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Autore: PanS    14/06/2016    1 recensioni
Eliminiamo Pocahontas 2 e John Rolfe. Ciò che resta è il futuro amorevole di Pocahontas e di John Smith. Quest’ultimo avrà una lunga riflessione sulla fortuna che gli è stata concessa dopo 26 anni di ricerche utopiche fallite, ma realizzate nella Virginia del 1607.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Smith, Pocahontas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Nella notte silente, fatta eccezione per un pianto lupesco e il flebile canto del vento, lentamente aprì gli occhi. Stranamente non riusciva a prendere sonno, nonostante il corpo affaticato per il duro lavoro compiuto in soccorso della colonia a Jamestown. Non riusciva ad essere totalmente estraneo alla sua cultura, anche se si era immerso totalmente in quella della sua amata. Quest'ultima riposava serenamente al suo fianco e dal momento che era sdraiato con il corpo posto verso di lei, le lasciò un tenero bacio sulla guancia, mentre silenziosamente continuava ad osservarla, ad ascoltare il suo respiro.
Non poteva che esserle grato per ogni cosa che aveva fatto per apprezzare e sviluppare la sua persona. Era uscito da un ambiente di mancato affetto, complice il rapporto negativo avuto con il padre e la conseguente morte, lasciando in lui un vuoto che poteva mascherare solamente attraverso la sua passione: il viaggio. Ma nemmeno questo bastava ormai a consolarlo per le sue tristi avventure, per il suo andare senza mai fermarsi e senza mai accontentarsi, ma ovviamente tutto cambiò quando arrivò in Virginia in quel 1607 magico. Dolcemente le accarezzò il viso e spostò quei ciuffi ribelli che le coprivano le guance, quando teneramente si rotolava tra le stesse coperte, a volte lasciandolo senza. Quegli atteggiamenti teneri e infantili erano un complementare alla sua essenza di donna e l'insieme era ciò che il capitano aveva sempre cercato. Aveva capito in breve tempo che tutto quel tempo passato in mare, tra dolori e false goie, serviva come mezzo per giungere alla sua eterna felicità di cui era consapevole: non aveva più senso tornare ai suoi vizi, adesso che l'Amore divenne la sua più forte dipendenza.
Le lasciò un altro bacio, questa volta sulla fronte, e in seguito le diede le spalle e si mise seduto sul bordo del letto. Alzò le braccia in alto e inarcò la schiena, stiracchiandosi per bene, come un gatto appena sveglio; poi indossò la camicia poggiata sul comodino e i pantaloni buttati sulla sedia vicina. Non dormiva mai con il pigiama, solamente con l'intimo: non aveva bisogno di altro se non del calore del corpo della sua principessa. Una volta ben sistemato, ritornò vicino a lei e tirò su le coperte, nascondendo ogni sua parte del corpo ad esclusione della testa, in modo tale che fosse ben al caldo, per poi uscire dal wigwam.
Insieme a lei aveva imparato ad apprezzare le piccole cose che la Natura aveva da offrire ai suoi figli; fu particolarmente piacevole sentire il vento accarezzargli il viso, gli sembrava di essere tornato a prua della Susan Constant con il mare come unico orizzonte, privo di qualsiasi pezzo di terra. E a proposito di quest'ultimo elemento, si ricordò di quando volle conquistare la Virginia, avido di potere e di espansionismo, di schiavitù e di gloria. Ma in un attimo si ricredette, scoprendo i vari aspetti che in nessun altro luogo aveva mai trovato e dei quali si sorprese ogni giorno di più, a partire dalla zona verde fino alla civiltà che la custodiva e la proteggeva. Quella stessa terra che riuscì a sottomettere la sua anima da capitano, dandogli parecchio filo da torcere per le varie sfide alle quali fu sottoposto, uscendo alle volte anche sconfitto; ma non si arrese. Gli venne da ridere quando, senza rendersene conto per essersi catapultato in quella marea di pensieri, raggiunse l'albero dal quale molte volte cadde, proprio perché preferì durante la sua vita di approfondire gli aspetti marini e non quelli terreni. Allungò la mano verso il tronco rugoso e delicatamente lo accarezzò, mostrando un sorriso soddisfatto a quella che fu la sua prima difficoltà in quella nuova terra. Mai avrebbe pensato di lasciarsi distrarre così facilmente, ma il motivo spiegava gran parte della sua sbadataggine: Pocahontas. Aveva usato delle parole sbagliate allora che dopo qualche minuto si rimangiò con pentimento e rimorso; tutto ciò scaturì nella figura femminile una profonda offesa che l'aveva portata a scappare da lui, salendo sull'albero con una tale atleticità paragonabile ad una pantera. Ah, com'era stato imbranato in quel momento! Stava pensando a qualsiasi modo per poterla calmare, per poter vivere con lei di nuovo una tranquillità mai provata prima di allora. Si sentiva un vero stupido per averla fatta scappare così in fretta e voleva rimediare, voleva godersi ancora il suo bel sorriso e incrociare quello sguardo che lo fece innamorare già da subito con il rumore delle cascate. Fuggiva sempre nel fiume, la sua piccola combinaguai. Era così veloce a correre in quella liquida sostanza, che subito riuscì a rispecchiarsi in lei. Curiosamente, ogni inizio avuto con lei iniziò sempre con un contatto marino; ricordava come se fosse ieri quando lo prese per mano e si tuffò con lui in esso, lasciandosi bagnare e cullare in quel dolce rifugio. D'altraparte nessuno poteva far a loro del male se insieme si trovavano nel mezzo del fiume; scappavano da tutto l'odio che li circondava, mentre curiosi continuavano a scoprirsi e a conoscere sempre di più, fino a far battere i loro cuori allo stesso tempo. L'azzurro della sua superficie e del cielo divennero elementi essenziali per vivere serenamente il loro Amore che con il passare degli attimi cresceva sempre di più e non sapeva come poter ricambiare il favore a quel fiume che lo condusse da lei quando voleva solamente rinfrescarsi un po'. Capiva perché Pocahontas lo considerava come una guida, come un qualcosa che, se seguito, mostrava una realtà differente da quella che si viveva; una realtà più veritiera. Lasciandosi guidare dall'indiana e dal fiume, scoprì oltre di esso parecchie sorprese, tra cui elementi ai quali mai avrebbe creduto: un albero parlante fu una vera sorpresa, essendo lui un marinaio diffidente nella credenza di sirene o kraken. Ripercorrendo tutta la sua memoria, contemporanea ai suoi passi, si ritrovò di fronte al sicomoro, quell'albero che contribuì alla sua apertura mentale: ricordava le parole di Pocahontas quando gli faceva notare che, distruggendo qualcosa, non si sarebbero mai scoperte le caratteristiche e le sorprese di quest'ultima. Tuttavia, nonostante non lo avesse ancora tagliato, non sapeva ancora quanto fosse alto.
Uno sbadiglio lo distolse da quei ricordi. Anche se non si era allontanato molto da lei poiché la tenne sempre nella sua mente, sentì comunque la sua mancanza, volendola stringere al suo corpo, nasconderla tra le sue braccia, ora più che mai. Se non l'avesse mai conosciuta, non avrebbe mai apprezzato ciò che adesso lo sorprendeva solamente, non avrebbe mai capito quanto forte potesse essere un sentimento, una sensazione o un sogno. E sempre grazie a lei, la sua utopia di trovare il Vero Amore si era realizzata.
Sì, voleva stringerla. Inspirò profondamente e corse via da quell'ambiente amorevole; gli era mancata come se fosse passato un terribile anno e non vedeva l'ora di baciarle ogni angolo della sua bocca. Ricordava ancora il loro primo bacio, entrambi tesi e preoccupati, ma mai misero da parte quel legame che andava solo ad approfondirsi. Quasi per ironia, appena giunto nel villaggio, dovette fermarsi di colpo; al centro di esso vi erano le reliquie di uno dei soldati più importanti che visse in quella terra: Kocoum. Su un piccolo altare erano poste le sue frecce e si paralizzò di fronte ad esse. La sua morte non era calcolata e né voluta, semplicemente il suo caro compagno voleva proteggerlo da un addio inevitabile. Era stato premuroso da parte sua, ma anche molto azzardato; tuttavia comprese il suo gesto e non ci pensò due volte a sacrificarsi pur di salvargli la vita. La notte dell'incidente però non fu terribile, anche se aveva pensato per la prima volta di morire per davvero; sotto quel cielo stellato, aveva trovato la conferma dell'amore di Pocahontas e ciò gli bastò per non rimpiangere niente della sua vita, perché era vero: avrebbe preferito morire il giorno successivo che vivere cent'anni senza conoscerla. Un giorno avrebbe dato un grande onore a quel valoroso guerriero, perché senza il suo intervento non sarebbero successi eventi che consolidarono quell'Amore.
Riprese a correre allora, più veloce del vento, mentre già si sbottonava la camicia: voleva solamente infilarsi di nuovo sotto le coperte e amarla. Anche se era preso dall'euforia, quando entrò nel wigwam fece comunque silenzio, spogliandosi senza causare il minimo rumore; fu altrettanto delicato nel mettersi sul letto e la prima cosa che fece fu posizionare la mano dietro al collo dell'amata e baciarle l'angolo della bocca.

« Ti amo. »

Le sussurrò quella dichiarazione e dopo essersi coperto, si avvicinò a lei e la strinse, prendendo finalmente il sonno.

   
 
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