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Autore: GeoFender    10/06/2016    4 recensioni
Quinn ha perso i contatti con i componenti del glee da quando si é trasferita a Yale , sembra scomparsa...e se nascondesse un segreto più grande di lei ?
-Se hai detto che ha due genitori gay non c’è niente di cui preoccuparsi, ti accoglierà di sicuro a braccia aperte.
E inoltre mi pare che tu abbia una cotta per lei, o mi sbaglio? -disse ridendo e prendendola in giro.
-Non… non ho una cotta per lei e anche se fosse vero, chi sano di mente starebbe con un mostro come me? Neanche se fossi l’ultima persona sulla faccia della Terra. -disse con tono sconsolato.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Nuovo personaggio, Quinn Fabray, Rachel Berry, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana, Quinn/Rachel
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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 Niente odio nelle recensioni e nei MP, se non vi piace la storia non commentate. Il tema è particolare e l'ho trovato su altri siti di fanfiction. Ci tengo a dire che non ho affrontato in prima persona questa situazione ma sono molto informata su di essa. Se volete farlo anche voi, date un'occhiata al canale di questo ragazzo: https://www.youtube.com/channel/UCnIA0nMfRZWeapTbabUAhOQ 
 Buona lettura, vi lascerò la traduzioni di eventuali termini in fondo alla pagina :D

 
 

 
 

Lucy Quinn Fabray era considerata da molti una persona felice e realizzata perché aveva ottenuto cariche importanti come capitano delle Cheerios e presidente del club della Castità. Aveva poi sempre frequentato giocatori di football, cosa che l'aveva molto aiutata a mantenere un certo livello di popolarità anche quando non faceva più parte della squadra delle Cheerios. Tutti sarebbero voluti essere al suo posto, la popolarità aveva infatti i suoi vantaggi. In realtà, Quinn non era poi così felice. Infatti in quel momento si trovava nella sua stanza del dormitorio di Yale, rannicchiata sul suo letto ed in lacrime, abbracciata ad un cuscino, nel tentativo di avere un po' di conforto. In poche occasioni aveva pianto e quella era proprio una di quelle. Quinn si considerava una ragazza forte per tutto ciò che aveva passato e se piangeva, significava soltanto che era stanca una determinata situazione. Quinn piangeva, piangeva perché quando si specchiava vedeva un corpo in cui non si riconosceva. E non si trattava del fatto che si vedesse brutta o grassa ma che si sentisse un uomo. Quinn Fabray e uomo, tre parole che nessuno avrebbe mai pensato di associare in quel modo ma che corrispondevano a una verità certa, almeno per Quinn. Erano ormai ore che il corpo dell'ex cheerleader era scosso dal pianto alquanto silenzioso, quiete che venne rotta dalle note di Valerie, provenienti dal suo cellulare e che indicava che Santana la stesse chiamando. Colta di sorpresa, cercò di ricomporsi mentre prendeva il suo Iphone e rispose, cercando di mascherare il tono rotto della sua voce.

-Pronto Santana? A cosa devo questa telefonata? Non sei occupata a fare capriole e ad agitare ponpon di fronte a giocatori di football che ti vedono come un pezzo di carne? -

disse con tono volutamente provocatorio, cercando di soffocare con esso la vena malinconica della sua voce.

-Fabray, finalmente sento la tua voce! Visto che sono clemente, passerò sopra al fatto che non ti sei fatta sentire da dopo il diploma. Dovresti fare da mentore a Kitty Wilde per il Glee club, è veramente una tua fotocopia! Sempre se non hai niente di meglio da fare, si intende. -disse Santana, con un tono che non si avvicinava neanche lontanamente a quello della se' stessa di due anni prima. Certo, le due ragazze avevano avuto le loro divergenze ma Santana si preoccupava molto per i suoi amici e quello che stava fcendo Quinn le ricordava cosa l'ex cheerleader aveva fatto l'anno prima.

-Infatti Lopez. Ho cose più importanti da fare invece di aiutare quello stupido Glee club. Devo studiare, si stanno avvicinando gli esami. -così dicendo, attaccò il telefono in faccia all'ispanica che, dall'altro capo della cornetta, aveva la faccia stupita ed incazzata allo stesso tempo.

 

 

-Hija de una gran puta escluyendo tu padre y tu madre! Estoy de genio, còmo puede tratarme de esa manera y insultar al Glee club? Despues de todo hicimos por ella! Callate Santana, callate. -sospirò passandosi una mano fra i lunghi capelli corvini e camminando per la stanza nel tentativo di calmarsi.

-Non posso lasciare che il sangue mi vada alla testa, non c'è più Britt che sistema tutto e mi riporta con i piedi per terra. Questa volta aiuterò Quinn, non posso lasciarla distruggersi con le sue mani di nuovo ma ho decisamente bisogno di aiuto. Non posso chiamare Britt, deve concentrarsi sulla scuola se vuole finalmente diplomarsi e la verità è che ... farebbe troppo male parlare con lei adesso. Aretha la escluderei perché sì, con Porcellana non ha mai avuto tutto questo rapporto, con Naso

Rifatto invece ha legato parecchio. Quindi rimane lei per esclusione. -disse guardando il cellulare e prendendolo in mano digitando il numero. Uno, due, tre squilli e finalmente sentì la voce di Rachel Berry.

-Santana, per caso ti manco? Perché non facevo così sentimentale la stronza numero uno del McKinley. Non ti vedo e non ti sento dal ottobre, precisamente dalla ... -pronunciò le prime due frasi con un tono scherzoso, poi si rabbuia e le si mozza il fiato al ricordo troppo doloroso. Era passato per tutti troppo poco tempo, la ferita era ancora troppo fresca.

-Lo ammetto, Berry. Mi manchi terribilmente e voglio dirti una cosa che ho tenuto dentro per anni, ti amo dalla prima volta che ti ho visto. Estoy bromeando, Berry. Comunque seriamente, sono preoccupata per Quinn. Secondo me ci nasconde qualcosa, non è da Quinn essere così schiva al telefono. -disse passando da un tono molto teatrale ad uno serio, quasi cupo, come ad annunciare un'incombente tragedia.

-Santana, sapevo che anche tu non avresti potuto resistere al mio fascino e al mio talento. Quinn che ci nasconde qualcosa? Mi sembra strano, conosco Quinn e sarei riuscita a capire se mi stesse mentendo. Insomma, ci mandiamo sempre e-mail e chattiamo su Skype. Avrei notato qualcosa di strano in lei, un'espressione, una parola detta male o chissà che altro. Forse ti stai sbagliando, magari è solamente molto impegnata con lo studio e quindi sotto pressione. Il passaggio dal liceo al college non è facile, soprattutto se si tratta di un college dell'Ivy League come Yale. -disse nervosamente e cominciando a camminare freneticamente per l'appartamento a Bushwick condiviso con Kurt.

-Modesta come sempre, vero Berry? Quinn è brava a mentire e a nascondere le cose, ti ricordi che non sapevamo di Lucy Caboosey e del fatto che meditasse di screditare Shelby per riprendersi Beth? E Quinn sotto pressione? La conosco da molto più tempo di te, l'ho vista mantenere una media

invidiabile nonostante fosse incinta e tutto quello che ha passato. Inoltre il mio terzo occhio messicano non si sbaglia mai, ti ricordo che sono riuscita a smascherare quell'orso gay di Karofsky. -disse con tono vittorioso, orgogliosa di ciò che aveva fatto al liceo.

-In effetti non hai tutti i torti. Per quanto io odi ammetterlo, Quinn è sempre stata un'attrice migliore di me. Ha indossato talmente tante maschere durante il liceo che ne ho perso il conto. Raramente ho visto la vera Quinn, la Quinn fragile che voleva essere disperatamente accettata e rispettata, anche a costo di compiere gesti spregevoli. Se è vero quello che mi dici, tutte le sue maschere e la sua armatura stanno crollando. Il problema resta uno: Quinn come uscirà dalla sua vita fatta di maschere? Ormai non si trova più al liceo, non deve più stare attenta a come si comporta, a cosa dice e fa. Il college è molto meno rigido da questo punto di vista, sei molto più libero di essere te stesso ed esprimere quello che sei. Certo, non sto dicendo che dovrebbe sbarazzarsi di tutte le maschere costruite con gli anni, esse sono fondamentali ma ad indossarne troppe, si rischia di perdere se' stessi in un mare di nulla. E non c'è cosa peggiore di perdere se' stessi, è tutto ciò che abbiamo. -disse finendo di parlare in un sospiro.

-Nasona, già devo badare a Quinn. Non iniziare a fare la depressa o ti faccio rinsavire a suon di calci nel culo. Sono stata chiara? Perché sai benissimo che ne sono capace e le mie stupende gambe sono letali. Ora vedi di ritornare la solita petulante e di aiutarmi con Q, non so da dove iniziare e in ogni caso non mi ascolterebbe. -rispose mentre si controllava le unghie perfettamente al loro posto.

-Anche io ti voglio bene Santana e non sto facendo la depressa, sto dicendo qualcosa di vero. E perché dici che non ti ascolterebbe, se hai detto che la conosci bene e da tanto tempo? Proprio per questo ti dovrebbe ascoltare, perché si fida di te e sa

che l'aiuteresti in ogni caso. -disse scandendo bene le parole e tamburellando le dita su un tavolo del suo soggiorno.

-Come dici tu, comunque non mi ascolterebbe proprio perché la conosco così bene. Sa che l'aiuterei in ogni caso ma è troppo orgogliosa per chiedere aiuto, mi chiedo se cambierà mai in questo. Ma poi parlo io, che sono stata troppo orgogliosa e impaurita per fare coming out. Mi ci è voluto uno spot della Sylvester in cui mi ha fatto outing sulla rete nazionale per prendere coraggio. Q deve ancora trovarlo ed io non sono la persona adatta per farle tirare ammettere i suoi problemi, quindi sta a te ora. -disse sospirando, rendendosi conto di non essere in grado di aiutare una delle sue amiche più care.

-Santana, non eri pronta a fare coming out. Avevi già fatto un grosso passo avanti capendo di amare Brittany e capendo chi eri, la colpa non è tua. Se proprio dobbiamo incolpare qualcuno, allora quel qualcuno è Finn anche se lui cercava solo di aiutarti, non nei modi convenzionali, ma era pur sempre d'aiuto. Santana Lopez che ammette di non essere in grado di fare qualcosa e lascia a me il comando, questa è una novità. Così su due piedi non saprei proprio come aiutarla, forse la chiamerò fra poco. Sempre se vorrà starmi ad ascoltare, non c'è bisogno che ti dica quanto sia testarda. -disse con tono leggermente ironico e stanco.

-Già, non lo ero ma ormai è acqua passata. Non potrei mai odiare Frankenteen, è un tesoro di ragazzo come Bocca da Trota. E non ti abituare al fatto di aver detto di non essere in grado di aiutare Q, è solo la verità. Se la vuoi chiamare sei liberissima di farlo, l'importante è che ti dia ascolto e si faccia aiutare. Chiamami se ci sono novità- disse terminando la chiamata e mettendosi a dormire.

 

 

Ormai la telefonata con Santana era finita da diversi minuti e Quinn per tutto quel tempo era rimasta seduta sul letto, intenta a fissare le lenzuola dell'altro letto presente nella stanza. Da quando era terminata la telefonata non aveva accennato ad una parola o una qualsiasi espressione che facesse notare che fosse ancora cosciente. Questo almeno finché la porta della camera non venne aperta all'improvviso e la maniglia non sbatté contro il muro creando un piccolo buco. Quinn sapeva che solo una persona era in grado di fare una cosa del genere ed essa corrispondeva al nome di Alexandra García, Alex per gli amici. Così alzò lo sguardo verso Alex e squadrò la sua figura: Alex era infatti una ragazza atletica ed alta quanto lei, dalla carnagione molto chiara e gli occhi scuri, in contrasto con i suoi capelli corti color rosso mogano.

-Quinn, dovresti seriamente uscire da questa camera o almeno far cambiare l'aria, c'è puzza di chiuso qui dentro. Tesoro, hai gli occhi lucidi. Cosa ti è successo? -le disse sedendosi vicino a lei, portando la testa sul suo petto e accarezzandole i lunghi capelli biondi.

-Alex, non ho voglia di farlo. E poi di solito ci pensi tu, o mi sbaglio? Non ho nulla, non preoccuparti. È solo allergia -disse tirando su col naso, lasciandole accarezzare i capelli e stringendosi a lei.

-Quinn, so benissimo che non si tratta di allergia. So che corri spesso per il campus, anche quando l’erba è stata appena tagliata. Puoi dirmi tutto e non ti giudicherò. Non l’ho fatto quando ho visto il tatuaggio di Ryan Seacrest, perché dovrei farlo adesso? Aspetta… -la guardò negli occhi, li chiuse e poi iniziò a riflettere.

-Ora ti faccio una domanda e sei libera di rispondermi o meno, intesi? Quinn… per caso sei gay? Perché a me non darebbe nessun fastidio e, per citare Macklemore, “Love is love”. -le disse sorridendo sinceramente e con lo sguardo le comunicò tutto il suo supporto.

-Non sono assolutamente gay, ho sempre amato e sempre amerò le donne. -urlo senza pensare sentendosi chiedere una cosa del genere e lo sguardo le diventò gelido.

-Tesoro, hai ben chiaro di cosa significhi la parola gay? Gay è un termine ombrello che indica un individuo attratto dalle persone del suo stesso sesso. Tu invece hai detto di essere attratta dalle donne e quindi ti rende omosessuale. Forse sei un po’ confusa. -le disse accarezzandole i capelli.

-In quante lingue te lo devo dire? Non sono una donna e soprattutto non sono omosessuale, mi sono spiegata bene? E non sono confusa, il fatto di essere bionda non mi rende stupida! -rispose urlando contro Alex, poi sbarrò sorpresa gli occhi e si coprì la bocca non appena si rese conto di ciò che aveva appena detto.

-Q, mi stai dicendo che ti senti uomo? Sono contenta che tu me l'abbia detto perché significa che in qualche medo ti fidi di me. Dal primo momento che ti ho visto mi hai dato l'impressione di una persona che si stava sforzando di essere qualcosa che non le apparteneva e che le stava quindi stretto. Posso continuare a chiamarti Quinn o hai già scelto un nome? -disse guardandola negli occhi e coprendola con una coperta di pile.

- M-mi sento uomo, anzi, sono un uomo. E davvero ti ho dato questa impressione? Pensavo di essere una brava attrice ... buon attore ma a quanto pare mi sbagliavo. E non vorrei essere chiamat...o Quinn ma Leon. L'iniziale è la stessa del mio nome sul mio certificato di nascita e non è banale come Lucas, il suo corrispondente maschile. E' un nome elegante, che esprime forza, proprio ciò a cui voglio aspirare. E grazie per avermi accettato, paradossalmente è stato facile dirlo a te piuttosto che dirlo ai miei amici. Sempre se avrò il coraggio di fare coming out con loro. -rispose finendo il discorso in un sospiro e socchiudendo gli occhi.

-Leon, hai perfettamente ragione. E' un nome stupendo ed esprime tutto ciò che hai detto. Per quanto riguarda i tuoi amici, posso darti una mano, non sarà facile confrontarsi con loro ma sarò con te qualsiasi cosa accada. Almeno hai fatto coming out con una persona e quindi sarà leggermente più facile rifarlo con altri. Ora riposiamoci, è stata una mattinata pesante per te e anche per me. -gli disse sdraiandosi sul letto e infilandosi con lui sotto le coperte.

 

 

Terminata la telefonata con Santana, Rachel andò in cucina e si preparò del té verde, cosa che l'avrebbe aiutata a rilassarsi e quindi ad affrontare con molta calma qualsiasi situazione. Mentre beveva il té, si fece però assalire da uno strano presentimento che le fece fissare con ansia il cellulare, indecisa se aspettare che Quinn la chiamasse oppure no. Dopo diversi momenti passati a meditare sul da farsi, decise infine di chiamare Quinn, aspettando con ansia che rispondesse.

Nel dormitorio di Yale risuonò il cellulare di Leon sulle note di Get it Right, canzone che secondo lui Rachel cantava divinamente e che non volendo lo aveva ispirato con quelle semplici parole che si erano dimostrate essere la melodia della sua vita. Ormai sveglio, rispose non appena la canzone arrivò al ritornello.

-Pronto Rachel? Stavo riposando quindi se mi devi dire qualcosa, fallo in fretta. Stanotte ho dormito male e dovrei riposare il più possibile per riprendere lo studio al più presto, sono un po' indietro. -disse sbadigliando. Ed in parte era vero, era stanco per il poco sonno e per aver fatto coming out.

-Quinn, scusami se ti ho svegliata non sapevo... beh volevo sapere come andasse a Yale e come stai, non ci siamo sentite spesso in questo ultimo periodo. -disse frettolosamente e nervosamente non sapendo cosa dirle.

-Rachel non ti preoccupare, mi ero addormentat...a da poco. Comunque sto bene, forse leggermente stanca perché non sono abituata alla mole di studio di Yale. E' anche per questo se non mi sono fatta sentire molto. Oltre al fatto che non ci sentiamo da un po', mi hai chiamato per un altro motivo? E questo motivo è Santana? -disse sussultando al'uso del suo nome assegnato alla nascita e all'uso del femminile.

Quinn, non devi spingerti al limite o ti ammalerai. Non voglio perderti perché io tengo a te. E comunque ti ho chiamato anche per un altro motivo. E sì è anche per Santana che ti ho chiamata, mi ha fatto notare alcuni tuoi atteggiamenti strani ... Vuoi parlarmene? -disse con tono dolce, attendendo una risposta a Quinn.

-Non mi sforzerò, ma solo per te. E Santana deve ficcarsi sempre in faccende che non la riguardano. Comunque aveva ragione, c'è qualcosa ma non voglio parlarne al telefono, preferisco parlarne di persona e magari qui a New Haven. Ti va bene? Così finalmente userai il pass che ti ho regalato. -disse ridendo, però in modo nervoso per quello che sarebbe potuto succedere.

-A volte ficcare in faccende che non la riguardano è utile. Se non lo avesse fatto non ti avrei chiamato e quindi mi avresti tenuto al'oscuro di tutto, signorina. E mi va bene vederci di persona, magari potremmo passare il Ringraziamento insieme se ti va. Avrei dovuto passarlo con Kurt a New York ma lo vedo tutti i giorni, non si offenderà. Prenderò il treno del pomeriggio, così avrò più tempo per prepararmi e mi dispiace non essere passata prima. -disse con un tono pieno di senso di colpa.

-Ehi, non ti preoccupare. Alla fine anche io non mi sono mossa quindi siamo pari in un certo senso. E' perfetto che tu prenda il treno del pomeriggio perché anche io ho delle cose da fare in mattinata e immagino che Kurt troverà qualcosa da fare o qualcuno da farsi mentre noi passeremo il Ringraziamento insieme. -scoppia a ridere per il suo gioco di parole.

-Che cose da fare, Quinn? E l'ex Presidentessa del club della Castità ha appena fatto un gioco di parole sul sesso? Tutti gli anni a contatto con Santana hanno fatto effetto, vedo. E sì, Kurt troverà qualcosa da fare o qualcuno da farsi in uno dei tanti bar. L'importante è rivedere una delle mie poi care amiche. Allora ci vediamo domani alle 17 in stazione, ciao Quinn. -rise per poi terminare la chiamata e andare a lezione.

Terminata la chiamata, si girò verso Alex pensando di trovarla ancora addormentata ed invece la vide sdraiata su un fianco che la fissava, cercando di capire a cosa stesse pensando. La vide sedersi e continuare a fissarla in attesa di qualcosa ed infine parlò, stufa di quel silenzio.

-Era una tua amica? Perché l'ho capito dalle tue reazione e dall'uso del femminile. Non posso lontanamente immaginare cosa tu possa aver provato a sentirla usare il femminile e ad usarlo tu stesso. Non saprò mai cosa vuol dire fare coming out e quindi della paura di farlo, anche se sono molto informata e supporto la comunità LGBTQI+. Comunque cosa ti ha detto, Leon? - disse sfiorandogli la mano per farlo rilassare.

-Mi ha chiesto se le dovessi dire qualcosa perché Santana, una mia amica, non sa farsi gli affari suoi e io non ho potuto negare l'evidenza. Non ho fatto coming out come pensi, non volevo farlo al telefono. Così domani pomeriggio verrà qui e beh... farò quello che devo fare. Non importa come la prenderà, io andrò avanti in ogni caso. -disse con le lacrime agli occhi.

-Tesoro, sai bene che non starai bene se andrà male. Non sei un robot senza sentimenti, non puoi spegnerli come Damon Salvatore. Non potrai andare avanti come se non fosse successo niente, come se avessi rimosso completamente la cosa. E anche se le hai detto di doverle dire una cosa importante, non significa che tu debba fare per forza coming out. E se proprio hai intenzione di farlo, verrò con te nel caso in cui avessi bisogno di sostegno. Mi terrò a distanza per non essere sospetta, va bene? Un'altra cosa, hai mai pensato di tagliarti i capelli? Non dico un taglio maschile ma comunque un taglio più corto di questo, tipo quello che portavi nella foto in cui hai vinto le Nazionali, che ne dici? -gli sorrise e lo strinse a se' cercando di farlo calmare.

-Ignorerò il riferimento a Vampire Diaries. Come diamine fai a vedere quella roba? Comunque grazie del sostegno, se non fosse per te starei ancora piangendo in questo letto. Puoi venire a darmi uuna mano domani, avrò seriamente bisogno di un supporto morale ed emotivo. E per quanto riguarda i capelli, ci avevo pensato ma non li volevo tagliar troppo corti perché altrimenti avrei destato troppi sospetti. Come taglio va benissimo quello che portavo l'ultimo anno, è corto ma non abbastanza da far preoccupare Rachel o farle capire qualcosa. Possiamo farlo ora? Voglio togliermi il pensiero e so che sai tagliare bene i capelli, hai lavorato in un salone. -disse guardandola e facendo uno sguardo da cucciolo.

-Va bene, ma te li taglio solo perché non resisto ai tuoi sguardi da cucciolo. Sembri un bimbo che chiede di comprargli un giocattolo. Ora prendi uno sgabello e portalo in bagno, ti taglierò lì i capelli così te li laverò anche. Fammi prendere delle cose e ti raggiungo. -disse guardando Leon fare quello che gli aveva detto e prendendo il necessario per tagliargli i capelli tra cui una mantellina da parrucchiera che aveva rubato dal salone in cui lavorava. Lo raggiunse in bagno, lo fece sedere sullo sgabello e gli mise la mantellina. Poi iniziò a lavargli e tagliargli i capelli usando come modello una foto delle Nazionali.

-Sei nervoso per domani? Guarda che è perfettamente normale esserlo e avere paura. Significa solo che la persona a cui vogliamo dirlo è importante per noi e dicendole una cosa del genere abbiamo paura della sua reazione e quindi di un possibile cambiamento del rapporto. Questa Rachel è importante per te? Perché non me ne parli? -gli chiese in tono dolce vedendolo poi annuire leggermente con la testa.

-Nervoso? Nemmeno quando ho detto ai miei genitori di aspettare un bambino ero così terrorizzato. È una paura così

profonda che non riesco a spiegartela a parole. Ho paura perché Rachel è troppo importante per me, è sempre stata la persona su cui contare anche se la trattavo di merda, è gentile, talentuosa, ha una fissa per Barbra Streisand e ha due genitori gay. Ed è bellissima. -le rispose nervosamente e mormorando in modo incomprensibile l’ultima frase.

-Leon, fai un bel respiro e calmati. Se hai detto che ha due genitori gay non c’è niente di cui preoccuparsi, ti accoglierà di sicuro a braccia aperte. E inoltre mi pare che tu abbia una cotta per lei, o mi sbaglio signorino? -disse ridendo e prendendolo in giro.

-Non… non ho una cotta per lei e anche se fosse vero, chi sano di mente starebbe con un mostro come me? Neanche se fossi l’ultima persona sulla faccia della Terra. -disse con tono sconsolato.

-Leon, hai una cotta enorme per lei e starebbe con te perché sei una persona bellissima, dentro e fuori, intelligente e gentile. Ti basta o devo andare avanti? Perché posso tranquillamente farlo, hai tante di quelle belle qualità che una vita non basterebbe per elencarle. -gli disse sorridendo e iniziando ad asciugargli i capelli.

-Non è vero, sono crudele ed egoista, sono la persona peggiore che esista al mondo e una persona dolce come lei non potrebbe mai amare uno come me. Non mi pensa nemmeno, capito? -disse urlando e lanciando contro il muro la foto delle Nazionali, facendo rompere il vetro della cornice e una scheggia di essa sfiorò la guancia di Leon.

-CAZZO, LEON! E non è vero che non ti pensa. Se non ti pensasse non ti avrebbe chiamato anche dopo aver sentito Santana, non credi? Lei tiene a te tanto quanto tu tieni a lei, è un dato di fatto. Sta a te crederci o meno. Comunque il taglio non ha bisogno di punti -disse estraendo la scheggia e disinfettando la ferita.

-Scusa, è solo che questa situazione mi rende nervoso e mi fa perdere il controllo facilmente. Eppure al liceo non mi è mai successo, non riesco a capirne il motivo. -disse passando una mano fra i corti capelli biondi, ormai asciutti.

-Leon, sei umano. È perfettamente normale avere uno scatto d’ira, soprattutto se hai represso una grossa parte di te. Reprimere è sempre un male perché ciò che hai represso non va via, ma col tempo può aumentare finché non scoppi e arrivi a far del male a te stesso o ad altri. Capisci questo? -disse sistemandogli i capelli e mettendo un cerotto sul taglio.

-Non lo farò più, parola di Fabray. Ora, se non ti dispiace, andrei a dormire perché ho bisogno di riposare, è stata una mattinata pesante e le continue interruzioni non hanno aiutato per niente ad alleggerire la fatica. Non mi hanno fatto quasi respirare. -disse sbadigliando ed alzandosi, pronto per andare a letto.

-Già, hai seriamente bisogno di dormire. Hai un aspetto orribile e non credo che tu voglia farti vedere da Rachel in queste condizioni. Ora ti prendo in braccio e ti porto a letto, niente discussioni. Penso di essere stata chiara. -disse prendendo in braccio Leon e buttandolo sul letto come se fosse senza peso, sdraiandosi vicino a lui e addormentandosi non appena toccò il cuscino.

   
 
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