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Autore: Lilith_Luna    15/06/2016    0 recensioni
Un uomo scompare improvvisamente dopo aver perso il lavoro, lasciando moglie e figli. Si sospetta il suicidio, avendo trovato suoi oggetti personali su una scogliera, ma il corpo non è stato mai trovato.
A vent'anni di distanza, l'uomo si risveglierà sulla spiaggia di Mondello, pungolato da un giovane ragazzo che si accorgerà del suo corpo esanime sommerso dalla sabbia.
Attimi di follia travolgeranno la sua sanità mentale, che verrà messa ancora più a dura prova quando si renderà conto di uno sconvolgente mistero: nonostante il tempo sia passato, le persone siano invecchiate e il mondo si sia evoluto, egli è rimasto inspiegabilmente lo stesso.
Quale sarà, dunque, la verità che si cela dietro i suoi ultimi vent'anni di vita?
*Ultimo dei tre racconti creati per un contest su Wattpad partendo da una trama di Frey-B*
Genere: Fantasy, Mistero, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'ora del pirata

 
 
 
 
     Loris, come tutti i bambini, adorava andare in spiaggia a giocare, ma a differenza degli altri si teneva lontano dalle onde. Il mare per lui non accendeva lo stesso interesse che potevano dare i “reperti della spiaggia”, come li chiamava lui. Era convinto che la spiaggia di Mondello nascondesse un tesoro da qualche parte, un tesoro che lui avrebbe scovato e con il quale avrebbe fatto un mucchio di soldi (dopo aver aiutato la sua famiglia con i debiti, s’intende). Era un bambino molto responsabile e attrezzato, con quel cappello da esploratore per proteggersi dal sole e la cintura con appesi una borraccia, una crema solare e vari oggettini che potevano servirgli per “scavare, scovare, schedare”. Il suo attrezzo del mestiere preferito era senza dubbio Scooby, il suo fedele bastone da esploratore, con il quale tastava e spostava i cumuli di sabbia e ravanava tra scogli e rifiuti. Era stato costretto a trovarsi uno Scooby da quando l’anno precedente, quando si era appassionato alla ricerca dei tesori, aveva infilato un braccio tra due scogli e ne era uscito con un granchio appeso a un dito.
    Sua madre non voleva che si spingesse fino alla zona dei cantieri, l’area più scogliosa e pericolosa, ma Loris non poteva lasciare che qualcuno gli portasse via dei tesori. E poi era domenica, giorno di riposo, quindi lui poteva aggirarsi indisturbato tra i banchi di sabbia smossa e i cumuli di pietre e granelli. Notandone uno dalla forma allungata dal quale spuntavano resti somiglianti a stracci, corse a pungolarlo e un urlo gli si strozzò in gola quando il cumulo di sabbia si mosse, anzi, letteralmente si levò a sedere, agitando braccia e gambe come una lucertola impazzita.
     Il cumulo era un uomo sulla cinquantina con i capelli scuri e occhi celesti che si guardavano attorno in modo febbrile. Erano occhi folli, quelli. Folli quanto la sua storia.
     L’uomo prese Loris per le spalle e iniziò a scuoterlo, facendogli cadere il cappello.
     ‹‹Donde estoy? Que año es esto?›› Il bambino, terrorizzato dall’uomo della sabbia, iniziò a piangere. ‹‹Is this Port Royal? Tortuga?››
     ‹‹MAMMA!›› strillò in risposta, non capendo nulla di quello che l’uomo gli stava chiedendo.
     ‹‹Parli taliano… siamo in Italia, bambino?›› la voce dell’uomo aveva completamente cambiato intonazione. Una scintilla di speranza, e di sollievo, pareva essersi insinuata in quegli occhi folli. Allentò la presa sulle braccia magre del bambino e cercò di calmarlo, volendo evitare che qualcuno accorresse. ‹‹Scusami, scusami, non volevo farti male. Calmati, per favore.››
     Loris smise di piangere e si interessò di nuovo all’uomo, considerandolo una delle sue scoperte. Aveva notato qualcosa di strano in quella casacca strappata, gli stivali e la barba incolta: sembrava uscito da un film.
     ‹‹Signore, sei un pirata?››
     Il viso dell’uomo si distese un attimo, prima che i suoi occhi si riempissero di lacrime. ‹‹Sì. Sì, lo sono stato. Ma ora sono tornato a casa.››
     Giovanni. Era quello il suo nome. Non più Long Joe o Johnny Blue.
     L’uomo con più nomi si asciugò le lacrime con la manica della casacca ingiallita. Poi, come ricordandosi all’improvviso di qualcosa, scattò in ginocchio e iniziò a scavare attorno a sé, mandando sabbia da tutte le parti come un cane che dissotterrava un osso. Ma non era un osso ciò che estrasse, era un orologio. Un orologio antico da taschino. Una volta doveva essere stato veramente bello, un orologio d’oro dai preziosi intarsi, ora scurito e danneggiato. Il vetro a protezione delle lancette era rotto e una di esse piegata in fuori.
     Johnny Blue, perché in fondo era così che si era chiamato per molto tempo, rilassò le spalle e piegò indietro la testa, lasciandosi riscaldare il viso dal sole. Un viso invecchiato dal lungo tempo passato sotto al sole e sotto le intemperie. Si alzò e si diresse verso l’entroterra, catturando gli sguardi di molte persone per via del suo abbigliamento, o di quello che ne rimaneva. La strada la ricordava, la ricordava perfettamente, anche se notò moltissimi cambiamenti. Si fermò davanti ad una villetta, il cancello era aperto. “Come sempre” pensò. Suonò il campanello.
     Fu un giovane uomo ad aprirgli. Capelli scuri e occhi celesti come i suoi. Lo shock di entrambi fu tremendo, Giovanni dovette appoggiarsi al muro bianco, in preda ad un giramento di testa. Non riusciva a parlare.
     ‹‹Papà… non è possibile, non puoi essere tu… sei morto. Eri morto.››
     ‹‹Tu non sei mio figlio, gli somigli ma non sei mio figlio. Dov’è Lorenzo? E Marta? Dov’è mia moglie?›› L’uomo che non era più Johnny Blue ormai, tornato violentemente nel mondo reale, ebbe un altro capogiro e barcollò. Lorenzo lo sorresse e lo accompagnò in casa, lo fece sedere sul divano e gli versò un bicchiere d’acqua.
     Lorenzo aveva superato il presunto suicidio in mare del padre ed era diventato uno psichiatra, si era trasformato in un uomo irrazionalmente razionale, uno che trovava una spiegazione a tutto e che mai in vita sua aveva più perso il controllo, dalla scomparsa del padre. Poteva trovare una razionale spiegazione anche a quello che stava accadendo in quel momento. Così, con la voce più calma che potesse avere, si rivolse all’uomo che stava seduto di fronte a lui.
     ‹‹Dove sei stato per tutti questi anni?››
Giovanni, che sembrava piano piano tornare in sé, tornare nei panni del padre che era scomparso, sorrise amaramente. ‹‹Quanti… quanti anni sono passati, realmente?››
     ‹‹Intendi dire da quanti anni ci hai abbandonati? Venti.››
     Vent’anni. Non cinque. Venti.
     ‹‹Ti ripeterò la domanda: dove sei stato?››
    L’uomo aveva gli occhi fissi nel vuoto. ‹‹La domanda non è tanto dove, ma quando. Sono stato nel 1600 e poi nel 1700. Sono stato a Port Royal, a Panama, a Tortuga, a Cuba, a Portobello. Sono stato sulla Pearl, sulla William e su altre navi di cui non ricordo il nome. Ho visto la cattura di Sir Henry Morgan e ho decapitato Edward Teach, meglio conosciuto come Barbanera, per tornare dalla mia famiglia.›› Nonostante la voce ferma, altre lacrime iniziarono a solcare quel viso segnato dal tempo. Johnny Blue - perché così si chiamava quando aveva compiuto quell’atto disperato, mettendo al collo del pirata più famoso di quel tempo la catenina con appeso l’oggetto della maledizione e poi decapitandolo con un colpo di spada - mise l’orologio rotto sul tavolino davanti a lui.
     ‹‹É stato questo a portarmi indietro nel tempo, e poi di nuovo qui. Te lo ricordi, Lo?››
Lorenzo ebbe un sussulto dentro di lui, sentendosi di nuovo chiamare così dal padre, ma fuori non se ne ebbe percezione. ‹‹É l’orologio da taschino del nonno.››
    Giovanni, perché così si chiamava quando era un padre, annuì. ‹‹Io lo credevo un pazzo. Tutti lo credevamo, tranne te ovviamente, che ti divertivi a sentirlo farneticare di corsari, bucanieri e pirati.›› Una risatina stridula gli sfuggì dalle labbra secche per il troppo sole. ‹‹Adesso conosco la differenza.›› Aggiunse a voce bassa, per poi continuare: ‹‹Il nonno mi diede questo orologio quando andai a trovarlo, dopo essere stato licenziato. Mi disse “è giunta l’ora che anche tu faccia il tuo viaggio alla ricerca della fortuna e chissà che non sia proprio tu a spezzare la maledizione della nostra famiglia.” Ovviamente non gli credetti. Accettai il dono e andai alla scogliera a schiarirmi le idee. Volevo buttarlo in mare, quello stupido orologio. E l’ho fatto.››
Long Joe, perché così lo chiamavano quando la sua avventura ebbe inizio, guardò dritto negli occhi celesti del figlio, rivedendo il colore del mare che lo aveva inghiottito.
     ‹‹Quell’orologio del cazzo è saltato fuori dall’acqua e mi si è stretto attorno al collo, trascinandomi in mare. Ho creduto di morire. Mi ha ripescato una nave mercantile, la Magdalena, che poi fu assalita dai bucanieri. Così passai nelle mani di Morgan.›› lo riprese in mano, passando le dita sporche sui fregi che lo ornavano. ‹‹L’orologio di Barbanera. Quel bastardo se l’era fatto incantare da una schiava nera, una maga woodoo, per tornare indietro nel tempo. Lei lo maledisse, invece, disse che chiunque fosse entrato in possesso di quell’orologio sarebbe sì tornato indietro nel tempo, ma avrebbe avuto come unico compito per poter tornare a casa quello di uccidere Barbanera, che fosse strappandolo dal ventre della madre prima che nascesse o sgozzandolo sul ponte della sua nave. Tuo nonno mi disse di avergli sparato cinque volte, eppure l’orologio funzionava ancora. Barbanera doveva averlo indosso mentre moriva, per spezzare la maledizione. Ho dovuto quasi tagliare le orecchie a quella strega maledetta per farmelo dire.››
     Lorenzo gli credette. Suo padre era un uomo razionale quanto lui, e quella storia era talmente folle, talmente incredibile, e in linea con i racconti del nonno, che doveva essere vera.
      ‹‹Il nonno mi ha raccontato una storia simile, prima di morire.››
     Gianni, perché così suo padre lo chiamava da bambino, alzò di scatto la testa per guardare il figlio. Non aveva mai pensato che al suo ritorno suo padre potesse essere morto.
     ‹‹Dov’è la mamma?›› Lorenzo abbassò lo sguardo in modo eloquente.
    ‹‹Io ho una famiglia adesso, papà. Ho una moglie, Giulia, e un figlio, Michele.›› Giovanni si lasciò sprofondare contro lo schienale del divano e si passò una mano tra i capelli sporchi di sabbia e di salsedine.
     ‹‹Non so cosa dire.››
     ‹‹Potresti dire che hai intenzione di restare. A Michele servirebbe un nonno che gli racconta dei pirati.››
    Gli occhi di Giovanni si fecero di nuovo lucidi. Non si aspettava di venire accolto così nella vita del figlio, e soprattutto di essere creduto. ‹‹Cosa racconterai a tua moglie? E se non dovessi piacerle? E se non piacessi neanche a tuo figlio?››
     ‹‹Hai affrontato e ucciso dei pirati, non avrai mica paura di un bambino.››
     Per la prima volta dopo anni, risero di nuovo insieme, come padre e figlio.
     L’uomo con molti nomi ormai non doveva più preoccuparsi di averne uno. Non era più Long Joe, non era più Johnny Blue e nemmeno Giovanni, perché essere chiamato di nuovo “papà” o “nonno” era tutto ciò che desiderava.
 









***angolo autore***
Avrei voluto scrivere più dettagli riguardo l'avventura di Giovanni tra i pirati, ma sarebbe stato inverosimile che dopo anni separati si mettesse a raccontare a suo figlio tutta la storia, fin da subito. Per cui ho preferito seguire una linea logica e tralasciare alcune parti, sebbene mi spiaccia molto dal momento che per un esame avevo studiato la storia della pirateria ed ero felicissima di poter usare dettagli storici accurati e curiosità!
(E, beh, se vi ha ricordato Pirati dei Caraibi è perchè è storia, ragazzi xD)
  
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