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Autore: Lionelle    10/06/2016    1 recensioni
Harry entrò nella stanza, camminando teatralmente con passo pesante, la testa ciondolante e le braccia abbandonate lungo i fianchi. Aveva la maglietta e i pantaloni della tuta bagnati, i capelli più ingovernabili del solito e il segno di una manata sulla fronte. L’impronta rossa di una piccola manina troneggiava sul viso, eppure anche in quelle condizioni non perdeva la sua fierezza e la sua aria minacciosa.
Ray sollevò l’enorme testone e gli rivolse un’occhiata pietosa. Nella posizione in cui era, quella della Sfinge, arrivava allo stomaco di Harry. Poi sbadigliò, mostrando le enormi fauci e tornò a sonnecchiare pacifico.
Ginny dal canto suo continuò a fingere di leggere la rivista, soffocando un sorriso da tremila denti. Il marito la fulminò con lo sguardo.
-Ti stai divertendo? – sibilò tra i denti. Lei non rispose, si limitò a voltare pagina e a schiarirsi la voce.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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BET

 
 
Ginny stava placidamente sfogliando una rivista seduta sul letto, la schiena appoggiata alla testiera del letto e le coperte color acquamarina che le nascondevano le gambe e le tenevano al caldo. Ray, il suo peloso custode, se ne stava sdraiato a terra su un fianco ai piedi del letto, la coda che ciondolava elegantemente da una parte e dall’altra immerso in una beatitudine profonda.

Bizzarro e vagamente divertente se si pensa che era una pantera nera da mezzo quintale, grande quanto un tavolo da biliardo. Fortuna che
la camera da letto l’avevano ampliata.

Fuori la neve cadeva copiosa imbiancando strade, alberi e – Ginny pensava –  i cuori della gente.
Il vento ululava senza sosta e sapeva che quella notte un piccolo intruso dai capelli scuri e gli occhioni colmi di lacrime si sarebbe intrufolato in camera per dormire nel lettone tra lei ed Harry.

Il suono di una risata fanciullesca la distolse dalla scioccante notizia del divorzio tra Annabelle Wilkinson e Albert Donovan, famosi attori di teatro che calcavano insieme i palchi magici inglesi da più di trent’anni. Ginny era – appunto – scioccata. Non che fosse un’assidua frequentatrice di teatri, per carità.

Udì dei passi leggeri al piano di sotto, poi subito dopo dei passi più pesanti e di nuovo delle risate cristalline riempirono la casa.
Ginny ridacchiò sotto i baffi, sapendo perfettamente cosa stava accadendo al piano inferiore. Girò la pagina della rivista con il sorriso sulle labbra, mordendole di tanto in tanto per evitare di sfociare in una risata vera e propria.

Un rumore sordo la avvisò che due buoi da traino stavano salendo – correndo – su per le scale, uno dei due strillando di eccitazione e ridendo colmo di gioia.
Si fece subito indifferente, affondando il viso nella rivista.
  • Dai ah-pà nooo! – strillò James. Dalla voce capì che aveva il fiatone, provocato dal troppo ridere e dalla tentata fuga dal padre su per le scale.
  • Dove scappi piccolo criminale, infilati subito l’accappatoio prima di prenderti un malanno! – sentì Harry esclamare stremato.
  • No ai – tentò di farlo ragionare il figlio. Il fatto di doversi coprire per asciugarsi dopo aver fatto il bagnetto proprio non gli andava giù.
Ginny per poco non si strozzò con la sua stessa saliva, scoppiando in una fragorosa risata e affondando il viso ancora di più tra le pagine della rivista. Aveva un anno e mezzo, il piccolo James Sirius Potter, ma sapeva già il fatto suo.

Aveva un modo di esprimersi che era così…così… così puccioso da far venire voglia di tempestarlo di baci! Non sapeva ancora parlare bene, ovviamente, ma per suo figlio la barriera linguistica non costituiva un problema. Lui chiacchierava in continuazione, che la gente lo capisse oppure no non importava. I suoi “aaahuauaua” dovevano essere condivisi con il mondo.
  • Forza giovanotto, a nanna adesso – ordinò Harry. Beh, aveva fatto velocemente.
Probabilmente con uno schiocco delle dita aveva asciugato e vestito James del suo pigiamino preferito, quello giallo di Pikachu. Ginny pareva ricordare provenisse da un cartone animato babbano. Bah, gente strana quella. Geniale certo, ma strana.

Sentì James lamentarsi ancora un paio di minuti, poi solo il silenzio. Si era addormentato. Aveva corso, saltato e giocato tutto il pomeriggio, strano che ci avesse messo così tanto a crollare. Beh, forse non si sarebbe svegliato strillando dalla paura a causa dei tuoni quella notte.

Harry entrò nella stanza, camminando teatralmente con passo pesante, la testa ciondolante e le braccia abbandonate lungo i fianchi. Aveva la maglietta e i pantaloni della tuta bagnati, i capelli più ingovernabili del solito e il segno di una manata sulla fronte. L’impronta rossa di una piccola manina troneggiava sul viso, eppure anche in quelle condizioni non perdeva la sua fierezza e la sua aria minacciosa.

Ray sollevò l’enorme testone e gli rivolse un’occhiata pietosa. Nella posizione in cui era, quella della Sfinge, arrivava allo stomaco di Harry. Poi sbadigliò, mostrando le enormi fauci e tornò a sonnecchiare pacifico.
Ginny dal canto suo continuò a fingere di leggere la rivista, soffocando un sorriso da tremila denti. Il marito la fulminò con lo sguardo.
  • Ti stai divertendo? – sibilò tra i denti. Lei non rispose, si limitò a voltare pagina e a schiarirsi la voce.
Harry si sfilò maglietta e pantaloni, una potente vampata di calore percorse tutto il suo corpo facendo evaporare tutta l’acqua e in un attimo fu di nuovo asciutto.

Con un balzo felino si buttò di pancia in giù e a peso morto sul letto, facendola sobbalzare e smuovendo tutto il materasso, che continuò ad andare su e giù per diversi secondi. Ginny lasciò perdere la rivista posandola sul comodino, scivolò sotto le coperte con il resto del corpo e si mise sul fianco sinistro, il braccio a sorreggerle la testa mentre fissava il marito la cui faccia era affondata nelle coperte.
  • Mi sembri stanco tesoro –  lo prese in giro. Per tutta riposta ricevette un borbottio indistinto. Ginny chiuse gli occhi e annuì comprensiva, come se avesse capito tutto. Tuttavia la sfumatura ironica di quel gesto era innegabile.
Con la mano libera cominciò ad accarezzargli i capelli setosi. Poi, con studiata lentezza fece scivolare la mano più giù, lungo i muscoli potenti della schiena che si irrigidirono al suo tocco. Ginny sorrise, un sorriso quasi diabolico.
  • Spero tu abbia capito con chi hai a che fare, Potter. La prossima volta non proporre a tua moglie scommesse che sai di non poter vincere – lo provocò ritirando la mano.
Purtroppo il suo ego non fu ricompensato da un ringhio frustrato come sperava. Beh, poco male. La sua vittoria l’aveva gustata.
La scommessa era nata una sera davanti alla tv. Non la usavano spesso – a Ginny non piaceva molto quell’aggeggio, era troppo rumorosa e le faceva bruciare gli occhi dopo un po’ – ma quella sera avevano deciso di starsene tranquilli sul divano dopo aver messo a letto James.

A dire il vero la cassa infernale faceva solo da sottofondo mentre loro due si facevano tante coccole, e nel mentre Ginny era stata attirata dallo schermo che riproduceva una scena che le sembrava di conoscere. Una partita a poker.
Suo fratello Charlie le aveva insegnato a giocare quando era ancora una bambina e non lo aveva più scordato. Sebbene fosse una principiante le piaceva quel gioco, così aveva interrotto le coccole – con grande disappunto di Harry – e gli aveva proposto di giocare una partita.

Alla fine, quello che voleva essere un innocuo rivivere ricordi d’infanzia si era trasformato in una guerra all’ultimo full sfociata in una pericolosa scommessa: se Ginny fosse riuscita a batterlo per tre volte di fila, Harry si sarebbe preso una giornata di ferie e avrebbe fatto tutti i lavori di casa, avrebbe badato a James, preparato colazione pranzo e cena e fatto il bucato. Insomma, avrebbe fatto lo schiavetto di sua moglie per una giornata intera.

Lei – che era Weasley nelle ossa – sebbene sapesse di essere scarsa, soprattutto quando si trattava di essere inespressiva o di ingannare il marito, non poteva nemmeno considerare l’idea di non raccogliere la sfida. A ripensarci non sapeva nemmeno lei come aveva fatto a vincere tre partite consecutive, ma così era stato. Ricordava ancora – con un certo piacere malvagio doveva ammetterlo –  la faccia incredula di Harry quando aveva realizzato la sua sconfitta. Impagabile, davvero.
  • In ogni caso – continuò con una punta di superbia – mi dispiace che tu sia così stremato. Avevo proprio voglia di fare un po’ di casino stanotte –
Detto questo si girò dall’altra parte, sprimacciò il cuscino e spense le luci.
Il vento continuava a ululare furioso e la neve a ricoprire ogni cosa, in lontananza un cane abbaiava. Percepiva chiaramente l’influsso della luna piena che quella notte illuminava le strade; era come se il peso che sentiva sulle spalle, la fatica della giornata, le venisse piano piano sollevato lasciandola leggera come una piuma.

Ginny contò cinquantotto secondi, poi udì Harry tirarsi su e infilarsi sotto le coperte con movimenti secchi, proprio come faceva quando era offeso. Un po’ come i bambini.
Cominciò a muoversi come un ossesso, come se non trovasse la posizione giusta, facendo muovere tutto il letto. Una volta mandava all’aria le coperte, poi ci ripensava e si ricopriva, si girava da un lato e poi dall’altro sbuffando nervosamente.

Ginny si girò di scatto tentando invano di nascondere il divertimento – Hai finito di fare il deficiente? – lo rimproverò ridendo a bassa voce per non svegliare James.
Harry decise la sua posizione: steso sul fianco destro, coperte fino alle orecchie, occhi puntati sulla moglie come un falco.

Lei gli lanciò uno sguardo eloquente, soffocando un sorriso mentre si girava tra le lenzuola per averlo di fronte. Gli occhi verde smeraldo che la fissavano le provocarono una serie di brividi che corsero lungo la schiena e le scaldarono la pelle, che già cominciava ad emanare calore misto a potenti feromoni.

Ginny vide Harry annusare l’aria nonostante il naso fosse nascosto dalle coperte. Gli occhi gli si ridussero a due fessure e un ringhio cupo gli uscì dal petto, facendo vibrare tutto il materasso. La rossa si avvicinò al viso del marito.
  • Mettiti a dormire – gli sussurrò divertita. Harry fece no con la testa senza distogliere neanche per un attimo lo sguardo.
  • No? E allora cosa vuoi fare? – domandò languida, gli occhi che da nocciola si facevano via via del colore dell’oro liquido, colmi di eccitazione. Lui sorrise.
Fu l’unico preavviso che ricevette.
Un momento prima se ne stava stesa su un fianco, quello dopo era sulla schiena a gambe aperte con Harry tra di esse. In un attimo si ritrovò le labbra estremamente impegnate, i loro corpi che aderivano perfettamente l’uno all’altro come se fossero nati per unirsi.
Ginny sorrise tra i baci, gustando il sapore della vittoria e di quella che sarebbe stata una luuunga notte.
 
§§§§§§
 
Il mattino seguente furono entrambi svegliati dal pianto affamato di James.
Il sole a fatica filtrava dalla finestra e illuminava fiocamente la stanza. Ginny si mosse lentamente e posò un bacio leggero sulle labbra dell’uomo steso al suo fianco, che tentò inutilmente di trattenerla.
Ginny rise, si tirò su a sedere completamente nuda e si stiracchiò. Appellò la sua maglietta –  finita chissà dove –  e si voltò verso il marito che la guardava con un sorrisetto, nonostante il sonno non lo avesse ancora abbandonato.
  • Ehi Harry – lo chiamò.
  • Mmh –
  • Scommettiamo che stasera ti batto quattro volte di fila? –
Harry sbatté le palpebre.
Dopo una notte di sesso selvaggio la parola battere assumeva per lui un solo significato, ma attraverso la nube di sonnolenza si rese conto che forse sua moglie avrebbe potuto riferirsi anche a qualcos’altro.
La guardò socchiudendo gli occhi. Il suo sguardo peccaminoso, gli occhi dorati e le labbra gonfie di baci erano un indizio piuttosto chiaro.
Sorrise.
Forse tutto sommato si sarebbe preso un’altra settimana di ferie.



Hakuna Matata!!
Salve a voi umani.
Allora, vado dritta al punto: questa one shot - così come l'altra che ho scritto intitolata Father -  fa parte di una storia mooolto più lunga che in realtà non ho mai scritto e non scriverò mai per intero. Mi distraggo facilmente e poi mi innervosisco quando non esce come la vorrei.
Harry - così come la compagnia cantante di Hogwarts che è radicalmente diversa da quella della zia Rowling - è un mago facente parte di una categoria superiore anche a quella di Silente. Ginny pure ovviamente.
Se avete voglia di leggere Father forse capirete qualcosina in più, lo prometto, ma se non avete tempo o non vi va non è un problema, ogni volta che scrivo shot che seguono questa linea faccio sempre questo discorsetto per spiegare come stanno le cose ;)
  
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