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Autore: ChiaKairi    11/06/2016    6 recensioni
Taemin ha visto la scena, al mattino presto. Sembrava un macabro quadro gotico particolarmente rivoltante. Il sangue per terra formava delle graziose piroette.
“Aggraziate”, aveva pensato.
Come lui.
Genere: Dark, Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Minho, Taemin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.”*
 
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Da quando ha aperto gli occhi quella mattina si sente come in trance.
Non fa che pensare a lui. Non è un’ossessione, l’ha visto solo poche volte. È stato veloce, intenso. Lui è una presenza magnetica, di cui la gente diffida. È gentile con tutti, intelligente, ha girato il mondo. È solo, povero ragazzo, ma sembra stare così bene… sì, non ha bisogno di nessuno.
Taemin l’ha guardato.
Lui l’ha guardato.
Niente è stato più lo stesso.
Il cuore gli batte all’impazzata al solo pensiero.
Inquietudine.
I mesi sono passati e Taemin ora sa. Sì, lo sente nel profondo dell’animo.
È iniziato tutto con quelle galline morte all’improvviso, di notte, in un bagno di sangue. Un lupo, si sono detti i compaesani. Hanno cercato il lupo in lungo e in largo…
Non c’era più.
Poi è stato il turno dei cani. Dei bei cani, da pastore, Taemin ci aveva giocato qualche volta passando per il borgo. Uccisi anche loro, e in un modo così pittoresco… Taemin ha visto la scena, al mattino presto. Sembrava un macabro quadro gotico particolarmente rivoltante. Il sangue per terra formava delle graziose piroette.
“Aggraziate”, aveva pensato.
Come lui.
Erano morti anche i cavalli, appena qualche giorno prima. Una ragazza aveva urlato nella notte, aveva detto a tutti che qualcuno la seguiva, che si sentiva… osservata. Da giorni. Poi avevano trovato le carcasse sventrate dei poveri puledri.
Probabilmente non erano i lupi.
Nessuno vuole ammetterlo, ma i più anziani sono sicuri: deve esserci un Demonio da quelle parti. O forse una strega ha imposto un maleficio sulla città, ha sedotto qualcuno per fargli uccidere tutte quelle bestie di notte. È solo questione di tempo, queste malefiche creature non se ne vanno tanto facilmente, cercano sangue e ne vogliono sempre di più…
“Pazzi, poveri vecchi!” commentano i compaesani.
“Leggende”, aveva pensato.
Taemin non era tipo da aver paura dei fantasmi. Se mai ne avesse visto uno, ci avrebbe chiacchierato insieme. “Come ci si sente da morti?”
 
 
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Per esorcizzare le paure c’era un solo ed unico modo: dimenticarsene. Per questo il borgo era in festa. Nessuno avrebbe rimandato la festa di primavera per due polli sgozzati e una ragazzina affetta da manie di persecuzione… si sa, le donne erano sempre più nevrotiche di quei tempi, soprattutto in età da marito.
Ci era andato anche Taemin ai festeggiamenti. Si era vestito con il suo completo nuovo: la camicia bianca con i ricami sul petto, i pantaloni e la giacca color rame, le scarpe lucide… lo invidiavano tutti, il Signorino. Era il figlio dei padroni, viveva nella villa dei Lee immerso negli agi e nel vino… anche se lui non avrebbe potuto berlo, così giovane. Il vino gli piaceva, così come gli piaceva il lusso. Sentirsi servito, coccolato, ammirato, invidiato… erano tutti sentimenti che aveva sempre accolto con piacere, ma ultimamente non gli importava più. Gli amici lo annoiavano, i suoi giochi quotidiani nella villa e al borgo erano ormai privi di valore per il signorino.
Da quando era arrivato lui tre mesi prima non riusciva a concentrarsi su nient’altro.
 
 
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Un brivido, lungo la schiena. Gli corse dalla base della colonna vertebrale fino ai capelli lisci, color miele. Non si vedeva quasi mai in città… usciva sempre meno… Taemin l’aveva cercato per giorni, come un cane affamato. In silenzio aveva fatto guizzare il suo sguardo ovunque in cerca di quell’ombra tanto ambita.
La festa rumoreggiava attorno a lui, quando finalmente lo vide.
Era di un altro mondo.
Se ne stava dietro ad un falò, oltre agli addobbi che univano i palazzi nelle strette vie del borgo. Fermo, immobile, surreale. Lui era sempre elegante… Taemin lo fissò, si immobilizò. Anche a quella lontananza ne era certo.
Lui lo sentiva.
Lo vedeva.
“Ti stavo cercando.”
La figura in lontananza chiuse gli occhi, si voltò. Taemin si morse le labbra, era entrato in un cono d’ombra.
Decise in un istante, col cuore che come al solito gli esplodeva nel petto.
Lasciò la festa di primavera, i profumi, il falò.
La sua bella villa rimase alle sue spalle, sempre più lontana.
Choi Minho viveva nell’ex castello patronale, poco fuori le mura del borgo. L’aveva rimesso a nuovo da quando era arrivato, ma manteneva ancora la sua mole imponente, gotica, leggermente spettrale. Vi si avviò, a passo svelto.
 
 
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Il castello era immenso. Taemin camminò lentamente per l’androne guardando i soffitti altissimi, sconfinati. I suoi occhi ci misero un po’ ad abituarsi al buio, poi notò l’arredamento: antico, raffinato… come lui. Le scarpe nuove che indossava rimbombarono ad ogni passo mentre camminava lento, le braccia distese lungo i fianchi. Fu allora che se ne accorse, osservando quel luogo sconosciuto e tanto agognato: aveva paura.
Una paura bruciante, che lo faceva sentire così vivo… strinse i pugni, poteva quasi percepire il sangue pulsare nelle sue vene, lungo i polsi.
“Non ti aspettavo.”
Taemin sobbalzò. Il suo cuore pompava più veloce che mai, ogni suo muscolo si era irrigidito mentre si voltava.
“H-hyung.” si morse l’interno di una guancia, disgustato dal suo tono impaurito. Rizzò il mento, fiero, si schiarì la voce.
Lui si stava avvicinando. Aveva un sorriso dolce sul viso, guardava il pavimento. La sua figura snella avanzava aggraziata, una mano nella tasca dei lunghi pantaloni neri, l’altra posata dolcemente sulla redingote.
“Chiamami Minho. Solo Minho, ricordi?”
Oh sì, ricordava. Avevano parlato solo due volte ma Taemin si era sentito bruciare. C’era… qualcosa in lui… un’aura potente, che lo attraeva come un magnete. Il solo guardarlo gli faceva venire il respiro affannoso.
Fu così che il cuore di Taemin avvertì il pericolo, non appena gli occhi dell’alto gentiluomo si posarono nei suoi. Neri, grandi… bellissimi…
“Non sei alla festa hyung?” riuscì a controllarsi, si mostrò sicuro.
“Potrei farti la stessa domanda. Cosa ci fa un giovinetto nobile come te in un castello di periferia nella notte in cui si festeggia la primavera?” Minho sorrideva languido, tiepido, con quelle sopracciglia lunghe... sfiorò i capelli biondi di Taemin con due nocche delle dita affusolate, le spalle di Taemin tremarono dall’emozione.
Sembrava del tutto normale, un gentiluomo della miglior specie, con il dono dell’eleganza e della bellezza che purtroppo non si può imparare grazie ai precettori.
“Hyung… non mi interessa. Non mi interessa nessuno di loro.”
“E perché piccolo… è colpa mia?” Minho si avvicinava, fece un altro passo. Taemin alzò leggermente il capo per guardarlo da vicino, quel viso bellissimo aveva assunto un’espressione dispiaciuta, con le sopracciglia arcuate… Taemin si sentì rapito, turbato… la paura svaniva, il buio che li avvolgeva era così quieto, le sue labbra così…
“C-chiamami ancora così.”
“Mh? Così come?”
“Hyung…”
Minho capiva, sapeva. Taemin era in sua totale balìa e non poteva nemmeno sbattere le ciglia. Ogni campanello dall’arme nella sua testa stava tuonando con irreversibile insistenza ma tutti i suoi sensi erano assopiti dalla presenza del maggiore così vicino, con le sue vesti nere come quella notte fuori dal borgo cittadino. Minho si passò la lingua sulle labbra per un solo istante. Taemin lo imitò, d’istinto, affamato.
“Quanto sei bello… Dio perdonami…”
Taemin smise di respirare quando Minho poggiò i palmi delle mani sui suoi zigomi, affondando le dita lunghe nei capelli color miele. Il maggiore lo guardò intensamente, esaminando ogni particolare della sua fisionomia… Taemin si sentì avvampare.
“H-hyung perché dovrei perdonarti…”
Minho sembrava combattuto, addolorato quasi, gli accarezzava le guance morbide con aria protettiva.
“Sei… un bambino, un bambino per me… avrei preso chiunque altro, chiunque altro ma sei così bello, non ce la faccio. Se ti avesse visto il Diavolo in persona non avrebbe resistito, credimi. Chi sono io per compiere una tale impresa dunque? Sono debole… e tu sei perfetto…
Taemin sbattè le palpebre, fece un passo indietro. Minho lo seguì, come preso da una strana frenesia.
“N-non capisco… è da tanto che mi guardi, vero? Da settimane… tutti ti amano qui, eppure gli animali continuano a morire… come se ci fosse una maledizione su questo posto. Sei tu, vero?”
“Hai paura? Taemin-ah, hai paura?”
Taemin deglutì. Minho era diventato serio, la sua mascella era tesa e sporgente, a sottolineare i suoi tratti levigati.
Il minore non rispose.
Nella sua testa, nelle sue membra, risuonava un unico grido:
fuggi.
Le sue gambe non si muovevano.
 
 
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L’aveva preso per mano, dolcemente. Si innoltravano nel castello, era tutto al buio. Gli arazzi rimasero appesi attorno a loro, silenziosi, minacciosi, mentre salivano le scale per i piani superiori.
“Sai, non ho cambiato molto l’arredamento. L’ho solo reso più accogliente. Ti piace? Non ci ho mai portato nessuno ancora. Questo castello mi aggrada, non è troppo in vista, è silenzioso…”
“Sì. Mi piace.” sussurrò Taemin.
Si era calmato. Insieme all’espressione di Minho che era tornata più serena, si era placato anche il suo cuore. Saliva le scale con lui, lentamente. La sua mano era rovente come il ferro del calzolaio. La mano di Taemin, più piccola e liscia, bruciava in quella salda di Minho, le dita intrecciate.
“Come ti senti piccolo, mh? Stanco? Confuso?”
Erano giunti ai piani superiori, procedevano lungo un bel corridoio ordinato. Dalle ampie finestre filtrava la luce della luna, si vedeva il bagliore dei falò nel borgo… Taemin si fermò ad osservare, con la mente annebbiata.
“Festeggiano… ma c’è aria di morte.” esalò. Senza guardare, sapeva che Minho non gli staccava gli occhi di dosso. Sentì il dorso della sua mano sulla guancia, socchiuse le palpebre liberando un sospiro sofferto. Piegò leggermente il capo verso le sue dita…
“Hyu-”
“Minho.”
“Minho. Sei stato tu, non è vero?”
“Sì.”
“Sei un Demone?”
“Sono un mostro.”
“Ma come…” Taemin lo gurdò, risentito. Strinse di nuovo la mascella, gli prese una mano e se la portò alle labbra per baciarla.
Quelle labbra, finalmente… Taemin si irrigidì.
“Mi sembra di conoscerti da una vita.”
Minho sorrise amaramente. Lo guardò senza smettere di accarezzare la sua mano.
“Quale vita, Taemin-ah… quella che ti sto per strappare via? O quella che avresti potuto vivere se solo io fossi così forte da lasciarti in pace.”
“Sono venuto io fino a te. Ho deciso io.”
“È colpa mia, Taemin-ah. La mia presenza ti ha attirato fino qui. È… qualcosa che non ho potuto evitare. Anche adesso, quello che senti… non è reale, capisci? È come…”
“Come un sogno.”
“Sì. O un incubo.”
“Hyung, che cosa vuoi che io faccia. Cosa vuoi da me.”
“Non volevo attirarti qui in questo modo Taemin-ah, come si attira una preda. Tu sei troppo speciale, sei perfetto per me. La tua vita palpita qui, sotto la pelle, così intensa, così… potevo sentirla da chilometri di distanza, ancora non sapevo che eri tu. Non so come ho fatto a non strappartela via per tutto questo tempo, quei poveri esseri erano così vili al tuo confronto…”
“H-hyung mi stai…”
Le mani di Minho si erano posate sulle spalle di Taemin, avevano stretto la giacca color vinaccio tirando Taemin sulla punta dei piedi, verso di sé, in un disperato tentativo di…
“Hyung!” il giovinetto si ritrasse spingendolo via con forza, ricadde per un istante sul pavimento freddo prima di appoggiarsi alla parete del corridoio e tirarsi in piedi. I muscoli gli bruciavano per la tensione, fu come uscire da uno stato di soporifero torpore.
Si rese conto che gli occhi neri di Minho avevano avuto un bagliore sinistro, infernale. Le sue labbra erano rosse ed eccitate, anche se rimaneva una creatura meravigliosamente attraente. I campanelli nella testa di Taemin finalmente vibravano in tutto il suo corpo, raggiungevano le terminazioni nervose.
“Hai paura?” chiese di nuovo Minho.
Taemin capì.
Finalmente la coltre di nebbia che ricopriva la sua mente si diradò e in un istante capì.
Sì, aveva paura.
 
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Correva, correva a perdifiato per quei corridoi sconosciuti, cercando una stanza in cui nascondersi, un’uscita secondaria, qualsiasi cosa.
Era lui la preda.
A Minho i polli, i cani, i cavalli, gli uccellini del boschetto non bastavano più. Taemin fuggì a perdifiato, salì delle scale, si nascose nei corridoi cercando il buio pesto ma ovunque passasse sentiva la sua presenza, vicinissima. Lo vedeva svoltando l’angolo, lui era lì, sempre lì. Corse, corse senza fermarsi, gemette quando scivolò sul pavimento di marmo liscio. Si riprese, salì delle scale, giunse ad un salone circolare su cui torreggiava un gigantesco lampadario spento.
Non portava a nessun’altra stanza. Nessuna via di fuga, nessuna scala.
Doveva tornare indietro.
Si morse le labbra, gemette. Si voltò e riprese a correre ma la porta da cui era entrato era svanita.
Si accese una lanterna in un angolo, iniziò a gettare una luce tremolante, sinistra, lugubre. Per un istante, Taemin udì solo il suono del suo respiro affannoso. Il sudore gli colò da una tempia. Scosse il capo frustrato.
Per puro caso, rievocato dalla profonda paura che lo attanagliava, un ricordo lontano fece capolino nella sua mente: “Taemin-ah, ricordati di non andare mai in giro da solo di notte… strane creature potrebbero arrivare dal boschetto fuori città.”
Ma nonna, io…
“Fai come ti dico signorino, sei troppo bianco per la notte che è tanto nera.”
 
 
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Lo sentiva.
Non osava voltarsi.
Lo fece piano, lentamente, alzando il capo verso il lampadario alto, cercando di calmare il battito del cuore impazzito.
Lui era lì. Lo guardava immobile, a pochi passi. Non sembrava aver corso, non sembrava nemmeno che stesse respirando. Taemin si sistemò i capelli biondi, prese dei respiri profondi, era accaldato, la giacca elegante gli cadeva da una spalla.
Minho invece era impeccabile, perfetto. Come sempre.
Avanzò con uno sguardo triste, Taemin si fece subito indietro.
Ad ogni passo più vicino. Ad ogni passo, Taemin si sentiva mancare le forze.
Quasi svenne, Minho lo prese per un braccio e con l’altra mano gli strinse la vita. Le dita lunghe di Minho si intrecciarono alle sue, come se Minho volesse condurlo in un’intima danza.
Si guardarono.
“Se tu potessi vedere i tuoi occhi in questo momento… sono meravigliosi.”
Taemin sbuffò, distogliendo lo sguardo. Era arrossito. Minho gli prese il mento, continuò ad esaminarlo con sguardo trasognato mentre Taemin sbatteva le palpebre, in soggezione.
“Sono gli occhi che ho desiderato da tanto. Ah, volevo vederli così… vicini, confusi… per me.”
“N-non riesco a pensare se…” le parole gli morirono in gola quando Minho chiuse le palpebre e si abbassò leggermente per baciarlo sulle labbra. Fece piano, gentilmente.
Taemin sentì cedere le ginocchia.
Il potere di Minho non gli dava scampo, gli accendeva i sensi e gli spegneva la mente.
Quando riaprì gli occhi, vide le pupille nere di Minho torreggiare sopra di lui. Brillarono.
Poi si rese conto che era disteso sul freddo pavimento di marmo.
Non era lucido, la sua mente elaborava la realtà con troppi secondi di ritardo. O forse Minho era solo troppo veloce per lui. Si sentì togliere la giacca, le sue labbra furono ovunque. La camicia bianca fu aperta sul suo petto, vide Minho tormentargli la pelle arroventata e in un secondo dovette trattenere un grido: era in fiamme. Iniziò a sudare, l’unico sollievo era il pavimento freddo sotto la sua schiena.
“Shh… non è niente.”
“Ah Minho ti prego, ti-” Taemin iniziò a singhiozzare, non poteva fare altro.
“N-non sono pronto… non sono pronto per morire!”
Minho si fermò, lo guardò.
Esalò un respiro tremante, gli baciò le labbra con intensità. Taemin chiuse gli occhi, si sentì sprofondare in quel freddo pavimento di marmo mentre tutto il resto di lui bruciava. Era avvolto nelle fiamme dell’Inferno, tremava. Cercava un appiglio a cui aggrapparsi ma le sue unghie tonde trovavano solo marmo insensibile. Si appese alle sue spalle, ai suoi capelli mentre Minho scendeva. Gli tolse la camicia, la gettò via con un gesto che ebbe del soprannaturale. Continuò la sua discesa tortuosa, lenta, slacciò i pantaloni sulla stretta vita di Taemin e li sfilò dalle gambe magre, ricoperte di pelle d’oca. Taemin ebbe uno spasmo, gemette gettando la testa all’indietro e mordendosi il labbro inferiore con forza quando si sentì esplodere in mille pezzi dentro la sua bocca. Bruciava, bruciava tutto dentro di lui, la sua pelle, i suoi nervi, i capelli si imperlavano di sudore era troppo, troppo da sopportare per un semplice umano come lui.
Spalancò gli occhi, le labbra si aprirono in un grido muto mentre afferrò d’istinto i capelli neri del Demone, tirando alcune ciocche. Mosse il bacino verso di lui, boccheggiò. Le forze gli mancarono mentre gemeva, senza riuscire a controllarsi.
Lasciò i suoi capelli. La mano ricadde inerte sul pavimento, mentre tutto il resto tremava.
Quando Minho lo lasciò andare ed appoggiò le mani sulle sue cosce, divaricandole gentilmente, Taemin poté rivedere il suo viso.
I suoi occhi erano due braci ardenti nel buio della notte.
Si leccò le labbra, Minho gli sorrise per tranquillizzarlo.
“Stai piangendo?”
“N-no.” rispose Taemin con un lamento. Le lacrime gli scorrevano copiose dagli angoli degli occhi fin tra i capelli biondi.
“Hai gli occhi pieni di lacrime, lo vedo.” si chinò per baciargliene via una, Taemin strinse i denti.
“N-non mi lascerai in pace vero?”
“Mi dispiace. Fa male? Deve far male avermi così vicino.” Minho gli prese la mano che era rimasta inerte sul pavimento e gli baciò il dorso.
Il petto di Taemin era premuto prepotentemente contro quello del maggiore, bruciava così tanto che era convinto ci fosse già un ampio buco sulla sua pelle, in mezzo al suo corpo.
Controllò, la realtà ondeggiava pericolosamente davanti a sé. Minho risalì fino alle sue labbra, gli rubò un bacio con prepotenza. Taemin gridò nella sua bocca, sentendosi risucchiare il fiato.
Tremò di paura, strinse con le mani la giacca nera di Minho, stropicciandola sulla sua schiena stretta.
“Non sentirai niente, vedrai. Ti… ti prosciugherò, ah, sarà magnifico, finirà presto lo prometto, presto non proverai più dolore credimi.”
“N-non sono pronto per… Minho!”
Si sentì spezzato in due. Minho lo tenne per i polsi, ancorandoglieli al terreno. La sua forza era incredibile e Taemin si sentiva completamente privo di energie. La vita svaniva da lui ad ogni bacio, ad ogni tocco della pelle bruciante di Minho sulla sua. Ora il Demone si cibava del suo collo, il dolore era così forte che Taemin ne rimase accecato e per un istante non poté nemmeno gridare.
Respirò, anche se la sua gola era in fiamme.
Ah, bravo, così… non sentirai più dolore, ancora poco…”
Taemin non gli credette, alcune lacrime si liberarono dai suoi occhi. Strinse i pugni, lottò con le ultime forze che gli rimanevano. I suoi polsi rimasero uniti sopra la sua testa mentre Minho lo baciava. Taemin sentì un sapore acre sulle labbra, caldo e sconosciuto.
Taemin rilasciò un sospiro spezzato non appena Minho si ritrasse, abbandonò il capo sul pavimento e i suoi capelli color miele si sparpagliarono sul marmo lucido, rossastro.
C-continua… a respirare…
“Ah…”
“Ti senti meglio ora? Prova a pensarci, prova… a concentrarti solo su di me.”
“M-Minho, io…”
“Mh?”
“Mi… ah!”
Taemin si morse il labbro, strinse i pugni tentando disperatamente di muoversi. Si contorse sotto il corpo di Minho, inspiegabilmente, incredibilmente… scoprì che il Demone non mentiva.
Aprì le ginocchia.
Minho sorrise.
 
 
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 “Ah, il mio fiore… mh, che buon profumo…” Minho continuava a sussurrargli all’orecchio, incessantemente. Gli tormentava il collo e i polsi coi denti, baciava, feriva, gli rubava la linfa vitale dalle vene, come un delizioso, irrifiutabile serpente…
Taemin pianse in silenzio, qualche lacrima gli scorse dagli angoli degli occhi. Si leccò le labbra rotte. Si accorse di avere le mani libere ora, ma gli mancava qualsiasi energia. Abbracciò con fatica le spalle di Minho, il Demone lo guardò accarezzandogli i capelli. Aveva le labbra rosse come il fuoco e gli occhi ardevano d’Inferno.
“Va bene così?”
Taemin lo osservò con le palpebre semichiuse. Il dolore lo stava lentamente consumando. Tutto bruciava dalla vita in su, il cuore faticava a pompare, debole, soggiogato.
Il ragazzino annuì, lento.
“D-di più… no… non ancora… non voglio morire.”
Minho lo morse con forza, il piacere esplose strappandogli un singulto sofferto. Una mano di Minho scese lungo il corpo magro di Taemin, i suoi vestiti eleganti erano sparpagliati nel salone, dimenticati.
Le gambe magre gli tremarono.
Sentì di essere al limite.
“Ti senti pronto?”
No.
Glielo sussurrò di nuovo, in un orecchio.
“Taemin, ti senti pronto?”
Taemin chiuse gli occhi.
Un ultimo bacio.
Si spense.
 
 
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“Taemin. Taemin-ah.”
“Ah Minho non….”
“Taemin…”
“Non voglio… non…”
“Svegliati.”
Taemin si sveglia di soprassalto. Si rizza sui gomiti, vede nero. Sente il sudore appiccicaticcio dietro la schiena, calcia via le coperte con sollievo.
Mette a fuoco, lentamente.
Una stanza d’albergo. Respiri tranquilli dai letti vicini.
Volta il capo. Sente le sue labbra sul collo e le sue braccia attorno alla vita, sospira.
“Cazzo… che idiota.”
“Ehi, ehi, che stavi sognando mh?” Minho ride a bassa voce per non svegliare nessuno, dondola nascondendo le labbra tra i capelli sulla sua nuca. Per un attimo Taemin rabbrividisce.
Poi ricorda.
Si sente avvampare.
“Niente… una sciocchezza.”
“Eddai, dicevi il mio nome e non sembravi contento.”
“Una cavolata hyung davvero, mi sa che è stato il panino che mi sono mangiato ieri sera.”
“Taemin, sono curioso.”
Sì… e come al solito sei anche testardo come un mulo.
Taemin non lo dice, è troppo contento di esserselo ritrovato lì, con le sue labbra che gli sfiorano il collo gentilmente.
“Mh… era davvero realistico. Eravamo tipo… nel Medioevo? Bah…” si appoggia comodamente sul suo petto, prende dei respiri profondi e muove solo le labbra, in modo che soltanto Minho possa sentirlo parlare.
“Bwo? E che succedeva? Qualcosa di brutto?” Minho lo guarda da vicino, appoggiando il mento sulla sua spalla. Taemin giocherella con le mani intrecciate sul suo ventre.
“Mh… Non eri molto simpatico nel sogno.”
Minho si acciglia.
“Racconta.”
“Beh eri una specie di mostro e ti sei sbranato dei cavalli.”
Bw- bwo?” Minho abbassa la voce appena in tempo. “Taemin-ah, che schifo. Devi smetterla di guardarti gli horror prima di dormire. E poi? Ti ho fatto del male?”
“Ehm…”
“Perché devo sempre pregarti?”
“Hyung è imbarazzante!”
Minho ci riflette un attimo.
“Oh… vorresti dirmi che…”
“No! Non è quello che pensi. Era un po’ confuso. Ma non è stato piacevole, volevi sbranarti anche me.”
“Mh… certo certo…”
Taemin si volta a guardarlo e nota il sorrisetto malizioso di Minho. Si acciglia.
Poi ripensa al sogno e si volta di nuovo, sperando che il buio copra il rossore sulle sue guance.
“Non è come pensi.”
“Ti credo.” gli bacia dietro l’orecchio, facendolo rabbrividire. Taemin si morde un labbro.
“Sei tremendo.”
“Da quanto non lo facciamo Taemin-ah?”
“Hyung!” si volta all’improvviso, per poco non sveglia Kibum ad un letto di distanza.
Minho ride a bassa voce, gli ravvia i capelli sudati sulla fronte.
“Sai, comincio a pensare che non sia il panino di ieri sera a generare cose strane nella tua testa.”
“Tsk…” Taemin fa una smorfia, lo prende per una spalla nuda e lo spinge via.
“Tornatene nel tuo letto.”
Per ora.
“Arasso…” Minho gli stampa un bacio su di una guancia. “Se fai ancora brutti sogni” fa il segno delle virgolette con le dita “chiamami.”
Taemin gli tira un cuscino.
 
 
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*Il titolo è tratto da una raccolta poetica di Cesare Pavese.
 
Buongiorno bestie!!!!
Come va?
Non ve lo aspettavate di rivedermi qui eeeh?
Beh, vi comunico che ho finalmente finito i miei esami e penso potrò godermi agosto senza rinchiudermi in casa a studiare (dopo anni, aspettate che mi commuovo). Sono abbastanza sicura che nel giro di un mesetto avrò anche la possibilità di tornare a scrivere! ;)
Per ora vi lascio questa piccola OS che avevo iniziato mesi fa ma non ho mai avuto tempo per concludere e correggere.
È carina? Sì fa abbastanza cagher ma ho pensato di pubblicarla lo stesso U_U Solo io posso partire col concept horror e finire con quello comico haha *psicopatica*.
(Sperando che non me la facciano togliere coff coff) la foto che ho usato nel banner è la mia preferita dal comeback di Taemin, e la vostra qual è? :)
Penso che continuerò a postare sia qui sia su AFF per facilitarvi la lettura, nel caso siate più comodi su un sito o sull’altro.
Bene, a presto e scrivetemi se avete voglia di chiacchierare e di tenermi compagniaaaaaaaa (seguitemi su instagram e twitter, sono sempre ChiaKairi).
Bye byeeeeee
-Chiara
 
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