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Autore: dollypopup    10/06/2016    1 recensioni
«Perché non mi hai scritto?» domandò Marie, «Perché? Ti ho aspettato... per sette anni... e adesso è troppo tardi!»
«Ti ho scritto trecentosessantacinque lettere,» l'informò lui, il suo tono solitamente monocorde tinto di tristezza. «Ti ho scritto ogni giorno per un anno.»
♣ SteinMarie | Le pagine della nostra vita AU | Traduzione.
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Franken Stein, Marie Mjolnir
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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I’m Only Happy When It Rains

Inciampò sul pontile di legno, rischiando di scivolare a causa della forte tempesta. Era stata una pessima idea unirsi a lui in quella barchetta. Era stata una pessima idea stargli vicino, vicino a Stein in generale, e Marie sentì il cuore stringersi all’idea. Stupida, pensò. Forse se fosse stata dieci anni più giovane, ancora un’adolescente, avrebbe potuto trovare una scusa, ma non ora. Ora era un’adulta, fidanzata con un altro uomo, e si diresse verso un’imponente casa vuota che avrebbe chiamato la sua, sentendo a malapena Stein assicurare l'imbarcazione.

L'irritazione per quanto lui fosse calmo s’intensificò non appena un fulmine tuonò, il vestito fastidiosamente appiccicoso sulla pelle e i capelli sfuggiti dall'elaborata acconciatura. Aveva del fegato. Aveva del fottuto fegato a tornare nella sua vita in quel modo. Ora che era incatenata a un matrimonio combinato, senza amore, lui aveva deciso di tornare da lei dopo averle mentito, dopo averle promesso che le avrebbe scritto, sparendo invece per così tanto tempo.

Del fottuto fegato.

Digrignò i denti, voltandosi per osservarlo legare la corda a uno dei pali di legno, rifiutandosi di guardarla anche quando si rimise in piedi.

Tutti quegli anni e lui non riusciva nemmeno a guardarla nell'occhio. Il suo petto s'appesantì, la rabbia nata dentro di lei riscaldava la sua pelle sotto la fredda pioggia. Non avrebbe dovuto farsi impressionare da quella situazione. Non quanto stesse in realtà succedendo, ma quando lui non le riservò un singolo sguardo, si sentì personalmente offesa, le sue emozioni che venivano a galla.

«Perché non mi hai scritto?» domandò, sobbalzando duramente quando finalmente, finalmente, lui la guardò, le grigie ciocche ribelli dei suoi capelli a coprirgli gli occhi. Quando Stein scosse la testa, vide le sue sopracciglia corrugarsi, come in confusione, e questo non fece altro che aumentare la sua rabbia.

«Perché?» domandò ancora, in qualche modo più aggressiva. Ma l’ira sfumò in qualcosa di più triste, insinuandosi nel profondo delle sue stesse ossa. «Ti ho aspettato… per sette anni… e adesso è troppo tardi!»

Il labbro inferiore le tremò, e si sentì completamente nuda sotto la pioggia, le sue scarpe che si riempivano d’acqua, i capelli gocciolanti. Era pronta a voltarsi e proseguire verso la sua vuota, fredda casa, tutta sola, quando lui mosse un passo verso di lei, la sua espressione solitamente impassibile contratta nella più leggera parvenza di dolore.

Sembrava stesse componendo qualcosa nella sua mente, raccogliendo coraggio, forse, o solo cercando di superare lo choc iniziale causato dalla sua rabbia. La sua voce era lenta, e Marie dovette quasi tendere le orecchie per sentirlo meglio. «Ti ho scritto trecentosessantacinque lettere» la informò, il suo timbro di voce monotono tinto di qualcosa che sembrava… quasi triste, e il suo cuore si fermò. Era proprio da lui darle numeri, fatti, prove concrete, e scosse immediatamente il capo. Non poteva essere. Non poteva. Non poteva averle scritto così tanto. Come aveva fatto a non ricevere le lettere? Era impossibile. Lentamente, alzò lo sguardo su Stein, scuotendo più forte la testa, la pioggia che fluiva sulla sua pelle in piccoli rivoli. L’altro mosse un altro passo nella sua direzione, abbassandosi il giusto per osservarla nell’occhio, e lei seppe che sarebbe stato onesto. «Ti ho scritto ogni giorno per un anno.»

La sincerità di quelle parole rimbombò come una campana, lasciandola con la pelle d’oca. Sentì qualcosa dentro il suo petto stringersi, triste e doloroso.

«Tu… Tu mi hai scritto?» chiese, l’addome che s’appesantiva, la pioggia che si fingeva statica attorno a loro.

«Sì» le assicurò, e Marie sentì un brivido scenderle lungo la schiena.

«Tu…» dovette distogliere lo sguardo. Se avesse continuato a osservarlo, preoccupato e serio e proprio come se lo ricordava, si sarebbe spezzata. Avrebbe spalancato la bocca per urlare e la pioggia avrebbe riempito i suoi polmoni. Voleva toccarlo, le sue mani sulla sua barba incolta, sentirla. Voleva―

«È… È troppo tardi» ripeté, deglutendo forte.

Lo aveva aspettato per sette anni. Lui aveva aspettato così tanto…? Era un sentiero troppo pericoloso da percorrere per lei. Era troppo tardi. Era costretta, senza amore, in un matrimonio combinato ed era maledettamente troppo tardi. Qualsiasi cosa avessero avuto in passato se n’era andata, qualsiasi cosa avessero provato era irrilevante, ora. Lui avrebbe potuto spedire quelle lettere, e Marie credeva l’avesse fatto, ma non aveva importanza e l’ingiustizia echeggiò dentro di lei, sussultando come un singhiozzo. Era―

«Non era finita» le disse, e Marie scosse la testa, ancora, chiudendo il suo occhio buono alla pioggia e desiderando che la tempesta la inghiottisse. Dio, come poteva tornare in quella casa, ora?

Basso e improvviso come il rombo di un tuono, Stein inspirò. «Non è ancora finita» disse, e la sua testa scattò, l’occhio sgranato mentre l’osservava ridurre lo spazio tra di loro in due passi, afferrando il suo viso.

Marie ebbe appena il tempo di aprire la bocca, di chiedere spiegazioni (Che cosa vuoi dire? Certo che è finita. Finita finita finita.) prima che intrecciasse le sue dita tra i suoi capelli umidi e chinarsi per premere le loro labbra le une contro le altre.

Era stupido come Marie sentisse di poter finalmente respirare, e inalò il suo profumo, antisettico e fumo di sigaretta e pioggia, così familiare. Stein. Stein. Quante volte aveva voluto che questo succedesse, ancora? Il suo fidanzamento abbandonò i suoi pensieri, tutte le conseguenze. Il suo mondo si restrinse finché Marie non afferrò la sua camicia, il colletto che s’aprì appena ricambiò il bacio, inarcandosi immediatamente. Dio, non sapeva come avrebbe fatto a sopravvivere se non lo avesse baciato a sua volta.

Le sue gambe sembravano voler cedere sotto di lei, e quando le sue mani si appoggiarono sui suoi fianchi, sentì le sue ginocchia piegarsi. Ogni cosa dentro Marie si fece elettrica mentre poggiava le mani contro la base della gola, oltre le spalle, stringendogli le braccia attorno al collo, finalmente, quando la stretta sui suoi fianchi aumentò e Stein la sollevò.

Il sussulto che Marie emise al movimento improvviso fu inghiottito dalla bocca dell’altro non appena il suo braccio si pose sotto di lei, stringendosela contro, e lei incrociò le gambe attorno alla sua vita nonostante l’indecenza del gesto. Erano all’aperto, sotto la pioggia, non avrebbero dovuto baciarsi, l’ultima cosa che avrebbero dovuto fare era baciarsi. Ma Stein le morse il labbro inferiore, succhiandolo nella sua bocca e facendo scorrere la lingua su di lei e Marie si sentì debole, sciogliersi contro di lui.

Quando finalmente riuscì a scostarsi, respirando veloce, qualcosa crebbe in lei nell’osservarlo sotto di lei, le gambe attorno alla sua vita, le braccia attorno al collo.

Stupida, gridò Marie contro se stessa. Ma sarebbe stato più stupido negare che avesse disperatamente voluto che questo succedesse. Che avesse sempre voluto succedesse.

«Marie―» iniziò Stein, sembrando preoccupato, ma Marie non voleva la sua preoccupazione. Voleva solo baciarlo, continuare a baciarlo, e semplicemente si chinò per unire le loro labbra ancora una volta, una mano a posarsi sulla sua guancia.

Quando il fulmine tagliò una linea frastagliata nel cielo, lasciando ogni cosa illuminata e troppo abbagliante prima che il mondo ripiombasse nell’oscurità, Marie giurò di brillare.


» note dell’autrice.

Perché dovevo per forza scrivere un Le pagine della nostra vita AU per questi due. Se siete interessati a sapere cosa succede dopo il bacio, quello è descritto nel capitolo 2 della mia fic Closer. Attenzione: nsfw.

» note della traduttrice.

salve a tutti! sono tina, e probabilmente non vi ricorderete di me. non bazzico in sezione da un bel po’ di tempo, causa mancanza di motivazione e ispirazione. peccato, avevo grandi progetti. oh beh, chissà, magari un giorno li riprenderò in mano. ad ogni modo, per compensare quest’aridità artistica, ho deciso di buttarmi sulle traduzioni. dollypopup è una ragazza che conobbi su tumblr esattamente un anno fa (woah, come vola il tempo. sigh) ed è praticamente la regina indiscussa della steinmarie. è una bravissima autrice, per questo mi sono proposta come sua traduttrice (? kind of) e niente, è la prima volta che mi cimento in un’esperienza del genere; abbiate pietà. nel corso dell’estate probabilmente mi vedrete di tanto in tanto apparire in sezione sia con questo profilo che con il mio personale, e spero mi aiuterete nel migliorare le mie capacità di traduzione! recensioni positive e negative, purché costruttive, sono sempre ben accette. grazie di essere passati, a presto!

tina

ps. ― ah già, un’ultima cosa. se volete leggere l’opera in lingua originale, potete accedervi cliccando sul titolo della storia, a inizio pagina. inoltre, potete trovare qualsiasi altro link utile nella bio del profilo.

   
 
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