Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: _Akimi    14/06/2016    1 recensioni
[Takao x Kuroko]
"C'è un ragazzo, all'esatta metà del ponte: non riesce ad osservare la sua espressione, ma lo trova piuttosto minuto, il colore dei suoi capelli crea una surreale armonia con le tonalità calde del cielo e ha questa postura, tra il rigido e l'arrendevole, che gli concede un'aria piuttosto buffa, ma interessante."
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Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Takao Kazunari, Tetsuya Kuroko
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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  • Nickname forum + EFP: _Akimi + _Akimi
  • Titolo della storia: Scarlet Refrain
  • Pacchetto scelto: “Epilogo”
  • Coppia scelta: Kazunari Takao x Kuroko Tetsuya
  • Rating: Giallo (vedi Avvertimenti.)
  • Genere: Malinconico, sentimentale.
  • Avvertimenti: Tematiche delicate (anche se vagamente citate, mi sento in dovere di dirlo in quanto non si tratta di una tematica ampiamente descritta nella fanfic.), AU
  • Conteggio parole: 3230
  • Note extra: La storia è ambientata in un universo alternativo in cui i due non si sono mai incontrati, ci sono alcuni riferimenti alla serie e alle informazioni date dall'autore originale sui personaggi (giusto per essere pignoli) quali il segno zodiacale di Takao (Scorpione) e il colore dei suoi occhi. (dicono che variano dall'anime al manga, quindi li ho descritti come azzurri.); il POV è principalmente di Takao, solo alla fine è alternato tra i due personaggi.
    “Refrain” è una strofa/verso che ripete in una poesia o in una canzone. (sinonimo di ritornello, in poche parole.)
    La citazione iniziale è presa dal film di Capitan Harlock.

 
Scarlet Refrain

{Un istante ripetuto nel tempo diventa eterno.}

E' un giorno tiepido, questo sabato primaverile; i parchi pubblici iniziano a svuotarsi, i bambini si tengono stretti alle loro madri e qualche gruppo di studenti ritorna finalmente a casa dopo le attività extrascolastiche.
Marzo è un mese maledetto perché segna un po' la fine di un ciclo per i giovani che studiano: c'è chi spera di trovare il proprio nome all'inizio della graduatoria dei voti, chi pensa solo alle spiagge calde ad Okinawa e infine quelli più malinconici che, senza ammetterlo ad amici e compagni, vorrebbero rimanere nelle aule riscaldate dal Sole un paio di giorni in più.
Sì, è in marzo che si è costretti a vivere quel periodo in cui si rimane spaesati, si pensano progetti destinati ad essere abbandonati e anche le città cambiano forma, colorandosi delle risate dei piccoli e dei commenti sinceri degli anziani che si improvvisano guardiani di ricordi passati.
I viali prendono le tinte delicate dei ciliegi in fiore, petali rosati segnano la precarietà umana ed è questo il motivo per cui sono così tanto apprezzati; esiste una sottile linea di unione tra le vite degli indaffarati passanti e alla caduta di quei fiori: è la ripetizione di quell'evento a rincuorare gli animi di chi osserva quelle piante, pensando che nulla di tutto quello abbia mai una fine.

Takao Kazunari passa spesso per quella strada, attraversa quell'intreccio di rami con la sua bicicletta e svolta quando raggiunge la sua vecchia scuola elementare.
Alle volte se ne sta lì fermo, senza un vero motivo; guarda i bambini correre fuori dall'uscita e poi scompare, di nuovo attaccato ai pedali e al manubrio, solo per il piacere di sentire la brezza tiepida carezzargli i capelli scuri.
Quel giorno decide di fare un percorso diverso, conosce abbastanza bene la città per non rischiare di perdersi e deve ammetterlo, ha comunque voglia di scoprire qualcosa di nuovo: vuole vedere nuovi edifici, nuovi volti e nuovi alberi di ciliegi.
Per alcuni sono tutti uguali, in parte la pensa allo stesso modo, eppure non può fare a meno di trovarci quel dettaglio interessante, il minimo cambiamento che rende un semplice fiore diverso da un altro.

Pedala ancora, Takao Kazunari; sta percorrendo uno di quegli incroci che portano a strade meno frequentate, il che gli fa storcere il naso perché c'è un lungo ponte che collega un quartiere ad un altro e quella struttura, nulla di speciale o artisticamente apprezzabile, lo attira abbastanza da convincerlo a modificare in modo definitivo il suo percorso verso casa.
Il viaggio si fa un poco più lungo, ma non gli importa un granché; ha tempo da perdere – è questo che si ripete quando si ferma all'inizio di quel ponte.
Uno scorcio di orizzonte si riflette nelle sue iridi scure, gli occhi sottili si perdono ad osservare quell'angolo di nuvole sfatte e di cielo color arancio che pare trasportarlo in un'altra realtà perché, stranamente, lì gli edifici non coprono il Sole e lo spazio sembra amplificarsi così tanto da confonderlo per un attimo, prima di ritornare al mondo che conosce bene.
Quando vede il tramonto non pensa mai a nulla di concreto: è solo un tramonto, qualcosa di abituale, e quell'evento, seppur ripetuto nella sua quotidianità, non destabilizza il suo animo, non lo emoziona a tal punto dal farlo riflettere su chissà quali domande esistenziali, però lo rilassa ed è questo che conta per un ragazzo dall'indole semplice come la sua.
Non gli è mai piaciuto filosofeggiare, parlare da saggio o scavare a fondo alla ricerca di misteri incomprensibili; ama la vita come incognita e quel posto è il piccolo segreto che occupa la sua mente sin da subito.

C'è un ragazzo, all'esatta metà del ponte: non riesce ad osservare la sua espressione, ma lo trova piuttosto minuto, il colore dei suoi capelli crea una surreale armonia con le tonalità calde del cielo e ha questa postura, tra il rigido e l'arrendevole, che gli concede un'aria piuttosto buffa, ma interessante.
Takao si ferma ad un paio di metri da lui, il manubrio della bici fa da precario sostegno mentre tutte le sue forze sono dedicate solamente all'anonimo davanti a sé.
Non ama molto i giudizi senza fondamento, ma ha un debole per il proprio lato più creativo e si ritrova a fantasticare sulla vita di quel silenzioso spettatore quasi senza accorgersene.

Quanti anni ha? Qual'è il suo nome? Possibile che stia ritornando anche lui a casa?
Queste sono solo un paio delle moltissime domande che Takao si pone: trova delle risposte un po' troppo irrealistiche, alle volte l'immaginazione ha la meglio su di sé e così quel ragazzino diviene una celebrità che scappa da qualche guaio, ma altre, Kazunari arriva così vicino alla verità da non crederci del tutto.
Se giocasse anche a lui a basket? Sarebbe piuttosto divertente.

In ogni modo, un incontro non trova mai realizzazione: Takao decide di non parlarci e ritorna a casa quando vede muoversi l'altro, percorrendo le due strade opposte che allontanano entrambi dal ponte.

* * *

Takao va zigzagando per le strade della città, ha ricevuto uno degli strambi messaggi dal suo migliore amico, Midorima, e lo sta maledicendo perché la sua tendenza a credere troppo all'oroscopo inizia ad influenzare anche lui e ora si destreggia tra l'ignorare ciò che il suo segno dice o pensare a quelle parole per tutta la giornata, nella speranza che qualcosa accada in un momento prevedibile.
-Il tuo colore fortunato è l'azzurro, è giorno di incontri inusuali.-
Per un attimo Takao non sa cosa pensare, la sua vita non è così movimentata e le persone che incontra durante le vacanze sono sempre le solite, noiose – per la maggior parte delle volte – ma non si lamenta perché è abituato a quei ritmi ed è la continuità che lo rincuora poiché, anche se si tratta di un ragazzo pieno di vita ed estroverso, ha bisogno di quelle certezze che ricercano un po' tutti nella propria esistenza ed è per questo che non può dar peso ad un'esclamazione di un qualche astrologo fortunato.

Cerca di non cambiare nulla in quella giornata; stessa strada, stessi alberi, ha controllato la catena della sua bicicletta prima di partire e le stringhe delle sue sneakers non l'ostacolano più quando si sistema sui pedali, e per una sua fissazione personale, non ha indossato nulla di azzurro perché vuole dimostrare a sé stesso che essere uno Scorpione non cambia il suo modo di vivere o vedere la propria realtà.
Volta allo stesso incrocio, alla stessa ora; il cielo è di un lilla chiaro, qualche punta di rosso sparso verso l'orizzonte nudo e più in alto, una prima forma di Luna si intravede, anche se ancora troppo timida per obbligare il Sole ad abbandonare completamente la scena.
E' ai piedi del ponte, questa volta la zona pare ancora più deserta dell'ultima volta che è passato di lì, ma eccolo – quasi non ci crede – lo spettatore è ancora lì, alla metà precisa!; la sua figura diverte Takao, un po' lo lascia dubbioso, ma nonostante sia la seconda volta che lo vede, è già diventata una piccola abitudine cercarlo mentre osserva il tramonto ed è un culto, quello che crea involontariamente Kazunari, che lo porta a fermarsi con la bicicletta ogni volta solo per poter vedere quel ragazzo rimanere immobile, una tracolla stretta tra le mani e degli abiti casual che non aiutano il moro a scoprire qualcosa di lui.

Sta valutando cosa potrebbe fare in quell'istante: è bravo a parlare con le persone, non prova vergogna nell'avvicinarsi a lui, quindi la possibilità di conoscerlo non lo spaventa, ma per un attimo ripensa al messaggio di Shintarou e un senso di realizzazione lo colpisce inaspettatamente: al diavolo Midorima, Takao ha in mano il suo destino!
Quella è l'occasione per dimostrare all'amico di avere ragione una volta per tutte e siccome sa essere testardo, è disposto a posticipare le proprie curiosità perché una parte di lui crede che il ragazzo sarà sempre lì, al ponte, e che come il tramonto o i ciliegi in fiore, possa ritornare a quella metà perfetta che Takao ormai ritrova in modo naturale con lo sguardo.

Così si rimette in sella, riserva un'ultima occhiata verso la figura minuta del suo nuovo, misterioso amico, ed è proprio quell'attimo a tradirlo perché iridi azzurri ne incontrano altre, uno scambio silenzioso di apparente indifferenza, ma poco dopo Takao non trattiene un'espressione di sorpresa sul proprio volto e quest'ultima si rispecchia, sebbene in modo meno esplicito, anche sul viso pallido dell'altro che, forse imbarazzato o infastidito, sbatte un paio di volte le palpebre e non lascia trapelare nessuna, chiara sensazione.

Quel attimo di stallo è il momento giusto per convincere Takao ad allontanarsi; è più una fuga, la sua, ma una volta superata la figura di quel ragazzino, riesce solamente a prendere un sospiro di sollievo, si abbandona alla lunga discesa che lo porta verso casa sua e non si guarda più indietro, quasi a rimuovere qualsiasi immagine dalla propria mente.
Non ne sa il motivo, ma quella sera, quando si chiude nella propria camera e punta gli occhi verso il soffitto, ripensa ancora al ponte, al tramonto alle spalle del ragazzo e all'improvviso si domanda che cosa ci trovi di così tanto importante in quel tratto di strada, in quella parte di cielo.
Non trova risposta, ma sa solo che deve ritornare lì.

* * *

E' in anticipo, controlla l'orologio e sa di aver pedalato più veloce del solito perché assiste all'esatto momento in cui lo spettatore si posiziona vicino alla ringhiera in metallo; questa volta si sporge più del solito verso la strada non asfaltata sottostante e Takao si ritrova a pochi metri da lui, deciso ad abbattere le ultime, invisibili barriere che lo dividono dallo svelare l'incognita dietro a quella storia che dura già da un paio di giorni.
Poggia la bici contro la balaustra, infila le mani in tasca e incassa il collo nelle spalle, nascondendo un lieve sorriso dietro il colletto chiaro della divisa della sua squadra di basket.
Quel giorno si è concesso un allenamento non pianificato con il resto dei suoi compagni, ma sebbene sia stanco, trova tempo per quella che è stata la fonte dei suoi pensieri nell'ultimo periodo e si avvicina a lui quanto basta; si ripete che non vuole spaventarlo e così rimane in silenzio per un po', senza che nessun dei due si volti a guardare l'altro, anche se entrambi sono consapevoli di essere lì, fianco a fianco.

«Un tramonto come questo non lo puoi vedere da nessun'altra parte.»
Sono le prime parole che dice Takao, è ciò che ha pensato un attimo prima e che si è sentito in vena di dire; non si aspetta una qualche risposta importante, ma per ora si accontenta di colmare un vuoto che lo ha infastidito sin da quell'accidentale scambio di sguardi e il ragazzo di fianco a sé non sembra lamentarsi della sua presenza.
A dire il vero, non esclama nulla, né un semplice suono affermativo né un'esclamazione articolata e questo spazientisce un po' Takao, sebbene si sia ripromesso di rispettare i suoi ritmi, qualsiasi essi siano.
«Passa inosservato agli occhi altrui.»
E' questo il commento che riserva al moro, un lieve bisbiglio che va a disperdersi non appena un paio di cornacchie volano gracchiando sopra le loro teste; quel paio di ali scure crea un forte contrasto con il cielo scarlatto ed è in quel attimo che Takao vede l'altro alzare il capo come ad apparire involontariamente vulnerabile, così ne approfitta per posare gli occhi fini sulla sua figura, lo scruta e infine sorride, increspa le labbra in un sorriso tra il sarcastico e l'affascinato.
«Oh, ma io lo vedo benissimo.»
Si abbandona al proprio senso dell'umorismo, una risata riecheggia tra di loro e basta poco, prima di vedere il misterioso ragazzo ritornare ad osservarlo, un'espressione persa dipinta sul volto e le iridi celesti finalmente ad incontrare quelle di Takao.
Kazunari sente un brivido attraversargli la schiena, il corpo si irrigidisce sotto lo sguardo neutro del suo nuovo amico e per un attimo ha la sensazione di essere esaminato, scrutato per avere certezze.
Sì, quel ragazzo vuole essere sicuro di potersi fidare di lui e per quanto il loro incontro possa sembrare inusuale, Takao è davvero interessato al giudizio di quello sconosciuto e ricambia con il suo stesso interesse, anche se ha altri modi per dimostrarlo.
«Come ti chiami, ragazzo dei tramonti?»
Appena lo interpella, vede che abbassa lo sguardo; ha degli atteggiamenti strani – è questo ciò che pensa Kazunari, ma qualcosa in lui lo convince abbastanza da ritornare lì, da rimanere lì e desidera così ardentemente conoscerlo meglio dall'essere arrivato , sebbene non sia superstizioso, a pensare che si tratti di uno stupido scherzo del destino.
«Sono Kuroko Tetsuya.»
Lo bisbiglia a bassa voce, un sospiro dai toni dolci e malinconici; le sue ciglia si abbassano per poco e le palpebre nascondono i suoi occhi grandi, quelle iridi che Takao trova gli diano un'aria un po' infantile, ma gli piacciono e questo gli basta per continuare a guardarlo.

«Bel nome, il tuo, Tetsu-chan.»
E' così che lo vede arrossire, un lieve porporio e un mormorato "grazie", una parola per circostanza più che per reale apprezzamento, ma Takao è lo stesso contento del suo sforzo e inizia a maledire l'inarrestabile scandire del tempo perché, ora che ha scoperto qualcosa di più di quel ragazzo, è lo stesso, familiare tramonto a scomparire davanti ai loro occhi, lasciandoli ad un manto impreziosito da poche, luminose stelle.
Non si salutano, non ancora; parlano di tutto e di niente, a dire il vero, è Kazunari a dover forzare un po' la conversazione, ma qualche volta riesce a far scappare qualche spontaneo, piccolo sorriso sulle labbra di quel Kuroko e il ritornare a casa non attraversa neppure la sua mente, troppo occupato a ricordare ogni minimale, ma non insignificante, movimento di Tetsuya.

«Non mi hai ancora detto il tuo nome.»
Il momento arriva, Takao si è rimesso in sella, ma Kuroko è capace di fermarlo con una semplice occhiata.
Questa volta è troppo buio, non riconosce più nessuna espressione dipinta sul suo volto pallido, però Kazunari non lo priva di un altro dei suoi sorrisi e prima di rispondere alla sua domanda inizia a pedalare, voltandosi solo quando è abbastanza lontano da vedere la figura di Tetsuya fattasi piccola.
«Al prossimo tramonto Tetsu-chan, richiedimelo e ti risponderò volentieri.»
 
* * *
 
Sono passate settimane da quel giorno; il ragazzo moro per Kuroko ora è diventato Takao Kazunari, sa che è un cestista, uno di quelli bravi – dice lui –, ma Tetsuya non vuole indagare e si fida abbastanza, anche se alle volte lo trova troppo invasivo e ignorante in fatto di rispetto della privacy e delle buone maniere.
Non è maleducato, assolutamente non lo è, però Kuroko non è abituato a certi suoi sguardi, a quei sorrisi sarcastici, alle battute che lo obbligano a destreggiarsi tra ironia e verità perché, non ha idea di come faccia, è sempre spontaneo con lui e Tetsuya non riesce mai a scomparire davanti ai suoi occhi.
Takao è strano – se lo ripete spesso quando si trova per pochi minuti ad osservare il tramonto prima del suo arrivo – eppure è proprio questo a preoccupare Kuroko; lo sguardo sottile del moro va oltre alle apparenze, sa sempre qualcosa che Tetsuya non rivelerebbe neppure ai suoi migliori amici e il sentirsi vulnerabile davanti ad uno sconosciuto lo destabilizza, obbligandolo a negare spesso l'evidenza, causa poi di una delle solite risate divertite di Kazunari.

«Hey, mi dici perché viene sempre qui? Intendo, non è che il tramonto cambi di giorno in giorno; aspetti qualcuno?»
Takao glielo domanda casualmente, sembra una richiesta priva di logica, ma Tetsuya è un po' stupito dalla curiosità improvvisa dell'altro e passano lunghi attimi prima di decidersi a formulare una risposta, una di quelle che porta solamente verità perché, ormai lo ha imparato, Kazunari pare un ragazzo superficiale, ma è solo una maschera che indossa per consuetudine.

Ecco il significato del tramonto: entrambi sono sé stessi, Takao riesce davvero ad esclamare qualcosa di serio e Kuroko arriva persino a sentire gli zigomi pizzicargli da quanto quel ragazzo riesca a fargli dimenticare qualsiasi preoccupazione! Allora decide di essere sincero sino ad in fondo, per sé stesso, ma anche perché quel suo nuovo compagno se lo merita e Tetsuya sa essere una persona di parola.
«Aspetto.» Inizia a parlare, stringe appena le spalle e poi si volta verso di lui, sforzando un sorriso che contrasta con le parole che sta per pronunciare. «Ho un'idea e devo prendere una decisione.»
E' troppo vago per i gusti di Takao e quest'ultimo è curioso, così tanto curioso dall'esclamare la prima, stupida cosa che gli viene in mente, solo per assicurarsi che non sia la realtà.
«Hey, non dirmi che volevi buttarti giù, Tetsu-chan.»
Il suo tono è così scherzoso da apparire del tutto falso; non è preoccupato, da quello che ha compreso di Kuroko può dire con certezza di aver incontrato un ragazzo introverso, ma molto intelligente e Kazunari è convinto che basti un po' di sale in zucca per superare qualsiasi ostacolo.

Eppure gli attimi passano, in silenzio; c'è qualcosa che non va – si ripete una volta, rimanendo impassibile al modo in cui Tetsuya ha cominciato ad evitare il suo sguardo, ma più trascorre il tempo lì, assieme, senza dirsi nulla, più le illusioni di Takao si concretizzano e il suo stomaco si contorce lentamente, in modo doloroso, perché non può credere che una persona come Kuroko possa aver pensato qualcosa del genere, sopratutto davanti al loro ponte, al loro tramonto.
«Kuroko, volevi davvero buttarti?»
Il timbro della sua voce è divenuto incredibilmente grave, ha portato una mano alla fronte e si scosta un paio di ciuffi, più per nervosismo che per vera esigenza.
Ammette di essere arrabbiato, non sa perché, dato che conosce quel Kuroko Tetsuya da un paio di settimane, ma sa di essere rimasto vulnerabile a quella non-confessione e vuole rimediare, nei limiti dei suoi poteri, per far comprendere all'altro che una scelta del genere sia troppo avventata, sopratutto alla loro età.
Però Takao è sincero con sé stesso, le questioni delicate non hanno mai fatto al caso suo e l'incertezza che legge negli occhi di Tetsuya lo porta ad essere avventato più del solito poiché, in quel momento più che in molti altri, sa di aver scelto correttamente e il suo istinto non si rivela mai un pessimo consigliere.

La distanza tra di loro assomiglia alla linea sottile che divide i tetti delle case da quel Sole splendente; orizzonte – così lo chiamano – però si tratta di una parola convenzionale, a Takao ricorda subito qualcosa di irraggiungibile, di infinito, di surreale, mentre il gesto che vuole e sta per condividere con Kuroko è così concreto che lo porta ad aspettarsi il peggio, magari un sonoro schiaffo sulla guancia, un rimprovero o semplice differenza.
Non gli importa, l'attimo in cui sta ancora pensando alle conseguenze coincide con lo stesso in cui allunga il braccio, strattona Tetsuya verso di sé e gli carezza con le dita la nuca solo per poter incontrare le sue labbra con le proprie, in un bacio forse non da persona innamorata, semplicemente in stile Takao Kazunari.
Ora ci crede: inizia a credere che quel tramonto non sia solo un tramonto, che Kuroko meriti più di quella vista sul ponte e che ora, grazie a quell'inaspettato quanto egoistico gesto, il ragazzo non abbia più motivo per desiderare di morire.

«Ora sei in debito con me.»
Non è un rimprovero, anzi, un sorriso divertito gli illumina il volto e si umetta le labbra, un po' per malizia, ma anche dettato dalla spontaneità, perché non ha mai realmente notato come i raggi del Sole illuminino il viso di Kuroko e ora che se ne accorge, si arrende all'idea di pensare a quegli incontri come un semplice passatempo.

«Ancora qui, Tetsu-chan. Voglio vederti al prossimo tramonto.»

 


 
  
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