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Autore: Clakli    11/06/2016    2 recensioni
La storia di Iron Man e Captain America, o meglio la storia vera e senza filtri di Tony e Steve. Dal primissimo incontro e i primi litigi, fino al post Civil War.
Dal testo: "Il capitano Steve Rogers era esattamente come Tony l’aveva immaginato. Certo, in realtà aveva già visto alcune sue foto e alcune pellicole che suo padre conservava gelosamente nel suo laboratorio, eppure la vista di quell’uomo immenso, completamente immobile avvolto nel ghiaccio, lo stupì ugualmente. Non poteva avere più di trent’anni, la sua pelle era perfetta e il suo viso sembrava disegnato. Tony si concesse qualche minuto per osservare in religioso silenzio il suo corpo perfetto e muscoloso, le sue mani strette a pugno alla fine di due braccia possenti abbandonate lungo i fianchi e il suo viso, ancora il suo viso, con la mascella dura ma allo stesso tempo delicata, perfetta, e le sue ciglia bionde che coprivano due occhi che, Tony lo sapeva, erano azzurri come il mare d’estate. I suoi capelli corti erano tirati all’indietro, completamente composti, non fosse stato per un ciuffo ribelle che scendeva sull’ampia fronte giovane."
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell'autrice: Ebbene si, ho deciso di farvi un piccolo regalo e di postare prima dello scadere della settimana. In questo capitolo, il 90% dei dialoghi è tratto dal film "The Avengers". Questa scelta non è dovuta a mancanza di idee o cose simili, ma proprio per seguire quella che è LA VERA STORIA di Tony e Steve così come descritta nei film. Perchè - anche se tutti fanno di tutto per non confermarlo- la Stony esiste ed è praticamente canon! Detto questo...buona lettura!

Capitolo due

New York

La prima volta che Tony Stark conobbe Steve Rogers fu l’anno dopo il suo ritrovamento. In quel periodo Tony stava sperimentando dei modi per cercare di utilizzare al meglio l’energia eco-sostenibile,aiutato dalla sua bellissima fidanzata Virginia “Pepper” Potts,ormai diventata presidente e amministratrice delegata delle Stark Industries. Fu in un caldo pomeriggio che l’agente Phil Coulson si presentò alla Stark Tower senza essere invitato, eludendo i protocolli di sicurezza di Jarvis con una deliziosa sfacciataggine che non dispiacque a Tony più di quanto diede a vedere.

< Phil!> lo salutò quindi Pepper, non appena lo vide.

< Phil? Da quando lo chiami così? Non si chiama Agente?> chiese Tony sarcastico, quando lo vide arrivare.

< Signor Stak, signorina Potts> li salutò quest’ultimo senza scomporsi minimamente. < E’ richiesta la sua presenza allo SHIELD, signore. A quanto pare, il Tesseract è stato rubato da una forza aliena>

Il viso di Tony si indurì in un istante, e questo non sfuggì a Pepper, che si mise sull’attenti al suo fianco. Il Tesseract era un cubo cosmico di origine asgardiana, uno dei gioielli di Odino che si era rivelato uno strumento pericolosissimo nelle mani dell’Hydra. Uno strumento che scomparve quando Captain America lo disperse tra i ghiacciai poco prima di scomparire e che fu ritrovato da Howard Stark in persona, durante le ricerche nell’Artico del capitano. Suo padre l’aveva affidato allo SHIELD ed ora quegli idioti l’avevano perso.

Phil Coulson porse a Tony un laptop e quest’ultimo alzò gli occhi al cielo: < Odio che mi si porgano le cose>  disse.

Pepper sorrise con fare accondiscendente a Coulson < A me invece piace tanto, facciamo uno scambio > rispose quindi prendendo il laptop dalle mani di Coulson per depositarlo poi nelle mani di Tony, non prima di avergli rubato il bicchiere di champagne che il suo compagno stringeva tra le mani.

Tony prese il laptop e lo appoggiò alla sua scrivania. < Non capisco cosa ci faccia qui, Coulson. Il progetto Avengers era stato respinto,ed io non ero nemmeno consigliato. Sembra che io sia instabile,egocentrico e scostante con gli altri >.

Pepper rise. < Mai cose più vere furono dette.>

L’agente Coulson rimase fermo nella sua posizione. < Abbiamo bisogno di lei, signore. Captain America è già alla ricerca dell’asgardiano che ha rubato il Tesseract,così come l’agente Romanoff. Servono rinforzi.Barton è compromesso.>

Nel momento in cui fu fatto il nome del capitano, il cuore di Tony fece un balzo, premendo le schegge contro il reattore Arc in modo violento.

< Bene. Non facciamoli attendere, allora.> disse Pepper, guardandolo negli occhi. < Non puoi abbandonarli ora, Tony. Ti prometto che al tuo ritorno…> e si avvicinò al suo orecchio, dicendogli cose sconce che era convinta avrebbero fatto sì che il miliardario non potesse rifiutare. E infatti Tony si lasciò convincere facilmente. Attese che Pepper andasse da sua madre e si rintanò tutta la notte nella sua officina, con l’intento di mettere in funzione l’ultimo Mark che aveva creato. Mille pensieri si affacciarono nella sua mente, tra cui il viso di quel giovane uomo che aveva visto solo un anno prima ricoperto da quintali di ghiaccio. E così l’indomani avrebbe conosciuto Captain America. Non seppe se quella fastidiosa sensazione che aveva al cuore era nervosismo o qualcosa di diverso, ma non vedeva l’ora di scoprirlo.

 

*

< Stark, dove diavolo sei?> La voce di Fury era fastidiosa e rimbombava nella sua armatura rendendolo ancora più nervoso.

< In un fantastico bistrot sulla novantatreesima, a mangiare ciambelle.> fu la risposta ironica di Tony. Fury sbuffò e, così, Tony continuò. < Sono in volo, sto arrivando> disse quindi. Attivò i propulsori di dietro mettendoli al massimo e si lanciò con disinvoltura sul cielo di Stoccarda. Fu allora che vide il Quinjet dello Shield e, così, si ricollegò sulla frequenza ricetrasmittente dei suoi colleghi, inserendo la canzone Shoot to Thrill degli AC/DC.

< Agente Romanoff, ti sono mancato?> chiese quindi, notando che in quel preciso istante anche gli occhi del Capitano, che stava lottando con l’asgardiano al centro della piazza, si erano sollevati fino ad incontrare la sua armatura lucente.

Con un tonfo sordo atterrò a terra, lanciando per aria l’asgardiano che cadde all’indietro contro degli scalini.

< Fa la tua mossa, piccolo cervo>  disse quindi, guardando l’extraterrestre, il quale alzò entrambe le mani in segno di resa. < Bella mossa!> concluse Tony, soddisfatto.

In quel preciso istante una figura lo affiancò alla sua sinistra, annaspando impercettibilmente.

< Signor Stark> lo salutò quindi Captain America, rivolgendogli così per la prima volta la parola.

< Capitano> rispose Tony, cercando di mantenere la calma e l’indifferenza.
Il Quinjet si abbassò fino a toccare terra e Natasha Romanoff scese velocemente andandogli incontro. < Come al solito non risparmi le entrate trionfali, Stark> gli disse con aria di rimprovero, anche se sul suo viso si poteva scorgere benissimo un accenno di sorriso.

< E’ sempre un piacere farsi salvare da te, agente Romanoff> rispose Tony,ironico.

< Non riuscivo a colpirlo, si muoveva in continuazione> fu la risposta sulla difensiva della donna. < Capitano, tutto bene?> chiese poi, volgendo lo sguardo alle spalle di Tony.

< Mai stato meglio> disse quest’ultimo, sorpassandoli in direzione del Quinjet, con il prigioniero asgardiano. < Allora, andiamo?> chiese precedendoli.

L’agente Romanoff e Tony lo seguirono in silenzio. Non appena decollarono, Tony si ritrovò accanto al Capitano, guardandolo ogni tanto di sottecchi e chiedendosi cosa pensasse in quel momento. Quando si erano incontrati, Rogers l’aveva salutato, il che voleva dire che sapesse chi fosse. Si domandò ingenuamente se il capitano si fosse reso conto della sua somiglianza con suo padre. Tony,infatti, nonostante non fosse il figlio naturale di Howard, gli somigliava tantissimo. Forse quella somiglianza era dovuta al fatto che Tony, per cercare di compiacere in tutti i modi suo padre, lo aveva sempre imitato in tutto e per tutto, cercando di essere superiore a lui non solo mentalmente, ma anche fisicamente. E in questo, ne era sicuro, ci era riuscito.

< E’ inquietante> disse il capitano all’improvviso, mettendo Tony sull’attenti. Che si fosse accorto del modo convulsivo con cui lo guardava?

< Cosa?> chiese allora, preso dal panico che però riuscì a mascherare.

< L’asgardiano, è inquietante.> rispose il capitano, facendo sospirare Tony per il sollievo.

< Oh, il rockettaro molto arrendevole.>

< Non sembrava tanto arrendevole. Picchia molto forte> rispose quindi il Capitano, facendo un’affermazione che non sembrava avesse bisogno di contraddizioni.

< Anche tu sembravi al quanto brioso per essere un attempato. Qual è il segreto? Pilates?> chiese allora, senza smettere di essere serio, anche se in realtà Tony si stava divertendo un mondo.

< Cosa?> chiese il capitano, guardandolo per la prima volta negli occhi.

Il cuore di Tony fece una capriola e finalmente capì cosa ci trovava di tanto affascinante suo padre in quell’uomo. Non erano le sue spalle larghe, i suoi bicipiti muscolosi, il suo viso da ragazzino di Brooklyn e nemmeno i suoi modi di fare all’antica. O almeno, non era solo quello. Il motivo di tanto fascino erano i suoi occhi. Due pozze azzurre profondissime, in cui era impossibile risalire una volta caduto all’interno. Tony deglutì. < E’ come la calistenia. Ti sei perso delle cose, mentre eri Capitan Ghiacciolo> rispose allora, alzando le spalle con nonchalance.

Quella era stata la loro prima conversazione e fu subito chiaro ad entrambi di non starsi particolarmente simpatici. Le cose si complicarono anche quando conobbero il resto dei super eroi che avrebbero lavorato con loro, tra cui Bruce Banner, un intelligentissimo dottore che aveva la particolarità di trasformarsi in un mostro verde di proporzioni abnormi quando si arrabbiava e Thor, il dio figlio di Odino e fratello di Loki, l’asgardiano che aveva rubato il Tesseract. All’inizio fu molto difficile collaborare tra scetticismi vari e paura di confronti,ed il rapporto tra Tony ed il capitano non faceva altro che peggiorare.  Come quella volta in cui Tony instillò nei suoi compagni il dubbio sull’utilizzo del Tesseract da parte dello SHIELD.

Il capitano, ligio al dovere e abituato a prendere ordini, si oppose subito alla sua indole ribelle.

< Fury non mi aveva detto che saresti venuto!> sbuffò un giorno, in direzione di Tony, il quale si chiese perché mai Fury avrebbe dovuto dirgli qualcosa su di lui. Tony non riusciva a capire da cosa derivasse quell’astio così profondo che il capitano sembrava nutrire nei suoi confronti. Insomma, il suo odio era giustificato…In fondo quell’uomo rappresentava tutto ciò che lui non era stato agli occhi di suo padre, e non serviva certo uno strizzacervelli per capirlo. Ciò che Tony non capiva,invece, era perché il capitano odiasse così tanto lui.

< Ci sono molte cose che Fury non ti dice. In fondo è una spia. Anzi, lui è la spia. Persino i suoi segreti hanno segreti!> gli rispose Tony.

< Abbiamo degli ordini, dobbiamo obbedire!> ringhiò quindi il capitano, avvicinandosi con fare minaccioso al miliardario.

< Obbedire non è nel mio stile.> rispose Tony, semplicemente.

< E per te conta solo lo stile, vero?> chiese quindi il capitano, cattivo.

Tony sbuffò dalle narici. < Delle persone qui dentro chi è che A) indossa una tuta luccicante e B) non è utile?> rispose allora Tony,alzando un sopracciglio e soffermandosi a guardare più del dovuto l’armatura a strisce di Captain America, migliorata e rimodernata da Phil Coulson in persona.

Il capitano aveva abbandonato a gran passi la sala, per evitare di attaccare ulteriormente briga, e Tony si era rivolto al dottor Banner, con cui invece aveva da subito instaurato un bel rapporto. < Quello è il tipo di cui mio padre parlava sempre?Forse era meglio tenerlo surgelato!>

I giorni trascorsero lenti, e Tony si ritrovò a dover attuare una convivenza forzata con i suoi compagni sulla Helicarrier, un enorme portaerei dotata di una tecnologia sofisticata in grado di alzarsi in volo dall'oceano e di mimetizzarsi rendendosi invisibile, in attesa che Loki facesse la prima mossa. Finalmente,poi, qualcosa si successe.

Come al solito la battuta di uno dei due, in futuro non avrebbero ricordato neanche chi, portò ad un nuovo scontro tra Iron Man e Captain America.

< Toglimi le mani di dosso!> ringhiò il capitano, dopo che Tony gli aveva poggiato una mano sul braccio muscoloso, facendo una battuta.

< Oh, ti è per caso venuto qualche livido?>

Il capitano strinse i denti. < Già. Sei grosso con l'armatura. Tolta quella che cosa sei?>

Tony sorrise. < Un genio, miliardario, playboy, filantropo.>

Anche Natasha Romanoff alzò un sopracciglio ammirata.
< Conosco uomini modesti che valgono dieci volte te. Ho visto i filmati, l'unica cosa per cui combatti è te stesso. Non sei il tipo votato al sacrificio, che si stende sopra un filo spinato perché gli altri lo scavalchino.>

< Io il filo spinato lo taglierei.> rispose Tony, con finta naturalezza,ma in realtà colpito da quelle parole così dure.
< Sempre una via d'uscita! Forse tu non sei una minaccia ma ti conviene di smetterla di giocare a fare l'eroe > buttò fuori il capitano.
Tony rise. < Un eroe? Come te? Sei un esperimento di laboratorio, Rogers, tutto quello che hai di speciale è uscito da un'ampolla.> Improvvisamente l’odio verso quell’uomo diventò ancora più forte. Ma cosa diavolo gli prendeva? Non si rendeva conto che se ora era Capitan Leggenda era anche e soprattutto grazie a suo padre?
 < Metti l'armatura: divertiamoci un po'!> ringhiò ancora il capitano.

Tony gli si avvicinò pericolosamente al viso, nonostante una decina di centimetri li separasse. < Non ho paura di picchiare un vecchietto!>

In quel preciso istante una forte bomba esplose, scaraventandoli a terra l’uno addosso all’altro.

In lontananza si sentì la voce di Fury che gridò

E così il capitano si alzò velocemente e disse: < Metti l’armatura!> ma questa volta non c’era sfida alcuna nelle sue parole, solo un vago senso di preoccupazione.

< Si!> rispose allora Tony, inciampando mentre un nuovo bombardamento fece vibrare lo Helicarrier. Il capitano lo afferrò al volo per un fianco, scortandolo e riparandolo col suo corpo fino a quando Tony non raggiunse la stanza dove riposava indisturbata la sua armatura.

< Va sul retro, ci vediamo lì> disse quindi il miliardario al soldato, guardandolo negli occhi. E per un attimo Tony credette che quello non volesse lasciarlo, non da solo, non sotto attacco. I suoi occhi blu lo guardarono apprensivi, e solo quando Tony disse: < Arrivo subito!> questo sembrò convincersi a lasciarlo.

Fu una sensazione strana per Tony, quella di avere qualcuno che si preoccupava per lui in battaglia. Certo, c’era Pepper, c’era sempre stata Pepper. Ma la sua fidanzata non era con lui sul campo, e per quanto si sforzasse non poteva capire cosa significava essere nel vivo dell’azione, e Tony sperò che non dovesse mai scoprirlo, in cuor suo.

La battaglia fu distruttiva all’ennesima potenza,e Tony per poco non rischiò di rimanere schiacciato dall’Helicarrer che stava cercando di riparare in volo dopo che una bomba aveva fuso uno dei quattro motori. Era stato proprio il capitano a salvarlo, alzando prontamente una leva che poco prima Tony gli aveva indicato, salvandolo. Quella strana alchimia che si creò in battaglia sembrò mutare impercettibilmente il rapporto tra i due uomini, che ora invece di farsi la guerra, preferivano starsene seduti a scrutarsi in religioso silenzio, dopo aver appreso della morte prematura dell’ agente Coulson, assassinato da Loki. Mentre Fury faceva loro una ramanzina su come lo spirito di squadra fosse importante e su quanto fosse deluso dall’andamento del progetto Avengers, Tony si alzò dal tavolo rotondo e se ne andò, sentendosi incredibilmente in colpa per la morte dell’agente, che ormai aveva imparato a considerare un amico.

Steve Rogers entrò nella stanza, appoggiando i fianchi alla ringhiera dell’Helicarrer e incrociando le braccia al petto.

< Era sposato?> chiese a Tony, riferendosi all’agente Coulson.

< No, si frequentava con una violoncellista, credo> rispose Tony, senza alzare lo sguardo, torturandosi però le mani.

< Mi dispiace> disse allora il capitano.

< E’ stato uno stupido!> sbottò Tony, alzando per la prima volta lo sguardo.

Il capitano gli si avvicinò. < E’ stato uno stupido per essere morto per qualcosa in cui credeva?> chiese quindi.

< E’ stato uno stupido per aver affrontato Loki da solo!> ringhiò Tony, senza prendersela davvero con nessuno.

< Non hai mai perso un soldato?> chiese dunque il capitano, con naturalezza.

< Noi non siamo soldati!> sbottò Tony. < Tutto questo è personale. Pensaci, ci ha colpiti proprio qui, in una base dello SHIELD. Perché?>

< Per dividerci > rispose allora il Capitano.

< Divide et impera, sì... certo, ma sa che deve eliminarci per vincere, giusto? È questo che lui vuole: vuole sconfiggerci e vuole esser visto mentre lo fa... vuole un pubblico!>

< Esatto, come ha fatto a Stoccarda!> si illuminò il capitano.

< Sì, era la prova generale e questa... questa è la prima, e Loki è una diva a tutti gli effetti: vuole fiori, vuole parate, vuole un monumento costruito in cielo col suo nome sopra...> Il miliardario si fermò, nello stesso istante in cui il capitano alzò il sopracciglio,lanciandogli uno sguardo divertito come a dire: “già, mi ricorda proprio qualcuno”

<…figlio di puttana!> imprecò allora Tony, capendo in quel preciso istante che il prossimo obiettivo sarebbe stata proprio casa sua.

La battaglia di New York fu una delle più sanguinose a cui Tony avesse mai preso parte. E fu anche quella che gli avrebbe lasciato i più grandi danni mentali di cui lui avesse mai sofferto. Gli Avengers si ritrovarono a combattere contro un esercito di extraterrestri, i Chitauri, richiamati dallo spazio da Loki, che grazie ad una breccia nel cielo sopra la Stark Tower, aveva aperto un portale di collegamento tra il mondo terrestre e quello alieno.Gli Avengers dimostrarono di essere altamente qualificati e soprattutto affiatati, almeno sul campo di battaglia. Nessuno mise in dubbio sin dal primo momento che gli ordini poteva darli una sola persona: scelta che ricadde inevitabilmente sul capitano Rogers, il quale aveva lo spirito del comandante che solo un uomo del suo tempo avrebbe potuto possedere. La lotta fu stremante, e spesso Tony si ritrovò fianco a fianco col capitano, combattendo come se fossero un’unica persona, soprattutto quando i suoi propulsori andavano a scontrarsi sullo scudo del capitano, creando un forte getto di energia in grado di eliminare dozzine di avversari contemporaneamente. Ma la battaglia sembrava non avere fine, a causa dell’enorme breccia nel cielo, dalla quale continuavano a scendere imperterriti migliaia di Chitauri. Il consiglio di amministrazione dello SHIELD, superando la giurisdizione inferiore di Fury, decise allora di sganciare una bomba sopra New York, per eliminare quegli esseri ed evitare un’invasione mondiale. Ma l’agente Romanoff era rientrata in possesso del Tesseract, attraverso il quale sarebbe stato possibile chiudere il portale. Purtroppo, però, il missile dello SHIELD era già stato lanciato, e così Iron Man chiese all’agente Romanoff di non chiudere ancora il portale, confessando ai suoi colleghi l’intenzione di portare quel missile all’interno del portale, prima di chiudere definitivamente il collegamento tra il mondo terrestre e quello alieno.

< E’ un viaggio di sola andata, Stark.> Tony sentì nell’auricolare la voce preoccupata del capitano, che sembrava implorarlo di non fare follie.

< Tieni il resto per il ritorno, Jarvis> rispose allora Tony, ignorando il capitano e parlando con la sua AI e dirigendosi verso il portale con il missile sulle spalle.

< Signore, chiamo la signorina Potts?> chiese allora Jarvis, e Tony sospirò rassegnato.

Ma il cellulare di Pepper squillava e lei non rispondeva, troppo impegnata a preoccuparsi per il suo uomo mentre guardava con sguardo assorto il televisore, che mandava in diretta mondiale le immagini della battaglia.

Tony lanciò il missile nello spazio e fece giusto in tempo a vederlo esplodere, quando la sua armatura smise di funzionare e lui cominciò a precipitare verso la Terra, riuscendo a passare attraverso il portale che si stava richiudendo giusto in tempo.

Poi, tutto diventò buio.

Non seppe quanto tempo era passato, ma sentì solo il ringhiare forte di Hulk e il suo fiato caldo sul viso, che lo costrinse ad aprire gli occhi di scatto, portandosi una mano metallica al cuore. < Uh! Che paura! Cos'è successo? Ditemi che nessuno mi ha baciato!> disse quindi, quando si rese conto che Hulk, Thor e soprattutto il Capitano, erano raccolti intorno a lui. La mano del capitano era ancora posata sulla sua armatura, era inginocchiato accanto al suo corpo abbandonato a terra, e sorrise come un bambino, quando lo vide aprire gli occhi. < Abbiamo vinto> disse semplicemente, sospirando per la felicità.

< Ah. Oh, sì, evviva! Beh, ottimo, ragazzi. Domani non andiamo al lavoro. Prendiamoci una giornata. Avete mai provato lo shawarma? C'è un posto che fa lo shawarma a due isolati da qui. Non so cosa sia, ma voglio provarlo.> disse allora Tony.

Il capitano scrollò la testa divertito e lo aiutò ad alzarsi, finendo così per scontrare il suo petto con quello dell’uomo di ferro.

< Non provare mai più a farmi preoccupare in questo modo, signor Stark!> gli disse allora il capitano, sussurrando impercettibilmente al suo orecchio.

A Tony venne un brivido lungo la schiena, e cercò i suoi occhi blu, perdendosi al loro interno ancora una volta. < Ci proverò, Capitano> promise.

 

Nota finale: Nel prossimo capitolo ne vedrete delle belle, esplorerò tutto quello che non ci hanno mostrato nei film e l'evolversi del rapporto dei nostri super eroi preferiti. So...stay tuned!

 

  
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