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Autore: chiara_13    14/06/2016    3 recensioni
E se non fosse andata come nel telefilm? Se la vita dei nostri protagonisti venisse sconvolta da un momento tragico e dovuto per sopravvivere? Se morire fosse l'unica via di fuga per salvare le persone pi care e la propria famiglia? Se il povero scrittore soffrisse per qualcosa che forse...non rivelerò altro, se volete sapere cosa sconvolge il nostro Rick, leggete la mia storia...GRAZIE e Buona lettura.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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E’ ME CHE STA COPRENDO
 
Richard fissava un punto indefinito della sala ristoro. Era passato un mese dalla sera in cui Kate era rimasta con lui. Alexis fortunatamente non era entrata nella stanza e non aveva scoperto la verità scioccante. Era comunque passato un mese, un mese dove non aveva saputo niente o visto sua moglie. Non sapeva se stava bene, se aveva bisogno di aiuto o qualsiasi cosa che potesse farlo stare bene. Neanche suo padre si era degnato di dargli notizie, erano in silenzio radio da troppo tempo. Richard iniziava ad essere ansioso e preoccupato. Tanto da sbattere il palmo della mano sul tavolino, facendo ribaltare la tazza di caffè che stava bevendo.

-Qualcuno si è arrabbiato- Esposito fece capolino da dietro la porta.

-Oh…scusa…ero sovrappensiero- si affrettò a pulire tutto.

-Che ti turba amico? Andiamo…puoi parlare con me- l’ispanico si sedette difronte a lui.

-Niente...veramente, solo…vuoi una tazza di caffè?- si alzò per versarsi una nuova tazza della bevanda e ne porse una anche al detective.

-Se lo dici tu...quindi posso annunciarti la grande notizia- sorrise entusiasta Esposito.

-Che grande notizia?- sorrise Richard, notando uno speciale luccichio negli occhi dell’amico.

-Io e Lanie ci sposiamo…non è ancora di dominio pubblico e ti sarei grato se non ne facessi parola con nessuno- rispose contento lui.

-Oh…non sai come io sia felice per voi…e a dirla tutta era proprio ora! Dopo tutto questo tira e molla vi siete decisi- si congratulò lo scrittore, alzandosi per abbracciare l’amico.

-Si beh…neanche tu e Beckett avete scherzato!- la battuta gli era scappata per sbaglio.

-Si…noi avevamo qualcosa di un po’ particolare prima di capire cosa volevamo veramente, ma per fortuna ci siamo trovati…ci sono coppie che fanno la nostra stessa danza per tutta la vita- lo tranquillizzò Richard, sapendo che forse si stava sentendo in colpa.

-Penso che te lo chiederà Lanie, ma te lo accenno io…- tornò serio, facendo capire anche allo scrittore che si trattava di qualcosa di importante –Ryan sarà il mio testimone di  nozze e Lanie avrebbe voluto avere Kate al suo fianco…- gli fece capire di cosa si trattasse –date le circostanze…vorrebbe chiedere a te…di essere la sua testimone- concluse.

Richard rimase sorpreso per la richiesta, ma non poteva essere più felice. –Accetto molto volentieri...sono onorato...- lo abbracciò commosso Richard.

-Quando te lo chiederà lei, cerca di essere sorpreso come adesso…vorrei arrivarci vivo all’altare…- lo fece ridere.

-Te lo prometto…- sorrise, vedendo che stava uscendo –e se avete bisogno di qualsiasi cosa…non esitate a chiedere- lo informò.
 

Rimasero tutta la mattinata al distretto, la giornata sembrava tranquilla. La lieta notizia aveva migliorato di poco la giornata dello scrittore. L’ansia regnava ancora sovrana nella sua mente, ma cercò di frenare qualsiasi segno visibile, non voleva far preoccupare nessuno.
All’improvviso il distretto si animò. L’apertura delle porte dell’ascensore si aprirono all’improvviso. Mostrando una persona barcollante mostrarsi a tutti. Una copiosa quantità di sangue era all’interno della cabina dell’ascensore, sangue che sicuramente proveniva dall’uomo appena arrivato.
Richard lo osservò più attentamente e gli bastò vedere i lineamenti di quella persona per riconoscerla. Si fiondò da lui preoccupato. –Jackson!!- si allarmò.

-Ragazzo…- si sedette su una sedia li vicino, ansimava e teneva una mano premuta contro la ferita.

-Che succede? Che ti è successo?- chiese preoccupato.

-Ci siamo avvicinati troppo al sole ragazzo- gli fece capire di cosa stava parlando.

L’uomo stava perdendo i sensi. Avrebbe voluto dire dell’altro, ma non ci riuscì.

-ODDIO!! HO BISOGNO DI UN’AMBULANZA…SVELTI!!- urlò Richard, stendendo suo padre a
terra, cercando di premere sulla ferita.

Richard vide che c’era Lanie vicino ad Esposito. –Aiutami…aiutalo…- le chiese, vedendo che aveva capito perfettamente che aveva bisogno di lei.

-Ha perso molto sangue…la pallottola l’ha trapassato, ma non sembra abbia colpito organi vitali, è stato fortunato…ma ha bisogno immediatamente di una trasfusione- lo informò, rigirando il corpo dell’uomo a terra.

-Facciamo in tempo a portarlo all’ospedale?- si preoccupò lui.

-No…ne ha bisogno subito…o lo perderemo…- annuì Lanie, cercando di pensare.

-Tu la puoi fare? La sai fare?- chiese subito, sempre più in ansia.

-Mi servono gli strumenti…forse li ho disotto, ma non sappiamo che gruppo sanguigno ha…possiamo sbagliare- spiegò.

-Io lo conosco…- Esposito si accovacciò -…è l’uomo che era al cimitero e che ti seguiva qualche mese fa…- annunciò.

-Il mio sangue andrà bene…- Richard non aveva neanche sentito il detective .

-Come lo sai? Non abbiamo fatto neanche una prova…- lo guardò Lanie, cercando di farlo ragionare.

-Andrà bene perché è mio padre…e abbiamo lo stesso gruppo sanguigno- rivelò loro, convincendoli e sorprendendoli allo stesso momento.
 

Qualche ora dopo, Richard era seduto in una poltroncina d’ospedale. Suo padre disteso nel letto che si stava riprendendo bene. –Ragazzo!- lo chiamò debolmente Jackson.

-Sei sveglio…- si fiondò da lui –che è successo? Dov’è Kate?- chiese, vedendo che non c’era nessuno.

-Hai detto ai tuoi amici chi sono?- era più un’affermazione, ma non gli importava granché.

-E’ stato necessario…dovevo salvarti la vita- annuì lo scrittore.

-Ora c’è qualcun altro che ha bisogno del tuo aiuto…- lo fece tornare serio –Sta bene, tranquillo…ma la battaglia che sta per iniziare non può vincerla da sola…ha bisogno del vostro aiuto…come ti ho detto ci siamo avvicinati troppo al sole…- gli disse.

-Non vi siete fatti sentire per un mese…- lo rimproverò lo scrittore.

-Ragazzo…se vincerete questa battaglia, tutto tornerà come prima…le che torna a casa e le vostre vite tornare alla normalità- gli disse suo padre.

-La battaglia finale…come la trovo?- si guardarono.

-La giacca…c’è un telefono…prendilo, premi il tasto uno…ti metterà in contatto con lei…il resti spetta a lei dirtelo- si abbandonò sul letto, era stanco. –Io vi raggiungerò appena mi sarò ripreso-

 
Richard entrò in un vecchio capanno abbandonato. Lo sguardo analizzava ogni singolo angolo di quel posto, finché non si ritrovò davanti sua moglie, vestita di tutto punto.

Si abbracciarono, sollevati nel ritrovarsi.

-Stai bene? Che è successo? Perché non ti sei fatta più viva? Un mese…un mese è
passato- non era arrabbiato, solo frustrato dal fatto di non sapere niente.

-Rick lo sai di cosa mi sto occupando…ho trovato diversi indizi e mi hanno potata dove volevo- rispose, guardandolo dritto negli occhi.

-L’hai trovato? Jackson ha detto che avresti avuto bisogno di una mano- la vedeva preoccupata e dimagrita.

-Si…e si…siamo alla frutta…- annuì Kate –ma prima ho bisogno di chiederti un favore…- lo guardò negli occhi.

-No…non resterò in disparte- rispose, sapendo cosa stava per chiedergli.

-Lo so e non è questo che volevo chiederti- sorrise, sapendo che si sarebbe immischiato anche senza il suo consenso.

-E allora cosa?- la guardò sorpreso.

-Abbracciami…ho bisogno di stare tra le tue braccia- gli disse sinceramente.

-Non c’è bisogno di chiederlo- la avvolse con la sua solida presa, il suo volto poggiato sul suo petto e le mani che le accarezzavano i capelli e la schiena.

Rimasero in quella posizione per molto tempo. –Non vedo l’ora che questo incubo sia finito…voglio riaverti con me tutti i giorni, guardarti mentre dormi…svegliarmi con i tuoi baci…tutte quelle piccole cose che una coppia normale fa di solito- sorrise, cullandola.

-Anche io…mi manca un letto comodo e una doccia come si deve…e il miglior marito che mi sorride e che amo- sorrise –ma devo dirtelo…- si scostò per guardarlo negli occhi -…il fatto di fissarmi mentre dormo è un tantino inquietante- scoppiarono in una risata.

-Dovrai convocare tutti a rapporto, ma cerca di non dirgli niente riguardo a me…di solo che tuo padre si stava occupando della questione e che qui ci sono tutte le prove…metti questo…- gli passò un’auricolare –Ti aiuterò passo…passo, cerca di non farti scoprire a parlare con me però- gli disse.

-Ma come gli spiego come ha fatto mio padre a scoprire tutte queste cose?- ragionò Castle.

-Tu provaci…speriamo non ti facciano domande più specifiche…- sperò Kate –e avrai bisogno di questa…- gli passò una chiavetta –ci sono tutti i file che vi ho rubato e in più quelli che ho aggiunto io…vi basteranno per capire l’intera situazione- spiegò.

-Ok…vedrò di essere credibile, ma non ti prometto niente- prese l’oggetto e se lo mise in tasca.

-Cercate di non farvi scoprire…- lo avvertì, baciandolo sulla guancia e allontanandosi.
 

-Figliolo…perché non ti siedi? Mi fai venire il mal di testa- Jackson era già ‘uscito’ dall’ospedale ed era seduto sul divano del loft di Castle.

-Sono un po’ agitato se non lo avessi notato…sto per dare delle notizie ai miei amici, ma non posso spiegargli come sono venuto a conoscenza…devo essere credibile davanti a persone che capiscono i bugiardi al volo…ma questo è una sottigliezza- rispose rapido lo scrittore.

-Cerca di tranquillizzarti Rick…o ti farai scoprire prima di iniziare a parlare…- gli disse Kate, dall’auricolare.

-Ok…- si fece forza, prendendo dei grossi respiri e ricacciando l’aria dai polmoni.

-Papà…siamo arrivate e ci sono anche degli ospiti…- si annunciò Alexis, entrando in casa con tutta la truppa al seguito.

-Qualcuno mi spiega cosa sta succedendo qui?- chiese esasperato Esposito.

-Perché non vi sedete…- li invitò sul divano, facendogli notare la presenza di Jackson.

-Salve- li salutò Jackson, cercando di sedersi meglio sul divano. Esposito e Ryan si guardarono interrogativi, come Alexis e Hailey.

-Inizia…-gli disse Kate all’orecchio.

-Ok…ok…- si sedette anche lui ansioso –Devo parlarvi…- iniziò con voce tremante.

-Credo sia ora…- lo intimò suo padre, facendogli segno di sbrigarsi.

-Si…sappiamo chi è Loksat…- confermò alla fine Richard, sentendo gli sguardi di tutti che lo trapassavano.

-Cosa…cosa? Noi abbiamo perso tutte le prove di Loksat e tu vuoi dirmi che hai scoperto chi è?- Esposito si alzò arrabbiato.

-Non io…mio padre…- indicò Jackson sul divano, come gli aveva detto Kate.

-Oh…suppongo che sia stata opera sua quel giochetto al mio computer…- commentò Vikram.

-Esatto- rispose Jackson, mentendo.

-E chi sarebbe? No perché ho proprio voglia di ficcargli una pallottola in fronte- disse sempre più arrabbiato Esposito.

-Javi…- cercò di tranquillizzarlo Lanie.

-Il suo nome è Edward Kramer…vero capo della G.D.S.  e di tutto il movimento che noi chiamiamo Loksat- rispose Castle, mostrando loro la foto che era nella chiavetta di Kate.

-E allora che aspettiamo?- chiese Ryan, anche lui pronto per entrare in azione.

-Dobbiamo essere cauti…vi ricordate il posto in cui ero rinchiuso? L’edificio dove si nasconde è molto simile…ma non possiamo agire senza un piano d’azione- rispose Richard.

-Ha ragione…avete bisogno tutti di armi e protezioni adeguate- disse Jackson.
Richard scorse le foto che erano dentro alla chiavetta, osservandole tutte molto attentamente, finché sua figlia non lo fermò.

-Queste sono datate con i giorni in cui lui ti stava seguendo…com’è possibile che fosse  a Los Angeles?- chiese Alexis, guardando suo padre.
Richard non sapeva come rispondere, guardava suo padre e cercava di sentire qualcosa dall’auricolare. Niente.

-Cosa ci stai nascondendo Richard?- questa volta era sua madre a leggero come un libro, conosceva bene la sua faccia.

-Niente…io…niente- alzò le braccia, notando gli sguardi puntati su di lui.

-Chi stai coprendo Castle? Diccelo maledizione!- urlò Esposito.

-Nessuno ve l’ho detto…ci siamo dentro solo io e mio padre…nessun’altro- Castle indietreggiò, preoccupato di come si stava evolvendo in maniera molto negativa.

-Menti Rick…si vede- gli fece notare Hailey.

-Dicci chi stai coprendo…andiamo, diccelo!- si avvicinarono i due detective.

-ORA BASTA!- una voce li distrasse tutti –Castle sta coprendo me…lui non c’entra niente con tutta questa storia…- si mostrò a loro come un fantasma. I due detective indietreggiarono, gli occhi delle donne rimasero spalancati. Richard invece guardava sua moglie sorpreso e grato allo stesso momento.
 

SCUSATE SE HO RITARDATO UN PO’ PER PUBBLICARE QUESTO CAPITOLO. SPERO MI PERDONIATE. GRAZIE PER LE RECENSIONI E PER AVER SEGUITO ANCHE QUESTO CAPITOLO DELLA MIA STORIA. GRAZIE ANCORA.
CHIARA.
 
   
 
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