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Autore: Messier97    11/06/2016    0 recensioni
[Heaven’s Door Yaoi GDR]
[Heaven’s Door Yaoi GDR]Amiamo quello che amiamo. In questo non conta la ragione. Per molti versi, l'amore insensato è quello più vero. Chiunque può amare qualcosa perché. È facile come mettersi in tasca un penny. Ma amare qualcosa malgrado. Conoscerne i difetti e amare anche quelli. Questo è raro e puro e perfetto. [P.Rothfuss]
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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- “Huh?” - Non sono capace di articolare una risposta più coerente di quel perplesso suono. Gli occhi sono incollati su una matassa corta di ciocche variopinte. Posso vedere del castano qua e là ma non sono sicuro che sia il colore naturale di questi capelli. C'è del rosa.. rosa acceso. E del verde. Blu, perfino del violetto accanto ad un biondo decisamente aranciato. Mon dieu.. che ho fatto di male per finire sotto le mire di questo miscuglio fra hippy e fanatica dello sport? - “Ermmmm.. bonsoir madamoiselle.. posso aiutarti?” - Gli occhi analizzano i lineamenti della ragazza e quando incontrano quel nocciola screziato di verde è facile cogliere la comunicazione del mio stato d'animo. Le sorrido sornione, disponibile ed un po' cascamorto. Perchè dopotutto ha qualcosa di intrigante in quello sguardo dal taglio allungato. Come i nativi americani, non come i giapponesi. Le ragazze come questa qui non sono il mio tipo in generale.. e ad aspettarmi al Mr Jamison ci sono invece almeno cinque o sei giovani donzelle che avrei gran piacere a viziare. In ogni senso. Ciò nonostante il flirt è qualcosa cui raramente resisto. - “Yup.. l'autografo, ricordi?” - Tipetto tutto pepe eh.. la capigliatura non è solo una farsa a quanto pare. La guardo meglio. O forse semplicemente sposto l'attenzione sui lineamenti perché quegli occhi sono difficili da sostenere. Dieu.. sono piuttosto certo di non andarle a genio a pelle e, solitamente, le mie impressioni non sbagliano. Perché mai vorrà un autografo? Mi sento rincoglionito.. spiazzato. - “Allora..?” - incalza lei. Batto le ciglia ed il mio sorriso scemo sfuma e vacilla. Una pacca sulla spalla mi salva la vita. Mi volto. - “Hey David.. un secondo e sono dei vostri, d'accord?” - “Seh seh.. sempre a filtrare. Perché le ragazze non scelgono mai l'oboista, mi chiedo?” - “Ahahahaha perchè ha una voce nasale. Ed è quello simpatico! Non puoi avere tutto..” - L'ironia e la distrazione mi hanno riportato a me stesso. Torno sulla giovane con nuovamente tutta la mia confidenza. Un sorriso smaliziato si apre sulle mie labbra, posso sentirne il peso familiare. David ha ragione.. i flirt sono il mio territorio. Ci vuole ben altro che un caratterino spigoloso, a fermarmi - “Capisci l'inglese o cosa?” - impaziente la signorina. Posso percepirne la natura.. volatile. - “Je suis désolé mon chéri. Il tuo profumo mi stava portando lontano.” - Sento le parole uscire liquide dalla mia gola. Ah.. il potere che non può fare la giusta intonazione di voce. - “Per te questo e altro..” - Le mie dita raccolgono il foglietto e la mia firma illeggibile si accompagna al mio numero di telefono, poco sotto. - “A chi scrivo?” - uso un timbro suadente in modo del tutto deliberato e so quello che troverò quando rialzerò gli occhi. Non ora, troppo presto. La seduzione ha una metrica musicale da seguire, come passi di danza. Non che voglia realmente sedurla.. l'ho detto che né gli hippy né i fanatici dello sport sono il mio tipo, ma l'ego ha bisogno di continua soddisfazione. - “Hannabel.” - Lo sguardo che mi risponde quando alzo il mio mi spiazza una seconda volta. Un sopracciglio arcuato mi ribalta il globo sotto i piedi. - “Questo non mi serve, grazie e tanti saluti.” - La osservo allontanarsi con la parte del foglietto contenente il mio numero. Non ci credo. L'ha tirato via. Sono ancora lì imbambolato quando David mi urla di muovermi. I miei occhi tornano a mettere a fuoco e mi accorgo di starla ancora fissando. La sua amica sembra eccitata quando le viene passato l'autografo. Confusa quando probabilmente si rende conto che il foglietto sia strappato.. scandalizzata e decisamente piena di disappunto quando, ipotizzo, le viene svelato il perché. Ecco lei è più il mio tipo. Slanciata, formosa, con lunghi riccioli di un rosso acceso e labbra piene. Elegante nel suo semplice abito.. contrastante con la tuta da ginnastica della.. della ragazza-che-non-è-Hannabel. Eppure non la degno di una seconda occhiata quando la vedo arrossire sotto il mio sguardo. La mia attenzione è nuovamente calamitata dalla hippy che ha sgonfiato il mio ego nel giro di tre due uno.


§§§

 

Cinque dita si muovono ad un palmo del mio naso, facendomi sussultare. Odio quando le cose si muovono ad un palmo del mio naso. Lo. Odio. Una risata segue il mio quasi rovesciarmi dallo sgabello. Posso sentire il mio cuore perforare la cassa toracica ad un battito di 300 al secondo. Metronomo alla mano, je le jure. - “Nom de dieu, Geo.. vuoi uccidermi per caso?” - mi impettisco. Cosa che ovviamente aumenta le risate attorno a me. Batto le arcate dentali fra loro per esternare il mio disappunto.. come se non fosse sufficientemente visibile sulla mia faccia. Lo so. Lo sanno. Sanno che lo so ed io so che lo sanno. Al di fuori del palcoscenico sono un pessimo attore. Ironico, vero? - “Colpa tua. Non puoi uscire con gli amici e pensare alla tua donna.” - grugnisco. Non è proprio un grugnito. La mia voce non mi permette di grugnire, al massimo di emettere un suono denso e profondo. - “Ti prego raccontami di nuovo come ha strappato via il tuo numero dall'autografo.” - E' strano come mi sia difficile scrollare la questione con la solita ironia. Non ho mai avuto difficoltà in tal senso.. ma d'altronde non ho mai nemmeno avuto difficoltà a sedurre nessuno. Il mio ego ne risente. Un bicchiere di vino rosso compare nel mio cono visivo.. d'accordo forse posso perdonarlo. Le mie labbra ritrovano la loro piega smaliziata, la mia voce si riempie di quella nota suadente che non manca mai (quasi mai se contiamo ieri sera) di fallire. - “Se sei disposto a consolarmi alla fine del racconto...” - i miei occhi non gli lasciano scampo, faccio risalire le dita lungo il suo polso, la sua mano ancora avvolta al gambo del mio calice di vino. Quando i suoi occhi incontrano i miei so già che anche questa notte non la passerò da solo. Per un attimo una chioma variopinta ed una mascella contratta balzano nella mia mente ma le spingo a lato e mi allungo ad impossessarmi di quelle labbra che sanno di birra e tabacco.

 

§§§

 

Lo sento sbuffare. - *Piantalaaaaaaaa.. non essere cattivo con me anche al telefono, Jacques!* - il francese sulla mia lingua è come un bagno nel deserto. Solo pochi mesi da che mi sono trasferito a Londra e già mi manca la mia Parigi. - *Ha ragione Jacques.. sei troppo spinoso.* - *E' lui che ha rotto con la Fanny, Daniel!* - J. e D. hanno soprannominato così la nanerottola colorata del mese scorso. La funny fan è diventata, in qualche modo, la Fanny. Impettito gli ribatto la mia tagliente ironia. Di quelle che se non fossimo fratelli -chi non ha una famiglia avrà pur il diritto di scegliersela, no?- ci manderemmo a cagare vicendevolmente. - *Fatti una striscia di zucchero...* - c'è un momento di silenzio dopo che la mia voce, nella telefonata sulla linea multipla, scema. Dura tre secondi esatti.. beh.. più o meno. - *AHAHAHAHAHA!* - probabilmente le orecchie di Jacques staranno sanguinando per i decibel della nostra risata congiunta. - *Ah-ah-ah.. 'mazza come siete simpatici. Fottetevi manica di stronzi.* - sempre fine come un camionista, il nostro princifesso. - *Ti amiamo Jacues..* - mi prendo la responsabilità di ammansire il nostro sarcastico amico. E' sempre stato permaloso e un po' scontroso ed è troppo serio nel suo lavoro all'antidroga. - *Fottetevi, io no.* - E' la voce di Daniel che interviene dopo la solita carineria di J. Miele e zucchero come sempre.- *Tranquillo non serve che tu lo dica, lo sappiamo lo stesso.* - *Un paio d'anni e non potrete più farle 'ste battute del cazzo.* - non può servirmele su un piatto d'argento e pretendere che io non le colga, sto imbecille. - *Sono certo che troveremo qualcosa con cui bombardarti Jacques!* - ….... tu-tu-tu-tu....... - *Ha attaccato?* - domando a Daniel che, già so, è l'unico rimasto in linea. Forse toccare la sua promozione all'antiterrorismo non è stata la migliore delle mosse? - *Già.. ahaha... dai ti lascio al tuo concerto, mon Rossignol~ in bocca al lupo.* - li amo quando mi chiamano così, almeno tanto quanto ho odiato in passato chiunque lo usasse contro di me come dispregiativo, sinonimo di animale. - *Amo anche te Daniel~ ti mando per posta la testata del Times con il mio faccione sopra e la tua cravatta in bella vista.* - è sul suono della sua risata che attacco la cornetta del mio telefono fisso. Non ho un cellulare. No. Men che meno ho computer o la linea internet. Frugo alla ricerca del completo che Daniel ha disegnato per il mio compleanno di un paio d'anni fa (diciamo che lui aveva bisogno di pratica per l'esame finale alla scuola di moda.. ed io di abiti decenti). Mi fiondo poi sotto la doccia, cantando l'Ombra Mai Fu del Serse, di Hadël.. nella mia testa sfreccia il pensiero della Fanny.

 

§§§

 

Niente Fanny per due interi mesi, ed ancora nella mia testa ronza quella fastidiosa immagine del suo corpo troppo atletico e troppo poco formoso, quei capelli assurdamente colorati, il cipiglio delle sopracciglia ed il modo in cui ha teatralmente rifiutato ogni tentativo di avance. Per quanto scarsamente genuino.. almeno all'inizio. Adesso il mio orgoglio brucia, soprattutto sulle risate degli altri. Gli darò vedere a quei burloni come si conquista una donna, una qualsiasi donna. DING. - *Cazzo il pane!* - mi fiondo dal divano letto del mio monolocale alla cucina... che sta tipo a sei passi di distanza, quattro dei miei. Solo il bagno -minuscolo- è separato. Una topaia o, come lo chiamo io, il mio piccolo nido interrato. Letteralmente, era la taverna di quelli che abitano di sopra. I Browns. Tipi simpatici, vecchi come il cucù ma, per me, i migliori padroni di casa dell'universo. Non che abbia molto con cui paragonare.

 

§§§

 

Cosa non faccio pur di passare la notte nel letto di qualcuno.. O qualcuno nel mio. - “La vuoi una cola?” - “Eeeeerm no merci..” - Leslie è appassionata di atletica. O meglio.. fa parte di una squadra. La sua specialità sono i 100m. Non avevo intuito che con “usciamo” saremmo finiti sui gradoni di un campo d'atletica, per un qualche campionato che non conosco. Dieu.. non seguivo nemmeno la Francia alle olimpiadi. Non fraintendetemi, sono molto patriottico.. ma guardare lo sport mi annooooooia. - “Sicuro?” - Certo che lo sono.. col cazzo che ficco nel mio stomaco qualcosa di così poco salutare come una coca cola. - “Oui mon chéri~ vedi di tenerti spazio per la cena, daccord?” - non importa. E' una ragazza simpatica ed a letto è un portento. Mi rifarò guardandola morire sotto i cucchiai della cena che le preparerò.. cucina francese, ovvio. Buon vino e poi.. lo sappiamo entrambi. Fa parte dei patti.

 

Prendiamo posto uno accanto all'altra. - “Prima o poi ti perforerai lo stomaco con quella robaccia..” - sospiro. Non ce l'ho fatta a resistere alla fine. Lei ride. Ecco perché me la porto a letto. Adoro quando ride, la sua voce ha un suono davvero piacevole.. al contrario di quando parla, che suona piuttosto discreta ed anonima.

 

Tempo venti minuti e mi ritrovo a viaggiare sulla lirica del Polifemo di Porpora.. studio mentale o come si chiama, più utile e interessante di guardare persone correre i 2500m. L'ultima cosa che so è che l'arbitro ha sparato la partenza e qualche tempo dopo... - “Chi è quella?”- Leslie mi guarda stralunata. Batte le ciglia a coprire quel suo bel paio di iridi azzurre. - “Quella chi?” - Le indico la saltatrice che sta praticamente gareggiando da sola. Minuta, agile e veloce. Ha fatto mangiare la polvere a tutti gli altri gareggianti del salto con l'asta.. e sono già due o tre centimetri che è rimasta l'ultima a saltare. E non sembra volersi fermare. - “Lei. La saltatrice.” - Vedo sulla sua espressione il momento in cui realizza cosa mai le stia chiedendo. - “Aaaah.. quella. E' la Mapyia. Ehawee Jaci Mapiya.. dicono sia giapponese ma credo sia messicana o latino americana o cazzo ne so.. come origine. E' su tutte le riviste sportive di 'sti ultimi tempi.” - Ho smesso da tempo di ascoltarla, mi sono già annoiato. Piuttosto mi concentro sul nome e su quella strana sensazione di déjà vu. - “Ehawee..” - Ehawee.. ha un nome musicale. - “Non la riconoscevo nemmeno io quasi, con i capelli meno.. variopinti; ma nessuno salta come lei. Non mi stupirei se in un paio d'anni finisse alle olimpiadi.” - La fisso con la bocca spalancata e probabilmente la faccia più rincoglionita di questa terra. - “Scusa.” - Mi alzo e faccio per buttarmi giù dagli spalti. Non come un suicida, ma come chi abbia lasciato il gatto nella pentola a pressione. - “Ehi! Ehi Illan! Che diavolo.. 'fanculo.” -

 

Mi sono perso a che altezza si è fermata. Non importa. Ora che sono più vicino non posso sbagliarmi. E' lei. Fanny. Ehawee.. pardonne-moi. - “Ehi! Ehawee...” - cerco di andarle incontro mentre si allontana. Forse verso la squadra. Forse verso gli spogliatoi... ugh, concentrati Illan. Sacre Bleu... probabilmente il mio ego mi ha ossessionato con sta ragazza, a tal punto che ora sono convinto di esserne attratto. O forse lo sono, diavolo. Le novità mi piacciono e lei sembrerebbe proprio esserlo. Di certo ha ottenuto un primato l'ultima e unica volta che ci siamo scontrati. La vedo voltarsi verso di me e aggrottare le sopracciglia. Mi appoggio con indolenza contro la ringhiera dell'ultimo spalto e lei rotea gli occhi. Forse è la luce del giorno. Forse la nuova tinta corvina sfumata in violaceo che me la fa apprezzare maggiormente. O forse l'odore del sudore, pista da atletica ed erba tagliata.. e più sotto quell'aroma esotico che racconta di foreste, nettare e vento. - “Cosa ci fai qui?” - posso cogliere il sospetto nella sua voce. - “Sono venuto a corteggiarti~” - la voce è la mia arma di seduzione, posso sentirla morbida e suadente sopra il suono dei suoi passi che si allontanano. E' al vento che mormoro, mentre con un sorrisetto irriverente e un po' molesto ne osservo i polpacci troppo pronunciati e le natiche sode, in quel loro ipnotico muoversi che appartiene solo al corpo delle donne. - “Ahhh.. profumi di primavera, mon chéri~” -



Sono pigra quindi può darsi che la serie resti ferma qui in eterno.. sebbene mi piacerebbe dare forma alle miellemila storie su Illan. E forse su RC ma in un'altra serie (?).
Beh.. ho già scritto troppo. Addio. u.u~ PS: Il personaggio vive nel fantastico mondo di Heaven's Door Yaoi GDR!

   
 
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