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Autore: Generale Capo di Urano    13/06/2016    2 recensioni
"Gli italiani perdono guerre come se fossero partite di calcio e partite di calcio come se fossero guerre" disse una volta Churchill. Ma quando si parla di calcio, nessuno scherza.
Quando le nazioni danno il proprio peggio. Guerra, calcio, che differenza fa?
***
#1. Francia-Romania (2-1)
#2. Belgio-Italia (0-2)
#3. Austria-Ungheria (0-2)
#4. Germania-Polonia (0-0)
#5. Italia-Spagna (2-0)
Il primo tempo si concluse così, con l’Italia in vantaggio e la speranza accesa negli animi. Il secondo tempo fu pieno di urla, momenti di puro terrore alternati a momenti di illusa speranza; avevano bisogno di quella seconda rete, ma fallirono troppe volte e il Meridione pareva sul punto di avere una crisi nervosa.
“Vendetta, vendetta” gridavano intanto gli sguardi accesi dei due.
Genere: Demenziale, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Francia Romania


*Francia - venerdì 10 giugno, ore 21 (fuso orario francese)*
Francis non era solito mostrarsi come un ultrà assatanato, di quelli che ad ogni minima mossa saltano in piedi ed urlano come se non ci fosse un domani, di quelli che durante le partite importanti tappezzano la casa con i colori della propria squadra e che strombettano con le vuvuzela persino a casa propria, ma c’erano sempre quelle occasioni in cui anche lui perdeva la sua naturale eleganza e si lasciava andare ad un tifo scatenato - sempre e solo, però, se era a casa da solo.
Per questo durante quelle partite tendeva a chiudersi in casa e a non rispondere a niente e nessuno, proprio come quel giorno; giusto per non doversi giustificare per eccessive dimostrazioni di gaudio o di disperazione, dipendeva dai casi.
Nel caso specifico, neppure lui sapeva come sentirsi. Se chiunque fosse riuscito ad entrare nel suo salotto, se lo sarebbe ritrovato seduto sul divano, con una bandiera rovesciata malamente su di uno dei braccioli e gli occhi sgranati, a pochi centimetri dal televisore. Avrebbe continuato a mangiarsi le unghie, se non le avesse già finite –aveva preso, infatti, a mordicchiare un angolo del suo vessillo (non era vilipendio alla bandiera? Neppure se ne stava rendendo conto in realtà).
Quell’ 1-1 in bella vista nell’angolo in alto a sinistra lo innervosiva terribilmente. Lui non poteva perdere, non poteva! Certo che la squadra non sembrava impegnarsi davvero per far sì che ciò non accadesse…
Ad un certo punto sgranò gli occhi ancor più di prima e si avvicinò talmente tanto allo schermo da far sembrare che ci volesse cadere dentro. Un uomo, un solo uomo l’avrebbe salvato.
«Payet… VAI, PAYET!»


*Romania - venerdì 10 giugno, ore 22 (fuso orario rumeno)*
Trattenere le urla era davvero un’impresa, ma le minacce di Petar di tappargli la bocca con lo scotch e di legarlo al divano fino alla mattina successiva erano state abbastanza convincenti.
Mihai aveva un sorriso che andava da un orecchio all’altro, mentre teneva gli occhi incollati alla TV e stringeva le dita attorno alla coscia destra del bulgaro, il quale si tratteneva dall’allontanarlo solo perché riconosceva il nervosismo e l’emozione che sentiva il compagno. La sua non era una di quelle squadre su cui si scommette, di quelle che spiccano sempre tra i più forti e su cui si pongono le speranze per le migliori finali, ma quel giorno parevano davvero carichi e pronti a farsi valere sull’intera Europa.
Quel pareggio non faceva che eccitarlo ancora di più –stavano tenendo testa alla Francia, per Diana!
I francesi non parevano cavarsela particolarmente in quell’occasione, e già sognava un gol che non avrebbero potuto evitare, che avrebbe ribaltato le sorti della partita. Poi accadde, ma non come se l’aspettava.
Vide un giocatore in maglia blu sollevare il piede, e tutto gli apparve a rallentatore; sentì le braccia di Bulgaria stringerlo, quasi cercasse di fargli forza. «No…no…»
Payet calciò.
«NOOOOO!!»
Nicolae sobbalzò nel suo lettino, svegliato di colpo dalle urla del fratello che provenivano dal salotto.
 
 



*Italia – venerdì 10 giugno, ore 21 (fuso orario italiano)*
Probabilmente molti si sarebbero chiesti perché quei due stessero guardando una partita che non li interessava direttamente, ma nessuno poteva tenere i due italiani lontani dal televisore se si parlava di calcio. E poi, sinceramente, non era del tutto vero che non li riguardava: dopotutto, dando per scontato che fossero passati, una delle due squadre sarebbe potuta finire anche contro di loro.
Ricordando certe esperienze, non restava che sperare che fosse la Romania.
Romano era talmente concentrato sulla partita che non si prendeva neanche la briga di scansare il fratellino che gli stringeva il braccio, mentre saltellava irrequieto sul divano.
Sembrava andare tutto per il meglio, finché una voce non li fece raggelare. “La Francia oggi sta giocando male, non se la sta cavando per nulla bene…”
Entrambi si bloccarono sul divano, due paia di occhi sgranati in espressioni a dir poco inorridite. «No…» gemette Veneziano, portandosi le mani al volto mentre il maggiore le stringeva da tutt’altra parte, sibilando imprecazioni tra i denti.
I campioni della gufata, ecco cos’erano. E accadde.
Un calciatore in maglia blu, la porta, il calcio. I boati dei tifosi francesi. E i due italiani che si accasciavano sul divano. «Mamma mia…»
Feliciano strinse le dita attorno alla cornetta del telefono; una voce rotta gli rispose dall’altro capo. «Pronto?»
«Mi dispiace, Mihai…»
«E-eh?»
«Mi dispiace… perdonaci.»








Angolo ultrà
I telecronisti italiani sono dei gufatori!
E niente, probablimente dovrei aggiungere qualcosa di intelligente ma mentre pubblico ciò l'Italia ha vinto quindi ho solo una cosa da dire: POO PO PO PO PO POO POOOOO, POO PO PO PO PO POO POOOOO *salta sul divano*
ALLA FACCIA VOSTRA, BELGI! Ok la pianto.

 
 
   
 
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