Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: Ambros    17/06/2016    2 recensioni
Klaine!AU
- Avresti voluto intrecciare le tue dita alle sue, solo per sapere che effetto faceva.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note:
Uh, salve; anzi, buongiorno a chiunque abbia la sfortuna di essere sveglio a quest'ora come la sottoscritta.
Ebbene non sono scomparsa!  Sono ancora qui da qualche parte a scrivere le mie storielline; tuttavia, siccome mi sembra passata una vita dall'ultima volta che ho scritto qualcosa, diciamo che questa è una storia quasi di prova, giusto per cercare di riprendere un po' la mano. Cercate di essere pazientih.

(Il titolo è un verso della canzone If I could fly degli One Direction.)

TW: omofobia

Direi che è tutto!
Come sempre, mi trovate alla mia Pagina Facebook.
Spero che la storia vi piaccia :)

 

For your eyes only
 

 

Ricordi che disse: -No.-, e tu lo guardasti e pensasti che ci fosse qualcosa di innegabilmente spezzato dentro di lui.

(A guardarlo da vicino quasi scorgevi le cicatrici sulle sue labbra, dove era passato l'obbligo del silenzio.)

Ma poi pensasti che c'è qualcosa di innegabilmente spezzato in tutti, che forse il punto non è uscirne interi. Forse il punto è uscirne a pezzi.

Tornò a suonare il suo pianoforte con una tensione nuova nelle spalle, i ricci che gli ricadevano disordinatamente sulla fronte e gli davano una scusa per non guardarti negli occhi, sapevi che stava solo aspettando che te ne andassi.

Rimanesti lì un altro minuto, per odiare e farti odiare, per non capire. -Pensavo che …-

-Il tuo primo errore,- ti interruppe con voce gelida, e per la prima volta pensasti non lo conosco. Ti girasti e uscisti dall'aula quasi correndo, con le ciglia che ti inumidivano le guance.

*

Stavi cercando qualcuno di cui innamorarti – anche una notte ti sarebbe bastata – e lui si era presentato coi palmi premuti contro le ossa del tuo bacino e le labbra quasi sulla tua pelle: -Sono Blaine.-, e tu gli avevi avvolto le braccia attorno al collo e gli avevi sfiorato la schiena con la punta delle dita, ancora non sapevi quanta poca casualità fosse concessa nel toccarlo, quanto un giorno ne avresti avuto bisogno.

-Kurt.-

Lui aveva sorriso, con gli occhi nascosti dai ricci e le labbra incurvate contro la tua gola.

A volte ricordi di aver desiderato di amarlo solo per quella notte.

*

Un braccio si era avvolto attorno alla tua vita: -Vai via così presto?-, e le sue labbra avevano premuto contro la tua spina dorsale.

(E la mattina dopo.)

*

Eri stanco ed eri in ritardo, avevi in mano un vassoio su cui avevi poggiato una misera insalata e ti faceva male la testa, ma lui era seduto ad uno dei tavoli e stava masticando lentamente un morso di pizza, i ricci che gli cadevano sugli occhi e gli auricolari nelle orecchie.

Eri arrossito d'istinto e ti eri premuto l'indice contro un'ombra rimasta sulla tua gola; il tuo vassoio era caduto inevitabilmente per terra.

Ti eri affrettato a raccoglierlo, il viso in fiamme e foglie di insalata sparse ovunque, e una mano ti aveva porto la bottiglietta d'acqua che era rotolata ad un metro da te.

Blaine ti aveva sorriso e aveva detto: -Non mi eri sembrato il tipo a cui potrebbe cadere il vassoio del pranzo.-, facendoti scuotere la testa.

-Potrei sorprenderti.-

Il sorriso di Blaine si era accentuato solo da un lato: -Non ne dubito.-

*

Una settimana dopo aveva bussato alla porta della tua stanza alle nove di sera, con le mani infilate nelle tasche dei jeans e una felpa sopra una t-shirt bianca; fuori nevicava. -Ti va di andare a vedere un film?-

L'avevi fissato per qualche secondo, quasi gli avevi chiesto se fosse sveglio. -Cosa?-

Ti aveva guardato con aria quasi impaziente – una tempesta incastrata dentro al suo petto – e aveva ripetuto: -Un film.-

Avevi guardato l'orologio: -Ora?-

Blaine aveva annuito.

Avresti dovuto capirlo in quel momento che non avresti potuto vincere.

*

Blaine era diventato New York di notte. Era la parvenza di libertà e i brividi di freddo che ti entravano fin nello stomaco.

Era i cumuli di neve grigia sul bordo della strada e la pista di pattinaggio a Bryant Park alle dieci del Giovedì sera, quando non c'era nessuno,

(-No, assolutamente no, il mio equilibrio è già precario su un pavimento solido.-

Una pausa e uno scintillio nello sguardo, -Ti sfido.-)

era la cioccolata calda che ti bruciava la lingua.

Era una pasticceria che apriva all'una di notte e vendeva i cornetti caldi, era il tavolino più segregato di ogni bar nascosto che riusciva a trovare.

Era bisogno che ti mandava a fuoco la pelle, era parte di quello che volevi – era la parte più semplice, era un letto troppo piccolo e le dita intrecciate tra i capelli, era le tue labbra premute troppo spesso contro le sue.

Blaine era confusione. Era le tue dita che non riuscivano a fermarsi sulla sua pelle ed era guardare la vita al contrario, muoversi senza capire.

Era movimento continuo, era irrequietezza.

Blaine era la paura e l'insopportabile coraggio di vivere.

*

Avevi abbassato il volume del computer per non svegliarlo, le ultime scene di Moulin Rouge! che riempivano la stanza altrimenti buia di una luce soffusa; ti stavi passando il dorso della mano sulla guancia quando le sue labbra si erano posate silenziosamente sul tuo zigomo.

Aveva mormorato: -Non piangere.-, come se quell'istante tra di voi fosse la cosa più preziosa al mondo.

*

Blaine era giorni di silenzio e sopracciglia aggrottate.

Blaine era impazienza e temporali con l'ombrello dimenticato nel dormitorio, tra i vostri vestiti spiegazzati.

*

Rachel aveva picchiettato con le unghie sul tuo avambraccio: -Prima o poi ce lo dovrai presentare.-

Avevi sbattuto le palpebre e avevi deglutito: -Non-Non è quel tipo di …-

Ma Rachel aveva scosso la testa con un sorriso esasperato.

*

Blaine era le note gravi del pianoforte che si trovava nell'aula al terzo piano di uno dei plessi secondari.

Ti sedevi su uno sgabello di fianco a lui e lo ascoltavi suonare, guardavi mentre l'anima gli sfuggiva dalle dita per incastrarsi tra i tasti d'avorio. Ti chiedevi che cosa foste. Ti chiedevi se ci fosse bisogno di saperlo.

Avresti voluto intrecciare le tue dita alle sue, solo per sapere che effetto faceva.

*

Le lenzuola erano fredde contro la tua pelle surriscaldata, la stanza era buia mentre i fuochi d'artificio illuminavano il vetro della finestra e gli auguri rimbombavano nelle strade.

Le tue unghie erano affondate nella sua schiena, dove i tuoi polpastrelli gli macchiavano la pelle, e il suo respiro era caldo e umido contro la tua gola.

Aveva buttato il preservativo nel cestino sotto la scrivania ed era tornato a letto con le braccia appesantite dal sonno, aveva poggiato la testa sul tuo stomaco e avevi affondato le dita tra i suoi ricci; -Buon anno nuovo,- avevi mormorato.

Blaine si era girato per guardarti, la tempia poggiata contro la tua pelle e le sue dita che sfioravano il tuo fianco: -Buoni propositi?-

La tua mano era scivolata contro il suo viso

(Blaine era paura paura paura.)

finché non si era stretta attorno alla sua; le sue dita erano calde e ruvide. -Forse.-

*

(-Sei la cosa più vicina alla felicità che abbia mai potuto toccare.-)

*

Avevi cercato di spingerli via, volevi solo che il ragazzo riuscisse ad allontanarsi.

Ma eri rimasto da solo.

-Frocio.-

Avevi avuto paura di chiudere gli occhi.

L'asfalto era freddo contro la tua guancia.

E se non fossi più riuscito ad aprirli?

Qualcosa di caldo ti scivolava contro il collo.

Blaine ti stava aspettando.

Il buio sapeva di casa.

*

Rachel aveva gli occhi rossi e un sorriso tremolante sulle labbra.

-Ehi,- avevi mormorato.

Rachel era scoppiata a piangere.

*

Il taglio sul tuo zigomo aveva lasciato una piccola cicatrice.

Rachel aveva minimizzato, aveva detto che neanche si vedeva, ma bastava un po' di luce perché la pelle più chiara spiccasse sotto il tuo occhio; ti piaceva. Cercavi di stare alla luce il più possibile.

Blaine ti avrebbe guardato con aria stranita prima di dirti che non ti capiva, ma non ti eri permesso di pensarci perché Blaine non era lì.

Se Rachel non ti avesse detto che era rimasto con te finché non ti eri svegliato, quasi avresti pensato di averlo immaginato.

Perché Blaine non era lì.

Ti si era scavato un vuoto nel petto, quasi ti aveva costretto a camminare con le braccia strette attorno ai polmoni.

Non gli avevi scritto perché sapevi che non avrebbe risposto, e non eri sicuro di saperlo affrontare.

Ti avevano dimesso dall'ospedale dopo due giorni e ti ci era voluto un po' per abituarti all'idea che l'aria non fosse davvero carta vetrata contro la tua pelle.

*

Rachel ti aveva detto di non cercarlo – aveva detto che non lo meritava.

Avevi sentito una rabbia incontrollabile montarti nel petto, fino quasi a soffocarti, perché una parte di te le aveva dato ragione.

Ma poi l'avevi visto, seduto al suo pianoforte, con le sue melodie strane e malinconiche e arrabbiate, e ti eri detto che doveva esserci una spiegazione.

Ti eri seduto accanto a lui con la cicatrice bene in vista e avevi aspettato che le sue dita si allontanassero dai tasti, lentamente, come se stesse cercando di dilatare il tempo.

-Non eri lì,- gli avevi detto. Era l'unica cosa che eri riuscito a pensare.

Lui aveva abbassato di più il capo e aveva mormorato soltanto: -No.-

Le tue labbra avevano tremato. -Avrei voluto che ci fossi.-

Aveva scosso il capo; per un attimo avevi pensato che la tua spina dorsale fosse andata in pezzi.

-Non mi merito neanche una spiegazione?-

Ti aveva guardato per la prima volta, e i suoi occhi dorati si erano soffermati sulla tua cicatrice ma le sue labbra non si erano mosse.

Una tempesta si era arrampicata su per la tua gola. -Eravamo …-, e avevi lasciato la frase in sospeso.

Ricordi che disse: -No.-

*

Una volta ti aveva detto che non c'è un sentimento più egoista dell'amore, che amare qualcuno significa amare tutto quello che gli è successo prima che arrivasse a noi, perché arrivasse a noi.

Gli avevi risposto che aveva ragione. Che aveva senso che ci fosse un prezzo da pagare.

*

-Va' via,- sibilò Rachel; eri troppo stanco per alzarti dal letto e le avevi fatto il solletico per farle aprire la porta, ma non eri più sicuro che fosse stata una buona idea.

-Voglio solo parlargli.-, una pausa che ti impedì di respirare, -Per favore.-

Rachel si piantò le mani sui fianchi: -Non ha alcun motivo di parlare con te.-

Blaine aveva un cappello di lana in testa, alcuni ricci sparsi sulla fronte: -Per favore.-

Rachel si girò verso di te e tu dicesti: -Okay,- con un filo di voce.

La sua espressione si indurì, ma aprì un po' di più la porta e lo lasciò entrare; uscì dicendo che sarebbe andata a prendere qualcosa alla mensa e improvvisamente tutto il tuo universo era concentrato in Blaine.

Aveva delle occhiaie violacee sotto gli occhi e per un attimo avresti potuto giurare di conoscere a memoria i confini esatti del suo dolore, tanto simili ai tuoi da fare quasi paura.

-Mi hanno detto che amarti è sbagliato,- disse all'improvviso, la voce sottile che quasi tremava e gli occhi piantati nei tuoi, -Anzi, mi hanno detto che amare è sbagliato. Per me. Che chiunque – qualunque persona amerò, sarà sbagliato. Sarò sbagliato.-

Le sue frasi erano intervallate da respiri spezzati e ti lasciarono immobile, incapace di pensare.

-Perché mi innamorerò del modo in cui mi guarda un ragazzo ma non del modo in cui mi guarda una ragazza e mi hanno detto che sono malato.-

(Stava piangendo.)

-Mi hanno – -

Si premette le mani contro gli occhi e ti si spezzò il cuore nel petto.

-Hanno provato ad incidermelo sulla pelle quanto fossi malato, perché per una sera volevo ballare e avere sedici anni come tutti gli altri, e io non – -

Facesti un passo in avanti, ma lui scosse la testa e chiuse gli occhi, cercò di ricomporsi, con le ciglia bagnate e le braccia avvolte attorno al petto. -Ci uccidono,- sussurrò.

(Stavi piangendo.)

-Ti hanno – -, ma non riuscì a finire la frase e dovette mordersi le labbra mentre i suoi occhi restavano ancorati alla cicatrice sul tuo zigomo.

-Non so come non avere paura, non so – è come se fosse tutto inquinato, è come se – ma poi ci sei tu, e penso se questo è sbagliato non mi interessa sapere cosa sia giusto.-

*

Blaine aveva ancora il viso premuto contro il tuo petto, le gambe intrecciate alle tue sul pavimento; il metallo della testiera del letto premeva quasi dolorosamente contro la tua schiena.

(Non era complicato.

Eravate due ragazzi innamorati.)


 

*

 

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: Ambros