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Autore: elleonora    12/06/2016    0 recensioni
Virginia, da poco laureata in psicologia, decide di trascorrere l'estate in compagnia dei suoi amici di sempre. Una sera in discoteca vede un ragazzo dagli occhi ipnotici che la stregano, ma purtroppo viene trascinato via da un amico. Riuscirà la dolce Virginia a rivedere quegli smeraldi che tanto l'hanno colpita? Ma soprattutto, lui si sarà accorto di lei?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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INASPETTATAMENTE_ cap.1

 

 

If We Ever Meet Again – Capitolo 1

 

 

12 Agosto.
 
 
V’s POV.
 
Luci, colori, musica assordante, martellante, gente che balla, si dimena, sudore, calore, alcol, fumo… Sono in una discoteca, che alla fine non è che un infuso di tutto ciò. Le discoteche non sono mai state al primo posto tra le mie cose preferite, però per gli amici si tende a fare questo e molto molto altro. Finalmente dopo un lungo inverno pieno di libri, di buio, di ore infinite di lezioni universitarie, di freddo gelido e di studio, sono in vacanza con loro, i miei amici di sempre, quelli che conosco ormai da ventidue anni; siamo cresciuti insieme nel corso degli anni e ogni estate ritrovarmi con loro è sempre stata una gioia. Tra noi esiste un’amicizia che, nonostante le distanze, si rinforza di anno in anno e soprattutto di estate in estate. Sembra una banalità, lo so, ma devo ammettere che il rapporto con loro è quella meravigliosa eccezione che conferma la regola. Questa serata è stata ideata solo ed esclusivamente per celebrare un evento molto importante: il ventesimo compleanno di Cristian. Cristian è uno dei più cari amici che ho da sempre, una sorta di fratellone, nonostante abbia due anni in meno di me. La nostra amicizia non è iniziata nel più roseo dei modi: a quattro anni aveva deciso di rubarmi l’innaffiatoio dell’acqua sulla spiaggia, dopo averlo rotto ed essere tornato in lacrime circa un quarto d’ora dopo, la nonna di Cristian aveva deciso che entrambi dovevamo utilizzare il suo per tutto il pomeriggio. Il giorno dopo, un sorridente Cristian era apparso in spiaggia con un regalino per la sottoscritta: uno sfavillante innaffiatoio verde evidenziatore. Dall’innaffiatoio in avanti, si è instaurato un bellissimo legame che ogni estate diventava sempre più profondo e per me, è sempre stato “il mio fratellone” perché sì, è spaventosamente alto nonostante i due anni in meno, ha un fisico indiscutibilmente muscoloso ed è decisamente un bellissimo ragazzo.
 
La serata è iniziata da un bel po’, le persone sono probabilmente parecchio brille da tempo e io anche. Per una volta ho provato ad applicare la teoria del “b&b”, bevi&balla, altrimenti non mi sarei mai e poi mai alzata da questo meraviglioso divanetto in pelle nera, sono troppo timida per dimenarmi in mezzo alla pista e danzare come una matta come se mi avesse punto una tarantola, non ne sono capace e soprattutto non l’ho mai fatto. Mi sono sempre vergognata. Per questo motivo evidentemente ho «davvero davvero bisogno di una spintarella, tesoro» ha detto così quella simpaticona di Paola, evidenziando con la sua voce stridula la parola “davvero” e “tesoro” riferendosi chiaramente a un cocktail. O più di uno. Paola ormai è solo una conoscente, una semplice conoscente, non più una vera e propria “amica per la pelle” come lo era più di dieci anni fa, la rivedo ogni anno e ogni anno è sempre peggio: sempre svariati ragazzi o veri e propri uomini che le girano intorno, se ne frega di tutto e di tutti, niente università e soprattutto niente lavoro. «Scherzi? Quando ho uno o più di uno che mi mantengono? Perché dovrei scomodarmi?» era la frase che spesso ripeteva quando erano in gruppo. Certo, con la sua situazione famigliare le era tutto possibile e tutto a disposizione venendo da una famiglia molto benestante, inoltre la cerchia di ragazzi o uomini che le vorticavano intorno come dei piccoli satelliti non le facevano mai mancare nulla. Chissà, forse faceva bene a fregarsene di tutto e di tutti e a fare ciò che meglio preferiva, il fatto era che se lo poteva permettere essendo praticamente una Barbie: bellissima, con un corpo da favola, biondissima e con gli occhi azzurri.
 
«Vi, prendiamo ancora da bere e poi balliamo, vieni con noi?» la domanda è stata posta dal super festeggiato della serata, Cristian, che allunga una sua mano verso di me, intimandomi di scollare il mio derrière dal meraviglioso divanetto nero in maniera davvero cavalleresca. E anche con un’occhiata eloquente che non ammette repliche “o ti alzi, o ti faccio alzare” dice il suo sguardo.
«Sì sì, arrivo» gli rispondo con un mezzo sorriso. Devo proprio alzarmi? Mi sa di sì. Cerco di farmi forza e gli chiedo «Però balli con me, vero?». Ho sempre avuto dei problemi a ballare, soprattutto se si tratta di ballare da sola in discoteca e lui lo sa molto bene.
Cristian dal canto suo, sorride. E quando sorride a me fa sempre un certo effetto, nonostante il sorriso sia spontaneo. Mi risponde «Certamente mia signora, altrimenti non ti lasci andare!» si avvicina al mio orecchio e sussurra «Vederti ballare fa parte del mio regalo di compleanno». Sorrido facendo una smorfia, afferro la sua mano e per una volta, decido di buttarmi e lo seguo.
 
Tra Cristian e me c’è sempre stata un’amicizia profonda ma negli ultimi anni è sfociata anche nel “molto strana”, sfiorando spesso il “io piaccio a te e tu piaci a me ma non ce lo diciamo che è meglio”. Per me va più che bene così, senza etichette, senza coinvolgimenti, senza spiegazioni, senza chiarimenti. Ci conosciamo da troppo e per come siamo fatti entrambi non potremmo mai stare insieme. La cosa molto bella e particolare però è che entrambi lo sappiamo, ne siamo consapevoli e ci scherziamo su. Ogni tanto facciamo addirittura i finti fidanzatini, soprattutto se c’è in giro Paola.
 
Dato che mi hanno trascinato qui controvoglia ma è il suo ventesimo compleanno, credo che la scelta migliore che io possa fare sia quella di divertirmi, o almeno mi impegno nel divertimi. Lo so, sono restia alle discoteche e soprattutto al loro rumore assordante e rimbombante, so già che domani potrei avere una splendida emicrania, per questo mi sono attrezzata per tempo, ho messo la mia solita pastiglietta placa-emicrania nella pochette. Prevenire è meglio che curare, diceva così un vecchio detto e a me piace essere previdente.
 
Riemergo dai pensieri e mi ritrovo con un bicchiere in mano che mi è appena stato passato dal festeggiato, annuso e sento l’odore amaro del rum miscelato con della Coca-Cola, il ragazzo mi conosce bene e sa quanto io abbia una predilezione verso il Cuba Libre. Uno a zero per lui. La cosa che però mi crea un leggero fastidio è il ritrovarmi in mezzo alla pista con centinaia di corpi che ballano al ritmo martellante e incessante della musica, non sono la musica e il rumore che mi creano questa insofferenza, ma sono tutte queste persone che si strusciano e mi sfiorano. Mi hanno sempre dato l’idea di un qualcosa di viscido, come un branco di serpenti. Sia chiaro, non è che non apprezzi il contatto con le persone, quello lo trovo fondamentale, ma in discoteca, con tutto questo sudore, questo spingersi, questo contatto forzato, quando mani di persone estranee ti toccano, ecco, questo mi urta molto.
 
Dopo il primo cocktail, finisco anche il secondo drink della serata e mi sento più libera, la testa è effettivamente più leggera, la sensazione è quella dell’ovattamento, percepisco le cose in maniera leggermente differente, ed è come se sentissi il bisogno di lasciarmi andare. Dopotutto è nei miei diritti divertirmi, è una serata di festa, con i miei amici di sempre e non vedo perché non dovrei farlo.
 
Cerco con lo sguardo Cristian, adesso avrei voglia di ballare con lui dato che me l’aveva promesso e fino a qualche minuto fa era accanto a me, ma ora lo ritrovo in dolce compagnia. Dolce non direi proprio, si può dire “Barbie compagnia”? Lui sta ballando con Paola, una Paola trionfante e raggiante di felicità che si sta strusciando molto animatamente su di lui. Il mio primo pensiero? Amen. Che ci posso fare? Finalmente Paola ha ottenuto una conquista in più. Ed ecco a voi la solita Virginia che accantona l’idea di ballare e divertirsi un po’ con l’opzione di ritornare sul meraviglioso divanetto nero. Cerco di fare mente locale su abbiamo lasciato alcuni dei nostri amici e lì trovo in fondo, erano in cinque ma ora sono un paio di più… tre in più? Peccato che non riesca a vedere bene. Maledetto buio della discoteca. E maledetto alcol che mi fa vedere le cose un po’ annebbiate. Mi giro in direzione amici e prima di compiere il primo passo, una mano si posa sul mio fianco e mi blocca.
 
«Vi, non tornare là, balla con me» il mio sguardo si posa su quello di Cristian, un Cristian parecchio brillo, con gli occhi leggermente appannati, che mi sorride. E’ uno di quei sorrisi che promettono notti sfrenate e sudate bellissime.
«Cri, c’è già Paola che balla con te, non ti preoccup» mi interrompe, spinge da qualche parte Miss Barbie e mi fa girare come una trottola. Me lo ritrovo dietro, con entrambe le mani poggiate sui miei fianchi, con la mia schiena appoggiata perfettamente al suo addome scolpito e la mia testa al suo torace solido, ed è una situazione nuova per me, così nuova e così strana che mi piace. Molto.  
«Sei meravigliosa stasera» sussurra all’orecchio facendomi venire un brivido lungo tutta la colonna vertebrale, l’alcol stasera mi ha fatta diventare molto sensibile.
«Smettila dai!» cerco di sdrammatizzare un po’ ma sono molto compiaciuta della sua affermazione.
«Ora esigo il mio regalo di compleanno! Scatenati!» ecco che ritorna il vero Cristian, quello che scherza sempre e che ottiene sempre ciò che vuole. Voleva il suo regalo di compleanno, e l’ha ottenuto.
Ormai stiamo danzando da un po’, la mia testa è su una nuvoletta alcolica. Devo smettere di bere così tanto rum, l’alcol mi fa diventare disinibita e ballo. Ballo come una matta, liberando tutte le mie energie e fregandomene di quello che le persone potrebbero pensare o fare vedendomi ballare così. So solo che c’è Cristian dietro di me che mi fa sentire protetta e tutto va bene.
«Lo so che ti stanno fissando, ma ci sono io» mi sussurra Cristian all’orecchio. Lo ringrazio in un muto silenzio, annuendo semplicemente e continuo a ballare.
 
Inizio ad essere stanca, i tacchi fanno male soprattutto dopo due ore che saltello e ballo come una scema con Cristian. Ma mi sto divertendo, questo è un bene, anzi è un’ottima cosa perché ne sentivo il bisogno.
 
Sto per fermare il mio ballo improvvisato quando scorgo due meravigliosi occhi verdi che mi stanno guardando. Un verde smeraldo, meraviglioso, che non avevo mai visto in vita mia. Guardano me? Sono sicura? Guardano proprio me? Mi guardo intorno e noto che poco distante c’è Paola che sta dando spettacolo con un nostro amico. Non sta ballando, sta avendo una sorta di rapporto molto intimo al centro della pista da ballo. Faccio mente locale, lui sta guardando lo spettacolo, quindi no, non sta guardando me. Quel ragazzo alto, meraviglioso, con un viso d’angelo e due occhi da infarto sta ovviamente guardando lei, Miss Barbie.
Con una sensazione strana come un peso sullo stomaco, data da un’amara consapevolezza, avvicino la mia bocca all’orecchio di Cristian e gli dico «Cri, vado a sedermi, i tacchi mi stanno uccidendo!».
«Non ti preoccupare, vai che sei stata una compagna di danze perfetta! Io vado a cercare una pollastrella che ho intravisto prima» tipico e solito Cristian.
Sorrido e gli dò un bacio sulla guancia augurandogli mentalmente buona fortuna. Si merita qualcuno migliore di me per trascorrere la notte del suo compleanno.
 
Finalmente cerco di avviarmi verso il “mio” adorato divanetto nero dove ritrovo tre dei cinque amici che avevamo lasciato all’inizio serata, ma poco prima di mettermi seduta il mio cuore decide di perdere un battito. Inizialmente lo perde, successivamente i battiti si fanno doppi o anche tripli. Il mio cuore martella incessantemente e pompa sangue nelle vene. Gli stessi occhi verdi che prima stavano fissando Paola, ora fissano me. Questa volta, forse, ne ho la certezza. In realtà mi piacerebbe averla, ma tendo sempre a essere pessimista, se si aggiunge inoltre che in discoteca c’è sempre troppo buio ed è piuttosto difficoltoso riuscire a capire dove guardano le persone. Il pessimismo per questa volta, vince a mani bassi così decido di togliermi immediatamente l’idea dalla testa che lui stia osservando me. Non è plausibile, starà cercando chiaramente delle altre persone. Non me.  
 
“I’ll never be the same... If we ever meet again...”
 
Arriva dagli altoparlanti della discoteca questo bellissimo brano. Può una canzone essere così azzeccata? Così giusta? Ovvio che non sarà più lo stesso se mai ci dovessimo incontrare un’altra volta. Anche perché se mai dovesse capitare, credo che avrei l’encefalogramma completamente piatto. Ora che ci penso, ho avuto una sorta di colpo di fulmine con uno sconosciuto che non stava guardando me. Ottimo inizio, davvero ottimo. Virginia, renditi conto che non ci hai neanche parlato, ma neanche ti sei avvicinata al soggetto in questione, zero assoluto proprio. Magari sta veramente guardando me ora? Mi volto bene e oh cavolo, sì. Guarda ancora verso di me, nella mia direzione, è possibile? No, come no? Sta guardando almeno nella tua direzione Virginia, svegliati! E sta anche sorridendo. Sorride. Dio mio che bel sorriso. Può un sorriso farti capire la dolcezza e la gentilezza di una persona? Sì, può. Quel ragazzo sembra davvero meraviglioso.
 
Alzo un’altra volta lo sguardo verso di lui, per accettarmi che sia veramente vero e che soprattutto io non mi stia sognando nulla. Attenzione attenzione, il ragazzo dagli occhi verdi si sta avvicinando. Passo dopo passo, è sempre più vicino. Sta arrivando qua. Sta venendo verso di me con un sorriso da infarto. Stava, ecco. Mai parlare, mai pensare, mai fare supposizioni. Si è fermato quando un altro ragazzo gli si è avvicinato piuttosto allarmato, gli ha detto qualcosa nell’orecchio e si è voltato verso l’uscita. Ecco, la mia solita fortuna. Sono la personificazione della Legge di Murphy. Sono senza alcun dubbio della personificazione di “Se qualcosa può andare male, lo farà”. Prima di uscire dalla discoteca però, quel bellissimo ragazzo si volta, e per questa volta, solo per questa, sono sicura e certa che stia guardando me. Mi guarda, sorride, alza una mano in segno di saluto, come per dirmi “Ehi ciao” e se ne va con aria triste. Triste? Sei sicura che abbia l’aria triste? Me lo sono immaginata, sicuro come l’oro. Ho un sorriso da ebete sulla faccia, sono rimasta ferma, immobile, paralizzata e bloccata e così, prima di poter alzare la mano per ricambiare il saluto lui non c’è già più, è già uscito. Bravissima Virginia, hai appena vinto il “premio ebete” dell’anno. “La vincitrice per il premio annuale per l’essere più ebete della serata e della vacanza va a… Virginia!” Ebbene sì, me lo sono meritata, anche perché non hai la certezza che stesse realmente guardando te e figuriamoci se salutava te! L’alcol mi fa diventare ancora più ebete del solito, parlo anche da sola. Un’ultima folle idea mi passa per la mente. Chissà se mai lo rivedrò, le possibilità sono praticamente pericolosamente vicine allo zero. Chissà, sarebbe stata una bella cosa avere la possibilità e l’opportunità di poter conoscere un ragazzo così bello. Sono certa che sarebbe potuto essere bellissimo. Peccato. Anche se nella vita, mai dire mai. Anche se ci credo davvero poco.
 
 
M’s POV
 
Maledico Andrea. Lo maledico e lo stramaledico. Maledico lui e il suo maledetto cugino che sta male, che ha deciso di bere fino allo sfinimento questa sera per dimenticare una delusione amorosa e che mi ha costretto ad uscire da questa discoteca per tornare a casa. Non poteva stare male, che ne so, tra quattro ore? Oppure imparare a reggere gli alcolici a una certa età? O imparare che l’alcol, dopo una chiara ed evidentissima delusione amorosa nella quale la pollastra di turno se la fa con altri due, non serve a niente e a nessuno? Serviva a me questa serata! Per una volta in vita mia che trovo finalmente qualcosa di bello in una discoteca, vengo obbligato ad andare via. Devo calmarmi un attimo e fare il punto della situazione.
 
Credo di aver avuto una visione. Ho visto una ragazza che ballava. Non era una semplice ragazza, era uno splendore di ragazza, l’unica pecca era che stava ballando con un ragazzo, che molto presumibilmente era il suo fidanzato e che quindi non l’avrei mai dovuta guardare in quel modo. Non mi era mai capitato di bramare una ragazza così, in quel modo, non mi era mai capitato di vedere una ragazza così, l’ho osservata in un modo così possessivo, volevo che ballasse con me, volevo che fosse mia. Ho avuto un attacco di possessione verso una ragazza che non conosco e che ho visto una mezza volta. E soprattutto che è fidanzata. Questa serata si è dimostrata un fallimento su tutti i fronti. Lei però era proprio bella, aveva un vestitino nero corto sopra al ginocchio, tacchi che le slanciavano due gambe toniche e lunghe, curve al posto giusto, capelli castani lunghi sotto le spalle, delle labbra meravigliose e carnose e occhi molto espressivi e scurissimi. L’ho guardata in un modo totalmente nuovo per me, come se avessi avuto una sorta di visione, non mi era mai capitato in ventiquattro anni della mia esistenza e soprattutto non mi era mai capitato con nessuna delle mie ex; figuriamoci se non mi capitava una sera in discoteca con una sconosciuta che ballava con il suo ragazzo! La casualità della vita! L’ho vista voltare il capo, cercare l’orecchio del suo fidanzato, sorridere e poi andare via. Ma quale fidanzato sano di mente lascia andare a sedere una visione del genere? Per di più da sola. Mai, io non l’avrei mai fatto.
 
Si è accomodata su un divanetto nero, non molto lontano da dove mi trovavo io all’inizio della serata, ho cercato i suoi occhi, ho pregato che mi guardasse a sua volta e dato che mi stava osservando mi sono fatto forza e ho compiuto un passo verso di lei. Ebbene sì, io, che prendo l’iniziativa. Cose da non credere, eppure l’ho fatto! Peccato che qualcuno di nome Andrea mi abbia bloccato un attimo dopo che ho finalmente preso l’iniziativa. «Guarda che Alberto non sta bene, deve tornare a casa. Al momento c’è Marco con lui». Alberto è il cugino di Andrea, appena stato mollato e in cerca di super divertimento alcolico che evidentemente ha trovato, esagerando come suo solito. All’inizio ero molto restio nel farci raggiungere solo “per un weekend” dal cugino, ma alla fine, capendo la situazione sia Marco che io abbiamo deciso di dare il semaforo verde. Peccato che adesso la situazione sia precipitata drasticamente. Ho insultato mentalmente Alberto e ho annuito a malincuore, mai una volta che qualcosa vada per il lato giusto. Ma dato che ero in vena di cose totalmente nuove in una serata del genere, ho deciso comunque di agire: ho alzato una mano e l’ho salutata, mi sono chiesto cosa avessi da perdere e la mia risposta è stata “nulla, assolutamente nulla”. Quindi l’ho salutata giusto un attimo prima che Andrea mi trascinasse via e lei stava sorridendo. Sorrideva a me e non a quel ragazzo con il quale stava ballando prima. Un sorriso che mi ha mozzato il fiato. E ha continuato a guardami con uno sguardo che mi ha fatto quasi venire un coccolone. Quegli occhi... Degli occhi così profondi ed espressivi, così scuri, così pieni di vita, così meravigliosi, non avevo mai visto degli occhi così.
 
Cerco di togliermi dalla testa quelle due perle e torno alla realtà. Salgo in macchina e mi metto alla guida senza dire una parola.
«Ehi Teo! Tutto a posto?» mi domanda Andrea.
No.
«Sei sicuro di stare bene?» mi chiede Marco posizionandosi nel posto da passeggero.
No.
«Sì certo. Stavo solo pensando. Torniamo a casa, ok?» la mia risposta appare molto seccata e suona anche molto falsa, la cosa che in realtà vorrei fare ora è entrare direttamente con la macchina in discoteca e fare salire in auto quella meravigliosa ragazza.
«Sì, torniamo. Credo che Alberto farà un secondo round a casa.» mi risponde colui che ha bloccato la mia azione.
«Teo, scu... Scusami ma… Non… Non sto molto... B-bene.» mi dice un Alberto pallidissimo in volto. La cosa importante è che non vomiti in macchina. Domani subirà l’ira funesta mia, quella di Marco che è chiaramente scocciato e quella di Andrea.
«Non ti preoccupare, facciamo presto a tornare così poi stai meglio» gli rispondo con aria rassicurante. Che cos’altro avrei dovuto fare? Insultarlo? Quello, domani e parecchio. Ho cercato di spiegargli che sfondarsi di alcol non avrebbe lenito il suo dolore, anzi, l’avrebbe solo attenuato per una sera, ma evidentemente non mi ha prestato ascolto. Anche se è grazie a lui che siamo venuti in discoteca. O meglio, è Alberto che ha insistito e quasi costretto Marco a farci imbucare alla festa di compleanno di un certo Cristian, suo vecchissimo amico d’infanzia e che purtroppo non ho potuto conoscere perché mentre Marco parlava con lui io e i due cugini siamo andati a prendere da bere. Peccato mi avrebbe fatto piacere conoscere un suo caro e vecchio amico.
 
Giro che chiavi nel cruscotto, schiaccio la frizione, accendo il motore e parto. La mia mente vaga e ripenso a lei, a quello splendore di ragazza, che senza saperlo è stata una ventata d’aria fresca per me. Aria
Ok, ora metti che ste frecce veramente è sto Cupido che le tira, ecco ha sbagliato mira.
Ha colpito me e lei no, lei stanotte dorme con qualcuno che non so, io non dormirò.
Succede o almeno dicono, in un film lo troverebbero poetico, romantico una cotta a senso unico.”
La radio sta passando questa canzone degli Articolo 31. Una più indicata non ci potrebbe essere. “Lei stanotte dorme con qualcuno che non so...” e mi sale un po’ di rabbia. Una leggera rabbia. Possibile che io sia geloso di una sconosciuta? Non sono mai stato un ragazzo geloso, ma di quello splendore lo sarei.
 
Chissà se mai la rivedrò e soprattutto chissà se riuscirò a dormire stanotte. 
 
 
**
 
 
Buona sera a tutti! Ebbene sì, incredibile ma vero sono tornata, come già preannunciato editando e sistemando al meglio la one-shot “Sguardi e supermercati”. Sono tornata con la mia prima storia, il primissimo capitolo che ho pubblicato quasi sei anni fa. Ho deciso di dare a “Inaspettatamente” una ventata di freschezza e novità, ho inserito delle parti, tolte delle altre, aggiunto un personaggio in questo primo capitolo, sistemato praticamente tutto e riscritto quasi tutto perché chi mi conosce sa che quando provo a leggermi cerco di cambiare tutto e non sono mai pienamente soddisfatta del lavoro eseguito. Però qui, adesso… Mi piace com’è venuto questo primo capitolo. Mi piace un pochino e spero che sia piaciuto soprattutto a voi. Sono tornata con “Schiffy”, come chiamo io questa prima mia storia, e ne sono contenta soprattutto perché mi sta aiutando molto e mi sono decisamente divertita nel farlo. Qualche piccolo riferimento per le canzoni citate nel testo: la prima è “If We Ever Meet Again” di Timbaland ft. Katy Perry che dà il titolo a questo primo capitolo e la seconda è la bellissima “Aria” degli Articolo 31. Lavoro e impegni a parte, dovrei riuscire a pubblicare (o meglio ri-pubblicare) anche su WATTPAD questa storia entro breve e soprattutto cercherò di postare un capitolo a settimana, con la speranza di riuscire a editare almeno un capitolo a settimana! Vi prometto che mi ci applico e che avrete almeno un capitolo a settimana. Spero che questi nuovi Virginia e Matteo e tutti i loro amici vi piacciano in questa “versione 2016”! Un’ultima cosa, ci tenevo davvero tantissimo a ringraziare chiunque abbia dedicato un po’ del suo tempo e abbia deciso di leggermi. Grazie, grazie davvero tanto.
 
A presto!
E.
 
PS: Come ben avete potuto notare, la versione “originale” della storia è stata cancellata da EFP, questo perché sarà completamente nuova. E presto sistemerò anche “E poi all’improvviso”. Vi preannuncio già, che tutto questo lavoro che faccio è per dare anche una continuità e soprattutto una fine anche all’altra storia, visto che ero bloccatissima da anni.
   
 
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