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Autore: Daxn    13/06/2016    0 recensioni
Il secolo Ventunesimo sta volgendo al termine, e il mondo è pervarso da una nuova furia esplorativa-colonialista verso una frontiera prima d'ora mai seriamente considerata: altre dimensioni. O, meglio ancora, Terre in cui il mondo conosciuto è stato plasmato dal diverso svolgersi delle vicende umane, creando quindi mondi d'ogni tipo e grado, da utopie divenute concretezza a mondi in cui nessun essere umano sano di mente vorrebbe abitare, passando attraverso mondi in cui l' assetto politico mondiare è completamente diverso da quello finora conosciuto.
Saverio Glabro è un uomo lavorante in un'genzia addetta ad esplorare e a valutare la fattibilità o meno di spostamenti di persone ed investimenti economici nelle suddette dimensioni, definite "Linee temporali." Creduto da lui un lavoro sostanzialmente ingrato e ben poco eccitante, si troverà a far conti con un uomo apparentemente senza identità; la scomparsa quasi misteriosa di diverse persone; e un piano per risolvere in maniera alquanto drastica il sovrappopolamento delle varie Terre...
Genere: Azione, Storico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Il cigolio incessante e il ronzio persistente dei macchinari echeggiavano fra le pareti d' acciaio e ceramica bianco-giallastra, traversando l' aria riscaldata dal calore corporeo di decine di persone stipate in piedi nel compartimento passeggeri del veicolo. Alcuni passeggeri si guardavano attorno, innervositi dal mero pensiero di un malfunzionamento nel sistema del loro mezzo di trasporto, altri chiacchieravano a bassa voce con un loro compagno di viaggio, mentre altri ancora si lasciavano scappare borbottii di lagnanza poco comprensibili nel rumoreggiare generale.

E poi c' era Saverio Glabro – uomo poco più che quarantenne e di aspetto assolutamente contrario al suo cognome, considerati i suoi folti capelli castani con tracce di grigio ai lati, e la foresta di peli che si poteva intravedere dall'apertura della camicia e quelli presenti sia sul suo polso sia, assai più radamente, sul dorso delle sue tozze mani – il quale aveva occupato un angolo abbastanza appartato della cabina, vicino alla porta scorrevole che portava al gabinetto et estintore, la cui utilità era, almeno in quel contesto, quantomeno dubbia. Il posto ideale, dunque, per permettetegli di informarsi meglio sulla sua futura destinazione e rimuginare sul quella passata.

<> Saverio bisbigliava, mentre rileggeva velocemente e in silenzio la coincisa lista, scritta su una pagina d' agenda malamente strappata e più volte piegata su sé stessa, di località in cui era andato, le spese sostenute e le persone da incontrate e da incontrare. <>

Ripetutosi il piano per l' ennesima volta, Saverio piegò in quattro il foglio e lo rimise all'interno della tasca destra dei suoi pantaloni marrone fango, prima di voltarsi a dare le spalle all'estintore ed invece osservare il gruppo di persone viaggianti con lui. Egli vedeva principalmente uomini alquanto al di là con gli anni, tutti vestiti con abiti scuri per non dare troppo nell'occhio fra le grandi folle della Linea Alternativa da cui stavano tornando; ma nel mare di abiti neri e grigi riusciva a scorgere un paio di donne alquanto alte in tenuta grigioverde appoggiate alla piastra di ceramica di sotto di uno dei quattro interfoni, ed un giovane indossante pantaloni verde fosforescente una giacca leggera di colore arancione e con l cerniera verde semiaperta a rivelare una maglia raffigurante personaggi variopinti di fattezze vagamente equine, presumibilmente provenienti da una serie d' animazione ignota a Saverio, ma non abbastanza da non fargli inarcare un sopracciglio.

<> disse Saverio, toccando la spalla al ragazzo sgargiante. <>

Il giovane alzò gli occhi al tettuccio e si lasciò scappare un mugolio.

<> disse alquanto scocciato, la sua voce segnalante un' età non superiore ai due decenni grazie all' occasionale squittio da giocattolo per cani.  <>

<< Giovanotto, le Linee Alternative non sono casa tua o la tua cittadina, non puoi viaggiarle conciato come sei ora pe->> Saverio dichiarò col l' indice destro alzato, prima di essere interrotto da un sospiro assai profondo e dalla sua voce leggermente stridente

<

Saverio fece un respiro profondo ed espirò, resistendo alla tentazione di rifilare al ragazzo uno schiaffo per la sua insolenza.

D' improvviso, il ronzio dei rumori s'intensificò, mentre il cigolio si trasformava in un monotono lamento meccanico e dal soffitto una serie di luci di luci rosse puntiformi s' illuminò, creando il messaggio “In Prossimità della Destinazioone: Genova. Sbarco Imminente, per favore, Stare Lontano dalle Pareti” prima e “En Route Vers Notre Destination, le Débarquement est Imminent, il Vous est Demandé de Rester Éloigné des Murs” poi, in seguito ripetuti da una voce maschile computerizzata . Saverio, come tutti i passeggeri. si spostò celermente via dai muri ricoperti di ceramica e si infilò all' interno d' un pertugio, per errore sbattendo il suo gomito destro sulla la testa del ragazzo di prima, il quale sibilò di dolore, ed infilando il ginocchio destro fra le cosce d' un uomo che la fortuna non stava certo favorendo, visto che oltre al ginocchio di Saverio si era ritrovato con le braccia avvinghiate dentro il nodo gordiano delle braccia altrui.

Neanche un minuto dopo l' annuncio  il ronzio si tramutò in un fortissimo fischio e, subito dopo uno scossone che fece traballare tutto ciò che era all' interno della cabina, la ceramica brillò intensamente d' una luce blue per pochi secondi, prima di tornare lentamente al suo colore originario, mentre il fischio svanì completamente, lasciando dietro solo il cigolio.

Le luci sul soffitto cangiarono il loro colore in verde, oltre che a cambiare disposizione, creando quindi un nuovo messaggio, ovverosia “Siamo Arrivati a destinazione. State Lontani dai Muri, Uscite con Calma. Grazie per aver viaggiato con noi!” poi seguito dal suo equivalente francese. Dopo pochi secondi, il boccaporto rilasciò un gran sbuffo di vapore, prima di cominciare ad alzarsi a velocità pari a quella di un bradipo gravido, rivelando la pista d'asfalto, male illuminata da poche striminzite luci al neon installare ai lati e dalla luce solare proveniente dall'entrata della caverna. Oltre a rivelare ciò, l' apertura del boccaporto fece entrare una forte corrente d' aria fresca, una talmente fredda che quasi spinse Saverio a tremare e a respirare a pieni polmoni ad intervalli alterni, prima di decidere definitivamente di godersi l'aria nuova.

<< Niente di meglio che l' aria della mia Linea Temporale dopo un lungo viaggio dentro una di queste navette tagliamtempo, >> bisbigliò, poco prima di odorare il puzzo di gomma bruciata ed olio per motori proveniente dai lati. <

I passeggeri cominciarono a scendere quattro a quattro dal veicolo, prima di avviarsi verso il lato sinistro del veicolo al fine di prelevare i loro bagagli dall'apposito compartimento. Saverio s' affrettò a recuperare la sua valigia, poco più di una scatola di cartone foderata col feltro e chiusa con fibbie da cintura alquanto usurate, e s'avviò spedito al di fuori della caverna col suo bagaglio in mano.

<> sussurrò fra sé e sé, mentre egli si infilava le mani in tasca al fine di afferrare la sua carta d' identità e la sua chiavetta elettronica con tutti i documenti necessari. <>

-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-

Sceso alla stazione della metro di Piazza Corvetto, Saverio s'incamminò lentamente su per la scalinata semideserta che portava alla piazza rotonda, ove, assieme vecchi autobus alimentati a metano che giravano pigramente, auto di fattura molto recente (o quantomeno ne davano l'aspetto) con il tubo di scarico gocciolante d'acqua percorrevano le strade sotto lo sguardo vigile di una bronzea stata equestre, dei condomini coperti da una corazza di impalcature di cantieri, e deile palazzine rimesse a nuovo con facciate dipinte a colori vivaci e adornate da statue e fregi di fattura a prima vista discutibile. Sopra tutto ciò il cielo minacciava la pioggia attraverso nubi di colore plumbeo mosse da un pigro vento.

Dopo essersi fermato brevemente sull'ultimo scalino della scalinata per valutare la situazione, egli si mise di buona lena a camminare verso la sua destinazione finale, vale a dire gli uffici la sezione genovese della sua agenzia, la Crono-Ita, locati all'interno di un palazzo rosso-bianco con base in bugnato e piani superiori presentanti solo l' occasionale nicchia statuaria negli spazi fra le finestre. Saverio, essendo davanti alla lunga lista di campanelli e relative targhette del palazzo, suonò il citofono distrattamente.

<> Una voce di donna avanti con gli anni e apparentemente seccata. <>

<< Marisa, ringrazia il cielo che ero io, altrimenti erano guai grossi per te..>> Disse, massaggiandosi la fronte e lasciandosi scappare un sospiro esasperato, nel mentre che il suddetto citofono rilasciava un lieve scoppiettio.

<< Pensi che la cosa m'importi qualcosa ormai? >> Rispose Marisa, poco prima che la porta si sbloccasse con un rumore secco di metallo. <>

Egli scosse la testa, spingendo il pesante portone blindato foderato con legno d'acero per accedere al relativamente spoglio ingresso del palazzo e, di conseguenza, alla scalinata in cemento pitto di bianco dinanzi a lui e all'arrugginito ascensore a gabbia, probabilmente mai pesantemente rimaneggiato fin dalla sua installazione quasi un secolo e mezzo prima.

Dato un breve sguardo all'opzione più rischiosa ma più comoda sulla carta, Saverio si accinse a salire su per decine su decine di gradini, fino a giungere al piano desiderato, segnalato da un pavimento in linoleum ancora profumante di cera e da una titanica porta scorrevole in vetro verde smerigliato e cornice in metallo decorata a volute e spirali: tale porta presentava una maniglia a forma di cariatide in abiti contadinella e la scritta, in caratteri cubitali e atti a sembrare usciti fuori da un manoscritto Seicentesco, dichiarante “Agenzia di Collocamento, Smistamento e Sopralluogo Temporale Crono-Ita. Sezione Genova e Metropoli.”

<< Decorazioni esagerate per una porta, ma, d'altra parte, questo è quello che va per la maggiore di questi tempi...>> sussurrò con un ghigno minuscolo una volta afferrata  la testa della cariatide, prima di spingere verso sinistra ed entrare nell'ufficio, odorante di caffè e inchiostro e minimamente silenzioso.

<< Giornata lenta, eh?>> Commentò Saverio, nel mentre che girava la testa verso la postazione di Marisa, la quale era ingobbita su una tastiera mentre digitava un qualche documento.

<> rispose lei con tono di chiara seccatura, mentre alzava la testa per rivelare la sua gobba a malapena nascosta dalla giacchetta rosa-nera che stava indossando, mentre la sua faccia, incorniciata da  aspersi crespi capelli grigio-bianchi, era rugosa come un lenzuolo mal stirato ricoperta di nere voglie. <>

Saverio rise mentre si copriva la bocca con la sua mano destra – usando la sinistra al per invece appoggiarsi al paravento in pioppo.

<> Saverio battè il tacco sul pavimento, dinanzi al suo vuoto di memoria. <>

<> Marisa disse in maniera monotona. <>

<> Le rispose Saverio mentre s'incamminava verso la stanza di Johanna poco più avanti. Marisa rispose con uno sbuffo sdegnato, prima di tornare alla sua posizione precedente da serva gobba.

L'ufficio di Johanna, nascosto da una porta bianca con maniglia semi-arrugginita, era – causa pile di documenti impilati gli uni sugli altri contro le pareti e arrivanti quasi fino al soffitto –  poco più d'uno stanzino, in cui gli unici suppellettili erano un vecchio tavolo con superficie di plastica un tempo bianca, spigoli arrotondati a gambe di metallo sinuose e lisce, così come andava di moda tre-quattro decenni prima, ed una sedia dello stesso stile.

L'occupante abituale, dal canto suo, probabilmente manteneva quell'arredamento per nostalgia, in quanto era una donna da poco uscita dalla gioventù, di bassa statura; la pelle sua color cipolla soffritta troppo a lungo visibile solo dalle mani a causa della camicia a maniche lunghe verde e gialla che aveva indosso; il suo volto coperto da lunghi e radi capelli neri.

<> Saverio marciò con passi lenti e pesanti verso il tavolo di Johanna, la quale non sembrò scomporsi minimamente. <>

Johanna rimase con la testa nascosta dietro due pile di fogli.

<> disse, il suono di una penna scribacchiante su carta proveniente da dietro i fogli. <>

Saverio alzò gli occhi al cielo e sbuffò mentre tirava fuori il foglietto d'agenda dalla sua tasca, prima di leggere il totale del suo resoconto spese.

<> Disse. <>

<> Johanna rispose seccamente ancora china sui documenti.

<> Saverio commentò, prima di fermarsi a rovistare fra le pile dei fogli al lato destro della stanza. <>

  
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