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Autore: kissenlove    13/06/2016    5 recensioni
Quando Amu, giovane ragazza sedicenne viene "costretta" a sposare un "bel tipo" - come lo definisce lei, chiamato Ikuto, tutto ciò che desidera è uscire viva da quella situazione incresciosa. Stare con uno sconosciuto le sembra paradossale, condividere la casa, il letto, la vita intera, ogni cosa.. ma nulla si dimostrerà semplice sopratutto quando capirà che..
Genere: Fluff, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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                                                Innamorata di mio “Marito” 
                                                                                          capitolo 1


Coppia: Amu/Ikuto
, per la gioia dei fan.
Rating: Giallo, a volte arancione, ma è normale avendo Ikuto come protagonista. 




Avevo solo sedici anni, a breve ne avrei compiuti diciasette, quando mio padre mi chiese esplicitamente di sedermi con lui perché aveva una cosa urgente e importante da dirmi, una cosa che a suo parere avrebbe cambiato completamente la mia vita. Completamente è dire poco a giudicare dalla sua espressione... 
— Amu so che la cosa non ti piacerà per niente, neanche a me va a genio per la verità. 
— Papà non sono una bambina. Ci stai girando intorno da un’ora, ti prego parla! 
— La cosa ha sconvolto me e sono sicuro sconvolgerà anche te. Sai come funziona nella nostra famiglia.. 
Da quando ero venuta al mondo nè ero a conoscenza di questa buffa tradizione dei matrimoni. Somigliava a un matrimonio combinato, in realtà lo era, un matrimonio senza amore, senza alcun senso, con un perfetto sconosciuto scelto dal capofamiglia, così si agiva nella nostra famiglia. Anche mio padre e mia madre erano stati costretti da questa tradizione a contrarre matrimonio, ma mia madre non era tagliata per essere una moglie e una madre e ci lasciò di sua spontanea volontà quando avevo solo tre anni. Mio padre soffrì per questa situazione, ma si rialzò fiducioso della vita che ci aspettava, così abbandonammo la casa di campagna per trasferirci in centro dove avremmo vissuto una nuova vita lontana dai brandelli mai dimenticati del passato. Mio padre non faceva mai visita ai suoi, perché erano loro che avevo iniziato questo nefasto rito, toccato a tutti purtroppo. Solo nelle ricorrenze, era già tanto. 
— Vedi Amu... è tradizione della nostra famiglia che io debba scegliere il tuo futuro marito, lo sai questo? 
— Non dirai sul serio?! Non sposerò un perfetto sconosciuto solo per una stupida tradizione che per anni portate avanti. 
— Ti prego Amu, non fare così. Tua nonna me l’ha imposto, e non ho potuto fare altrimenti. 
— Bravo! Tu ci sei passato e ne sei uscito davvero male, adesso dovrei vivere nello stesso inferno? No papà, io non sposerò mai chi non conosco, e quando mi sposerò sarà perché l’ho scelto. — urlai completamente travolta dall’agitazione, mentre mi alzava dalla sedia. Papà cercava di calmarmi, ma invano. — Amu.. 
— Amu niente papà, non lo farò. La nonna dovrà farsene una ragione per una volta. — corsi fuori dal salotto e salii a balzi le scale per aumentare le distanze fra me e lui. Raggiunsi la mia camera, sbattei la porta con forza ma sopratutto con rabbia e mi distesi sul pavimento freddo, ghiacciato come la mia anima mentre calde lacrime percorrevano la mascella e i contorni del mio volto. In nessun modo avrei sorriso anche se dentro morivo, o avrei baciato quell’uomo, lo avrei toccato o mi sarei spogliata. Ogni volta che mi trovavo a casa dei nonni non si parlava di altro che di quel giorno che stava diventando seriamente il mio incubo giornaliero. Mia nonna parlava di quel giorno con gli occhi emozionanti e in procinto di piangere per l’emozione, mentre io mi ritrovavo a rabbrividire nel sentire quei discorsi. Lei sognava per me un ragazzo rispettabile, con la testa sulla spalle e una bellezza travolgente, senza nemmeno fare caso a quello che volevo io; controllavano la mia vita, la disegnavano e cancellavano dove volevano e quello che volevano, nulla poteva mio padre se non acconsentire a quella pantomima infernale. Quel giorno compivo diciasette anni finalmente, e mentre per altre ragazze era il culmine della felicità, io ero a un passo dal fuoco dell'inferno che incendiava la mia anima perché proprio quel giorno avrei incontrato il mio futuro marito. Mio padre non voleva che attraversassi questo, che succedesse la stessa cosa anche a me, ma non voleva dare un dispiacere alla nonna. Cercava di convincermi ad asseccondare la scelta degli adulti illogici, eternamente illogici, che avrei dovuto sposarmi anche se questo non era il mio volere solo per rendere felice la nonna, che da quando si era ammalata era ancora più determinata su questo fronte, e voleva a tutti i costi vedermi in abito bianco e percorrere quella navata dannata. Era pur sempre la mia cara nonnina, non avrei potuto ferirla, forse potevo solo uscire con lui, come amici, semplici conoscenti, farle credere che ci stavamo intendendo, che eravamo una coppia a tutti gli effetti, e che nulla avrebbe impedito il nostro matrimonio, quando ovviamente in realtà non volevo avere niente a che fare con quell’uomo. 
Sentii uno scalpiccio dietro la porta. — Tesoro.. 
Mi sollevai piano dal pavimento con la faccia stravolta dalla tristezza. 
— Potresti solo incontrarlo... e conoscerlo meglio, ti assicuro che non è un cattivo tipo.. — non sembrava una cattiva idea, ma tutto si sarebbe ridotto alla conoscenza, niente di eccessivamente serio; forse aveva ragione mio padre, dovevo incontrarlo, magari così la nonna sarebbe stata felice di questa mia iniziativa, e non avrebbe più infierito sulla mia vita ulteriormente. 
— Va bene. — risposi seria a papà dall’altro lato della porta chiusa. — Lo incontrerò, ma mettitelo in testa che la mia è una forma di conoscenza e non ho alcuna intenzione di unirmi a quello lì. — mormorai con la voce singhiozzante asciugandomi il bordo degli occhi. 
— Grazie Amu, so che ti chiedo troppo, non mi aspetto che tu lo faccia. — disse mio padre con voce improvvisamente più rilassata, come se si fosse liberato di un macigno. 
— Potresti lasciarmi sola? Nè ho bisogno. 
— Certo piccola, ma sbrigati a prepararti. La nonna considera il ritardo come una forma di mancanza di rispetto. — e detto questo avvertii la sua figura allontanarsi dalla porta, mentre io guardavo ogni singolo angolo della mia stanza per cercare di distrarmi da questa improvvisa e sconvolgente rivelazione. 
Feci una doccia velocissima per schiarirmi le idee sul da farsi. Uscii dieci minuti dopo con più confusione di prima, e rientrai nella camera con i capelli umidi rinchiusi in un asciugamano a mo di turbante. Non era una tipa molto elegante quindi optai per una semplice base di fondotinta, un filo di cipria per arrossire le mie guance, un eye-liner nero per coprire i segni del pianto di prima, il mascara e un lucidalabbra rosa per risaltare le labbra, non che volessi baciare il mio pretendente. Dopo aver fissato il mio armadio per ore presi dalla gruccia un vestito bianco perlato a tubino e delle insolite scarpe con il tacco di dodici centimetri. 
Presi il cellulare, e uscii dalla mia stanza in ghigheri, comparendo dinanzi a mio padre che aspettava pazientemente seduto sulla poltrona dinanzi al camino spento. 
Non appena mi vide si alzò come una molla. — Figliola... sei stupenda. 
— Grazie papà, anche se avrei voluto non uscire proprio oggi. 
— Su, su cara. Vedrai che pretendente ho scelto per te. — gli rivolsi un mezzo sorriso, ma in realtà avrei voluto nuovamente scoppiare a piangere come un’idiota, ma mi sarei rovinata il capolavoro sulla faccia quindi evitai anche per non rovinare la giornata a mio padre. 
— Ci staranno aspettando tesoro, vieni Amu. — papà mi tirò per il braccio per scollarmi da quella posizione, sarei rimasta così per tutta la vita se fosse stata sufficiente per non incontrarlo. 
Senza rendermene conto eravamo già in viaggio, verso la casa della nonna. Nella mia testa si facevano spazio orribili visioni sul ragazzo che mi era capitato a sorte, volevo tanto che non arrivassimo mai, e che papà non abusasse tanto dell’acceleratore, stavamo correndo troppo, o forse ero io che non voleva che la macchina bruciasse quelle distanze fin troppo piccole per i miei gusti. Purtroppo la realtà non era quella che volevo, eravamo già di fronte a quella casa, e dietro quelle mura, mi aspettava il mio futuro sposo, mio marito, e la parola mi faceva ribollire il sangue nelle vene. Strinsi la mano sul vestito, mentre la portiera mi si apriva e vedevo mio padre mostrarmi la mano per aiutarmi a scendere, non poteva aspettare ancora un po’ perché doveva sempre affrettare ogni cosa? Conscia di doverlo fare mi costrinsi a farmi trascinare da quella stessa mano via dal sedile che mi aveva accolto, e ci dirigemmo verso la porta di ingresso. Pregavo intensamente che qualcuno lassù, non molto lontano, avesse pietà di quella giovane ragazzina, che la terra mi si aprisse sotto i piedi e io sparissi in essa, in un varco di protezione.. ma i sogni son desideri. 
Mio padre spinse un tasto e il suono concitato del campanello fece accorrere la padrona alla porta, che si aprì dinanzi a noi mostrando la figura arzilla e contenta della nonna. 
— Amu, tesoro sei di una bellezza indescrivibile! — e mi si fiondò contro soffocandomi in uno dei suoi abbracci letali. 
— Grazie, nonna. Come stai? Va bene con le terapie? — chiesi quando mi liberò e potei respirare a pieni polmoni l’aria che mi era mancata. 
— Ciao mamma. — si fece avanti mio padre, alludendo anche alla sua di presenza. 
— Ciao figliolo. — lo salutò con freddezza, come faceva da ormai molto tempo, da quando mamma lo aveva lasciato e lui aveva deciso di non sposarsi più, almeno finché non avesse conosciuto la donna giusta, e ovviamente la nonna non era stata d’accordo perché andava contro i suoi principi. — Amu, adesso non importa molto la mia salute, perché hai una persona da conoscere. — non ebbi il tempo di replicare altro che lei mi trascinò di nuovo, verso il saggiorno, e verso la mia fine. 
La prima cosa che notai furono i suoi occhi ametista, i suoi romantici e misteriosi occhi di un blu intenso come quello di una notte stellata, occhi in cui ti immergi ma che ti soffocano allo stesso tempo. Cercai di dissimulare, di fare finta che quel tipo non mi interessasse, ma purtroppo fallii. Mi concentrai ai suoi capelli, dello stesso identico blu, capelli lisci, tenuti scompigliati, come se avesse litigato con il suo pettine.. forse non aveva conosciuto mai una cosa chiamata pettine? Aveva un pantalone nero e una camicia bianca, le sue braccia erano forti e vigorosi, e il suo sorriso... il suo sorriso era la cosa più perfetta del mondo, probabilmente anche di più.. 
Non capivo perché mio padre aveva scelto questo stupido. Troppo strafottente per me, secondo me ci azzanneremo come cane e gatto, non siamo molto compatibili, ho l’impressione che la nostra convivenza durerà meno del previsto. Meglio. 
Si avvicinò per “tastare il territorio” e mi mostrò una mano bianca. 
— Ciao Ikuto, Ikuto Tsukiyomi. — la sua voce era profonda. 
— A-amu.— balbettai improvvisamente con la faccia rossa e gli occhi a forma di tazzine da thè, mentre lui mi mostrò ancora una volta quel suo sorriso strafottente, che mi urtava, ma al tempo stesso riusciva a catturarmi come una falena alla luce, carbonizzata per intenderci. 
— Ikuto è il figlio di uno dei padroni della Easter, una grande società qui in Giappone. Ho pensato ti avrebbe fatto piacere conoscerlo Amu. Dopotutto non avete poi grande differenza di età. — mi informò mia nonna più che emozionata nel vedere che il primo incontro era iniziato col piede giusto. Ora riuscivo a compredere il motivo... quel ragazzo era straricco, figlio di papà, strafottente, aveva tutte le carte per rendermi la vita impossibile, e alla nonna quel tipo non dispiaceva, e mio padre? Lui stava lì, senza dire nulla, come un cagnolino bastonato, perché tutto a me? Perché questa punizione divina, perché Ikuto? Perché sei dovuto entrare così turbolosamente nella mia vita? Non potevi startene al tuo posto? 
Bene, adesso con che scusa me ne sarei uscita? Ero nei guai, completamente.. per un solo motivo e una sola ragione chiamata Ikuto




Angolo della Love// 

Eh sì, mi mancava tanto scrivere in questo piccolo mini mondo di fanfiction, e anche voi credo abbiate suonato le trombe perché mi sono rifatta viva, dopotutto cominciare con una Amu/ Ikuto sempre col piede giusto, vero? Credo abbiate capito che Amu sarà costretta a sposarsi.. con Ikuto... il nostro pervertito e maniaco ragazzo... ma il matrimonio non sarà tutto rose e fiori come vi fanno credere, no, sopratutto se è un matrimonio combinato, ma si sa, quando c’è di mezzo Ikuto tutto diventa più semplice.. riusciranno a convivere pacificamente? Ovviamente dovete scoprirlo voi, io non vi dirò nulla. 
Bye *_* Love, rediviva. 
   
 
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