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Autore: Itsamess    16/06/2016    4 recensioni
[Heronstairs]

Il Nephilim sfoderò uno di quei sorrisi sghembi a cui Jem, anche dopo anni, evidentemente non si era ancora del tutto abituato, dal momento che ne restava affascinato come davanti alla prima nevicata di Dicembre - in entrambe le situazioni, un brivido gli correva rapido lungo la spina dorsale.
Arrossendo a quel pensiero, distolse lo sguardo dal parabatai, nonostante quel sorriso non fosse stato rivolto a nessuno in particolare e comunque non a lui.


Will intanto non si era accorto di nulla, impegnato com'era a declamare i suoi tanti pregi con ostentata nonchalance: «Sono maestro in molte cose... Nel girare per le vie di Londra, nel ballare la quadriglia, nell'arte giapponese di disporre i fiori e nell'imbrogliare ai mimi... Ma nessuno si è mai sognato di chiamarmi Magister, purtroppo… Anche se mi meriterei questo appellativo, essendo praticamente perfetto sotto ogni aspetto!»


Jem scorse Jessamine alzare gli occhi al cielo: Will poteva possedere molte virtù, ma di certo la modestia non era una di quelle.

Ovvero quattro volte in cui Will Herondale donò al mondo un assaggio dei suoi talenti ed una in cui ebbe bisogno dell'aiuto di Jem Carstairs.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James Carstairs, William Herondale
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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L'ovest è dall'altra parte 

Tenersi stretto stretto in tasca il mondo
per poi ridarlo un giorno forse a te
 

Jem aveva seguito con enorme attenzione ogni passaggio della Cerimonia di quella mattina e ormai sapeva a memoria tutte le parole del Giuramento senza dover neanche sbirciare il foglietto su cui se le era appuntate per l’ansia di fare scena muta davanti a mezza Enclave, eppure era consapevole che non avrebbe mai compreso fino in fondo la natura del legame che d’ora in avanti lo avrebbe unito a William Owen Herondale.
 
Non era amicizia, non era alleanza, non era affetto: andava al di là di ogni possibile definizione, pur comprendendole tutte.
Era quasi un legame fisico - una corda che sentiva tesa dentro di sé, come una lenza al cui amo ha abboccato una carpa koi che non ha intenzione di farsi prendere ma neanche di mollare la presa. Sarebbero stati uniti per sempre, o meglio per quel breve sempre che la sua malattia avrebbe concesso loro. Jem non riusciva a capire perché mai Will gli avesse chiesto di essere suo parabatai: uno come lui, abile a combattere e brillante ad elaborare piani di azione, sarebbe stato un buon partner per chiunque, a differenza di Jem, che rischiava di rivelarsi l’anello debole di una catena composta da due sole persone. Forse Will era stato costretto a chiederglielo come penitenza per aver perso una scommessa o forse era semplicemente testardo e avventato… In ogni caso, erano legati ora, anche se in un modo che ancora Jem non capiva.
Neppure il Codice aveva saputo dargli delle risposte precise sulla natura del rapporto fra  parabatai, che riusciva coinvolgere il cuore, la testa, la bocca dello stomaco, il nuovo marchio scuro tracciato sul petto - ogni parte di lui, come se da quella mattina l'altro gli fosse entrato sottopelle.
 
In quel momento, ad esempio, Jem sentiva - sapeva - che Will era sveglio. 
Era solo un’impressione, naturalmente, non poteva esserne certo. 
Non restando sotto le coperte, almeno.

Rabbrividendo un po' quando i suoi piedi nudi toccarono terra, Jem si infilò in fretta la vestaglia da camera a motivi orientali che aveva portato con sé da Shangai e sgattaiolò fuori dalla porta cercando di fare meno rumore possibile.
Il corridoio era deserto, com’era del resto normale essendo notte fonda, eppure una debole luce azzurrina ne illuminava l'ultimo tratto.
Una stregaluce: ci doveva essere qualcuno nascosto dietro l'angolo.
 
I Cacciatori non hanno paura del buio, i Cacciatori non hanno paura di niente.
Jem prese un profondo respiro e si diresse un po’ titubante verso quel flebile bagliore in punta di piedi, eppure l’individuo misterioso nascosto nell’ombra dovette sentirlo, perché declamò con voce solenne: «Chi sei tu che avvolto nella notte inciampi così nei miei pensieri?»
Will.
Chi altri poteva citare Shakespeare con la stessa nonchalance?

Jem non ebbe nemmeno bisogno di voltare l’angolo per sapere che si trattava del parabatai: teneva la stregaluce sotto al mento, apposta per spaventarlo. Jem gli rivolse un’occhiata smarrita, dal momento che le continue citazioni letterarie di Will erano complicate per chi come lui conosceva l'inglese solo ad un livello base e poi ribatté piccato: «È difficile inciampare nei pensieri di uno che non ha cervello! Si può sapere che ci fai sveglio a quest'ora?»

«Vado in missione esplorativa» gli rispose il moro, scrollando le spalle, come se girare per Londra nel cuore della notte fosse la cosa più normale del mondo. Non sembrava in apprensione. Nei suoi occhi blu intenso Jem riusciva a leggere solo adrenalina pura.

Sarà perché il giuramento imponeva dove tu vai io vado, sarà perché era notte e non si lascia vagare un compagno cacciatore da solo di notte, sarà perché Jem tanto non riusciva a dormire, ma gli rispose: «Aspettami, metto le scarpe»
 
---
 
Nonostante il chiarore della luna illuminasse le tortuose vie di periferia attraverso le quali si stavano avventurando, i due parabatai avevano portato con sé anche una stregaluce, giusto per sicurezza. E due pale, anche se Jem non riusciva bene a capire il perché. Poteva solo sperare che Will fosse alla ricerca di un tesoro nascosto e non volesse invece disseppellire qualche cadavere.
Camminavano da quelle che sembravano ore eppure non si sentiva davvero stanco. Gli effetti della presenza del parabatai non smettevano di stupirlo.
«Questa locanda l'abbiamo già vista. Due volte»
 
«Si vede che le stiamo simpatici»

Jem non riuscì a trattenere un sorriso prima di correggerlo: « O forse stiamo girando in tondo... E se chiedessimo indicazioni a quella passante?»
 
Will smise improvvisamente di camminare, piantandosi in mezzo alla via come se avesse appena sentito la cosa più assurda del mondo.
«Jem. Jem, Jem, Jem... Non hai mai sentito l’espressione “l’uomo che non deve chiedere mai"? Ecco, quest’uomo» indicò sé stesso con entrambe le mani, in un gesto che il parabatai trovò assurdamente scenografico e assolutamente inutile «non deve chiedere mai»
 
James Carstairs non era arrivato da molto a Londra, ma era piuttosto sicuro che quell’espressione non fosse relativa all’ambito dell’orientamento spaziale, eppure non disse nulla. Sapeva che contraddire Will era utile come litigare con un cucchiaino, per giunta un cucchiaino testardo.
Piano però gli fece notare «Ma quella vecchietta sembra amichevole-»
 
«Anche le anatre sembrano amichevoli fin quando non ti attaccano in gruppo per cavarti gli occhi a beccate! E poi siamo invisibili ricordi?»
 
E come dimenticarlo? La runa di invisibilità che si erano tracciati a vicenda pizzicava ancora sotto la manica della camicia da notte. Jem doveva ancora abituarsi ai marchi e si domandò se anche a Will dessero fastidio.
 
«Fidati, so quello che faccio, conosco Londra come le mie tasche… Ma se può farti sentire meglio… voilà! Ho una cartina!»

Jem lo osservò estrarre dalla tasca una mappa logora e tutta stropicciata. La carta era ingiallita ma sembrava aver resistito bene al trascorrere del tempo, Aveva i bordi stracciati… come se l'avessero presa da un libro. 
E probabilmente era così.
«Stai tenendo la cartina al contrario. L'ovest è dall'altra parte»
Gli sottrasse la mappa dalle mani e lo ruotò nella posizione corretta. Stava per restituirlo al legittimo comandante della loro spedizione improvvisata quando si accorse di una scritta, sul margine superiore del foglio.
Viaggio al centro della terra
«Will, ci stiamo orientando seguendo le indicazioni di un libro di fantascienza?»

Il parabatai arrossì violentemente, eppure fece finta di niente e disse: «Nel romanzo, Jules Verne afferma che è possibile raggiungere il centro della Terra discendendo il cratere del vulcano islandese Snæffels, ma io ho ragione di credere che Snæffels sia in realtà un nome in codice per Covent Garden»
 
A giudicare dalla sua espressione, diceva sul serio: era davvero uscito dall’Istituto nel cuore della notte per trovare il centro della Terra, armato solo di una pala, una pagina strappata e tanta immaginazione. Aveva detto di essere un maestro nel girare le vie di Londra, eppure il quartiere nel quale erano finiti non assomigliava a Covent Garden, né a nessun’altra zona conosciuta.
«Will, dimmelo sinceramente… Ci siamo persi?»

Il parabatai si morse il labbro «Solo un po'»

Grandioso. Quando Will diceva così, Jem poteva stare certo che non avrebbero rivisto una strada conosciuta prima di molte, molte ore, tuttavia l'idea di smarrirsi in sua compagnia non gli dispiaceva particolarmente. Non c’era alcuna fretta di tornare all’Istituto. Era come se da quella mattina, da quando le loro anime erano state unite dal Giuramento, casa non fosse più un posto, ma la mano del parabatai intrecciata nella sua.
Si erano persi, ma si erano anche ritrovati - un’anima sola in due corpi differenti.
Will continuava a borbottare chissà quale imprecazione in gallese, strizzando gli occhi per leggere le indicazioni della cartina e l’amico non aveva intenzione di peggiorare la situazione lamentandosi, quindi rimase semplicemente in silenzio. Perché Jem era fatto così, era capace di una fiducia incondizionata nel resto del mondo, come se la sua anima non fosse meno pura del colore dei suoi capelli. Dopo qualche istante, con un sorriso sereno, sfiorò il braccio del parabatai e gli chiese dove iniziare a scavare per trovare il centro della Terra.





 
Angolo dell'autrice
Buongiorno a tutti voi, lettori delle Origini e Heronstairs shippers! 
Questa è la prima storia che pubblico su questa serie di libri, quindi spero di non aver fatto troppi danni nella caratterizzazione dei personaggi =) 
L' idea per questa raccolta mi è venuta leggendo, ne La Principessa, la scena in cui Will si presenta a Tessa, che lo scambia con il Magister, sveglia com'è
Sono maestro in molte cose... Nel girare per le vie di Londra, nel ballare la quadriglia, nell'arte giapponese di disporre i fiori e nell'imbrogliare ai mimi... Ma nessuno si è mai sognato di chiamarmi Magister, purtroppo!
Quindi una storia verterà sul tema dell'orientamento, una sulla danza, una sull'ikebana, una sui mimi ed una sarà a sorpresa, secondo il classico schema 4+1.
Il titolo della raccolta è tratto da Mary Poppins e la citazione ad inizio capitolo da L'immenso, dei Negramaro.
Credo davvero sia tutto, se vi va fatemi sapere cosa ne pensate (o anche solo battete un colpo, noi lettori delle Origini dobbiamo restare uniti ahahaha)
Itsamess

Ps: Il mio ringraziamento speciale va a mia cugina Laura, che mi ha introdotta al fandom di Shadowhunters compromettendo la mia già provata sanità mentale con un'altra OTP. In realtà lei shippa Wessa, ma non andiamo troppo per il sottile.
Se stai leggendo queste righe, sappi che sei la parabatai del mio cuore. Ave atque vale
 
  
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