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Autore: Tinucha    12/06/2016    5 recensioni
Leon Vargas e Violetta Castillo, due ragazzi uniti da un passato burrascoso, entrambi orfani di genitori a causa di un incidente mortale. E se quel giorno avessero perso la vita sia German e Maria, i genitori di lei che Lucia e Fernando? Se Violetta e Leon si rincontrassero, cosa accadrebbe?
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leon, Un po' tutti, Violetta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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POV VIOLETTA
<< Zia, non dire sciocchezze >> sbraito entrando furiosamente in casa, ansimante. << Non dico sciocchezze, solo che tra te e quel Vargas sembra esserci una certa complicità. >> scuoto il capo irata << 6 ore, Angie, lo conosco da 6 ore >> la bionda rotea gli occhi, grattandosi nervosamente il polso << Beh, può succedere che si crei una strana e complice atmosfera con qualcuno che non conosci appieno.. >> << ..ti riferisci a te e Pablo? >> Sorrido, sbattendo angelicamente la ciglia vedendo un colore scarlatto farsi spazio sulle sue gote. In suo aiuto corre il nonno che fa capolino nella stanza, ricoperto di farina dalla testa ai piedi. Io e la bionda ci scambiamo uno sguardo sghignazzando silenziosamente. << Papà, ma che hai combinato? >> gonfia le sue guance piene in due teneri palloncini portandosi le mani sui fianchi. << Volevo preparare un dolce, ma qualcosa è andato storto. >> inutile dire che a quell'affermazione, scoppiamo in una vera e propria risata. Mi mordo il labbro inferiore sorridendo divertita e rimboccandomi le maniche. << Ho voglia di torta anch'io, nonno, vieni a darmi una mano! >>



POV LEON
Giro la chiave nella toppa della porta entrando in casa, e trattenendo un grido. << Che avete fatto al mio salotto? >> << Smettila di fare la donna mestruata e vieni a giocare con noi alla playstation >> mi invita Federico, comodamente seduto sul mio divano di fianco a quel traditore del mio migliore amico. << Andres, conterò fino a tre e se non vi alzate entrambi dal mio divano per dare una ripulita a questo porcile, giuro che non rispondo di me! >> Mi passo le mani sul viso, consapevole di essere diventato peggio di una di quelle donne costantemente incazzate e li raggiungo sul divano. << Fatemi spazio, cazzoni! >> << Hai lasciato Lara? >> Domanda immediatamente il moro ingozzandosi di patatine con la foga di un bue. << Lasciarla? Io con Lara non ci sono mai stato, ricordate questo piccolo dettaglio? >> Federico sorride sghembo inarcando un sopracciglio, ed incrociando le braccia al petto. << Dai lezioni di ballo alla Castillo? >> << Sì, perché? >> << Perché? Leon, del suo culo ne parla tutto lo Studio. >> << Beh, ha un bel culo >> scrollo le spalle con disinvoltura.
Metto immediatamente fine a quel discorso sorridendogli malizioso. << E tu e Ludmilla? >> << Io e Ludmilla cosa?! >> << Sono già due settimane che non scopate, devo preoccuparmi seriamente?! >> scoppia a ridere tenendosi una mano sullo stomaco. << Che ho detto?! >> << Voltati e lo capirai. >> << Adesso sono cazzi amari, Leon. >> esclama Andres, e quando mi volto trovo la bionda alle mie spalle con un cipiglio nervoso a disegnarle il viso. << Possibile che dobbiate fare i porci depravati anche quando Camilla ed Emma sono in casa? >> << Io oramai ci sono abituata! >> scrolla le spalle la rossa, mentre Emma avvampa di colpo guardando Andres. << Vado a ripassare i passi della coreografia, ciao Ludmilla! >> afferma prima di scappare sotto lo sguardo divertito ed adulante del mio migliore amico. Gli tiro una gomitata nel costato facendolo gemere di dolore. << Non guardare il culo a mia sorella, o ti polverizzo. >> sbuffa sonoramente, roteando gli occhi << Va beh, io vado a casa, mi ha chiamata papà ed ha detto che mi vuole urgentemente lì. >> << Salutaci Fran e Diego, Lud. >> << Sarà fatto. >>




POV JACKIE
Una lacrima solca il mio viso, seguita da tante altre. Solo ora realizzo il male che le abbiamo fatto. Francesca ha solo diciassette anni, ha sempre avuto una vita normale come quella di ogni ragazzina della sua età. Siamo arrivati come un uragano a travolgerla e devastarla, come potrà mai perdonarci? Stringo la cornice che la ritrae da bambina. Ha i codini, gli occhi grandi e verdi come quelli di Beto, il sorriso vivo ed acceso, le goti arrossate. È mano nella mano con Diego, come al solito, Ludmilla è a pochi passi da loro che guarda il cielo esasperata. Ridacchio, quei tre non sono mai andati perfettamente d'accordo, eppure hanno sempre avuto uno di quei legami indissolubili. Faccio più attenzione ai dettagli, stringe un gelato tra le dita, al cioccolato, come le è sempre piaciuto, gli occhi del piccolo moro sono puntati sulla sua figura, quasi l'adulano. Sorrido inconsciamente, non sono mai riuscita a spiegarmi quella forte unione tra i due, quasi come fossero stati due adulti, quasi come si fossero voluti un bene dell'anima. Guardo ancora la mia bambina, e mi accorgo che è praticamente identica all'uomo che amo, se non fosse per i tratti del viso, ed i lineamenti completamente definiti non sembrerei neanche io la donna che l'ha messa al mondo. Un lamento abbandona le mie labbra, un singhiozzo forte, so solo che il mio pianto si fa più forte. Beto arriva immediatamente in salotto, ha gli occhi iniettati di sangue, il sorriso spento. Si siede al mio fianco e posando la cornice sul tavolino, fa intrecciare le nostre dita.  << Jackie, amore, non piangere >> << Non capisci, Beto, tu non capisci. Ci odia, non ci perdonerà. >> << È arrabbiata, ma non ci odia >> sussurra tra i miei capelli, attirandomi al suo petto. Mi sento di nuovo piccola, inesperta, impaurita dalla reazione di mio padre. << Non dovevo ascoltarlo, ho preferito seguire i suoi consigli invece di pensare al mio amore per te. Beto, anch'io volevo crescere Francesca, al tuo fianco, come una famiglia, di quelle che vedi nelle pubblicità del Mulino Bianco >> << Ssh, biondina, chiudi gli occhi, questo inferno passerà >> le mie labbra tremano, ed ogni cosa intorno a me diventa sfocata. << Non passerà, ci accompagnerà per il resto della nostra vita. >>



POV VIOLETTA
Sospiro infilandomi sotto il getto caldo dell'acqua e versandomi un po' di bagnoschiuma sulle mani prendo a lavarmi con cura. Serro le palpebre, le mie dita scivolano verso la pelle sensibile del mio collo, ma quando cerco la catenina di mio padre non la trovo. Mi agito, sgranando visibilmente gli occhi e tastando la mia pelle. Nulla, non c'è. Il mio cuore smette di battere, ho perso la sua catenina. NO. Mi raggelo sul posto, deglutendo sonoramente e riprendo a lavarmi, silenziosamente e con una velocità assurda. Mi risciacquo avvolgendomi in un accappatoio, non ho nemmeno il tempo di infilarmi un paio di ciabatte che già mi ritrovo nella mia camera da letto. Trattengo il fiato, cercandola ovunque. Nel mio borsone, tra le lenzuola, nel cassetto, fino a ribaltare la camera. La porta si apre di scatto, Angie mi guarda agitata. << Vilu.. >> Dei singhiozzi pronunciati abbandonano le mie labbra << L'ho persa zia, l'ho persa >> le mie labbra tremano, ed i miei occhi si inumidiscono. Cautamente si avvicina, piegandosi sui talloni e scostandomi le mani dal viso. << Cos'hai perso, Violetta? >> << La catenina di papà, la portavo al collo, ma è come sparita nel nulla. >> << La ritroverai, tranquilla, probabilmente l'hai persa allo Studio, domani chiederemo a qualcuno dei ragazzi se l'hanno ritrovata. >> scuoto vigorosamente il capo. << Ma se l'ho persa..Angie è l'unico ricordo che mi rimane >> sussurro con la voce spezzata dal pianto, la bionda annuisce colpevole, carezzandomi il viso. << Vilu, non odiarmi, se ho fatto sparire i loro oggetti, le loro foto, e tutto ciò che li riguarda l'ho fatto per il tuo bene, e per quello di tuo nonno >> sussurra asciugandomi dolcemente le guance << Non posso sopportare che vi facciate del male, perché so bene che ogni giorno vi ritroverei con le loro foto tra le mani >> annuisco consapevole che abbia ragione. << La ritroverò, vero? >> Annuisce, scostandomi una ciocca di capelli dal viso << Presto, molto presto. >> mi risponde cercando di non far trapelare la sua preoccupazione, perché sa bene che potrei non ritrovarla, perché sa bene che il loro ricordo per me, equivale alla vita.





POV FRANCESCA
Mi guardo intorno rovistando tra i vecchi oggetti di Jackie e Beto, non so perché mia madre abbia chiesto a mio padre di portarmi qui. È come se mi tornassero alla mente dei ricordi che io non ho vissuto. Frugo nella camera della bionda, è setacciata di foto di ballerine, sul comodino dove intravedo uno specchio è posata una scatola. Aggrotto la fronte quando vedo che ha un lucchetto, poi immediatamente ricordo quella chiave che io credevo insignificante, ma solo affettiva, regalatami tempo prima da lei. L'afferro tra le dita e coincide esattamente con l'apertura di quella scatola. Mi siedo cautamente aprendola e sorrido amareggiata. È piena di foto. Le sue foto da ragazzina, le sue foto col pancione, quelle con Beto. Scavando intravedo un quadernetto, vecchio e stropicciato, lo apro e mi si mozza il fiato.

19 luglio 1999
Caro diario,
oggi ho fatto l'amore con Beto, per la prima volta. È stata una delle sensazioni più strane, dolorose ed al contempo belle che io abbia provato. Mi ha stretto la mano senza mai lasciarla andare, sussurrandomi parole dolci, trattandomi con cura. Credo di aver trovato l'uomo che amo, perché io lo amo davvero, non mi importa ciò che dice mio padre. Non voglio più che ci separi, voglio svegliarmi e sapere che è al mio fianco come al solito, spettinato, maldestro, quasi più imbarazzato di me. Voglio svegliarmi con la consapevolezza che lui ci sarà sempre qualunque cosa accada.



7 settembre 1999
Caro diario,
aspetto un bambino. Un piccolo esserino sta crescendo dentro di me, ho solo 16 anni, e sono una bambina, ho pianto per tre ore consecutive nel mio bagno, ma Beto c'era. Mi ha abbracciata, confortata e stretta a se. Mi ha sussurrato parole dolci come fa sempre, mi ha detto che non se ne sarebbe andato e che insieme avremmo affrontato mio padre, ma lui non vuole sentire ragioni, pensa che sia uno scandalo, una cosa ignobile. Perché? Perché due persone non sono libere di amarsi? Non esiste un'età per farlo. Papà mi ha gridato contro, ha detto che sono una vergogna per la famiglia, che mi credeva diversa, più matura, forse.  Piango da ore, Beto oramai è andato a casa sua, mi ha chiamata tentando come al solito di tranquillizzarmi, ma non vinceremo su di lui, io lo so. Non avrò il mio bambino, questa bellissima creatura che sta nascendo e crescendo dentro di me, non sarà mai mia.




Il mio viso è inondato di lacrime, il diario è pieno dei miei racconti, dei miei aneddoti, di quello che ho fatto, delle mie figuracce, nel fondo della scatola c'è una cartellina, apro anche quella e le mie labbra tremano. Le sue ecografie, i miei dati, tutto ciò che mi riguarda. Una mano si posa sulle mie spalle, mi giro e Priscilla, mia madre mi sta guardando, sorride dolcemente rassicurandomi con il suo sguardo. << Ssh, Francesca, non piangere >> mi accoccolo al suo petto, lasciandomi stringere dalle sue braccia, dei singhiozzi abbandonano le mie labbra, i miei occhi sono sempre più umidi, bagnati. Le sue dita scorrono sulla mia spina dorsale a cercare di fermare la mia ennesima crisi. Tremo, tremo da far schifo, sulla porta c'è mio padre, al suo fianco Diego e Ludmilla, la bionda mi guarda poi volge i suoi occhi al cielo, quasi come a voler frenare le lacrime che potrebbero abbandonare i suoi di occhi. Diego sorride alzandolo l'angolo della bocca ed il mio cuore martella nel petto, perché in quel momento, solo allora, mi sento sicura. Circonda le piccole e mingherline spalle di Ludmilla che lo guarda sorpresa. Per la prima volta probabilmente ha realizzato che Diego ha sempre voluto un gran bene anche a lei. << Non sono pronta ad affrontare un passato così doloroso >> ammetto con voce rauca << ..ma Beto e Jackie lo rivivono ogni giorno, dovrei fare anch'io un passo verso di loro. >> il mio respiro si regolarizza, il mio corpo smette di tremare, il mio cuore però, continua a martellare guardando quello che dovrebbe essere mio fratello.




POV LEON
Sospiro guardando Violetta affranta fare riscaldamento. Non capisco che cosa le prenda, preferisco le sue lamentele al suo silenzio. Una smorfia le si dipinge sul viso quando fa una pressione sbagliata col piede, mi avvicino incrociando le braccia al petto e guardandola. << Stai bene? >> Annuisce, ma quando quel piede tocca di nuovo terra, un lamento abbandona le sue le labbra peccaminose. Serra le palpebre, deglutendo vistosamente. << Fammi vedere. >> come al solito fa per lamentarsi, ma la zittisco immediatamente prendendole il piede. << Non è nulla, hai solo preso una storta, adesso ci mettiamo su un po' di ghiaccio. >> Annuisce mordendosi pericolosamente il labbro inferiore ed io cercando si ignorare il sangue che ribolle nelle mie vene, mi alzo andando a prenderle il ghiaccio.
Quando ritorno in aula è seduta sul pavimento, il respiro le si è regolarizzato. Mi siedo al suo fianco, posandole il ghiaccio sulla caviglia, un sospiro di sollievo abbandona le sue labbra facendomi prontamente sorridere. << Sei eccessivamente distratta, e questo non va affatto bene per le nostre lezioni >> << Non lo faccio di proposito, professore >> sibila l'ultima parola con una punta di acidità mescolata a divertimento. << Hai la testa altrove, dovresti svuotarla quando danzi >> << Credi che io venga qui imponendomi fin da subito di farti saltare i nervi per i miei pensieri? Ho cose più importanti da fare nella vita, Vargas >> sputa acida, scacciando via la mia mano e tenendosi la bustina col ghiaccio da sola. Inclino il capo guardandola, posando le mani sul pavimento all'indietro. << Sei sempre incazzata? >> << Solo quando ho a che fare con qualcuno che non sopporto >> serro le labbra in una linea dura ed inarco un sopracciglio << Ti sembra corretto dare dell'insopportabile al tuo professore di ballo? >> Guarda l'orologio appeso alla parete con un cipiglio divertito sul viso. << Sono le 17, non sei più il mio professore già a partire dalle 15 >> rido scuotendo il capo e ricomponendomi. << Ragazzina insolente >> mi alzo in piedi, infilando le mani nelle tasche della mia tuta quando avverto un oggetto toccare terra. Gli occhi di Violetta si illuminano all'improvviso, e la sua mascella si contrae. << Perché avevi tu la mia catenina? >>
   
 
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