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Autore: whenyouwishuponastar    14/06/2016    4 recensioni
[SPOILER Hyperversum Next] [Ian/Isabeau]
Era strano ripensare al passato.
Lo strano groviglio di avvenimenti che era stata la sua vita aveva quasi un sapore surreale se rivissuta in quel momento, con il cuscino dietro la testa e le lenzuola pesanti a coprire le gambe ormai indolenzite da anni, le braccia rugose e non più forti come un tempo.
“Jean…”.
Si sentì chiamare e girò il capo a guardare la sua consorte: era bella, bella come era sempre stata, il viso dolce e angelico nonostante gli inevitabili segni del tempo, i lunghi riccioli che tanto amava sale e pepe.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ian Maayrkas aka Jean Marc de Ponthieu, Isabeau de Montmayeur | Coppie: Ian/Isabeau
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Chiara.



Era strano ripensare al passato.
Lo strano groviglio di avvenimenti che era stata la sua vita aveva quasi un sapore surreale se rivissuta in quel momento, con il cuscino dietro la testa e le lenzuola pesanti a coprire le gambe ormai indolenzite da anni, le braccia rugose e non più forti come un tempo.
“Jean…”.
Si sentì chiamare e girò il capo a guardare la sua consorte: era bella, bella come era sempre stata, il viso dolce e angelico nonostante gli inevitabili segni del tempo, i lunghi riccioli che tanto amava sale e pepe.
“Amore...”.
 
Ricordava bene la prima volta che aveva visto la miniatura dell’amata in quel dannatissimo codice e ne aveva accarezzato i contorni, fantasticando su come sarebbe stato meraviglioso avere di fronte cotanta bellezza.
Ricordava di averla sognata per notti intere, bellissima in un vestito blu elettrico, che si chinava per baciarlo, le braccia strette intorno al suo collo, una promessa sulle labbra: Ti aspetto.
Ricordava come tutto ciò l’aveva scosso, e di come si risvegliava madido di sudore, la mente ancora fissa su quell’immagine celestiale.
Non può essere, si diceva.
Sto diventando matto!
Eppure era successo.  Contro ogni legge della fisica e ogni logica più pura, si era trovato teletrasportato in quel mondo sconosciuto, ottocento anni prima della sua nascita.
E l’aveva trovata, aveva trovato il suo angelo.
Aveva scoperto che dietro quel riccioli dorati si celava un cuore puro, ricco d’amore e misericordia, che l’aveva fatto innamorare ancora di più.
Dio, era tutto così surreale.
 
“Jean…”si sentì chiamare un’altra volta e stavolta le sorrise, le rughe ancora più evidenti intorno alla bocca e agli occhi.
“Te ne penti mai?”.
Non c’era bisogno che specificasse a cosa si riferiva.
Era una domanda che Ian si era sentito rivolgere innumerevoli volte, nei momenti più disparati: nel cuore della notte, mentre la stringeva forte e la baciava con passione; dopo un duello particolarmente cruento, i lividi e le ferite evidentissime sulla pelle chiara; persino dopo la nascita dei loro figli, mentre Isabeau stringeva al petto quei fagottini urlanti.
E la risposta, nonostante il passare degli anni, era rimasta sempre la stessa.
“Mai. Io appartengo a questo posto. Appartengo a te e a tutti loro. Siete voi la mia famiglia, lo siete sempre stati”.
La donna non rispose, e fu soltanto quando Ian avvertì un rumore sommesso che si accorse che stava piangendo. Si sporse subito in avanti, nonostante gli arti e la schiena doloranti, e le asciugò le lacrime sulle guance.
“Ringrazio ogni giorno il Cielo di averti mandato da me. Dio solo sa quanto ti amo… e mi perdoni, perché sono davvero egoista, ma non riesco a immaginarti separato da me”.
Ian si portò il palmo della moglie alle labbra e lo baciò prima di rispondere.
“Non so quale forza mi abbia mandato da te, non la conosco e ne ho paura, ma può essere soltanto qualcosa di bellissimo e generoso se ci ha uniti. Ti amo, dal primo momento in cui ti ho vista ritratta in quel dipinto, lì nel mio mondo”.
Isabeau si chinò per sfiorargli le labbra con le sue, e nel frattempo gli strinse forte la mano.
“Faccio entrare i ragazzi”gli mormorò prima di alzarsi e uscire dalla stanza, gli occhi arrossati a causa delle lacrime versate.
 
Passarono pochi minuti prima che Ian vedesse entrare suo figlio Marc, mano nella mano con la moglie Alexandra.
“Padre, come ti senti?”esordì il ragazzo, il viso tirato, i capelli lunghi e neri come erano stati i suoi fino a un po’ di anni prima, il suo anello nobiliare al dito.
“Meglio, non preoccuparti per me”rispose lui, ben sapendo di non suonare granché rassicurante: vide infatti i due serrare le labbra e stringersi ancora di più le mani, fino a far sbiancare le nocche.
Alex, in particolare, sembrava particolarmente turbata.
“Zio Ian…”sussurrò accostandosi al capezzale dell’uomo, la bocca atteggiata ora in quello che pareva un sorriso se da esso non fossero trasudate tanta angoscia e malinconia.
“Alex”.
La donna sembrava voler dire qualcosa ma non avere la forza d’animo per farlo; ad un certo punto, infatti, fece un passo indietro, scuotendo leggermente la testa.
Il marito le cinse la vita da dietro con fare protettivo.
“Sono fiero di voi. Spero davvero che abbiate la vita serena che vi meritate, con i vostri figli e i vostri amici. Abbiamo già vissuto guai per più di una generazione”.
A quell’ultima frase, entrambi sorrisero leggermente.
“Vi amo tanto, entrambi. Siate felici, figli miei”.
Alex, che si era seduta sol bordo del letto, gli accarezzò pensosamente il braccio.
“Vorrei tanto che papà fosse qui con noi…”disse infine, e Marc la guardò con un’espressione di sofferenza: era da tanto che sua moglie non parlava del padre, e ogni volta che lo faceva il suo dolore era evidente.
Avrebbe voluto evitarle ogni dispiacere, ma purtroppo era impossibile.
“Anch’io. Daniel è stato un fratello per me tanto quanto Guillaume. Ma sapevamo che prima o poi sarebbe successo, che la connessione si sarebbe spenta per sempre”.
Alex, a quelle parole, non ce la fece più e si gettò fra le braccia dello zio, abbracciandolo con forza.
“Non voglio perdere anche te”.
Quando l’abbraccio fu sciolto, fu Marc a farsi avanti e stringere il padre, ponendo in quella stretta tutte le parole che non sapeva come far uscire.
“Michel, Célèste, Marianne e Nicolas arriveranno presto, hanno mandato un messaggero per avvisarci”disse poi per riempire quel silenzio che si stava facendo troppo pesante.
 
Ian guardò in viso il figlio e la sua consorte, e si sentì riempire di serenità.
Nonostante tutto, era felice della sua vita; era felice che la Provvidenza l’avesse voluto inviare lì, da Isabeau, Guillaume e tutti gli amici che aveva trovato lì.
Era felice dei suoi figli e dei suoi nipoti, ed era felice di sua moglie, la sua più grande sostenitrice, la sua compagna di vita e di avventure.
Era convinto più che mai di aver fatto la scelta giusta, ma non poteva negare di sentirsi ancora in colpa, nonostante il passare degli anni, di aver lasciato Daniel da solo.
Ricordava bene l’espressione sul viso del fratello quando Alex gli aveva comunicato di voler rimanere a Châtel-Argent per sposare Marc: si era fatto pallido, e aveva preso a massaggiarsi la base del naso.
“Questo maledetto gioco…”aveva mormorato fra i denti.
Ian l’aveva visto più tardi in privato piangere e urlare, maledicendo Hyperversum per avergli tolto due delle persone a cui teneva di più al mondo.
Ma alla fine aveva acconsentito, e aveva continuato a visitare la figlia insieme a Jodie, Martin e Gabriel, fino a quando anche il nuovo computer si era rotto e la nuova edizione del videogioco aveva smesso di permettere i viaggi nel tempo.
 
Avrei voluto averlo accanto in questo momento, pensò Ian.
Malgrado ciò, si ritrovò ancora una volta a sorridere pensando alle avventure che aveva vissuto e alla splendida e bizzarra vita di cui si era ritrovato protagonista.
Ricordava come lì, nel futuro in cui era nato, si sentisse fuori luogo, uno straniero nato nel posto sbagliato.
Anni dopo, guardando il panorama dalle mura del suo castello, aveva pensato: Sì, sì, è qui che appartengo. E’ questo il mio posto, è così che deve andare.
Dio, era stato così fortunato.





Angolo autrice
Ho finito giusto ieri Hyperversum Next e mi sento come se qualcuno mi stesse dando ripetutamente pugni nello stomaco perché quel libro è.davvero.troppo e mi ha fatto piangere come una disperata. Ovviamente per deprimermi ancora di più non ho trovato niente di meglio che scrivere questa cosa. E niente, grazie a tutti se siete arrivati fino a qui a leggere (fatemi sapere se vi è piaciuta!) e ancora grazie a Chiara perché mi ha sopportato in questi giorni di agonia (e nonostante tutto continua a dirmi che Marc è sposato con lei). A presto!
PS: Ovviamente il titolo è preso da Always di Bon Jovi, che non c'entra una mazza con questa storia ma sarà sempre la mia canzone per Ian e Isabeau.

 
   
 
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