Per una persona speciale…
“Hai!
Arigatou Gozaimasu”
Dio mio,
meno male fine dello strazio.
Sta
diventando difficile persino sopportare i photoshoot e le prove.
Mi avvio
silenziosamente verso i camerini per cambiari, perso nei miei pensieri.
Sussulto appena quando i nostri occhi si incrociano, i tuoi tranquilli e un po’
stanchi, e miei stanchi e…spenti.
Il mio
sguardo indugia sulla tua figura un attimo di troppo visto che alzi gli occhi e
mi guardi con quell’espressione distaccata che mi riservi spesso, da qui a un
anno.
Dio, non
riesco proprio a sentirti così distante.
Ti prego
torna da me, come se non te ne fossi mai andato.
Voglio
vederti ancora sulla soglia di casa mia, ad aspettarmi come sempre quando
facevo ritardo, come se non ti fossi mai allontanato, come se avessi solo fatto
un po’ troppo tardi.
E tornerò a
casa e mi sgriderai con la tua espressione un po’ imbronciata sul viso,
dicendomi che non devo farti aspettare, che ti sono mancato.
Abbasso gli
occhi, e in fretta mi cambio, uscendo presto da quel piccolo spazio, per non
sopportare i tuoi occhi.
Mi siedo
stancamente su una panchina, osservando attraverso gli occhiali da sole il vento
che muove leggermente le foglie.
Vorrei poter
cancellare un anno di indifferenza come se scrollassi via la cenere da questa
sigaretta.
Basta un
insignificante gesto che ormai mi viene automatico, un piccolo movimento da
nulla per far cadere la cenere.
Perché non può bastare un piccolo
gesto per far tornare la cose apposto?
Getto a
terra il mozzicone di sigaretta, spegnendolo sotto le scarpe.
Ecco la
nostra storia è così, andata, finita, consumata…spenta e calpestata.
Dio, che
paragone stupido, con una sigaretta.
Ma era un po’
così.
Era quel
qualcosa che ti crea una totale dipendenza, non vuoi assolutamente a farne a
meno, e anche se volessi, non potresti mai riuscirci.
Come la
sigaretta, ti fa male, lo sai, eppure, ogni volta che l’accendi, ti fa sentire
un po’ meglio.
Allo stesso
modo, la nostra storia, non poteva andare bene, ma ogni volta che ero con te,
mi sentivo bene, mi sentivo felice con niente, come se potessi avere il mondo
solo abbracciandoti.
Bhè, eri il
mio mondo, quindi un pò è giusto.
Poi però
tutto il mio mondo è crollato.
E ora,
quella sigaretta dal sapore migliore delle altre si è consumata completamente.
Ora giace
qui a terra, in mezzo a un po’ di cenere e a un filo di fumo che ancora sale.
Verrà tutto
portato via dal vento, alla prossima folata.
Ma io non
riesco ad accettare che anche il nostro amore può finire in un filo di fumo,
lasciandomi solo con la cenere dei ricordi, che neanche il vento può portare
via.
Non posso
assolutamente accettarlo.
Sento la
porta scattare e aprirsi, e un attimo dopo intravedo sbucare i miei compagni di
band, ora con i loro vestiti normali addosso.
“hai fatto
in fretta Aoisan” mi dice Ruki guardandomi con un faccino sorpreso “di solito
ci metti delle ore!”
“Ci metto
il tempo che serve, no? Però hai ragione, ma stavolta sono veramente troppo
stanco, voglio solo tornare a casa e dormire fino a domani!”
“mi hai
dato ragione! Hai detto che ho ragione! Ti senti bene Aoisan??”
“si, ma non
ti ci abituare che è un caso!”
“ecco,
volevo ben dire che era strano” ridacchia e si accoccola sulla panchina
poggiando il capo sulla spalla di Reita, dicendogli qualcosa che non capisco.
“bhè visto
che siamo tutti decisamente stanchi, direi che possiamo andarcene a casa a
rilassaci, ci vediamo domani mattina alle prove” dice gentilmente Kai,
fissandomi in modo strano.
A volte
penso che tu gli abbia raccontato tutto, per questo mi guarda in quel modo,
come se mi volesse dire qualcosa. Peccato che non riesco a capire cosa.
Si
allontana con Ruki e Reita qualche minuto dopo, e quando alzo il viso
immaginando che te ne sia già andato, ti trovo invece ancora davanti a me, che
guardi in lontananza come se cercassi di esprimere chissà quale difficile
concetto.
“Aoi..” mi
chiami poi piano, fissandomi indecifrabilmente attraverso le lenti scure.
“avevo in
mente di chiederti se avevi da fare stasera…” mi dice avvicinandosi un po’ a me.
“no…perché?”
il mio cuore manca inevitabilmente un battito alle tue parole
“perché stavo
per chiederti se ti andava di mangiare insieme” ecco, ora credo che si sia
definitivamente fermato.
Credo di
non essere mai stato più felice in vita mia.
“certo che
si!” mi affretto a rispondergli sorridendo ampiamente
“però credo
che sarebbe un po’ problematico uscire senza farci beccare” mi dice riflettendoci
su un attimo. Ho il terrore che mi ritiri tutto e mi dica che non è il caso,
per questo mi affretto a rispondergli
“se vuoi,
possiamo mangiare da me”
“perfetto,
diciamo tra un’oretta?”
“ottimo. A
dopo allora!”
Potrei
mettermi a saltellare in giro da tanto sono felice ora. Non credevo che fosse
possibile, non credevo che mi avresti mai più chiesto una cosa simile, invece,
ora tornando a casa, ripenso a tutte le volte che dopo le prove, tornavamo a
casa insieme e ci fermavamo in giro a mangiare.
Darei tutto
quello che ho per poter tornare a un anno fa, prima che questo inferno
cominciasse.
Se ci
ripenso ancora adesso, so che mai nulla sarà abbastanza per risanare quella
frattura che ho stupidamente creato.
Tutto perché
non mi fido mai abbastanza delle persone.
Se ti
avessi creduto non ti avrei mai detto tutte quelle cose.
Posso
ancora rivedere tutta la scena nella mia mente. Ricordo ancora quando sono
tornato a casa tua e ti ho trovato sul divano, abbracciato a qualcuno, qualcuno
che stavi baciando troppo appassionatamente per essere frainteso, qualcuno che
era Ruki.
In quel
momento non mi importava assolutamente sentire le vostre spiegazioni, erano
solo stupide scuse per me.
Solo dopo
averti detto troppe cose per potermele rimangiare, ho saputo come erano davvero
andate le cose.
Reita mi
raccontò tutto tre giorni dopo, e mi raccontò anche del bacio, dato stupidamente,
sena riflettere, solo per non sentire una tristezza che non potremmo
sopportare. Me lo raccontò perché lui e Ruki erano tornati insieme.
Ma tu eri
già troppo arrabbiato con me per tornare indietro.
Io che
parlavo tanto di quanto fosse importante per me avere la tua fiducia, non ne ho
avuta in te, e ho rovinato tutto, come mio solito.
“non posso
stare con una persona che non si fida di me” mi hai detto prima di uscire da
casa mia, dalla mia vita, dalla nostra
vita.
Il tuo
addio risuona sempre nella mia mente, ogni notte riesco chiaramente a sentirlo
come se lo pronunciassi ancora con quel tono ferito.
Appena
arrivo a casa inizio velocemente a sistemare l’appartamento, cercando di
scacciare quei tristi ricordi che affollano di continuo la mia mente. Mi infilo
il più velocemente possibile sotto la doccia e volo in camera a vestirmi,
nervoso come una quindicenne al suo primo appuntamento.
Quando
suoni alla porta, mi rendo conto che nella fretta non ho neanche preparato la
tavola. Ti
vengo ad aprire, e appena ti vedo sulla soglia di casa mia, mi sembra una scena
già vista troppe volte, mi sembra di tornare indietro nel tempo.
Tu sei
ancora sulla porta, alle 8.30, ben vestito, con il tuo profumo che mi fa impazzire,
e io sono ancora qui, con addosso l’odore della doccia appena fatta, la sala
ordinata, la luce del tramonto che entra dalle finestre, e il tavolo non
apparecchiato. Non avevo mai abbastanza tempo per farlo.
Mi verrebbe
spontaneo abbracciarti, baciandoti leggermente sulle labbra, e portarti in
salotto, scusandomi per il ritardo.
Ma non lo
faccio.
Mi trattengo,
e mi limito a sorriderti mentre entri in casa mia.
“scusami,
sono un po’ in ritardo, ma dovevo sistemare questo posto”
“non ti
preoccupare, eri sempre in ritardo. Perché passi troppo tempo davanti allo
specchio a prepararti, e non fai mai in tempo, ormai l’ho imparato” mi dici
sorridendo
Sento il
cuore in gola, e lo stomaco girarsi non so quante volte.
Anche il
tuo sorriso gentile è lo stesso, mentre posi gli occhiali da sole sul mobiletto
vicino all’entrata e ti siedi sul divano.
Ma i tuoi
occhi…no, i tuoi occhi non sono più quelli.
Non sono più
dolci, non c’è più amore in quello sguardo, solo tristezza.
La stessa
che c’è nei miei occhi.
“Aoi…Il
vero motivo per cui volevo vederti fuori dal lavoro era per parlarti” ti sento
dire, e alle tue parole mi blocco completamente.
Non
immagino che cosa puoi dirmi, non ne ho la minima idea, e questo mi spaventa.
So
solo che l’ultima volta che abbiamo parlato seriamente, mi ha fatto stare
peggio. La mia ostinazione a risolvere le cose, mi ha portato la tua
indifferenza.
Non
voglio tornare a sentire tutto quel dolore.
Non
voglio ancora le tue parole arrabbiate, e così maledettamente esatte.
Non
voglio la tua freddezza.
Voglio
vedere ancora i tuoi occhi illuminarsi quando entri in casa mia, voglio sentire
il tuo calore intorno a me ogni volta che mi sentivo giù, voglio averti ancora.
“va
bene, ma prima per favore, dimmi perché sei sempre freddo verso di me, spiegami
quest’indifferenza ti prego” gli dico guardandolo fisso.
“era
proprio di questo che volevo parlarti, avevo paura che non volevi più sentirlo
però”
“non
dire cavolate! È quello che conta di più per me…dimmi che mi odi piuttosto, ma
ti prego non posso continuare così”
Perché
l’indifferenza è peggio che l’odio.
Preferirei
sapere che mi odi, per quanto sarebbe terribile, ma non posso più sopportare il
tuo atteggiamento freddo.
Inevitabilmente
chino lo sguardo, mentre una lacrima scivola giù sulla mia guancia, lasciando
una piccola scia nera, sbavando un po’ il trucco.
La
tua mano si posa dolcemente sulla mia guancia, e mi alzi il viso così da guardarti
negli occhi.
“non
ti odio Aoi, non potrei mai farlo”
“e
allora perché?”
“perché…se
te lo dicessi, dovrei parlare per ore”
“allora
parlerò io. Ti prego, questa volta ascoltami, è quasi un anno che aspetto di
dirti tutto questo. Ti amo da morire, e non posso più fingere che non sia vero,
anche se ho cercato di non dimostrartelo dall’ultima volta che…abbiamo parlato
di questo, non riesco a negare che sia vero. So di averti ferito, so che sono
stato un idiota, e so che non potrai mai perdonarmi per quello che ti ho detto,
quindi ho aspettato. Ho aspettato, aspettato e aspettato tutti questi mesi,
sperando, pregando che tutto l’amore che provo per te se ne andasse, scivolasse
via insieme a tutte le lacrime che ho pianto, ma non è successo. Non è successo
niente di tutto questo, e sono ancora qui, dopo un anno, che ti amo, e che non
so cosa farci”
Vedo
un mare di lacrime velare i suoi occhi, e abbassi il viso, fissando un punto
imprecisato del pavimento.
“lo
so che sono veramente un idiota, ma non piangere per favore. So che non volevi
sentirti dire nulla di tutto questo, ma davvero, non potevo non dirtelo, ti
chiedo scusa…” mormoro avvicinandomi al tuo viso.
“non
piangere per tutte le cavolate che dico, ne ho dette tante lo sai, ho detto
tante cose di cui mi sono pentito Uru, davvero tante, troppe perché me le
ricordi tutte, ma l’unica volta in cui ho detto qualcosa di veramente serio, è
stata quando ho detto che ti amavo. E te lo dico ora, perché per me non è
cambiato nulla, l’amore che provo per te non cambierà mai…”
“tu…come
puoi amarmi dopo che ti ho trattato così per tutto questo tempo?” mi chiedi con
la voce rotta dal pianto
“guarda
che sono io che dovrei dire questo…sono io che ti ho detto tutte quelle cose
cattive quando…quando…bhè, lo sai quando, ecco…”
“lo
so…ma non riuscivo ad essere arrabbiato con te…all’inzio ero veramente molto
deluso, però poi non riuscivo a starti lontano, non riuscivo ad avercela con
te. Ti amavo troppo per farlo. Quando te ne sei andato da casa mia quella sera
è stato come se qualcosa si rompesse dentro di me. Ho sentito il mio cuore
rompersi, e non potevo assolutamente rimetterlo a posto senza di te.”
“lo
so, ti capisco benissimo perché ho sentito esattamente la stessa cosa. Perché hai
parlato al passato però? Non è più così?”
“non
potrebbe mai cambiare, lo hai detto anche tu. Non importa quanto tento di
ignorarti, di far finta di non amarti o di starti lontano, in un modo o nell’altro,
ci sei sempre tu nei miei pensieri”
Le
nostre labbra si uniscono dolcemente, le nostre lingue giocano tra di loro,
cercandosi, e il finalmente mi perdo in quel tuo dolce sapore, che mi è
terribilmente mancato.
In
fretta sfilo la tua giacca, gettandola lontano, baciandoti ancora
“Ti
amo…”
“anche
io ti amo tanto Aoi…”
Continuo
a cercare le tue labbra, e lentamente faccio scivolare la lingua sul tuo collo,
baciando e leccando quella pelle chiara come se fossi in astinenza.
“voglio
fare l’amore con te” sussurro a bassa voce, infilando una mano sotto la tua
maglietta, mentre mi accarezza la schiena, insinuando le dita sotto il tessuto
leggero.
“si…ti
voglio…”
Mi
stacco da lui per sfilargli quell’inutile pezzo di stoffa, e lui fa lo stesso,
gettandola a terra.
Prende
la mia mano e mi fa alzare, portandomi in quella camera che tanto bene conosce,
e so chiude la porta alle spalle, poggiandosi contro di esse e tirandomi
leggermente verso di lui, per un altro bacio.
Sento
le sue mani affrettarsi con la cintura dei miei pantaloni, slacciandoli subito,
mentre scende piano, mordendomi leggermente il collo, in quel modo che sa che
mi fa impazzire.
“mio…”
sussurra leccando il segno rosso che ha appena lasciato sulla mia pelle.
Si
ferma un attimo per guardarmi negli occhi, e sorridendo mi porta con se sul
letto, facendomi sdraiare sotto di se.
“mio…”
ripete e ricomincia subito a torturare gentilmente la mia pelle, leccando un
capezzolo e prendendolo tra le labbra, succhiandolo.
La
sua mano scivola più in basso, posandosi tra le mie gambe, sfregando la mia
crescente eccitazione, e riesco a sentire le sue labbra curvarsi in un mezzo
sorriso.
“sei
sempre così…sensibile” mi dice, e mi accorgo del sorrisetto sul suo viso, e dei
suoi occhi, ora più luminosi, più lucidi.
“no,
sei tu che riesci troppo bene a farmi impazzire…” gli dico alzando il bacino
per permettergli di sfilarmi i pantaloni
e i boxer.
Non
riesco a trattenere i gemiti quando inizia a toccare direttamente la mia
erezione, e la sua bocca scende sul mio petto, baciando e mordicchiando ogni
tanto la mia pelle già accaldata, lasciando qualche piccolo segno rosso.
Continui
a scendere, fino a prendere in bocca il mio sesso, iniziando a leccarlo e
succhiarlo, strappandomi altri gemiti più alti.
Lo
sai bene che ho sempre amato il tuo modo di stuzzicarmi, ma non oggi.
“Uru…ti
prego, non posso più aspettare…”
“come
siamo impazienti” mi dice sorridendo e allontanandoti da me.
“ma
hai ragione, ti voglio troppo tesoro…”
Mi
prepari piano, persino più dolcemente di come facevi di solito, e lentamente mi
fai tuo, ripetendomi che non vuoi farmi male. Ti
ripeto che ti amo, per la centesima volta stasera, poco prima di raggiungere l’orgasmo
insieme a te.
E
io non potevo chiedere di meglio. Non mi sono mai sentito meglio.
Mi
accarezzi piano i capelli, abbracciandomi forte.
“come
ho potuto stare tutto questo tempo senza di te….”
“non
mi interessa cosa è stato prima, adesso voglio solo rimanere con te per sempre…”
Le
nostre labbra si incontrano nel modo più dolce possibile, le nostre lingue si
intrecciano in quel gioco di passione e amore che solo noi possiamo creare, e
sento una lacrima cadere lenta dalle mie ciglia, ma questa volta è una lacrima
di gioia.
Perché
tutto quello che volevo, era stare con te.
Tutto
quello che sognavo era tornare insieme a te.
Ora
il mio desiderio si è realizzato.
Bene, dovevo
assillarvi ancora, ma questa volta c’è una ragione particolare.
Voglio dedicare questa
piccola cosa, che fa veramente pena, lo so, e quindi ti chiedo scusa già in
anticipo per quando la leggerai, ma se riesci a leggerla tutta che magari non è
così terribile, devi sapere che questa è solamente dedicata a te, alla mia
socia<3
questa è…bhè, diciamo
per fantasticare su un piccolo sognoXDDD
Ti lovvo un cifro, lo sai<3<3