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Autore: downinamber    14/06/2016    2 recensioni
Burt Hummel ha portato Blaine a New York da Kurt, per fare il Babbo Natale della situazione.
Blaine ha tradito Kurt, ma Burt sa che quei due si appartengono.
[fanfiction Klaine, ambientata nella mia mente e nella 4x10.]
//Dedicata a Chiara, spero di farle venire gli occhi a cuoricino, moglie. E ad Elisa, non lo saprà, ma quella frase è sua.\\
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Burt Hummel, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I Got My Angel Now

Blaine Anderson credeva di essere un uomo forte.
Continuava a ripetersi di esserlo, mentre cercava il suo gate in aeroporto, perché veramente non sapeva come altro fare per non scappare come un codardo.
Blaine era fedele al sé stesso quindicenne che affrontava i bulli con coraggio e si diceva che, accidenti, lui era un uomo forte.
E poi Burt era stato così gentile a comprargli quel biglietto last minute per New York che no, Blaine proprio non poteva rifiutare.
Poi, ora che il sig. Hummel era malato...insomma...
nah! Tutte balle!
Blaine fremeva, moriva dalla voglia di rivedere Kurt. Nonostante tutto. Per lui non esistevano New York e l'atmosfera natalizia. Per lui c'era Kurt.
E si era meravigliato, quando Burt gli aveva dato il biglietto.
"Insomma, lo amo, ma ho pur sempre tradito tuo figlio." pensava.
Ma si limitò a ringraziare con un caloroso abbraccio, che l'uomo non apprezzò.
Ed il padre di Kurt si limitò a capire, come sempre con Blaine, il suo imbarazzo, i suoi dubbi e la sua immensa gratitudine. Quanto l'amore che aveva per suo figlio. Perché Burt lo sapeva: Blaine era davvero pentito di quel tradimento. Ed apparteneva a Kurt.

E poi ci fu l'arrivo a sorpresa, quel momento in cui Kurt assunse la sua espressione sconvolta e Blaine dovette ripetersi ancora una volta di essere un uomo forte. Ma sapeva che neppure l'uomo forte che era in lui avrebbe potuto continuare a sorridere su quella pista di pattinaggio, se Kurt non fosse stato felice di vederlo.
Però poi Kurt sorrise e
- Blaine! - urlò il suo nome.
E Blaine si innamorò un pochettino di più.
Però poi dovette chiederglielo
- Sei felice di vedermi, vero? - ed il cuore gli tremò.
- Certo, sempre. - ma l'espressione di Kurt non diceva lo stesso.
Perché aveva deciso di mostrarsi freddo e dolorosamente amichevole. Anche se tutto ciò che voleva era saltargli addosso e coccolarlo e riscaldarlo, perché, davvero, Blaine infreddolito a Natale era sempre adorabile.
Ma lui voleva farlo penare un altro po', Kurt voleva essere sicuro che Blaine lo volesse ancora come prima e, soprattutto, che non lo tradisse mai più.

Ma, nel frattempo, il piccolo cuoricino innamorato di Blaine continuava a creparsi, ed il ragazzo sperava di superare quei giorni senza crollare davanti a Kurt. Non avrebbe sopportato la sua indifferenza. Ma avrebbe saputo di meritarla.
Blaine, infatti, anche se avesse saputo che Kurt lo perdonava e lo amava, non si sarebbe mai perdonato, lui stesso.
Perché Blaine era così. Lui non riusciva ad essere egoista neanche quando soffriva. La gran parte del suo dolore, non era causato dal non avere più Kurt. Lui si sentiva morire, si odiava e si faceva schifo per averlo ferito.

Eppure non era un uomo forte. E Burt lo sapeva, nessuno può farsi forza se ha il cuore spezzato.
E vide suo figlio ed il suo ex fidanzato fingersi amici, quando avrebbero volentieri pomiciato su quello stesso divano, sul quale, però, Blaine fingeva di interessarsi alla partita e Kurt a Vogue.
Burt poteva capire i loro comportamenti, ma sperava sinceramente che si chiarissero presto, perché erano anime gemelle.

E, non si sa come, Blaine riuscì a confessare a Kurt la sua idea di provare alla NYADA, con la morte nel cuore ed il terrore negli occhi. E Kurt provò ad essere amichevolmente distaccato, ma non riuscì a trattenere un sorriso incoraggiante ed un "sarebbe perfetto" nel vederlo così addolorato e tormentato.

Arrivò il momento di andare a dormire e Blaine insistette per far riposare Burt nel letto di Rachel, stando lui sul divano. Diede a Kurt la buonanotte quando Burt già dormiva: erano soli.
Eppure Blaine si limitò a depositargli un leggerissimo bacetto sulla guancia.
Kurt si sarebbe aspettato un tentativo più grande, ma poi capì: Blaine voleva far vedere che lo stava rispettando e che gli era grato per quel poco che gli stava concedendo.

E nel vederlo quasi arreso, Kurt abbassò completamente ogni difesa. Accidenti, Blaine era testardo ed ambizioso, nel modo più bello in cui una persona potesse esserlo.
Se questa sua ostilità stava cambiando Blaine, allora era il momento di smetterla, di fargli capire che, anche se non stavano insieme, lui contava più che come un amico.

Allora si sedette accanto a lui sul divano, prese la coperta e la poggiò sh entrambi, dicendo
- Vieni qua, copriamoci e parliamo un po'. -
Blaine dovette, quindi, avvicinarsi ed immediatamente sentì quel calore.
Era certo che non fosse la coperta, era Kurt. Lo aveva sempre riscaldato. E gli era sempre piaciuto tantissimo. Gli era mancato persino il calore che Kurt sapeva dargli, perciò si fece quanto più vicino possibile.
- D'accordo...ehm...allora, di cosa vuoi parlare? - e la sua esitazione, Kurt la comprese. Ma gli sembrava davvero di star parlando con un'altra persona.
- Mi sembra di parlare con un'altra persona. - Kurt Hummel, signore e signori, in tutta la sua sincerità.
- Prego? -
- Blaine cos'hai? Sei...diverso. Sei esitante e...triste? - La pose come domanda, perché non gli piaceva ammettere che fosse realmente tristezza, ciò che stava appannando gli occhioni di miele di Blaine.
- Sono sempre io, Kurt. - rispose l'altro, ora un po' sulla difensiva.

Non doveva crollare.

- Sono solo io. Solo, io senza di te. - aggiunse, prima di prendere la coperta dalle loro spalle e rannicchiarcisi sotto, stendendosi e facendosi piccolo piccolo, perché Kurt occupava una parte del divano.
Quest'ultimo gli fece più spazio e rimase con il cuore in gola per l'ammissione di Blaine. Ma decise di restare lì vicino a lui, non gli avrebbe lasciato pensare che non era più il benvenuto nella sua vita.
Così, semplicemente, non si mosse.

Blaine sbadigliò, poi passò una manina chiusa a pugnetto su un occhio.
- Beh, buonanotte, Kurt. -
Ma no, non lo avrebbe lasciato dormire, senza prima tirargli fuori tutta la tristezza.
- Non sei tu senza me, Blaine, io sono con te. Me lo hai detto tu stesso, ci saremo sempre l'uno per l'altro, nonostante tutto. - si interruppe, notando che Blaine aveva portato la coperta sopra la testa e sembrava voler dormire.
- E...ehi! Ascoltami! -

Blaine abbassò la coperta.
- È che mi è impossibile non ricordare quanto era perfetto quando io e te eravamo sul serio io e te. Eravamo noi. E mi dò la colpa di tutto, Kurt, perché non ho scuse. -
Fece una pausa, chiedendosi seriamente se non si stesse aprendo troppo.
Perché lui non doveva crollare.
Ma Kurt gli stava lentamente accarezzando il braccio, dandogli il suo tempo. E Blaine proprio non ce la fece a non sentirsi ancor più in colpa. Sapeva di non meritare nemmeno la presenza di Kurt accanto a lui.

Ed improvvisamente capì che doveva lasciare che le parole uscissero, se voleva una speranza di non crollare.
- Stiamo per andare a dormire, giusto? Ti ricordi come mi davi sempre la buonanotte? -
Kurt sembrò sorpreso da questo cambio di programma, ma parlò con lui, perché eccome se lo ricordava.

- "Che gli angeli ti proteggano." -
dissero insieme.
E sorrisero insieme.
E Blaine si sentì così male a vedere loro due che si sorridevano in nome di un ricordo, che crollò.

- Non ti ho mai detto, tutte quelle notti, Kurt, che io non ne avevo bisogno. Perché avevo te, Kurt. Ed il mio angelo sei tu. - poi si fermò.
- Lo so che ora è diverso, ma non voglio pensare che il mio angelo eri tu. - e detto questo, Blaine dovette fare una pausa, perché stava dicendo tutto quanto ed era in lacrime di fronte a Kurt. Il quale continuava ad accarezzarlo, con sguardo incoraggiante.

- Avevo te. Eri tu a proteggermi. E, sai Kurt, ora so che avrei dovuto dirtelo, almeno una volta, perché adesso non ho più nessuno a proteggermi. Questa notte, Kurt, per colpa mia, soltanto mia, il mio angelo non vorrà proteggermi. -
Detto questo, Blaine spiaccicò la faccia sul cuscino e continuò a piangere, silenziosamente.
Ed a Kurt piangeva il cuore. Ma tutto ciò che poteva permettersi di fare era continuare ad accarezzarlo.
Perché no, Kurt Hummel non sarebbe tornato così presto con Blaine Anderson.

Dopo una manciata di minuti, Blaine era quasi del tutto addormentato, tra le lacrime.
Kurt realizzò, però, che non avrebbe mai, mai, potuto farsi scappare qualcuno che pensava a lui come ad un angelo.
Blaine era l'amore della sua vita, e Kurt sapeva di aver già perdonato il ragazzo che quasi dormiva sotto alle sue carezze.
Quello era il suo Blaine, era tornato.

Si appartenevano.
Per loro c'era un futuro soltanto se il loro "oggi" prevedeva di stare insieme anche "domani".
Così Kurt smise di accarezzarlo, si chinò su di lui e fece l'unica cosa che davvero sentiva giusta.
- Che gli angeli ti proteggano, Blaine.
Io sono proprio qua. -
E, detto questo, gli lasciò un bacio tra i capelli e lo guardò addormentarsi. Felice di restare a proteggerlo.
  
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