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Autore: EqualLove    10/06/2016    1 recensioni
Da quando era iniziata la scuola, circa due mesi, i Carrow non facevano che prendersela con chiunque non tollerasse la loro nuova dittatura: se uno studente si ritrovava a rispondere male ai fratelli Carrow una sola volta poteva star pur certo che il suo anno scolastico sarebbe stato un vero Inferno.
Genere: Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alecto Carrow, Amycus Carrow, Ginny Weasley, Luna Lovegood, Neville Paciock
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Ginny Weasley camminava spedita per i corridoi di Hogwarts, verso l’aula di Babbanologia. Arrivare in ritardo e beccarsi una maledizione Cruciatus di prima mattina era l’ultima cosa che voleva. Ma nonostante tutti i suoi sforzi, se la Carrow era in vena di divertirsi, avrebbe trovato sempre un pretesto per punirla.
Da quando era iniziata la scuola, circa due mesi, i Carrow non facevano che prendersela con chiunque non tollerasse la loro nuova dittatura: se uno studente si ritrovava a rispondere male ai fratelli Carrow una sola volta poteva star pur certo che il suo anno scolastico sarebbe stato un vero Inferno.
Ginny, così come Neville, era una degli studenti che non si era opposta una sola volta, ma centinaia: queste opposizioni potevano andare dalla caccabomba sotto la sedia dell’insegnante o ad una risposta pungente ogni volta che uno dei due Mangiamorte diceva qualcosa.
Le punizioni erano dolorose e la sofferenza se la portavano dietro per giorni interi ma, dopotutto, la soddisfazione di vedere la faccia paonazza di Alecto Carrow o il grugnito di Amycus Carrow era smisurata.
Grazie al riformato Esercito di Silente i due Mangiamorte non se la passavano proprio bene e rischiavano di impazzire correndo da un corridoio all’altro per cercare di mantenere l’ordine ed impartire una ferrea disciplina. Inutile dire che tutti i loro sforzi erano vani: il tempo di arrivare sul luogo di un’esplosione che subito un’altra avveniva dalla parte opposta del castello. Tutto questo sotto gli sguardi divertiti degli altri professori che di certo non si impegnavano per aiutarli.
Con il passare del tempo però i membri dell’ES avevano capito che tutto questo non era sufficiente, mettendo in atto nuove strategie: una riunione dopo l’altra si trovavano sempre più metodi efficienti per riuscire a ostacolare i Carrow. Uno di questi metodi era cercare di liberare tutti gli studenti che venivano imprigionati con delle catene ai muri delle stanze più nascoste del castello, neanche fossero ritornati al Medioevo.
Guardando l’orologio, Ginny iniziò a correre per i corridoi, rendendosi conto del suo ritardo. Fortunatamente arrivò giusto in tempo per sentire la professoressa Carrow ordinare a tutti di sedersi. La ragazza prese posto vicino a Luna che le sorrise e iniziò a guardarsi intorno, magari alla ricerca di Gorgosprizzi o altre creature simili.
Alecto Carrow iniziò la sua interessantissima lezione dicendo, come sempre, quanto i Babbani fosse stupidi e ciechi, di come i maghi Nati Babbani avessero rubato la magia ai maghi Purosangue e come avrebbero fatto questi ultimi a preservare la purezza grazie al misericordioso Signore Oscuro.
Tutti gli studenti ormai avevano smesso di ascoltarla perché quello che stava dicendo iniziava davvero ad entrare nel ridicolo.
“I Babbani, per lungo tempo, non ci hanno permesso di prendere il posto che ci spetta, cioè a capo del mondo. Noi Purosangue siamo i più forti, i più potenti e il nostro obiettivo è quello di schiacciare questi stupidi Babbani che intralciano la nostra ascesa. Ma siamo in inferiorità numerica, dobbiamo quindi imparare a difenderci sia dai Babbani che da maghi che si ostinano a volerli proteggere, perché dentro di loro hanno anche sangue Babbano che infetta il sangue di mago” stava dicendo la Carrow.
A quel punto Ginny non ci vide più e scattò in piedi.
“Qualcosa la turba, signorina Weasley?” chiese l’arpia con un ghigno sul volto.
“Vorrei solamente farle una domanda, professoressa” disse Ginny, cercando di mantenere salda la voce. “Ma voi vi ostinate a ripetere quanto la razza Pura sia la migliore pur sapendo che il vostro caro Signore Oscuro è un mezzosangue?”
Come previsto, la faccia della Carrow divenne paonazza e gli studenti si stupirono di come il viso di una persona potesse diventare così rosso.
“Come osi, insulsa ragazzina, dire una stupidaggine del genere?! Non so dove tu possa aver sentito quest’idiozia, ma sta pur certa che non è assolutamente vero” gridò la professoressa.
“A meno che il vostro Signore non sia anche un bugiardo, oltre che un genocida, penso che sia vero” disse Ginny, guardando la Carrow con un sorriso stampato in faccia. “Me l’ha detto lui stesso, un paio di anni fa.”
Ed era vero. Al suo primo anno Ginny aveva passato molto tempo, inconsapevolmente, a parlare con Voldemort. Lei, ingenua com’era, credeva fosse il suo salvatore nel momento del bisogno, quando alla fine si era rivelato il suo peggior incubo. Da come aveva capito la ragazza, per fare in modo che lei si fidasse di lui, Tom le aveva raccontato qualcosa del suo passato e tra queste c’era anche il suo status di sangue. Ricordava ancora come si sentisse fortunata nell’aver trovato un amico come lui e ricordava ancora il suo sorriso quando stava per ucciderla. Era l’ultimo ricordo che ebbe prima di svenire per poi risvegliarsi con Harry accanto.
“Tu!” esclamò la Carrow, non più paonazza, ma pallida in volto. “In punizione. Nel mio ufficio al termine delle lezioni. Ti farò capire una volta per tutte quali sono le conseguenze della tua insolenza.”
Ginny stava per ribattere ma Luna la tirò a sedere. “Ha detto abbastanza per oggi, basta” disse la bionda, seria in volto.
È vero, forse aveva esagerato, ma davvero non ne poteva più.
Il mondo che conosceva era andato distrutto in mille pezzi e lei si sentiva così impotente. Cercava in ogni modo di ricostruire tutto da capo, ma non poteva farlo da sola. In fondo lei era solo una ragazza insignificante rispetto a ciò che la circondava.
Non si sarebbe arresa, questo mai. Ma sentiva le forze che, giorno dopo giorno, minacciavano di sparire. Negli ultimi mesi la sua resistenza aveva aiutato gli altri studenti a fare altrettanto e soprattutto aveva aiutato lei stessa. Era l’unica cosa che le restava, l’unica speranza per riuscire ad uscire da quell’Inferno. Poteva contare solo sulla propria forza e avrebbe lottato all’infinito, per lei e per chi amava. Avrebbe lottato per la sua famiglia che si abbatteva giorno dopo giorno per la mancanza di notizie di Ron e per la preoccupazione di lei a scuola con dei Mangiamorte; avrebbe lottato per Harry che era lì fuori da qualche parte con Ron ed Hermione e cercava di salvare il mondo nonostante le calunnie che il resto del mondo si ostinava a lanciargli addosso. Avrebbe lottato per lei stessa perché in un mondo come quello lei non voleva più starci. E se tutto questo comprendeva una Cruciatus e una cicatrice al giorno, lei non avrebbe esitato a resistere ancora.
La giornata passò molto in fretta e ben presto le lezioni finirono.
Uscita dall’aula di Trasfigurazioni, si incamminò vero l’ufficio della professoressa Carrow, al primo piano.
Arrivata di fronte alla porta dell’ufficio, fatta di legno grezzo e vecchio, bussò e, ricevuto il permesso di entrare, si stupì di trovare entrambi i fratelli Carrow che la fissavano.
Benissimo, si ritrovò a pensare Ginny, divertimento doppio per la famiglia Carrow, oggi.
“Bene, bene” disse Amycus, guardandola. “La signorina Weasley non si stanca mai di venire nei nostri uffici, vero sorella?”
“Se proprio non volete sopportate più la mia presenza potreste semplicemente non mettermi in punizione” disse Ginny con un finto sorriso innocente.
“Sarebbe fin troppo semplice per lei, signorina” disse l’avvoltoio, con un ghigno. “E questo di certo non aiuterebbe ad imporre la disciplina.”
“Ancora non vi siete arresi con me?” chiese Ginny. “Pensavo foste intelligenti abbastanza per identificare un caso perso.”
“Noi ci comportiamo in maniera diversa per i casi persi” precisò Alecto, con uno sguardo serio.
“Mia sorella mi ha spiegato cosa è successo durante la sua lezione” continuò l’uomo. “E non mi è piaciuto ciò che mi ha raccontato.”
“Non è un problema mio se a lei le cose piacciono o no” disse Ginny, guardando fisso nei suoi occhi. “Io, a differenza vostra, dico le cose come stanno. Non mi limito a dire ciò che mi si ordina di dire.”
“E questo è un vero peccato” esclamò Amycus. “Lei ha grinta, ragazzina. Peccato che la sta sfruttando nel modo sbagliato. Deve essere quindi punita.”
“Ci penso io a lei, fratello” disse l’arpia con un ghigno, rivolgendosi ad Amycus.
“Ne sono certo” rispose lui con lo stesso ghigno, prima di sparire dietro la porta.
Ginny iniziò a prepararsi mentalmente per tutto quello che la Carrow aveva in serbo per lei.
“Perfetto!” esclamò la Carrow non appena la porta venne richiusa dietro il fratello. “Penso che lei abbia capito quale sia la sua punizione.”
Alecto alzò la bacchetta e iniziò a formulare la maledizione, mentre Ginny continuava a fissarla negli occhi, impassibile. La Carrow ebbe un attimo di esitazione mentre fissava quegli occhi dorati e si chiese dove quella ragazzina prendesse tutta la sua forza.
“Crucio!” urlò la Mangiamorte.
Ginny, che aspettava l’arrivo di quella maledizione, fece in tempo a mantenersi al muro per non cadere prima che l’incantesimo la colpisse.
Il dolore provato era immenso, inimmaginabile: era come essere pugnalato da centinaia di coltelli bollenti in ogni parte del corpo; era come cadere da migliaia di metri di altezza e sentire tutte le ossa rompersi e liquefarsi; era come essere immersi in un calderone pieno di acido; era come se qualcuno stesse tirando a morsi il cuore e il cervello dal corpo. Tutto insieme.
Ma Ginny non urlò. Si era ripromesse di non farlo e non lo fece. Le uniche urla erano dentro di lei: erano grida silenziose che chiedevano aiuto, che chiedevano che tutto questo smettesse, ma erano urla che mai e poi mai sarebbero fuoriuscite. Il dolore era e doveva rimanere dentro di lei.
Con tutta la forza di volontà di cui disponeva, si mise dritta e continuò a guardare la Carrow, disgustata. E guardandola negli occhi capì che il suo mondo non si era distrutto per colpa di Voldemort, perché una persona, da sola, poteva essere sconfitta. Tutto quello che conosceva era scomparso per colpa di persone come i Mangiamorte che, con la loro stupida ignoranza, continuavano a seguire Voldemort, senza rendersi conto di tutte le schifezze che facevano ogni giorno. Come poteva tutto questo essere ritenuto giusto anche da una sola persona?
Dopo alcuni minuti che sembrarono ore, Alecto interruppe la maledizione e scagliò un incantesimo Diffindo e il sangue iniziò a colare dal braccio della ragazza.
“Vattene!” sbraitò la Mangiamorte.
Ginny si incamminò verso la porta, ma prima di andarsene si girà di nuovo verso la professoressa.
“Voi continuate a dire che i maghi sono migliori dei Babbani e che dovrebbero prendere loro il posto a capo del mondo” iniziò a dire Ginny. “Ma i maghi non sono migliori di loro. I Babbani fanno guerre, si uccidono a vicenda. Fanno le stesse cose che facciamo noi, solo con mezzi diversi: usiamo bacchette invece di fucili.” fece un attimo di pausa, poi continuò: “quindi io mi chiedo dove si basi la vostra idea di migliori, perché davvero non riesco a capirlo.”
A quel punto uscì dall’ufficio, prima che la Carrow avesse la brillante idea di punirla anche per le cose che aveva appena detto.
Resistere si faceva ogni giorno più difficile: come puoi continuare ad essere forte quando sembra di camminare controcorrente rispetto al mondo?
Lei, così come Neville, Luna, Seamus e molti altri, stava tenendo duro nonostante tutto. Perché le ribellioni che facevano loro nel castello ogni giorno era una piccola falla all’interno del piano perfetto di Voldemort, per fargli capire che per quanto lui volesse affermare la sua supremazia, c’erano sempre loro che non volevano arrendersi, che avrebbero continuato a resistere, contro tutto e tutti.


  
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