Serie TV > Violetta
Segui la storia  |       
Autore: Akeryana    13/06/2016    2 recensioni
Quanto sappiamo di Leon Vergas?
Perché non ci hanno mai detto nulla su di lui? Perché all'inizio della serie lui sta con Ludmilla, ma poi con Violetta cambia?
Perché lui prima è cattivo e poi diventa buono?
Perché prima odia Fran, Maxi e Camilla e poi diventano suoi amici?
Ve lo siete mai chiesti? E se le risposte fossero nel suo passato?
Avrete risposte a queste domande.
Vi do il benvenuto nel passato di Leon Vergas.
Non fatevi ingannare dalle apparenze. Lui che sembra felice è in verità colui che soffre di più. Non perdetevi nella strada, potreste non trovare più la via di casa, per quanto difficile è il sentiero che il nostro protagonista ha dovuto percorrere.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Diego, Federico, Francesca, Leon, Violetta
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Figlio di un uomo

 
 
 
Alejandro teneva il piccolo Leon tra le sue grandi mani, mentre tutti gli occhi erano puntati su di lui, tranne quelli di Alvaro, che era disteso su un ramo, dell’albero dietro di loro con una gamba che penzola dal ramo e le braccia dietro la testa, come se non stesse succedendo nulla di strano.
Mentre Leon, dal canto suo, era immobile, non sapeva perché. Il suo corpo gli urlava di scalciare e gridare, di supplicarlo di lasciarlo libero, eppure non lo faceva, si limitava a tenere le iridi smeraldo fisse in quelle castane di Alejandro.
<<  No, non guardarmi così.  >>  cominciò a piagnucolare l’uomo  <<  Lo sanno tutti che i bambini sono la mia debolezza   >>  
In quel momento Leon ebbe un lampo di genio, gli saltò al collo stringendolo in un abbraccio e sentì l’uomo sbuffare rumorosamente.
<<   Alvaro!  >> 
<<  Dimmi papà  >> 
<<  Il tuo piano ha funzionato. Prendi questo bambino!  >> 
Alvaro, con un sorriso a trentadue denti, scese dal ramo con un balzo e corse a stringere Leon, per poi, senza farsi vedere e sentire, sussurrargli al piccolo orecchio  <<  Sei stato bravissimo  >>  facendo sorride il bambino, che lo strinse con forza. Non si era mai sentito tanto… A casa, per la prima volta nella sua giovane vita sentiva che poteva essere felice.
Subito dopo si rimise in viaggio e decisero di ritornare al villaggio dove abitavano, ma per loro sfortuna era stato attaccato da dei militari, gente odiosa che voleva distruggere la foresta per creare un’enorme ferrovia, ma fino a che loro avrebbero abitato quelle zone di terra verde erbosa infinita, non avrebbero potuto.
Leon vide davanti a se persone… Non tristi, era strano per lui. Di solito se Diego rompeva qualcosa per suo padre era una tragedia, invece quelle persone avevano perso tutto, case, averi, eppure non era tristi o arrabbiati, anzi, si stavano rimettendo subito a lavoro per ricostruire le loro case.
Alvaro sorrise a Leon   <<  Vai a giocare coi bambini, io vado ad aiutare quelle persone  >>  gli fece una veloce carezza sulla testa per poi spingerlo leggermente verso i bambini, dato che lo vedeva titubante sul da farsi. Alvaro aveva capito fin da subito che quel bambino aveva sofferto molto e che per questo non era come gli altri, lui era nato con la tristezza, ma l'uomo si era prefissato che il bambino doveva crescere con la gioia. Tutti dovevano essere felici nella vita, lui per sua fortuna era sempre stato felice, aveva un padre amorevole, il suo popolo era la sua famiglia e non ci sono mai state controversie. E voleva che lo stesso fosse per Leon, lui nel suo cuore sapeva, anche se non capiva come, che in lui c'era un vero re. No un capo, o una semplice guida, lui era destinato a grandi cose.
Intanto il piccolo, povero, indifeso, smarrito bambino, andò dai bambini, c'era un gruppo di tre, con i due bambini che li aveva conosciuto quella mattina... Com'è che si chiamavano? Ah si!
<<   Maxi e Francesca  >>  purtroppo si accorse troppo tardi di aver usato un tono di voce troppo alto, tant'è che i due bambini si girarono verso di lui e lo fissarono per qualche secondo senza dire nulla... Per poi saltargli addosso e gridare in coro  <<  Leon!  >> 
I tre risero insieme mentre un bambino li fissava, con aria confusa e il capo poco inclinato, facendo andare i suoi capelli castano chiaro tutti da una parte.
Fran smise di ridere e si mise accanto al bambino, mettendogli un braccio attorno al collo  <<  Leon, lui è Federico, ma chiamalo Fede. E' nostro amico da sempre   >>  Leon e Fede si guardarono per poi sorridersi e si strinsero le mani, fino a che Francesca riprese la parola   <<  Ehi! Possiamo essere un gruppo!  >> 
<<  Ottima idea! Io sarò il capo!  >>  si impose subito Maxi, alzando il pugno con fierezza, come se fosse un adulto.
<<  Ah si? E perché dovresti esserlo tu?  >>  ribatté Fede, incrociando le braccia e riempiendo le guance d'aria, facendogli avere un'aria furiosa.
<<  Vuoi esserlo tu? Ma dai  >> 
I due cominciarono a "discutere" tirandosi per i capelli e gridando uno contro l'altro, mentre Fran cercava di separarli mettendosi tra di loro, ricevendo anche lei grida e pugni.
Leon non capiva perché ma quella scena lo faceva divertire molto, infatti, senza rendersene conto, cominciò a ridere di gusto. Come non aveva mai fatto da quando era al mondo, era la cosa più bella che potesse esistere per un bambino, poter finalmente ridere e scherzare, cosa c'era di meglio?
 
Avrai la forza per lottare
Sarai saggio per decidere
Quando il tuo momento arriverà
 
Intanto i giorni passavano e Leon si ambientava in quell'ambiente completamente nuovo, privo di ogni confort o attrezzo, doveva costruirselo lui. Infatti provò, con l'aiuto di Maxi, Fra e Fede a costruire un arco e delle frecce fatte con sassi e dei legni... Ma non ebbe buoni risultati. I bambini tentarono a prendere un po’ di frutta dagli alberi con le frecce, infatti funzionò, e la freccia con la frutta si incastrò in un albero... Però lo fece proprio sulla testa di Alejandro, che si cosparse dei succhi dei frutti raccolti. E i bambini, appena lo videro, corsero a nascondersi dietro un albero.
 
Perché è in questo tuo vagare,
che risposte troverai.
Sarai tu sulla montagna
E tu che in cima andrai.
 
Leon ormai aveva sei anni, già da un po' di tempo voleva sperimentare un nuovo modo per spostarsi da una parte all'altra della foresta, in maniera rapida... Ma come? Si guardava attorno, ma vedeva solo rami e alberi, alberi e rami... Ma certo!
Lui e i suoi amici, cresciuti pure loro, anche se poco, erano su un ramo di un albero molto alto e lui teneva fisso il rima dell'albero accanto. Non c'era una distanza abissale, per loro che erano ancora bambini... La distanza era tanta.
<<  Leon ne sei convinto?  >>  chiese Fran, con molta preoccupazione, ed aveva ragione. Se Leon fosse caduto si sarebbe sicuramente rotto la gamba... O peggio.
<<  Sta tranquilla Fran, so quel che faccio  >>  rispose Leon, sicuro di se... Era una bugia colossale. Nemmeno lui era sicuro di farcela, ma tentar no nuoce… No?
Il bambino fece un respiro profondo per poi saltare quanto più poteva… Ma come volevasi dimostrare, non arrivò al ramo ma fortunatamente, appena cadde, passò di li Alvaro, che lo prese tra le braccia.
L’uomo lo guardò, in un primo momento confuso, poi sorrise e gli fece il solletico sulla pancia  << Toh guarda, piovono bambini  >>  ridacchiò l’uomo assieme al bambino, che oramai era diventato suo padre a tutti gli effetti. E Maxi, Fran e Fede i suoi fratelli. Non desiderava nulla di più.
 
Figlio di è padre ormai
Libero camminerai
E quando un padre tu sarai
In tuo figlio un padre scoprirai
 
Gli anni passavano ancora, Leon, assieme al suo gruppo, aveva raggiunto i dieci anni e anche il traguardo di riuscire a muoversi sugli alberi. Era felicissimo, aveva raggiunto il suo obiettivo e nessuno riusciva mai a stargli dietro, l’unica pecca era che ancora non sapeva tutte le vie della foresta e la maggior parte delle volte si perdeva… Come era appena successo.
Alvaro gli aveva consigliato che nei momento di perdizione doveva salire sull’albero più alto che c’era e andare verso una zona che conosceva o che ricordava.
Leon si ricordò del consiglio e salì sopra l’albero, ma non vi trovò foglie e uccellini come sempre, no, lì c’era… Una casa. O almeno, una piccola casetta fatta con tronchi d’albero. Il bambino, curioso come mai, entrò nella casa e si guardò attorno, c’erano tutti oggetti del suo vecchio mondo: un tavolino, fotografie sparse ovunque e anche delle coperte, che coprivano qualcosa al lato della casetta. Scostò quel velo e vi trovò due persone, una bambina, che poteva avere sette anni, e una donna adulta che lo fissavano. Le due si somigliavano parecchio, dovevano essere madre e figlia. Nessuno dei tre si muoveva, si limitavano ad osservarsi attentamente, o almeno Leon e la donna, visto che la bambina era tanto spaventata che affondò il viso nel petto della madre. Lui notò che la donna era ferita, perdeva molto sangue e tremava, non sarebbe resistita per molto…
<<  Aspettatemi qui, vado a chiamare mio padre e vi aiuterà!  >>  fece per andare ma la donna lo trattenne afferrandogli il braccio.
<<  Piccolo… Prendi mia figlia… Portala da tuo padre  >>  gli implorò la donna, con filo di voce mentre con l’altro braccio spingeva lentamente la figlia da lui.
Leon non sapeva molto bene cosa fare, ma capiva la confusione della bambina e allora le sorrise prendendole la mano  <<  Sta tranquilla e fidati di me  >>  ricevendo in cambio un sorriso da lei.
Lei si mise sulla sua schiena e il bambino cominciò a correre tenendola stretta.
Subito dopo il loro arrivo, Alvaro e alcuni uomini lo seguirono, con Leon, per aiutare la madre… Ma era troppo tardi… La donna era morta. Alvaro spiegò a Leon che lei era stata attaccata una animale molto pericoloso, ma non capiva quale fosse, dato che come indizio avevano solo il segno del graffio sulla donna, e continuò dicendogli che lui aveva fatto bene a portare via la figlia… Almeno non avrebbe assistito alla morte della madre.
Fran però, aiutò tutti a non abbattersi, e i ragazzi ammisero la bambina nel loro gruppo.
<<  Aspetta… Non ti abbiamo ancora chiesto come ti chiami  >>  fece notare Fede fissando la nuova arrivata.
<<  Violetta  >> 
 
E anche se sarai da solo
I dubbi vincerai.
E’ di sola andata il viaggio.
Da un ragazzo a un uomo sarai
 
I giorni passavano felici, non c’erano problemi. Alvaro cresceva Leon come l’uomo che voleva che fosse, nessuno era triste. Violetta non sentiva più la mancanza di casa, anzi, si sentiva nella propria casa. I ragazzi si radunavano ogni giorno alla cascata, era diventato il loro luogo di ritrovo. Si divertivano da morire, si schizzavano, facevano a gara a chi tratteneva di più il respiro sott’acqua o a chi si buttava meglio in acqua.
La vita era bella per loro e mentre passavano i giorni non si accorgevano di essere ormai diventati degli adulti.
 
Figlio di chi  è padre ormai
Libero camminerai
E quando padre tu sarai
In tuo figlio un padre scoprirai
 
Erano uniti, uno per tutti e tutti per uno, ma quelli più uniti di tutti erano Vilu e Leon, erano più che fratelli. Se succedeva qualcosa a lei, lui accorreva ed era anche capace di mettere sottosopra tutta la foresta. Se succedeva qualcosa a lui, lei avrebbe mosso mari e monti per raggiungerlo. Leon era il ragazzo più felice del mondo: aveva suo padre, Violetta, i suoi amici, il suo popolo. Cosa poteva esserci di più?
 
Imparerai insegnando
E imparando insegnerai.
Finché l’amore un giorno incontrerai.
 
Leon cresceva da bravo capo, e i suoi amici lo aiutavano.
Insieme costruirono un piccolo ritrovo per i bambini, dove poter stare tranquilli e dove le madri potevano osservarli.
Aiutarono le persone a costruire le proprie case, i medici a portare le medicine e si occuparono anche di altri lavori. Ormai tutti li conoscevano come quei bravi ragazzi, pronti ad aiutare il prossimo. Soprattutto Leon: una volta un bambino si era perso nella foresta e stava per essere morso da un serpente velenoso, Leon lo salvò appena in tempo e uccise il serpente. Da quel giorno la madre gli fu debitrice.
 
Tutti i sogni che hai sognato
E le tue fantasie
Non per molto lo saranno.
Questo tempo vola via
 
Leon quella mattina aveva il giro di controllo di tutta la foresta, come ogni giorno, ma c’era una novità.
<<  Leon portami con te oggi, per favore!  >> 
<<  Certo Vilu!  >> 
Leon sorrise e se la caricò sulla schiena per poi cominciare a correre e saltare di ramo in ramo, facendo attenzione a non farle sbattere la faccia da qualche parte.
I due ridevano felici, mentre il vento gli scompigliava i capelli e lei lo stringeva con forza, anche per non cadere.
Fino a che i due arrivarono, proprio sopra la cascata dove si radunavano sempre coi loro amici. Leon la prese in braccio come se fosse una sposina e Violetta gli mise le braccia attorno al collo mentre entrambi ammiravano il meraviglioso spettacolo davanti a loro.
 
E tuo figlio
Tuo figlio è padre già da un po’
 
Nota autore: Salve a tutti! Sono felice che la storia vi stia piacendo. Ci tengo molto. Ma in questo capitolo, che secondo me è molto toccante, si vedono i nostri ragazzi crescere e diventare le persone che conosciamo. Ma ora che succederà? La loro vita sarà migliore o peggiore? Recensite.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Violetta / Vai alla pagina dell'autore: Akeryana