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Autore: obidoia    15/06/2016    1 recensioni
Dal testo: "E ancora nei secoli successivi alla grande lotta, le persone terrorizzate pregavano rintanate e nascoste nelle loro case affinché gli Dei potessero garantire loro la sopravvivenza. Ma si sbagliavano, perché non sempre il Dio che ci si aspetta di vedere davanti è quello giusto."
Kalia non credeva. Chiusa nella sua piccola bolla di quotidianità e ignoranza non voleva credere o vedere. Poi incontra Lui.
"IO SONO DIO"
E lei gli crede.
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Only looks unhappy to scream
our loneliness.




 

Fiamme, ovunque si guardasse non era altro che un ammasso di fiamme. Intere abitazioni e villaggi distrutti. Il fumo nero aveva preso il posto del cielo e prepotente stava avanzando verso continenti ancora sconosciuti. In quel putiferio nulla era più normale, nulla era più umano. Il silenzio tombale era l'unico suono prodotto dalla guerra predetta da secoli. Uomini e donne annientati nel loro spirito, urlavano la loro sofferenza. Non avevano più niente. Una guerra che non apparteneva a loro, che non era del loro mondo era stata capace di portare via tutto quello a cui erano più cari. L'odore di morte era l'unica cosa respirabile, un odore acre, pungente e spesso conosciuto.

Tra le rovine di un paese una bambina di circa cinque anni cercava di scappare, correva veloce quanto può correre un bambino. Voleva fuggire, doveva nascondersi lo sapeva o per lei sarebbe stata la fine. Loro la stavano seguendo, ormai quel mondo non era più sicuro per lei, doveva andarsene. All'improvviso inciampò su un residuo di maceria e cadde a terra. Sentiva che le loro anime, si stavano avvicinando minacciose. Qualcuno la aiutò a tirarsi in piedi. Un ragazzo dai capelli lunghi e luridi, neri, e un paio d'ali, oscure, simili a quelle dei pipistrelli o del diavolo. Non erano ali da angelo morbide o setose ricoperte di piume, no, le ali di quel ragazzo emanavano qualcosa di tremendamente oscuro.

La sua anima rivelava una sofferenza e un dolore mai visti prima. I suoi occhi erano quelli di una persona la quale ha conosciuto la tristezza, una persona che ormai ha abbandonato ogni speranza e che si lascia pervadere dalla rassegnazione. Il sangue caldo colava, dalle ferite, che pian piano lo stavano uccidendo. Un normale essere umano sarebbe già morto al suo posto, ma forse non si sarebbe trovato neanche in quel luogo fra i residui della città. Ma lei non era spaventata.

<< Sorella con questa forma sei troppo vulnerabile, ti prego prendi le tue vere sembianze. >>

Faceva fatica a parlare e sembrava che ogni respiro gli costasse una fatica immensa, tuttavia riusciva ancora ad essere preoccupato, a percepire emozioni umane. La bimba notò ora che la persona li davanti a lei era ferita molto più di quanto pensava, aveva bruciature su gran parte del corpo e una ferita da taglio profonda nell'addome. Uno squarcio, la cui sola vista rendeva difficile mantenere la calma. Si accorse inoltre che il fisico, come era solito suo fare, guariva da solo, ma con una lentezza simile a quella umana e questo non era un bene, non era normale.

Il ragazzo era troppo stanco e affaticato per rigenerarsi da solo e respirava a stento. I suoi vestiti ormai erano ridotti a uno straccio bruciato per lavare in terra. La bambina si avvicinò all'essere di fronte a lei, che poi era suo fratello minore. Gli pose una mano all'altezza del cuore e chiuse gli occhi. Il giovine sentì chiaramente il cuore della sorella rallentare il battito fino a smettere. Gli occhi di lei diventarono rossi quando un'energia sconosciuta attraversò la sua mano fino al corpo di lui, accelerando la sua guarigione. Lui era un essere gigantesco di fronte a lei, la sovrastava con la sua altezza. L'ampiezza delle sue ali era enorme e anche se stremate, circondavano i fratelli in un abbraccio protettivo come se stessero cercando di rallentare qualcosa di inevitabile.

L'adolescente sorrise ringraziando, aveva recuperato una piccola parte delle sue forze, nonostante non fosse comunque sufficiente a garantire una vittoria, nel caso di uno scontro improvviso. Dovevano solo pregare per uscirne illesi, ma era un'eresia, il male non può pregare.

<< Sorella devi scappare, stanno venendo, non ti possono sacrificare, per favore, ti supplico trasformati. >> implorò il demone.

<< Tranquillo, la mia aura è protetta. >> ma ormai non ne era più tanto sicura, cercava di rassicurarlo anche se serviva a ben poco data la situazione. Non volevano arrendersi, quello che era successo non era giusto. Morti, ormai erano tutti morti, loro erano gli unici rimasti e dovevano scappare per la sopravvivenza, ma non serviva poi molto vivere, dove sarebbero andati? Cosa potevano ormai fare loro? Erano determinati a vivere anche se non ne erano capaci.

Corsero mano nella mano il più lontano possibile, inciampando e trascinandosi fino a una vecchia fattoria abbandonata e semidistrutta, dove apparentemente trascorsero alcune ore tranquilli. Appena arrivati il ragazzo, esausto, non avendo più la forza di controllare i suoi poteri, tralasciò la sua forma divina e ritornò un normale “umano”, se sempre di umano si può parlare. I cappelli si accorciarono e persero la loro oscurità così come gli occhi, entrambi diventarono di un tenue color marrone. Le ferite si erano in parte rimarginate e il sangue si era seccato sulla pelle diventando di un colore tra il rosso scuro e il nero.

Il fratello emise un gemito, era il dolore a farlo fremere in quel modo. La bambina se ne stava in piedi poco più avanti, di fronte alla porta, la sua espressione era seria, troppo assorta per una bambina di quell'età. Le mani serrate a pugno dimostravano la sua preoccupazione. Il ragazzo svenne dalla stanchezza e cadde privo di sensi sul pavimento, illeso rispetto a prima.

Tutto questo era assurdo, loro erano molto più forti. Ma allora perché stavano fuggendo? Gli Dei non corrono via con la coda tra le gambe, eppure non avevano avuto scelta. La sorella tolse lo sguardo da lui e si rimise a guardare la porta in attesa di qualcosa. Le sentiva, i loro poteri, le loro voci, quei ghigni che erano già presenti sulle loro facce, come se sapessero quello che sarebbe successo da lì a un attimo, mancava poco ormai, loro erano qui. Non poteva lasciare che si prendessero anche suo fratello, non poteva permetterselo.

Fece un respiro profondo e un attimo dopo i suoi occhi luccicarono di rosso rubino, l'aria attorno a lei si fece più densa accompagnando la trasformazione. Una giovane donna stava al suo posto, con occhi socchiusi, pieni di determinazione. I capelli lunghi le incorniciavano il viso rendendola ancora più seria e il suo sguardo freddo non lasciava spazio all'esitazione. Non avrebbe mollato fino all'ultimo, la sua sicurezza era enorme.

Diede un ultimo sguardo al corpo inerme del fratello, sorridendo impercettibilmente. Questo non era un addio, solo un arrivederci, si sarebbero incontrati molto prima di quanto si aspettava. Infine, si avviò verso l'uscita, dove l'oscurità l'attendeva.

 

E ancora, nei secoli successivi alla grande lotta, le persone terrorizzate pregavano rintanate e nascoste nelle loro case affinché gli Dei potessero garantire loro la sopravvivenza. Ma si sbagliavano, perché non sempre il Dio che ci si aspetta di vedere davanti è quello giusto.

  
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