Anime & Manga > La leggenda di Arslan
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Autore: Kiara_g    13/06/2016    1 recensioni
Alfreed aveva accettato subito: trovava sempre un po’ di tempo per allenarsi. Se poi era la regina in persona a chiederlo, non poteva rifiutare! Fu così che si ritrovò nella piazzetta interna del Palazzo a battersi contro la temeraria lama di Estelle. Era conosciuta come il miglior cavaliere di Lusitania e riusciva a distinguersi più che dignitosamente anche nell’esercito di Pars. Era precisa, decisa, inarrestabile, ma non quel giorno. Estelle appariva stranamente stanca, distratta e i suoi colpi perdevano via via forza sotto gli attacchi di Alfreed. L’ennesima sferzata ben assestata e la spada della regina schizzò via roteando per poi schiantarsi sul selciato.
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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4.

Il sangue schizzò ovunque. Le macchiò le vesti, il volto e finì addirittura sulla parete del carro. Estelle pensò ad Arslan, a come era stato freddo il loro inconsapevolmente ultimo incontro, al bambino che avrebbe dovuto proteggere e che invece ora sarebbe morto con lei. Le lacrime le inumidirono gli occhi. Fu una frazione di secondo, Estelle cercò di localizzare il dolore della nuova ferita nella vana speranza di riuscire a sopportarlo. Una frazione di secondo, e si rese conto che l'unico dolore che l'attanagliava era la morsa sulla spalla.
Facendosi coraggio, schiuse lentamente le palpebre e benché stordita dallo stupore di essere ancora viva, intravide incombente su di sé il corpo del bandito. La spada dell'uomo scivolò a terra sbattendo sulle rocce del sentiero. Un'altra goccia di sangue colò sul viso di Estelle che tornata relativamente lucida spalancò gli occhi. Si trovò faccia a faccia con la punta acuminata di una spada che fuoriusciva dal petto squarciato del bandito. Sollevò lo sguardo sul suo volto, orrendamente sfigurato in una smorfia di dolore, gli occhi strabuzzati e la bocca spalancata. La spada si ritrasse e il corpo del bandito si piegò su un fianco accasciandosi a terra. Estelle rimase immobile, incapace di parlare e in quel momento anche pensare si stava rivelando piuttosto complicato. Da dietro il corpo dell'uomo comparve Arslan, con la spada gocciolante di sangue ancora nelle mani. I suoi occhi blu erano scuri di rabbia e disprezzo, minacciosi come non lo erano mai stati. Tuttavia gli fu sufficiente incontrare lo sguardo incredulo di Estelle perché la sua espressione mutasse all'istante. Il suo volto fu attraversato da un lampo di preoccupazione e sollievo allo stesso tempo. Arslan lasciò cadere la spada abbandonandola a terra senza farsi scrupoli e si precipitò dalla moglie.
“Estelle! Stai bene? Ti ha ferita?”, le chiese passandole con le delicatezza una mano sul volto per asciugarle le lacrime che colavano senza sosta impiastricciandosi con il sangue barbaro. Estelle non rispose e continuò a fissarlo non ancora del tutto certa di non avere le allucinazioni
“Estelle...”, la chiamò di nuovo con dolcezza. La regina non fu capace di articolare una risposta ordinata, e le parole che lasciarono le sue labbra non obbedivano ad altra legge se non quella che governava il suo cuore.
“Mi dispiace...”

Arslan spalancò gli occhi in un attimo di smarrimento. Certo, sarebbe stato più pronto ad una sfuriata da parte di Estelle, alle sue pretese di essere perfettamente in grado di provvedere a sé stessa, al suo tono deciso. Mai si sarebbe aspettato che la sua regina si lasciasse vedere così affranta e indifesa.
Un tenero sorriso si dipinse sulle labbra del re, mentre Estelle continuava a piangere per motivi che a lei stessa sfuggivano. Arslan fece scivolare con delicatezza le mani sulle spalle e lungo le braccia della giovane. Si sporse in avanti pronto ad abbracciarla, ma un'improvvisa e lacerante fitta al fianco lo fece bloccare di scatto.
“Arslan!”, gridò Estelle sentendo le sue dita stringere innaturalmente le sue braccia. Il re digrignò i denti e a fatica si portò una mano sul fianco. Estelle seguì i suoi movimenti e ciò che videro i suoi occhi la fece sobbalzare inorridita.
Il bandito, schiacciato a terra dal suo stesso corpo morente, aveva raccolto abbastanza forze per sfilare dalla cinta un pugnale e conficcarlo nella carne di Arslan. Sibilando tra gli alberi, una freccia di invidiabile forza e precisione raggiunse la testa dell'uomo, ponendo fine una volta per tutte alla sua vita. Arslan fece appello a tutto il suo coraggio e stringendo i denti si sfilò la lama dal fianco con un colpo secco, mentre Estelle continuava a chiamarlo in preda all'angoscia. Nemmeno l'apparizione di Elam, seguito da Daryun e da un manipolo di soldati servirono a tranquillizzarla. Arslan la guardò sforzandosi di sorriderle.
“Non preoccuparti. Non è molto profondo”, mentì, pur sapendo che Estelle non si sarebbe mai lasciata convincere da così poco.
“Non dire idiozie!”, gli ringhiò contro aggrottando le sopracciglia.
“Vostra Maestà!”
In pochi attimi all'ordine di Daryun i sovrani furono attorniati da militari. Elam invece spedì due di loro all'accampamento per preparare la base ad ogni evenienza e procurarsi rinforzi e medicamenti.
Alcuni soldati concludendo che sarebbe stato troppo rischioso farlo muovere a cavallo, aiutarono Arslan a distendersi a terra, protetto dalle rocce da appena un mantello. Daryun raggiunse la regina, accovacciata accanto al marito.
“Vostra Maestà, state bene? Non è forse il caso che vi scorti all'accampamento?”, le chiese inginocchiandosi al suo fianco.
“No”, lo liquidò lei senza nemmeno degnarlo di uno sguardo. Tutta la sua attenzione era riservata al volto imperlato dal sudore di Arslan.
“Daryun... Riportala subito all'accampamento”, biascicò il sovrano a denti stretti.
“No!”, ribadì Estelle. “Sto bene qui dove sono.”
Arslan sospirò e Daryun sorrise.
“Vostra Maestà”, le disse. “Sua Maestà il Re era preoccupato per voi e ha voluto assicurarsi della vostra incolumità. Non appena ha intuito che eravate in pericolo ha provveduto a farsi raggiungere dai rinforzi.”
“Tuttavia ha preferito non attendere il nostro arrivo”, concluse Elam, smontando da cavallo.
Estelle guardò Arslan indispettita.
“Guarda in che guaio ti sei cacciato! Saresti potuto morire! Dovresti pensare prima di agire!”, gli urlò addosso.
Daryun e Elam si guardarono sconvolti, ma Arslan, ormai abituato a cogliere i sentimenti che Estelle preferiva celare sotto le sue fredde parole, si limitò a sorridere, confortato dalla ritrovata spontaneità della sua regina.

 

Arslan e Estelle furono scortati su un nuovo carro all'accampamento, dove furono medicati dalle mani esperte dei dottori chiamati a raccolta dall'area circostante.
La ferita del re si era effettivamente rivelata non troppo profonda e, dopo una dolorosa ispezione per eliminare ogni possibilità di infezione, fu sufficiente una spessa benda a proteggergli il fianco.
Estelle fu visitata da un'infinita serie di dottori e levatrici, i cui pareri furono raccolti su ordine di Arslan. Le pretese di perfetta salute avanzate da Estelle trovarono solo in parte supporto nelle visite: tutti infatti concordarono sulla relativa buona condizione di madre e figlio, ma raccomandarono alla sovrana di osservare un riposo assoluto per le settimane successive ed evitare ulteriori pericolosi traumi per sé stessa e per il bambino. Un viaggio di diversi giorni, se non settimane, su un carro trascinato su sentieri impervi non rispondeva certo alle contingenti esigenze della regina.

 

Arslan fissava il piccolo focolare che gli ardeva di fronte, seduto su una panchina di legno ricavata da un tronco d’albero. Erano passata due settimane dall’attacco al carro e la ferita al fianco aveva cominciato a guarire.

Aveva avuto diverso tempo per pensare. Aveva accettato che, secondo il parere del dottore, Estelle non era in serio pericolo, ma sapere che sarebbe rimasta nell’accampamento lo preoccupava più di quanto volesse.

Un improvviso fruscio alle sue spalle lo fece girare. Estelle stava proprio dietro di lui, avvolta nel suo mantello blu.

“Cosa ci fai qui? Non dovresti riposare?”, Arslan le chiese, calibrando il tono per non farlo sembrare autoritario.

“Beh, anche tu dovresti riposare. Quella ferita non è ancora guerita del tutto,” rispose lei sedendoglisi accanto. 

“Giusto,” Arslan commentò ridacchiando. Rimasero in silenzio per alcuni minuti, godendo del tepore che diffondeva il piccolo falò.

“Mi dispiace non avertelo detto,” Estelle disse rompendo il silenzio. Arslan aspettò qualche secondo prima di rispondere.

“Lo so. E so quanto ci tenessi a prendere parte a questa campagna,” disse. Calò di nuovo il silenzio. L’unico suono che animava la notte era lo scricchiolio del fuoco. Arslan ricordò la conversazione che aveva avuto con Daryun. C’erano molte cose che avrebbe voluto chiedere ad Estelle, eppure, scelse la più inaspettata di tutte.

“Estelle… Sei felice?” le chiese guardandola.

La domanda era piuttosto semplice, ma la giovane donna sentì il battito del suo cuore accelerare. Estelle lo fissò e gli occhi le si riempirono di lacrime.

“Non lo so…” rispose francamente. “E mi sento una persona orribile per questo…”

Arslan odiava vederla così distrutta. Si avvicinò e la strinse a sé. Estelle pianse contro la sua spalla. Non importava se dava l’impressione di essere indifesa, l’unica cosa di cui aveva bisogno era sfogare tutta la sua angoscia.

Arslan le accarezzò dolcemente i capelli finché non smise di piangere. Sciolse l’abbraccio e con la mano asciugò le lacrime sul suo volto. Estelle riprese il suo aspetto usuale.

“Quando ho scoperto di essere incinta tutto ciò a cui potevo pensare era a come nasconderlo,” disse piano. “Non ero nemmeno spaventata. Mi dava solo fastidio. Penso che non volessi accettare cosa stava succedendo… come può una come me essere una buona madre?”

“Nessuno sa come essere un buon genitore. Credo che potremo impararlo solo dall’esperienza. Ho così tanta paura di rovinare tutto…” le confessò Arslan, sperando che questo l’avrebbe fatta sentire meglio. In qualche modo funzionò dato che la regina perse ogni traccia di tristezza.

“Stai scherzando?”, domandò alzando un sopracciglio. “Sei sempre così dolce e gentile con tutti. Naturalmente sarai un buon padre!”

“Non sono sicuro che essere gentile faccia di te un buon padre,” affermò lui tornando a guardare il fuoco.

“Forse no, ma di certo hai più possibilità di quante ne abbia io,” Estelle disse. Arslan sorrise.

“Sai, penso che finché staremo insieme avremo le stesse possibilità!” esclamò felice prendendole le mani. Estelle sospirò e lo guardò sorridendo.

“Mi chiedo dove tu riesca a trovare tutto questo ottimismo ogni volta…” commentò facendo ridere Arslan.

“Almeno finalmente ti ho fatta sorridere,” le disse guardandola. I suoi lineamenti ripresero quel loro andamento delicato. Sollevò una mano e le accarezzò delicatamente la guancia.

“Anche se penso ancora che tu abbia agito sconsideratamente, spero tu capisca che il mero pensiero che possa accaderti qualcosa di male mi fa andare fuori di testa,” le disse guardandola. Estelle sorrise dolcemente. Prese la mano di Arslan e la spostò dal suo volto al suo ventre.

“Ti prometto che starò più attenta allora...”

Il fuoco si stava indebolendo e una leggera brezza aveva cominciato a soffiare. Alcune guardie oltre le tende stavano pattugliando l’area facendo scricchiolare le loro armature.

“Sarà meglio che andiamo ora. Sta diventando freddo,” Arslan disse aiutando Estelle ad alzarsi.

“Credi che sarà un maschio o una femmina?” le chiese dal nulla. Estelle lo guardò, senza parole.

“Sarà un maschio ovviamente! E lo allenerò per renderlo il miglior cavaliere della storia!” esclamò lei dirigendosi verso le tende.

Arslan sospirò e la seguì ridendo.



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Così, tre mesi dopo, con la risoluzione della campagna militare a favore delle forze alleate di Pars e Lusitania, quando l'esercito trionfante rientrò a Ecbatana, Estelle dovette rinunciare all'armatura, troppo stretta per le sue addolcite forme. Inutile dire la costernazione con cui la notizia fu accolta a Corte, tra lo stupore e l'euforia generale.
La regina fu obbligata a non allontanarsi dal Palazzo, se non accompagnata, e fu sottoposta ad una serie di divieti che come lei stessa più volte tenne a precisare, la facevano sentire in prigione.
Il Principe Navid di Pars, figlio primogenito di Re Arslan, un bambino dai folti capelli biondi e dagli occhi blu in perfetta salute, nacque quattro mesi dopo.
Al colmo della gioia, il sovrano dichiarò tre giorni di festa in tutto il regno.

Ringrazio di cuore chi ha trovato il tempo di leggere questa fanfiction :)
Spero sia piaciuta, in caso contrario critiche costruttive e suggerimenti saranno ben accetti!
Kiara
   
 
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