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Autore: lightitup    17/06/2016    2 recensioni
Patrizia Santoro, nipote di Malammore, dopo aver fatto da "messaggero" per conto di Don Pietro Savastano, si ritroverà in una situazione molto particolare: è sbocciato l'amore tra lei e il famigerato boss di Secondigliano?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Quando mi calmai, riscesi giù e decisi di farmi una doccia. L'acqua bollente che scendeva sul mio corpo allentò tutta la tensione. Era un uomo, di una certa età, che era stato sposato per anni con quella donna. Che cosa potevo aspettarmi? E' ovvio che pensa a lei giorno e notte, e di certo non sono io che potrei fargliela dimenticare. In fondo, non posso mica essere gelosa di una morta.
Uscii dalla doccia e mi coprii col primo asciugamano che trovai buttato in bagno, ed entrai nella "nostra" camera da letto ad asciugarmi i capelli. Ad un tratto dalla porta spunta lui. La apre ed entra. Sempre in modo impassibile e freddo, come fa lui sempre. Ormai ci ho fatto l'abitudine. Si avvicina a me con passo lento.
«Scusam si so' trasuto, te vulevo guardà»
Arrossico. Magari non è così freddo come dico, a volte... riesce a farmi sciogliere con così poco quest'uomo tutto d'un pezzo.
«E che è vist?» rispondo io, cercando di non far notare che riesce con poco a farmi cedere. Intanto posa le sue grandi mani sulle mie spalle.
«Che può tené i sord, può cummannà, ma si nun si proprio na' creatur, o saje pure tu quello che vedi. Nu' viecchio, che a quasi fernut e campà, e na' guagliona, che è bella e forte, e ten tutta a vita annanz»
Mi giro e lo guardo dentro agli occhi. Non voglio che pensi questo. Non voglio che sia proprio questo a fermarci, con tutte le difficoltà che già ci sono, la differenza di età. Non significa niente, se ci vogliamo bene.
«Nun dicere accussì»
«E a quand'è che te fa paura a verità?»
Mi guarda come se volesse baciarmi, poi si infila una mano in tasca. Tira fuori un anello e lo avvicina a me, divendo di pietra e lo guardo con la bocca socchiusa. 
«L'affare ca te propongo nun è buono. Te aia' piglià nu' viecchio cu tuttì e fantasm suoi. Che te ne ven? Niente. A parte o' fatt e sapé ca si sto viecchio cammina ancora... è pecché ci stai tu»
Mi poggia una mano dietro al collo e l'anello nel pugno della mia mano, io non riesco a dire mezza parola. Sentivo gli occhi lucidi e un nodo in gola. Non mi ero mai sentita così in tutta la mia vita. Un uomo, temuto da chiunque in questo maledetto posto, è stato capace di dirmi che vive grazie a me. E' stato capace di dichiararsi e credo che con questo anello lui voglia legarsi a me, giurandomi amore eterno.
In realtà non c'era bisogno di dire niente, perché con Don Pietro è così. L'ho guardato negli occhi sorridendo e l'ho baciato. Per lui quello poteva essere un semplice segno di riconoscenza per quello che mi aveva detto, per me significava che lo amavo e che sì, volevo stare con lui per il resto dei giorni che ci avrebbero accolto.
Poi si allontana e mi dice che avrebbe dovuto incontrare Genny per parlargli di una cosa che gli riguarda. Non mi dice cosa, chiama i suoi uomini ed esce per andare da lui. Magari voleva parlargli di me, dicendogli che avrebbe dovuto accettarmi nella loro famiglia come la donna di suo padre, e di portarmi rispetto. Quello che non mi aveva portato l'ultima volta che ci siamo visti.
Non potevo mai immaginare cosa sarebbe successo di lì a qualche istante. Mi aveva detto che si sarebbero dovuti incontrare al cimitero, di fronte alla tomba di sua moglie, donna Imma.
Mentre ero fuori a comprare qualcosa per preparare la cena quella sera, ad un tratto mi chiama mio zio, Malammore. Sapevo che lui stava con Don Pietro. Di solito ci stava sempre, era la sua scorta. Lo accompagnava lui nei posti in cui doveva andare e gli camminava sempre davanti, pronto ad ogni evenienza. Rispondo allarmata, quasi come se sapessi cosa volesse dirmi, quasi come se me lo sentissi che fosse successo qualcosa.
«Patrì sienteme...» sembrava in lacrime, aveva il respiro affannoso.
«O' zi, che è succies?!» urlai al telefono, tremavo. Mi caddero le buste di plastica con la spesa a terra.
«Ciro di Marzio ha sparato a Don Pietro. Sta cumbinato male. O' purtamm o' pronto succorso, sperann che riescene a fa caccos»
Attaccai. Corsi in lacrime in ospedale, sapevo dove lo stavano portando, era l'unico ospedale nei paraggi.
Dio, ti prego salvalo, salvalo... adesso che stava andando tutto bene, ti prego.

   
 
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