Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: casketta    16/06/2016    3 recensioni
In questa fan fiction cercherò di raccontare i primi giorni di Mikasa dopo che è diventata un membro della famiglia Jeager.
Spero che vi piaccia ^^
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Eren Jaeger, Mikasa Ackerman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era nella sua casa...sembrava che tutto quello che era accaduto fosse stato solo un brutto sogno. Sua madre era lì accanto a lei e il papà le guardava sorridendo dolcemente come per rassicurarla. La scena cambia.Sono stati uccisi.I loro corpi giacevano a terra ,grodandi di sangue. Una mano malintenzionata le si avvicina,ma lei non ha le forze per fuggire.Si lascia prendere ormai abbattuta ,sperando che la morte sia ciò che l’aspetta. Ma ecco arrivare la sua salvezza ... Si muove nel sonno ,con le lacrime agli occhi.Sente del calore stringere le mani.Apre gli occhi...è Eren,il bambino che l ha salvata,stava vegliando su di lei. Tutti i dolori che aveva ,sembravano essersi alleviati,la sua manina pallida si strinse di più a quella di lui e si addormento’. Un lieve raggio di sole entrò flebile nella stanza,svegliando la piccola Mikasa. Al suo fianco non c’era più Eren a vegliare sul suo sonno. La porta della stanza si aprì ed entrò Carla. -Ti sei svegliata,piccola?!-le disse,avvicinandosi al lei. La aiutò ad alzarsi e la vesti’. -Non hai tolto la sciarpa?Avevi freddo?-le chiese la donna,accarezzandole i capelli. La piccola non rispose e si nascose il viso nella sciarpa. Carla le sorrise,guardandosi intorno. -Eren é stato tutta la notte a farti compagnia...é proprio un bravo ometto mio figlio…- Mikasa sgrano’ gli occhi.Eren le era rimasto accanto...Non l’aveva sognato. Carla continuava a parlare di suo figlio,raccontandole diverse marachelle combinate da lui. -...e poi ti rivelero’ una cosa...quando Eren dice una bugia le sue orecchie diventano rosse!...Ops. ..devo andare a stendere i panni...quando te la senti...puoi anche uscire ,Mikasa.Credo che Eren sia qui fuori- La donna si avviò verso la porta. -Ah...un’altra cosa...adesso fai parte della nostra famiglia…-le sorrise e andò via. La piccola abbozzo’ un sorriso.Le aveva fatto piacere parlare con Carla,era una brava madre che adorava suo figlio.Così dovrebbe essere una mamma.Anche la sua era così.Ma ormai non poteva più abbracciarla.Si nascose nella sciarpa e pianse cercando di non farsi sentire. Non voleva essere un peso per la famiglia Jeager che aveva deciso di occuparsi di lei. Iniziò a pensare ad Eren...era stato lui a decidere,senza neanche un attimo di esitazione ,di portarla a casa. Quel bambino aveva fatto tanto per una sconosciuta come lei e questo non poteva dimenticarlo. Aveva ucciso per lei,senza pensarci troppo e le aveva fatto capire che doveva imparare a combattere per andare avanti.Guardo'le suemani...erano bianche e candide ,come prima,non sembrava che avessero ucciso anche loro. Si alzò dal letto e cercò Eren. Era seduto sul muretto preso dai suoi pensieri. La piccola si avvicinò a lui. -Ah ti sei svegliata,Mikasa- disse il bambino guardandola a malapena. La piccola annuì.Eren scese dal muretto ,passandosi una mano sui pantaloni ,per togliersi la polvere di dosso. -Vieni a raccogliere un po’ di legna con me?In due faremo prima!-le propose. La bambina accettò. Si avviarono nel piccolo boschetto recintato dalle mura. Non parlarono molto fino a quando non fu Mikasa a rompere il ghiaccio. -Grazie Eren,che sei stato vicino a me...questa notte- gli disse,mentre le sue gote pallide assunsero un lieve colorito roseo. -Ma che dici?!Devi aver sognato!-replicò lui voltandosi dall’altra parte. Mikasa lo osservò e notò che,nascoste tra i ciuffi castani,le sue orecchie erano diventate rosse. “Aveva ragione sua madre:quando racconta una bugia le sue orecchie diventano davvero rosse!”pensò la piccola asiatica sorridendo dolcemente. -Che hai da ridere!?...umph. ..dai muoviamoci a tornare a casa ...sennò chi la sente a quella rompiscatole!- Mikasa lo seguì ,sentendo un dolce calore nel cuore,aveva perso la sua famiglia ma non era sola; sentiva che doveva restare accanto a quel bambino per il resto dei suoi giorni.
  
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