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Autore: Daughter_Of_The_Moon    11/06/2016    2 recensioni
Una breve storia incentrata su Sam da piccolo. No pairing.
Dal testo:
"Il minore dei Winchester era venuto a sapere del mondo dei mostri proprio nel natale di quell'anno e, per quanto Wendigo, fantasmi e tutte quelle altre creature gli facessero paura, niente era meno terrorizzante di quei pagliacci. Tanto per cominciare, Sam era capace di sconfiggere uno di quei mostri che il padre cacciava-era un bambino coraggioso, lui-, o, almeno, sapeva come fare. E, male che andava, c'erano il fratello o papà a proteggerlo, mentre, in quel brutto posto, era da solo, circondato da mocciosi e donne e uomini con vestiti colorati, che lo spingevano di continuo a cercare di fare amicizia o a disegnare la propria paura su quel foglio bianco, che lui non aveva mai toccato. Ma la cosa più terribile, che lo spinse ad odiare il fratello maggiore, era il fatto che proprio lui, Dean, lo aveva rinchiuso lì, come sempre, per andare col padre a cacciare o-nonostante avesse solo dodici anni-stare con le sue nuove conquiste amorose."
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione, Prima dell'inizio
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WHY DID YOU DRAW IT?

Di pagliacci mostruosi e disegni orribili





Sam Winchester sussultò quando uno di quei cosi mascherati si avvicinò a lui, con intenzioni poco chiare. Quel coso si chinò per raggiungere la sua altezza e fece una smorfia, che di divertente non aveva nulla. Come facevano gli altri bambini a farsi piacere quei tizi dal naso rosso e rotondo-neanche fosse quello di un topolino!-il piccolo Sam proprio non lo sapeva.

Il minore dei Winchester era venuto a sapere del mondo dei mostri proprio nel natale di quell'anno* e, per quanto Wendigo, fantasmi e tutte quelle altre creature gli facessero paura, niente era meno terrorizzante di quei pagliacci. Tanto per cominciare, Sam era capace di sconfiggere uno di quei mostri che il padre cacciava-era un bambino coraggioso, lui-, o, almeno, sapeva come fare. E, male che andava, c'erano il fratello o papà a proteggerlo, mentre, in quel brutto posto, era da solo, circondato da mocciosi e donne e uomini con vestiti colorati, che lo spingevano di continuo a cercare di fare amicizia o a disegnare la propria paura su quel foglio bianco, che lui non aveva mai toccato. Ma la cosa più terribile, che lo spinse ad odiare il fratello maggiore, era il fatto che proprio lui, Dean, lo aveva rinchiuso lì, come sempre, per andare col padre a cacciare o-nonostante avesse solo dodici anni-stare con le sue nuove conquiste amorose. Così ora, si ritrovava nuovamente lì, in quel posto maledetto, a sorbirsi le linguacce di quel pagliaccio odioso, che di girare a largo da lui proprio non ne aveva voglia.

Dato che quello lì non si decideva a lasciarlo andare, anzi-con orrore di Sammy-gli stava porgendo un palloncino colorato dalla forma indefinita, reprimendo un urlo terrorizzato, fece un paio di passi indietro e mai quei fogli, che non aveva mai insultato, gli erano parsi così interessanti. Cercando di non correre, si diresse ad uno di quei tavolini verdi, pieni di matite e pennarelli colorati, e sparsi sul tavolo c'erano diversi fogli “Disegna la tua paura”. Ne prese uno e, dopo aver spostato una sedia, si sedette e cominciò a pensare.

Che cosa avrebbe dovuto disegnare? Con tutto quello che la sua famiglia passava, avrebbe potuto scrivere un'intera lista sui mostri orribili che popolavano i suoi incubi da qualche settimana-più precisamente da quando aveva scoperto la verità- e, per questo motivo, c'erano moltissimi candidati per il ruolo da protagonista in quello stupido disegno.

Poco più in là, un bambino della sua età, più o meno, piangeva davanti ad un clown, che tentò di rassicurarlo-fallendo miseramente, ah!-prima che quella che sembrava la madre del piccolo non arrivò e, guardando con astio il pagliaccio, trascinò via il figlio. A quella visione, un brivido corse lungo la schiena di Sammy, che, con una smorfia, diede un'altra occhiata al foglio immacolato. Poi, prese la matita lì accanto-si morse le labbra quando notò che anche quella aveva immagini di pagliacci sopra-e posò la punta sulla superficie. Cominciò a disegnare quello che, nella sua mente, era un clown a grandi linee e, quando finì, guardò il disegno con un viso imbronciato.

Sapeva di non essere bravo nei disegni, non lo era mai stato e mai si era impegnato per diventarlo, perciò nemmeno si sorprese quando vide che quel disegno era brutto quasi quanto i pagliacci. Il capolavoro appena sfornato, mostrava una figura vagamente simile a quella di un uomo, con capelli verdi e bocca larga dipinta di bianco, arricciata in un ghigno, dalla quale spuntavano denti troppo affilati per appartenere ad una figura umana. Il vestito che indossava era quello comune dei pagliacci: bretelle e panciotto a righe colorate, braghe larghe e verdi, e un fiore finto sul taschino sinistro. Le mani avevano lunghe unghie, simili ad artigli, e Sam rabbrividì. Quel disegno non gli piaceva per niente.

<< Questo disegno non mi piace. >>

Sam sobbalzò al suono di una voce estranea.

Troppo assorto dal suo disegno, non si era accorto che qualcuno gli si era avvicinato.

<< Come? >> chiese, sicuro di aver capito male.

<> ribadì quel bambino. A Sam gli sembrò quasi familiare, nonostante non riuscisse a ricordare quella voce. Dopo un attimo di perplessità, capì che era il bambino che quella signora aveva portato via, lontano dal pagliaccio.

<< Nemmeno a me piace. >> disse Sam, dando voce ai pensieri di poco prima.

Quel bambino aggrottò la fronte, con aria confusa.

<< Ma allora perché lo hai disegnato? >>

Sam aprì la bocca per rispondere a quella domanda, ma la chiuse un attimo dopo.

Già, perché lo aveva disegnato?

Ci pensò a lungo-o almeno questo sembrò a lui-e, quando aprì la bocca per rispondere con un “non lo so”, la madre del bambino chiamò il suo figlio che, con un cenno di saluto, se ne andò.


Dopo un altra ora, Dean finalmente arrivò e trovò Sammy seduto al tavolino, lo sguardo quasi assente. Non si preoccupò più di tanto; il fratellino era strano, lo era sempre stato, e l'isolarsi completamente era una parte distintiva del suo carattere.

Perciò, completamente ignorante dei pensieri del piccolo, lo trascinò via senza farsi domande, senza nemmeno notare il foglio di carta accartocciato sul tavolo, che andava a mescolarsi con gli altri. E Sam sapeva che quel ragazzino-di cui, tra l'altro, non sapeva nemmeno il nome-, inconsapevolmente, gli aveva dato il primo vero dubbio che non trattasse di misteri mostruosi.


E già, perché l'aveva disegnato?





*uhm, non ricordo bene quanti anni avesse Sammy alla scoperta dei mostri, in Very Supernatural Christmas, mi pare avesse otto anni. Nel caso io abbia sbagliato, perdonatemi!


Angolo di quella pazza della scrittrice:

Scrissi questa ff l'anno scorso, l'ho riletta giusto un paio di volte ma potrei aver saltato qualche errore. Perdonatemi!

Vorrei dire una cosa. La domanda su cui Sam si scervella sembra una cavolata, ma ricordatevi che Sam è piccolo. E poi, tutti quanti abbiamo sempre perso ore della nostra vita a riflettere su cose stupide.

Detto questo, me ne vado!

Se volete, lasciate un commentino, che fa sempre piacere :3

Daughter_

   
 
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