Videogiochi > The Elder Scroll Series
Ricorda la storia  |      
Autore: BardOwl    15/06/2016    2 recensioni
Boethia lancia l'ennesima sfida, otto mortali a cena e un solo obbiettivo: diventare campione. I commensali hanno tempo fino a mezzanotte per dimostrare chi di loro è il più arguto, pena la morte. E' così che due sgangherati banditi, un Imperiale e un Khajiiti, vengono catapultati nei piani dell'Oblivion, quando il loro unico desiderio era riempire lo stomaco.
Genere: Comico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Cena con Daedra

 
Due figure camminano sulla strada deserta, pervase dal colore arancio vivo del tramonto. Fa caldo, è una bella giornata e il leggero venticello, che arriva dritto da Morrowind, è davvero piacevole.
Sono un khajiiti e un imperiale e camminano più per noia, che per raggiungere una meta precisa. La giornata di lavoro è stata molto faticosa, ma poco fruttifera. Il lavoro consiste nello spremere viandanti, il compito dell’imperiale e fermarli ubriacandoli di parole, poi scatta il momento del micio, che deve saper uscire al momento giusto con le fauci spalancate e la mazza di vetro bene in vista. Il più delle volte riescono a raccogliere solo mutande bagnate.
Stavano spartendo il magro bottino della giornata continuando a passeggiare, era fondamentale cambiare sempre zona, o le guardie cittadine avrebbero fatto finire la loro carriera molto presto.
“Ja’dara vuole la sua parte.” fa il khajiit stizzito.
“Un momento! Sto calcolando.” lo rimbecca l’imperiale, si chiama Cato Valerius e ha esaurito la pazienza “Quant’è la metà di pane e carne di montone?”
L’altro sbuffa pestando con il piede “Ja’dara ti aveva detto che quello era un morto di fame. Domani sarà Ja’dara a scegliere le vittime.”
L’imperiale fa spallucce, la verità è che chi ha qualcosa con sé, cambia strada quando vede un tizio sospetto fermo in mezzo alla strada senza motivo. Forse era il caso di cambiare tattica.
“Tieni, questa ce la spartiamo stasera. Gran lusso.” lancia al compare una bottiglia di vetro, è brandy Cyrodiilico.
Il celo si addensa, sta per piovere, forse si sono avvicinati a Bravil e a quelle maledette paludi senza rendersene conto. Meglio cercare riparo.
Pochi minuti più tardi i due sono sotto una tettoia in rovina, un paio di lastre di pietra collassate su sé stesse, vicine a quello che sembra essere un vecchio altare. Cato scuote la testa “Io proprio non li capisco questi maniaci dei Nove. Costruiscono altari dovunque, come se potesse servire a qualcosa.”
Il khajiiti però non lo sta ascoltando “Ja’dara vuole tornare ad Elsweyr. Ja’dara è stufo di questa vita, a Elsweyr si sta meglio.”
“Potevi pensarci, prima di partire per Skyrim per fare il maghetto. Voi gatti non siete fatti per la magia. Fa come me, asseconda la tua natura senza vergogna. Sono un imperiale, ne mastico parecchio di soldi e commercio…” ma il khajiiti lo interrompe.
“Ja’dara sta facendo il ladro, Ja’dara sta assecondando la propria natura più di te, tu non commerci, ma fai rapine.” il ragionamento fila, l’unica risposta è il silenzio imbarazzato.
Il sole ormai era sceso oltre le montagne a est, la luce stava sparendo e lo stomaco cominciava a brontolare. Valerius si era seduto per distribuire le poche vettovaglie per la cena, aveva fatto cenno all’altro di accomodarsi e questo aveva posato la bottiglia di brandy su di un ripiano per sistemarsi le vesti prima di mettersi a sedere.
“Che meraviglia! Ospiti dopo così tanto tempo.” commenta una voce imprecisata. Risuona potente nell’antro, ma non si capisce da dove parte.
“Scusa amico.” fa l’imperiale “Non avevamo capito che questo riparo fosse già stato preso, ce ne andiamo subito, visto che non abbiamo voglia di condividere queste briciole.”
“Lasciate perdere quella misera cena. Se mi lasciate questo vostro brandy in offerta, vi concederò di partecipare ad un banchetto ben più vario.”
Il khajiiti fa per dire qualcosa, ma l’imperiale da fiato alla bocca “No amico, non ci casco. Se permetti, siamo anche noi del mestiere e non ci facciamo fregare.- occhiolino verso il compare, che però ha una strana espressione scolpita nel volto peloso –Adesso perché non esci e ti mostri?”
La voce prende tempo “Mortale, ti concedo di sopravvivere perché mi mancano un ospite khajiiti e un imperiale, ma smettila con questa storia… Stai parlando con Boethia.”
Una vampa di calore percorre la schiena dell’imperiale, Cato si alza di scatto chinando il capo “Ci scusi, o mirabile Boethia, non avevamo capito di essere presso il vostro altare in rovina.”
“Non sarà in rovina ancora per molto. Sto per nominare un mio campione, lo ricoprirò d’oro in cambio del suo sudore e riavrò il mio altare così com’era un tempo.”
Il khajiiti ascolta attento “Oro… Ja’dara se la cava bene con i lavori manuali.”
Scappellotto da parte dell’amico “Ah si? Guarda che scolpire una statua votiva non è come rubare i gioielli alle riccone a Talos Plaza!” si rivolse poi al nulla, in quanto non sapeva dove rivolgersi per parlare con il Principe Daedrico “Ci sarebbe posto per due campioni, eventualmente?”
Il Daedra prende tempo per rispondere “Ma certo… Si… Boethia accetta di avere più servitori.” sembra poco convinta, una leggera insicurezza incrina la voce altisonante.
“Allora, cosa dobbiamo fare?”
“Venire a cena.”
Ja’dara ammicca nell’ombra, la sua malizia si perde nel buio “Si… certo. Ja’dara non è stupido.”
“Fidatevi, mortali! Vi dico che è così. Dovrete solo venire a cena, conoscere gli altri ospiti e dimostrare quale, fra le razze di Tamriel, è la più astuta. Fra gli ospiti ci sarà un mio servitore, voi dovrete riconoscerlo. Gli ho espressamente ordinato di lasciare piccole briciole che conducono alla verità, ma solo il più astuto saprà seguirle. A chiunque parteciperà alla cena ho promesso di diventare il mio campione, quindi deciderete voi se fidarvi o no degli altri convitati.”
“Sembra divertente.”
“Ovviamente, nel caso nessuno riesca a dimostrare chi è il mio servo entro mezzanotte, sarò costretta ad uccidere tutti.”
Non fecero in tempo a ribattere, che un vortice etereo li avvolse, trascinandoli di peso nei piani di Oblivion.
 
Una lunga tavola imbandita, sei sedie e ogni leccornia immaginabile. Sorgeva su una sorta di minuscolo terrapieno, un piedistallo artificiale e tutto attorno a loro il nulla, alienante e assoluto.
Altri quattro figuri erano apparsi quando loro, erano sagome vuote che acquistavano sempre più dettagli a mano a mano che si avvicinavano al tavolo. Si sedettero e tutti i convitati divennero riconoscibili.
Un Nord biondo con barba e capelli lunghi, un Argoniano donna dall’aria insicura, un Elfo Alto e altezzoso, un Orco sporco e massiccio, un Bosmer dall’espressione anonima e per finire, Ja’dara e Valerius.
“Buonasera.” esordì Cato gioviale.
“Tutto qui?” commentò il Nord “Manca un po’ di gente, o sbaglio?”
L’argoniana tossì nervosamente “Si, non vedo nessun Dunmer, nessun Bretone… manca anche un Redguard.”
“Ja’dara propone di fare a cambio con l’argoniano. Le lucertole a tavola fanno passare l’appetito.” Cato fece per trattenerlo.
Il Bosmer cominciò a ridere “Voi due siete amici?” risatina isterica “Un imperiale che fa coppia con un Khajiiti!” altra risatina “E dimmi, tu hai mai capito perché mici e lucertole si odiano tanto?”
Ja’dara si vide scavalcato, così anticipò ogni eventuale risposta dell’amico “Se vuoi Ja’dara può odiare anche te.”
“Calmo, calmo. Volevo solo fare un po’ di conversazione prima di cena. Le altre razze mi affascinano, come i loro usi, tutto qui.”
Fu Cato a intromettersi questa volta “A me invece non affascina affatto il cannibalismo di voi Bosmer…”
Incassò e si ammutolì.
Il Nord prese un cosciotto di selvaggina addentandolo voracemente, pezzetti di carne gli si incastrarono fra i denti, ma lui non sembrava curarsene “Sappiamo tutti perché siamo qui. Personalmente non intendo perdere tempo per farmi ammazzare a mezzanotte. Quindi propongo di fare un giro dove ognuno ci parla di sé, così chiudiamo la storia in fretta e possiamo digerire in pace.”
L’Altmer si reclinò in avanti con il busto “Così tu potrai diventare il campione di Boethia senza il minimo sforzo mentale, eh? Usare la testa non fa proprio per voi Nord.”
L’altro rise di gusto “Ma come? Se ho usato giusto l’altro giorno la testa di una guardia per fracassare una porta?”
Cato lanciò un’occhiata d’intesa al Khajiiti nella calca della discussione, l’invito era chiaro e i due ormai riuscivano a comunicare senza parole. L’idea di base era semplice, avrebbero dovuto fare finta di essere estasiati dalla cena per prendere tempo e studiare gli altri, se poi qualcuno avesse chiesto loro qualcosa, ne avrebbero approfittato per sviare i concorrenti e concentrarsi sull’obbiettivo disorientando i rivali.
“Comincio io se volete, mi state simpatici amici e non ho niente da nascondervi.” alzò il boccale di idromele “Sono un Nord, fiero di esserlo. Sono nato e cresciuto ad Helgen, ho militato un paio di anni nella legione, poi me ne sono andato. Ora vivo alla giornata sbrigando faccende… beh non sempre legali. Non c’è molto altro da sapere sul mio conto.” fece un cenno, cedendo la parola all’elfo dei boschi seduto al suo fianco.
“Sono un Bosmer, non ho mai visto Valenwood e per vivere faccio il cacciatore in un appezzamento vicino ad Anvil, a mia selvaggina è la migliore di tutta Cyrodiil. Personalmente non mi fido dell’imperiale, nulla di personale.”
L’orco, che fino ad allora non aveva parlato, afferrò un boccale di birra argoniana e lo svuotò in un istante “Sono un orco, sono un guerriero e non ho paura di questa sfida. La mia razza ha la pellaccia dura e se sarò costretto, vi farò confessare uno ad uno con le cattive.- guardò tutti negli occhi –Sono evaso da Markarth combattendo a mani nude. Questo vi basti.”
L’argoniana aspettò qualche istante per parlare, quelle minacce l’avevano ammutolita “Io faccio la cameriera per una famiglia di Imperiali abbienti. Il Loredas mi lasciano andare al distretto del mercato e comprare quello che voglio per me… Non so perché ho accettato di venire qui, se avessi detto di no mi avrebbe ucciso subito…”
Fu il turno dell’Elfo Alto “Seduto allo stesso tavolo di una cameriera, che trattamento principesco…” lasciò evaporare il sarcasmo “Non credo di dovervi spiegare niente, siamo a cena con un Imperiale e un Khajiiti in combutta, mi basta guardarli per capire che passano le giornate a truffare la gente. Vi servono altre prove? Sono loro gli intrusi.”
Cato ringraziò con un cenno del capo “Grazie per la fiducia. La tua deduzione però mi fa riflettere.” prese un bel respiro con l’aria trasognate “Se voi tutti avete ricevuto il nostro stesso invito, allora sarete stati avvisati che uno di noi è il servo di Boethia. Nel caso fossimo il mio amico Khajiiti e io però, i servitori sarebbero due e questo vorrebbe dire che Boethia, principe dell’inganno e del tradimento, ha ingannato tutti voi dandovi una missione irrealizzabile.” gli altri seguivano il ragionamento in silenzio “In questo caso, saremmo tutti spacciati a prescindere dal nostro intelletto. L’unica speranza di sopravvivere quindi, è agire nell’ottica che l’incarico sia in realtà veritiero, questo però esula il mio amico e me dai sospettati, in quanto se uno di noi due sapesse che l’altro è il servo, non esiterebbe a denunciarlo per salvarsi.”
L’orco sbuffò come un torno irritato “L’imperiale ha ragione. Ammazziamo il Khajiiti!”
“Non credo tu abbia capito cos’ha detto, mostro verde.” lo placò l’Altmer “Non guardarmi così, non ho paura di te. Siamo disarmati, ma voi orchi non siete gli unici temibili anche a mani nude. Ho un bel po’ di magika dalla mia.”
L’orco impallidì, constatando la minaccia non prevista.
“Sai il fatto tuo Elfo!” constatò il Nord “Ricordami di non provocarti mai amico.”
“Ja’dara è della stessa opinione di prima. Ja’dara vota l’argoniana.”
L’argoniana si rannicchiò nella sua figura, come se si stesse preparando a incassare una bastonata.
Cato ammonì l’amico “Dobbiamo dimostrare i nostri sospetti, non possiamo azzardare ipotesi.”
“Ja’dara propone il metodo per esclusione. Se i superstiti moriranno, avranno la dimostrazione che si erano sbagliati.”
Il bosmer aveva continuato la sua cena imperterrito “Mi dispiace ammettere che l’imperiale ha ragione, lui e l’amico sono insospettabili. Così lo è anche l’orco, lui e i suoi conoscono solo Malakath e non penso abbiano abbastanza cervello da concepire altri Principi Daedrici come Boethia.” prese un sorso di vino alto “Penso che toglierci qualche altro dubbio sarebbe semplice. L’argoniana per esempio, se il suo aspetto fosse solo un sortilegio che distorce la realtà, beh, basterebbe vedere se respira sott’acqua per scoprirlo.”
Il Nord s’illuminò, si alzò preso dall’entusiasmo proponendo di riempire d’acqua la ciotola per la frutta e spingerci a forza la testa della lucertola. Ja’dara era d’accordo.
La prova fu un successo per la povera cameriera, era davvero un’argoniana.
“Qundi abbiamo ancora pochi minuti di vita, visto che la soluzione non si vede. Ho bisogno di bere. Passami quel vino alto, è davvero eccezionale per ammazzare i pensieri.” fece il Nord asciugandosi il sudore della fronte, aveva tenuto ferma l’argoniana durante l’immersione, senza rancore.
Cato si era goduto la scena, si rivolse al Nord “Non essere triste, almeno tu andrai a Sovngarde.”
“Ci vanno solo i guerrieri valorosi e io di certo non sto combattendo un nemico onorevole.” ammise amareggiato, buttò giù un altro sorso di vino alto.
“Beh puoi perlomeno hai combattuto per la legione in vita. Quello non conta? Dove ti hanno mandato?”
Fece spallucce “A ripulire la campagna di Whiterun dalle bestie violente.”
Sorrise eccitato “Ah, si? Quanti sciami di Imp hai dovuto mietere? Le odio quelle creature.”
“A migliaia!” rispose il Nord.
Cato allora mutò espressione, indietreggiando verso lo schienale, fece un cenno all’amico.
“Ja’dara è stato parecchio tempo a Skyrim e non ha mai visto un solo Imp.”
Valerius tornò alla carica “Miei signori, questo Nord ha passato tutta la sera qui con noi, dimenticandosi la naturale avversione che quelli della sua razza hanno per le razze elfiche. Sta persino gustando del buon vino alto. Il nostro uomo è lui.”
Il Nord esplose in una risata fragorosa, il timbro della sua voce era mutato, la faccia prese a colare e il suo corpo sembrava del pane in lievitazione tanto stava crescendo sotto i loro occhi. In pochi istanti, di fronte ai commensali si era palesata una creatura umanoide imponente, la pelle scarlatta e l’espressione divertita.
“Devo dire che sei ingegnoso Imperiale! Tu e il tuo micio fate davvero una bella squadra. Ammise Sanguine tornato nella sua vera forma “Ti darei un premio come promesso, ma Boethia non deve sapere dello scherzo che le ho fatto!” riprese a ridere “Grazie signori per la bella serata, penso vi meritiate un passaggio nella vostra dimensione. Spero vi siate divertiti quanto me!”
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > The Elder Scroll Series / Vai alla pagina dell'autore: BardOwl