Videogiochi > Tales Of Zestiria
Ricorda la storia  |      
Autore: floricienta    11/06/2016    3 recensioni
[Tales Of Zestiria]
Sentiva il respiro del ragazzo sbattere contro il proprio orecchio e riscaldargli la linea del collo.
Non solo il collo era accaldato, tutto il corpo stava bruciando a contatto con quello di Sorey e neanche l'aria fredda che stava entrando dalla finestra gli dava sollievo.
O forse il sollievo era rimanere così com'era e bearsi del calore dell'altro.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

QUANDO IL RISTORO È LA PERSONA AL TUO FIANCO



Era calata la notte su Elysia ormai da ore e l'unico suono che si poteva udire era il verso di qualche animale notturno che vagava per la natura incontaminata del monte e il sibilo del vento fresco e pulito come non soffiava da altre parti.
Questo era riuscito ad entrare da una piccola finestrella e stava accarezzando dolcemente la chioma chiara di Mikleo, finendo con il nascondergli sotto il ciuffo un occhio ambrato.
Il Serafino stava guardando Sorey dormire nel suo letto come un bambino. Doveva essere esausto dopo la giornata passata ad allenarsi e a cacciare quella che sarebbe diventata la sua cena, ma Mikleo non sentiva sulla sua pelle una stanchezza tale da dormire.
A causa del fatto che Sorey fosse l'unico umano in mezzo ad un villaggio di Serafini e che i due ragazzi avessero sempre vissuto insieme fin dall'infanzia, Mikleo aveva instaurato delle abitudini che nessun Serafino avrebbe mai sperimentato da solo: si riempiva lo stomaco regolarmente a pranzo e cena insieme al ragazzo dagli occhi verdi, faceva scorrere lungo la gola acqua fresca per dissetarsi e, fin da quando non era che un bambino in fasce, si concedeva un sonnellino, soprattutto nelle giornate più stancanti dove si esercitava con Sorey e la magia o quando esploravano le rovine alla ricerca di chissà quale reliquia. Ma mai un sonno profondo.
Inoltre, da qualche tempo aveva perso l'abitudine di dormire, non ne sentiva più il bisogno, quindi aveva deciso di vegliare su Sorey ogni notte, osservandolo fino ad arrivare a distinguere ogni cambiamento dei suoi lineamenti in base al sogno che stava facendo.
Era un qualcosa che lo tranquillizzava e che lo faceva sentire superiore in qualche modo. Era l'unico che poteva e voleva proteggere Sorey e non avrebbe lasciato avvicinarsi nessun altro.
Quando arrivava l'ora di dormire, Sorey si coricava nel proprio letto e Mikleo faceva finta di essere stanco e lo seguiva, ma, non appena si accorgeva che il respiro dell'umano era cambiato, abbandonava le coperte e si sedeva su una sedia, ai piedi del letto o addirittura per terra con la schiena poggiata al muro freddo – proprio come stava facendo in questo momento – e semplicemente l'osservava.
Più volte era stato colto in flagrante, soprattutto al risveglio mattuttino, ma Sorey non gli aveva mai fatto domande strane, anzi, con il suo solito sorriso da perbuonista e una mano tra i capelli arruffati diceva spesso “Buongiorno, Mikleo. Dormito bene?” e puntualmente Mikleo non sapeva se lo stesse prendendo in giro o se davvero non gli interessasse come avesse passato la notte, l'importante era ritrovarsi il giorno seguente, altrimenti si sarebbe creato un vuoto dentro di loro.
Di certo Mikleo non voleva sperimentarlo.
Il Serafino ebbe un brivido di freddo e lo stesso doveva essere successo a Sorey: lo vide rannicchiarsi e fare una piccola smorfia corrugando la fronte.
Qualche attimo dopo, il castano socchiuse gli occhi facendo un piccolo sbuffo e subito notò Mikleo a terra, a pochi metri da lui che lo guardava con un piccolo sorriso.
“È ancora notte.” sussurrò Mikleo.
“Tu non dormi?”
Il Serafino scosse la testa e portò un ginocchio al petto, poggiando sopra un braccio.
“Non ho sonno.”
“Aaah...” sospirò Sorey. “Tu non hai mai sonno.”
Mikleo fece un piccolo ghigno e inclinò la testa di lato, lasciando che i capelli gli coprissero il volto.
“Va bene così.”
Sorey fece un lieve mugugno e strinse tra le dita la coperta per poi rilasciarla, come se fosse stato attaccato dal nervosismo, e l'altro se ne accorse subito.
“Senti, Mikleo...”
Il Serafino ingoiò a vuoto.
Qualcosa non andava.
Voleva forse ammettere che provava fastidio nel fatto che rimanesse sveglio ad osservarlo?
Mikleo scosse la testa con vigore; non sapeva da dove fosse uscito fuori quel timore, ma era la prima cosa che gli era balzata alla mente nel sentire la voce insicura dell'altro e già il cuore si stava stringendo in petto.
“...perché lo fai?” chiese Sorey, guardando l'altro fisso negli occhi. Alzò un po' la voce continuando a parlare. “Intendo dire: perché vegli su di me? Cioè... Io...”
Mikleo strabuzzò gli occhi e non seppe cosa rispondere.
Perché lo faceva? Non c'era un motivo.
Lui doveva stare vicino a Sorey, voleva stare al suo fianco. Dovette ammetterlo, ma senza di lui si sentiva perso e percepiva di non appartenere a nessun luogo.
“Ti infastidisce?” domandò con il cuore che aveva aumentato i battiti.
“Affatto.” Sorey scosse il capo. “Insomma, non deve essere per niente divertente guardarmi dormire ogni notte.”
In effetti non era divertente, ma era sicuramente rassicurante e piacevole. Non gli era mai venuto in mente altro che potesse fare per passare il tempo.
Tanto gli bastava.
“Non devi sentirti costretto a stare con me se non vuoi.” continuò Sorey.
Mikleo dovette aspettarsi una risposta di quel calibro. L'umano non si preoccupava affatto di se stesso, stava pensando solo al bene dell'amico; per quanto sembrasse un discorso fatto da un bambino, ormai Mikleo lo conosceva abbastanza bene da saper cogliere il significato intrinseco delle sue parole.
“Che stupido.” Mikleo girò la testa, leggermente arrossato sulle guance.
Sorey picchiò una mano sul materasso, proprio al suo fianco.
“Forza, vieni. Scommetto che ti vorresti fare proprio una bella dormita.” esclamò il castano con un sorriso, cambiando subito il tono di voce.
Il Serafino sentì la gola seccarsi di colpo, ma cercò di darsi un contegno.
“A dire il vero, non ricordo come sia dormire.”
Sorey fece un verso di sorpresa.
“Ragione in più per saggiare la meraviglia del sonno! Sono sicuro che dopo aver riprovato la sensazione non vorrai più farne a meno.”
Picchiettò nuovamente sul letto e sentì mugugnare Mikleo come se fosse infastidito; nonostante ciò, questo si stava alzando da terra per andare da lui.
“Sei senza speranza.” sussurrò il Serafino, sedendosi sulla sponda del letto e dando le spalle all'altro, nell'atto di togliersi le scarpe.
Qualche secondo dopo, avvertì le mani di Sorey sul suo stomaco e le braccia che lo stringevano forte e lo trascinavano a sdraiarsi completamente. Si ritrovò incastrato tra il petto del ragazzo e le sue braccia e ringraziò di dargli la schiena perché non era sicuro del colorito della sua faccia in quel momento.
“Cosa stai facendo?” sbiascicò con un po' di fatica.
Sorey lo zittì con un flebile sibilo che gli riscaldò la testa e lo tenne abbracciato contro di sé; le sue mani sullo stomaco e il petto lo stringevano e accarezzavano dolcemente.
“Dormiamo...” sussurrò contro la sua chioma acquamarina pallida, schioccando anche qualche bacio.
“Non so se ricordo come si fa...” rispose Mikleo imbarazzato.
Sorey fece una piccola risata e spostò una mano al suo braccio e lo cullò massaggiandolo.
Mikleo pensò di urlargli contro di non prendersi gioco di lui, ma ingoiò a vuoto sentendo espandere dentro di sé un calore che non credeva di aver mai provato prima d'ora.
Era così gradevole la situazione che si era venuta a creare che non avrebbe mai voluto arrivasse il sorgere del Sole. Il cuore stava tamburellando in maniera eccessiva, sentiva il fiato fermo in gola e una goccia di sudore che gli imperlava la tempia, ma più Sorey gli concedeva quel trattamento e più si sentiva trasportato in un posto benedetto.
Mikleo strusciò i piedi sul materasso, percependo il frusciò che causò con quel gesto e finì con incontrare la gamba dell'altro. Senza neanche pensarci l'avvolse con la propria.
Sorey non ci aveva neanche rimuginato sopra, aveva agito d'istinto e non se ne vergognava. Rimanere abbracciato a quel modo con Mikleo gli procurava una sensazione stupenda e questa fu amplificata quando avvertì la gamba del Serafino contro la sua e stringerlo talmente forte che gli diede il presentimento che non volesse farselo scappare per nulla al mondo.
Sperò con tutto il suo cuore che fosse così e l'assecondò intrecciando le gambe con quelle dell'altro, piegando anche le ginocchia per sentirlo più vicino.
In risposta, Mikleo si sistemò meglio contro il suo petto e afferrò con forza la sua mano che gli premeva sul braccio.
Sospirarono entrambi, persi in un mondo dove esistevano solo loro due.
Non si dissero niente per minuti e minuti, accarezzandosi reciprocamente per cullarsi.
Il Serafino chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare da quelle attenzioni e provò ad addormentarsi. La mano sul suo braccio aveva smesso di muoversi e quella sullo stomaco si era leggermente rilassata, segno che Sorey stava per ricadere nel mondo dei sogni.
Sentiva il respiro del ragazzo sbattere contro il proprio orecchio e riscaldargli la linea del collo.
Non solo il collo era accaldato, tutto il corpo stava bruciando a contatto con quello di Sorey e neanche l'aria fredda che stava entrando dalla finestra gli dava sollievo.
O forse il sollievo era rimanere così com'era e bearsi del calore dell'altro.
D'altrocanto, la missione riuscire a dormire dopo tutto questo tempo non stava procedendo per il meglio, sopraffatto dalle emozioni che gli facevano vibrare persino la punta dei capelli.
Non sapeva quanto tempo fosse passato, ma il sonno non accennava a fare la sua comparsa.
“Sorey...” lo chiamò con la voce tremante e sentì un mugugno proprio dietro di lui, doveva averlo destato dal dormiveglia. “Non ci riesco...”
“Non è difficile.” rispose con tono assonnato Sorey. “Senti il silenzio intorno a noi e quanta tranquillità nello stare così vicini.”
Mikleo strabuzzò gli occhi. Aveva colpito il punto.
“Proprio perché sono così vicino non riesco...” Mikleo fece un piccolo sospiro, abbassando il tono di voce. “Perché tu sei così vicino... E... Io...”
Al Serafino mancavano le parole, non sapeva cosa dire e nello stesso tempo sentiva di aver già parlato troppo, lasciando trapelare cose che si era sempre tenuto per sé, dandole per scontato.
Ma quella notte entrambi stavano mostrando un lato che non avevano mai esplicato per davvero, lasciandolo platonico tra loro due.
Doveva esserci stato qualcosa di strano nell'aria o nel cibo.
Sorey era sicuro di aver udito bene l'altro e ne rimase stupito; lasciò vagare la mano fino al cuore di Mikleo e si accorse di quanto stesse battendo veloce proprio in quell'istante.
Certamente sulla schiena del Serafino stava pulsando il proprio, dato che non era in grado di controllarlo da quando aveva ascoltato la soave voce di Mikleo turbata a quel modo.
“E..?” provò ad insistere l'umano.
“Sorey!” fece un urlo strozzato e si aggrappò di più al suo braccio. “Non c'è bisogno che lo dica...”
“Questo perché sei ostinato.” lo prese in giro annusandogli i capelli.
“Perché non lo dici tu allora?” Mikleo assottigliò gli occhi, guardando un punto fisso sul muro davanti a lui.
“Io?!” Sorey fu preso dal panico. Non sarebbe mai stato in grado di affrontare un discorso del genere. “Sai che non sono portato per queste cose.”
Mikleo sorrise rilassandosi appena e voltò di poco il capo, nonostante gli risultasse difficile in quella posizione.
Forse Sorey non era il più indicato per parlare, ma una cosa che gli riusciva bene era l'agire senza pensare.
Staccandosi lievemente da Mikleo, lo sovrastò con il proprio corpo, finendo con il volto quasi davanti al suo.
Subito dopo lo baciò.
Mikleo non si ritrasse e ricambiò il bacio.
Le loro labbra erano premute con forza l'una sull'altra e non sembravano volessero staccarsi a breve o con facilità. Si cullarono con esse lentamente, ma con molta passione, prendendosi e lasciandsi, sprecando più fiato di quanto ne occorresse.
Quando si staccarono, Sorey tornò disteso dietro al Serafino e lo strinse con tutta la forza che aveva in corpo, nascondendo il rossore contro i suoi capelli chiari.
Ne fu felice anche Mikleo, dato che sentiva la faccia esplodere.
“Mikleo...”
“Mh?” provò a incitarlo, dato che passarono parecchi secondi di silenzio.
“È per questo che mi fissi di notte?”
“Accidenti!” il Serafino diede l'impressione di essere andato fuori dai gangheri solamente perché ancora una volta Sorey aveva centrato il punto.
Quanto poteva essere in grado di leggere dentro di lui?
“Sto sbagliando?” riprese a parlare l'umano. “Sto per caso confondendo...”
“Sorey!” lo zittì Mikleo. “Non dire cose come ti fisso di notte, mi fai passare come un pervertito. Io non ti fisso: veglio su di te e cerco di prendermi cura di te al meglio delle mie possibilità.”
Sorey sussultò non aspettandosi una risposta del genere.
“Certo che lo faccio per quello.” continuò il Serafino. “L'ho sempre fatto per quel motivo.”
“Davvero?” le labbra di Sorey erano andate a lambire l'orecchio dell'altro, avvertendolo chiaramente rabbrividire.
“Non farmelo ripetere...” sussurrò appena Mikleo.
Sorey strinse più forte la presa sul suo corpo e lo sovrastò con una gamba in modo da tenerlo più vicino, la mano che prima si trovava sul petto era scesa sul materasso per poter afferrare quella nivea del Serafino.
Le loro dita intrecciate erano stranamente fredde, ma in poco tempo si scaldarono grazie al loro contatto.
“Scommetto che ora sarà ancora più difficile per te addormentarsi.” disse Sorey con una punta di scherno nella voce.
“Dannazione, sei incredibilmente stupido.” borbottò Mikleo, ricevendo in cambio una risata.
Il Serafino si rigirò tra le braccia dell'altro, trovandosi faccia a faccia con lui.
“Dovresti star sveglio con me.”
“Questo credo che sia impossibile per un essere umano.”
Le dita esili di Mikleo andarono ad attorcigliarsi con la capigliatura castana, saggiandone la sua morbidezza.
Sorrise e avvicinò di poco il volto, sfiorando con la punta del naso quella di Sorey.
“Sai, credo di aver trovato un modo migliore per passare la notte.”
“E quale sarebbe?” domandò Sorey ingenuamente.
Un attimo dopo, si ritrovò le labbra di Mikleo sulle sue e lo lasciò fare ricambiando allo stesso modo, imparando a conoscerne la dolcezza e la finezza per minuti e minuti.
“Questo.” rispose Mikleo, staccandosi appena per poi riacciuffare quelle labbra che stavano diventando pian piano arrossate e paffute.
“E poi sarei io lo stupido...” affermò Sorey con un sorriso, riprendendo da dove aveva lasciato.
Fu così che quella notte nessuno dei due riuscì a dormire e il giorno dopo Mikleo dovette sorbirsi un Sorey che non faceva altro che lamentarsi di esser stanco e sbadigliare e, ad ogni sbadiglio, Mikleo rispondeva scocciato, ma alla fine gli donava un ulteriore bacio, ricordandogli che le ore di sonno erano state perse per una buona causa.




Note: Ciao a tutti! Questa è la mia prima storia su Tales of Zestiria, ma dopo aver appena finito il gioco (e averci messo un mese tra l'altro non so se vergognarmi o cosa ahaha) non potevo non scrivere un qualcosa su loro due. Insomma, sono perfetti e così canon che più canon non si può e si amano tantissimo! Comunque, spero che vi piaccia e che possiate lasciarmi un commento per farmi sapere cosa ne pensate e ringrazio in anticipo tutti quelli che lo faranno e che aggiungeranno nei preferiti ecc...
Spero di poter scrivere presto altro su di loro, dato che ho fonti a cui attingere in ben 82 ore di gioco ahah per ora spero solamente che questa storia vi abbia lasciato magari un sorriso in volto e un po' di batticuore e leggerezza nello spirito.
Grazie ancora a tutti e alla prossima
Flor :)

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Tales Of Zestiria / Vai alla pagina dell'autore: floricienta