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Autore: Atra    13/06/2016    5 recensioni
Post-game: un confronto fra l'ex-Strega di Galbadia e l'ex-Cavaliere. Quando una nuova possibilità non è per tutti...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edea, Seifer Almasy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le porte di legno ormai marcio sbattono all'ennesima raffica di vento, che porta con sé l'odore penetrante della salsedine. Le imposte malmesse cigolano lamentose sopra il fruscio dell'erba alta attorno alle mie gambe, mentre alcune gocce di pioggia cominciano a cadermi sul viso, sollevato a scrutare il cielo plumbeo, opprimente come un'incudine d'acciaio sulla terra.
Lo riabbasso, riempiendomi la vista del vasto giardino fiorito in cui mi trovo, dal quale, allungando lo sguardo, posso vedere il mare agitarsi, contorcersi e infrangersi testardo sulle rocce.
Quante volte sono scappato di nascosto per venire qui e ammirare questo spettacolo. Il mare allora mi sembrava un'enorme bestia scalmanata, incontenibile nella sua furia, libero di scatenarla quando voleva.
Anche io avrei tanto voluto essere così, ma io non ero libero e nessuno mi prendeva mai sul serio quando dicevo di volerlo essere.
Oh certo, chi prende sul serio un bambino di tre anni?
Eppure...sono passati quindici anni, quasi sedici, e la situazione non è cambiata. Sono forse rimasto lo stesso bambino che anni prima sognava la libertà, seppur rinchiuso in un orfanotrofio?
L'ennesima ventata fa sbattere e tremare ciò che rimane del cancello e della grossa catena che vi è appesa, facendomi sussultare appena.
Quante volte ho provato a scavalcare quel cancello, senza successo. Nemmeno il vento riesce a svellerlo, neppure ora che è mezzo arrugginito e sventrato. Nemmeno la natura è riuscita a prendere completamente il possesso di questo posto, forse perché sono troppi i ricordi legati ad esso, forse perché essa stessa lo teme.  
L'Orfanotrofio di Pietra...dove tutto è iniziato, dove tutto è finito...dove io rimango sospeso come in un limbo, senza aver ancora ottenuto dalla vita un segno che mi chiarisca cosa io sia venuto a fare in questo mondo, oltre a ciò che ho già fatto; un segno che mi indichi chi io sia, oltre a ciò che già sono...

-Seifer?-.
La sua voce mi paralizza sul posto, costringendomi a irrigidirmi nel tentativo di resistere a un controllo mentale che non arriverà mai, perché lei non è più la mia Strega e io non sono più il suo Cavaliere.

Un fruscio:
-Seifer...-.
-No, non avvicinarti-.
Le parole mi escono di bocca prima ancora che abbia deciso di pronunciarle, ma ormai le ho dette e rimango immobile, le mani in tasca, a rimuginare sul loro senso.
Lei non è più niente per me, se non ciò che è sempre stata sin da quando ero bambino. C'è semplicemente stato un tempo in cui lei non era se stessa e io...
...e io...?

-Seifer, cosa c'è?-.
Oh maledizione, è davvero così facile pensare che non sia successo niente? Questo mondo, questo posto, lei...non sono più gli stessi per me.
Io non sono più lo stesso per me.
 
-Credo di sapere come ti senti-.

No, Madre. Non sai come mi sento. Non lo sa nessuno, eppure mi giudicano lo stesso. Non posso più tornare al Garden perché sono "potenzialmente pericoloso", non posso più entrare nelle città perché sono "un assassino", non posso "redimermi", perché nessuno me ne dà la possibilità.
Beh, non che abbia bisogno del consenso degli altri per decidere chi essere; non ne ho mai avuto bisogno per tutta la mia vita, non comincerò ora a richiederlo.
D'altro canto, diciotto anni trascorsi a ricevere in pieno petto giudizi menati alla cieca cominciano a pesare...e tutto questo comincia a sconfinare nel "troppo".
Una volta ho tentato di ribellarmi, sfruttando la mia posizione di Cavaliere. Credevo di poter restituire tutti i colpi ricevuti, così come credevo che il mio trionfo sarebbe stato la realizzazione del mio "sogno romantico". Che emerito imbecille sono stato. Volevo che la mia condizione durasse per sempre, volevo trionfare per la vita, invece di quel tempo non mi è rimasto niente, tranne una tremenda amarezza, che, se sulla lingua fa schifo, nell'anima è addirittura acido puro.
Ma del mio tempo di Cavaliere rimane anche altro, qualcosa che mi è rimasto legato a doppio filo alle corde del cuore, qualcosa che le fa vibrare ogni volta che mi giudicano "pericoloso". Si chiama nostalgia, perché quella vita era mille volte meglio di questa; da questa ho tentato di fuggire molte volte.
Per questo e per molto altro...
-Seifer, mi dici qualcos...-.
Premura.
-No, devi andartene-.
Non me ne faccio niente della premura. Soprattutto della sua.

E' facile giustificare una Strega che è stata manovrata da un'altra Strega per fare il male nel mondo.
Ovviamente non può essere lo stesso per il suo Cavaliere.
E' facile per lei mostrarmi premura, ora.
Spero non sia la stessa che mi ha mostrato mesi fa a Timber, volendomi salvare dal mio essere bambino.
Quando ero bambino avevo un mare di sogni; seguendola, li ho persi tutti.

-Possiamo parlarne, io...-.
-Ho detto vattene-.

Ho scelto di perderli tutti? Oppure ho solo sbagliato strada per inseguirli?
Che importa, tanto la conclusione è sempre la stessa: è colpa mia.

-Io...quando vengo qui mi ricordo della donna che ero prima di tutto questo, quando essere una Strega non era ancora una condanna per me. Tutto ciò che è successo dopo che Artemisia mi ha posseduta...è colpa mia-.

Colpa tua, Madre. Se ti sentisse tuo marito, si infurierebbe come pochi. Tutti si infurierebbero come pochi.
Nessuno ti ha mai condannata per ciò che hai fatto, nessuno è mai venuto da te a mostrarti il conto delle vite che ti sei presa. Persino il Garden di Trabia è stato recentemente ricostruito e nessuno ti ha impedito di andare a visitarlo.
Peccato che per me non sia stato lo stesso.

-Tutto ciò che ho fatto mi è stato raccontato. L'ho vissuto in modo così torbido...è terribile non avere la percezione di quanto male si ha fatto...-.

Credimi, non è così. Io non ho mai dimenticato nulla, ho tutto stampato nella mente e ogni giorno me lo vedo scorrere davanti come un film in prima persona; ma rivedere le immagini del passato sarebbe ancora poco, se non avessi conservato anche il ricordo delle sensazioni provate allora. Persino rievocare la soddisfazione nel torturare Squall alla Prigione mi disgusta. Se c'è una cosa che non ho mai fatto, è stato affrontare il mio rivale ad armi impari; quella volta l'ho fatto e ancora oggi mi sento un vile.
Mi piacerebbe dimenticare, Madre, ma non posso.

-E poi...fra tutte le persone che ho coinvolto ci sei tu, che avresti potuto risparmiarti tutto questo. Ho sfruttato la tua debolezza primaria per trascinarti dalla mia parte e io...io non...non...-.

Piangi, Madre?
Che ne è della Strega superba, gelida, indifferente che ho servito fino a poco tempo fa? La voce è la stessa, l'aspetto...

Mi volto istintivamente a guardare Edea, i lunghi capelli neri che le danzano attorno al capo, il viso affondato nelle mani.
Rimango immobile a guardarla piangere con un senso di smarrimento crescente, lo stesso smarrimento che proverebbe un bambino nel vedere la propria madre piangere, colei che è il suo pilastro di forza.
Ma il mio è uno smarrimento amaro, perché la donna forte che ricordo meglio non è la Madre, ma la Strega che io, solo io, ho potuto conoscere, anche se di questo c'è ben poco di che vantarsi.
E' a lei che devo il meglio e il peggio della mia vita, a lei devo le mie vittorie e i miei fallimenti...

-Seifer, tu mi odi, non è vero?-.

...è lei che devo ringraziare e...sì, odiare per il resto della mia vita.
La odio tanto quanto odio me stesso per essermi fatto ammaliare dai miei sogni e da chi li ha usati contro di me. Ma questo "qualcuno" non era Edea, sebbene ne avesse preso le sembianze, la voce, la persona.
Allo stesso modo, a un certo punto anche io ho smesso di essere io, pur essendone perfettamente consapevole.

-Certo che mi odi, ne sono sempre stata consapevole-.
-Non dirlo mai più, Madre-.

La consapevolezza è ciò che ci separa e ci ha sempre separato, sin da quando ti seguii.
Tu non sei mai stata consapevole di nulla, nemmeno delle tue scelte.
Io vorrei tanto poter dire di non aver scelto, vorrei tanto poter usare questa giustificazione come scudo contro i giudizi, ma non sono un bugiardo, tantomeno nei miei confronti.
Ho scelto anche di vedere i miei sogni cadere a peso morto di colpo, come se li avessi trafitti io stesso con il mio Hyperion...il che in un certo senso è vero.
Ho scelto alla cieca, senza nemmeno valutare alternative che non avevo, credendo che tutto fosse migliore della vita che stavo vivendo...invece sono caduto in qualcosa di peggiore e anche di questo sono consapevole, sebbene non si possa dire che lo accetti senza batter ciglio.

Edea toglie le mani dal viso e mi guarda, la confusione negli occhi ancora lucidi:
-Ma io...-.
-Tu, esatto - comincio a camminare verso di lei, le parole che scorrono amare come fiele - Ora sei tu, una volta non lo eri. Io, al contrario, lo sono sempre stato-.

La Madre scuote la testa, tendendomi una mano bagnata di lacrime e pioggia:
-Non è tutta colpa tua-.
Mi fermo esattamente davanti a quella mano, la stessa che mi tese mesi fa a Timber, per indurmi ad andare con lei all'inferno.
Scuoto la testa:
-Oh no, la colpa è di chi ha voluto scegliermi - una goccia di pioggia mi cade sul labbro e io mi ritrovo a mordermelo con forza, prima di ammettere con un sorriso amaro - Ma io non ho fatto nulla per impedirlo-.

Detto questo, la supero e mi avvio a testa bassa verso il cancello sventrato, con la sensazione che non tornerò tanto facilmente in questo posto.
Qui rimane chi non ha una casa, è vero; ma chi se ne va da qui non è solito tornare.
In particolare, io non sono mai tornato nel posto da cui sono partito, sia il Garden o il Castello di Artemisia.

-Seifer, abbiamo una nuova possibilità. Sfruttiamola-.
Mi fermo di colpo accanto al cancello e scoppio in una risata forzata, ben diversa dalla risata liberatoria di qualche giorno fa, a pesca con Fujin e Raijin.
Allora credevo ancora in una nuova possibilità, forse perché non avevo ancora capito quanto il mondo fosse cambiato nei miei confronti...o non fosse cambiato, dipende dai punti di vista.
E...sì, nonostante tutto quanto, io credo di avere il diritto di poter riscrivere la mia vita sopra i segni rossi dei miei errori.
Ma io sono "pericoloso", "non cambierò mai", io.
Questa è la mia "nuova possibilità".

-Una nuova possibilità? Mi piacerebbe - considero falsamente interessato, una volta morta la mia risata. Mi volto a guardare brevemente la figura della Madre, poi le faccio un cenno con il mento - Sfruttala tu per me-.

E mentre varco il cancello mi riscopro a piangere come un bambino, lo stesso bambino che ho lasciato per i miei sogni, lo stesso bambino che ora ritrovo, quando tutti i sogni sono sfumati.



Fandom di FFVIII, Atra torna alla riscossa a un anno esatto dalla sua iscrizione su EFP!
Ovviamente torno con una fic su Seifer, giusto perché amo l'originalità, ma l'ho fatto perché volevo dare anche io il mio parere su come si sarebbe sentito Seifer in un ipotetico post-game, quindi spero che la fic vi sia piaciuta!
Per ora questo è un ritorno non definitivo: ho gli esami di maturità e finché non terminerò quelli non potrò essere completamente presente, ma spero di poter tornare attiva al più presto!
Nel frattempo saluto e ringrazio tutti quanti hanno voluto leggere questa storia! A presto, eh!
   
 
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