi condividere le tue preoccupazioni con me. Non tenerti tutto
dentro... Non è giusto».
Sanji sentì il cuore iniziare a battere più velocemente, mentre si girava con cautela
a guardare il viso imbronciato della navigatrice.
«Voglio proteggerti, Sanji­-kun».
Era sempre stata bella, ma in quel momento le sembro più stupenda che mai: le
guancie arrossate, gli occhi grandi lucidi, i capelli raccolti in una morbida coda
laterale... Sanji le accarezzò una guancia con una mano e, prima ancora che potesse
rendersene conto, le sue labbra erano già appoggiate a quelle di Nami.

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 NdA (in ritardo come al solito): questa volta sono stata piuttosto logorroica U.U Volevo fare un capitolo in cui spiegare la questione del "se finisci il gioco sei libero", spero di essere stata chiara! ^^ In caso di ulteriori dubbi, chiedete e vi sarà dato! :D Il prossimo capitolo non tarderà come questo, anche perchè ho lasciato questo piccolo cliffhanger finale :P un bacione!

Come al solito, alcune info per chi non segue Fairy Tail:
- Silver è il papà di Gray, morto, stra morto e super morto
- Sì, anche Juvia conosce bene Silver (non vi dico come, nel caso voleste iniziare il manga!)
- Quando l'eremita provoca Juvia, non sta mentendo: Gray è morto veramente (ed è stato poi riportato in vita in modo geniale!)

 

   
 
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