5 NOTTI DA INCUBO - PARTE TERZA
Correva l'anno 2002. Sicuramente non era un anno di
grandi eventi, e per questo ricordato da ben poche persone. Importanti guerre
civili procedevano, altre si fermavano. Giungevano sempre più notizie di
successi da parte di militari americani, progressi contro la lotta al
terrorismo, inaspritasi dopo il tragico crollo delle Torri Gemelle e di tanto
in tanto si leggeva sui giornali qualche notizia di omicidio. In particolar
modo viene ricordata la strage in una scuola tedesca, attuata da uno studente.
L'anno andava concludendosi, gli eventi che intendo
narrare sono infatti ambientati durante la seconda metà di ottobre.
Perché, direte voi, un anno così relativamente
tranquillo rispetto a quelli passati dovrebbe rimanere così impresso nella mia
mente, tanto da mettere il tutto per iscritto?
Rispondervi non sarà particolarmente facile, ma farò
del mio meglio.
Il giorno, per essere precisi, era il 23 ottobre. Come
per i due giorni prima mi ero recato in orario presso il mio posto di lavoro,
il Freddy Fazbear's Pizza, una pizzeria la cui principale attrazione non è la
pizza (ci mancherebbe altro!), bensì degli animatronics, animali robotici che
cantano e ballano, tipici degli anni Ottanta.
Questo locale era tristemente noto per svariati
omicidi che nel 2002 restavano irrisolti. Mi trovai direttamente coinvolto in
uno di questi, l'omicidio di Mike Schmidt. A causa di ciò mi sono catapultato
in un mondo nel quale mai in vita mia avrei sognato di abitare, neanche nel
peggiore degli incubi.
Infatti, mentre l'attenzione dei mass media era del
tutto concentrata sulla caccia ai cecchini di Washington e sull'attacco da
parte di guerriglieri ceceni a Mosca, io venivo tranquillamente strangolato da
un enorme robottone sfigurato, chiamato Bonnie.
Non avevo davvero fatto in tempo a coprirmi il volto
con la maschera, oggetto che avrebbe confuso l'animatronic, così questo mi
prese per il collo, mi sollevò e cominciò a stringere sempre più forte. In quel
momento me la sarei certamente fatta nei pantaloni, se non mi fossi scordato di
bere prima di uscire di casa. Queste cose, proprio come si fa con i bambini, me
le ricordava sempre mia sorella Emily.
Già, Emily. In fondo quella stronza mi sarebbe
mancata.
I pensieri presero a vagare, mentre la vista si
sfocava. Ripensai alla mia famiglia, quando solevo giocare al parco con mia
sorella, prima che papà se ne andasse. Non seppi più nulla di lui, fino a
quando, dieci anni fa, non arrivò a casa il suo certificato di morte:
evidentemente non trovò la fortuna che tanto agognava, tanto da abbandonare
casa sua. Pensai anche a mamma, che si trovava in ospedale. Le rimaneva poco
ormai, stava per raggiungere papà.
Stavo seguendo il suo esempio, anch'io presto lo avrei
raggiunto. Ma poi qualcosa mi scosse: lo sguardo cadde involontariamente su un
punto che risaltava particolarmente sul collo del mostro, ovvero un piccolo
pulsante rosso, il pulsante per lo spegnimento manuale.
"Perfetto, ogni tanto qualcosa di buono capita
anche a me!" pensai ironicamente. Ogni volta che mi trovo in pericolo
sfodero l'ironia, anche se non sempre è volontario, quasi come una forma di
difesa.
Allungai debolmente il braccio e schiacciai il
pulsante. Bonnie mollò la presa e il torso si piegò in avanti scricchiolando,
dandomi la certezza che si fosse spento. Caddi di peso all'indietro e rimasi
steso per dieci minuti buoni, contemplando la freschezza del pavimento a
scacchiera.
Scattarono le sei ed io scattai con loro. Corsi fuori
dal locale, acchiappai la bicicletta che avevo legato ad un palo e cercai di
aprire la serratura della catena. Inutile: le mani mi tremavano troppo, non ero
in grado di infilare la chiave nella toppa.
Una mano mi si poggiò sulla spalla e, certamente per
la paura ed il nervosismo residuo, mi sottrassi alla presa e mi girai di
scatto, trovandomi davanti il direttore del locale, tale Fred Fazbear.
<< Cosa succede, Kyle? Ti senti bene, sei così
pallido!>>
<< Tutto bene, signore, dico davvero. Ora però
credo che tornerò a casa, mi sento completamente distrutto.>>
Il signor Fazbear espresse il suo solito sorriso,
segno che si era rassicurato e, agitando la mano, entrò nel locale per
l'apertura mattutina, in breve sarebbero arrivati gli altri dipendenti.
Tirai un sospiro di sollievo, poi tornai a dedicarmi
alla bicicletta. Fu una bella pedalata, infatti la Freddy Fazbear's Pizza era
una pizzeria locata in periferia di Los Angeles, nei pressi di un'importante
strada che portava al di fuori di questa. La posizione era strategica:
un'attrazione per i viaggiatori, più che per i cittadini. Per compensare questa
mancanza ne era stato aperto un altro nel centro, che a causa di incidenti
venne chiuso nel lontano 1993 e poi riaperto due mesi prima della mia
incarcerazione.
Il secondo Freddy Fazbear's Pizza fu teatro degli
eventi antecedenti alla morte di Mike Schmidt, altra guardia notturna coinvolta
negli omicidi del 1987 assieme ai colleghi Bernard "Barry" Trevenant,
divenuto in seguito ispettore di polizia per approfondire le indagini sul caso,
Fritz Smith, Howard Phillips, principale indiziato e Jeremy Fitzgerald, sesta
vittima.
Quindi, in totale, il misterioso Uomo in Viola citato
nell'ultima telefonata preregistrata di Schmidt aveva ucciso sette persone:
cinque bambini e due guardie.
Ciò che mi spinse a continuare le mie indagini era
proprio per questo motivo: prendere l'Uomo Viola prima che lui prendesse me.
Pensando in modo razionale: cosa aveva spinto
l'assassino a rientrare in azione dopo così tanti anni? La riapertura del
secondo locale? Nessun motivo. Gli omicidi erano avvenuti nell'altro e se ci
fossero state prove sarebbero già tutte sparite, prima della "grande
riapertura" la pizzeria era stata ripulita da cima a fondo.
Quello che temevo era che fosse tornato per me e per
mettere a tacere Mike, che forse aveva scoperto troppo.
Che avessi involontariamente trovato degli indizi
sulla sua identità?
All'epoca non ne avevo la benché minima idea, avevo
solo questo terribile presentimento che si stesse muovendo per me. Possibile
che avesse il controllo sugli animatronics? Congettura assurda, ma pur sempre
da prendere in considerazione. Perché dovrebbero essere così aggressivi nei
confronti di un essere umano? Appunto perché comandati a distanza.
Avevo avuto a che fare con loro precedentemente. Li
avevo conosciuti, avevo avevamo fatto amicizia e tutti insieme avevamo passato
dei bei momenti insieme. Riassumendo, mi pareva impossibile che dopo un reset
fossero diventati degli assassini (non molto) provetti. Fu mentre riflettevo su
queste cose che mi tornarono in mente le parole di Foxy riguardo il morso
dell'87: << Sono stato io, ma non ero in me... Mi stavano
controllando!>>. Possono sembrare frasi complottistiche, ma adattandole
alla situazione mi pareva si incastrassero alla perfezione.
Di una cosa ero certo, però. Ormai gli stavo dando fin
troppi motivi per farmi secco, e di sicuro, se ciò che pensavo era giusto, gli
animatronics non mi avrebbero dato tregua neanche per un minuto nelle notti
seguenti. Magari sarebbe venuto lui di persona a zittirmi, perciò dovevo
muovermi e continuare le mie indagini.
Steven, Wallace, Francis, Adeline, Gordon e Jeremy, i
sei morti del 1987.
I ragazzi erano accomunati tra loro in quanto tutti
membri di un gruppetto fondato dagli stessi. Fu confermato da alcuni clienti,
tutti e cinque si trovavano insieme l'ultimo giorno prima della loro scomparsa.
Jeremy indagò per alcune settimane su ciò che era accaduto e venne assassinato
poco dopo.
La polizia brancolava nel buio, non c'erano sospettati
e nessuna prova. Finirono con l'accusare prima il signor Denverson, padre di
Wallace. Questi era abbastanza noto ai poliziotti per diverse risse nei bar e
soprattutto per una sfuriata pubblica contro Fitzgerald poco dopo il
ritrovamento dei corpi dei bambini, accusandolo di essere lui l'assassino. Dopo
aver confutato il suo alibi passarono alla guardia Howard Phillips, che presentava
precedenti penali per aggressione e non volle neanche dire dove si trovasse la
fatidica sera, aggravando la sua posizione.
Il giorno in cui Jeremy era stato trovato morto lui si
era detto "malato" e non era andato al lavoro.
Sinceramente, a chi non sarebbe sembrato sospetto?
Mi immagino tutt'ora Elliot Stabler di Law &
Order, col suo solito sguardo truce, che ammanetta il "bastardo" e lo
trascina vittorioso in gattabuia.
Non fu così, infatti la polizia non trovò mai le prove
necessarie per incastrarlo e, anche se fu sottoposto ad un processo, venne
immediatamente assolto. Per molti però rimane ancora l'omicida.
E questo lo pensavo anch'io e volevo assolutamente
trovare il modo di incastrarlo.
Rincasai verso le otto, già che c'ero mi ero fermato
ad un bar per bermi un caffè. Buttai chiavi e giacca per terra; consideravo da
sempre il pavimento "il mio grande cassetto", dopodiché, con
l'intento di gettarmi sul divano manco fosse la donna della mia vita, mi
diressi verso il salotto. Non potei che contrariarmi, trovandoci Emily stesa.
Lo sapeva bene che quello era il MIO territorio, lei come massimo poteva
sedersi sulla poltrona lì vicino.
"Quando il gatto dorme i topi ballano, eh?"
mi dissi, parecchio irritato.
Mi schiarii la voce, per farle notare la mia presenza.
Niente.
Allora mi rivolsi a lei con un poco delicato: <<
Ma sei sorda o lo fai apposta? Sloggia, ho avuto una giornataccia e vorrei
vedermi un po' di televisione, se non ti dispiace.>>
Lei si mise lentamente a sedere, poi si girò verso di
me. Quel che vidi mi diede una fitta allo stomaco e mi sentii ancora peggio
quando il mio sguardo incontrò il suo: gli occhi erano rossi per il pianto e
calde lacrime le scorrevano sul bel viso, leggermente deformato da una smorfia
di dolore. Erano almeno quattordici anni che non la vedevo così.
Intesi subito per quale motivo stesse piangendo.
<< Kyle.>> disse con voce malferma.
<< La mamma... la mamma è morta questa
notte.>>
Riuscii a riacquisire il pieno controllo di me stesso
almeno cinque ore dopo, non mi ero mai sentito così debole in vita mia, mi
sentivo più malfermo di quando Bonnie mi stava strangolando o di quando mi
stavo strozzando con una fetta di prosciutto al pic nic scolastico dell'89.
Andai a sciacquarmi la faccia in bagno, poi presi in
braccio Emily che si era profondamente addormentata e la portai in camera da
letto, per coricarla.
Mi rimisi la giacca, presi le chiavi ed uscii
dall'appartamento. Come fratello maggiore, ora ricoprivo il ruolo di
capofamiglia a tutti gli effetti. Mi sentii gravare sulla schiena tutta la
responsabilità che aveva mia madre giusto pochi anni fa. Come se non ne avessi
già abbastanza prima.
Ora che lei non c'era più non potevo assolutamente
morire e lasciare sola Emily. Il fallimento non era assolutamente contemplato.
Avevo scoperto su Internet l'attuale indirizzo di
Fritz Smith, diventato in seguito cassiere, ed avevo tutte le intenzioni di
andare a trovarlo. Volevo cavare qualche informazione in più su Phillips, non
potendo andare a chiederle proprio a lui.
Mentre avanzavo verso la costa incontrai Barry
Trevenant, l'ispettore.
<< 'Giorno, Kyle. Come va?>> salutò
questo.
<< Tutto bene.>> mentii. Sinceramente non
avevo molta voglia di parlare di ciò che era successo.
<< Mh, d'accordo.>> si limitò a
rispondere, decisamente poco convinto.
<< Come procedono le indagini?>> gli
chiesi, tanto per cambiare discorso ed evitare altre domande.
<< Non si può certo dire che vadano bene. Non
potendo propriamente riaprire il caso e non essendoci neanche l'ombra di una
prova, sto indagando durante le ferie e senza le apparecchiature della polizia.
I mezzi che possiedo personalmente sono abbastanza limitati.>>
<< Capisco.>>
<< Piuttosto, le tue di indagini, come
procedono? Spero che tu non stia facendo nulla di troppo avventato...>>
mi fece con fare inquisitorio.
<< Nulla di che, adesso stavo andando a fare
qualche domanda al signor Smith.>>
<< Fidati ragazzo, non caverai un ragno dal buco
col vecchio Fritz. L'ho interrogato varie volte, non ce n'è la
necessità.>>
<< Giusto per scrupolo.>>
<< D'accordo, fai pure. Casomai ci rivediamo
domani mattina.>>
Mi sorpassò e continuò per la sua strada ed io feci lo
stesso. Raggiunsi casa Smith poco dopo, era una piccola villetta che forse una
volta era bianca. Adesso il colore tendeva al grigiastro e c'erano crepe un po'
ovunque. Superai il cancelletto del giardino e suonai un paio di volte.
Nessuno venne ad aprire, così bussai alla porta,
credendo non mi avessero sentito. Questa però si aprì al mio primo tocco, non
era mai stata chiusa.
<< C'è nessuno?>> chiesi ad alta voce.
Dovevo ulteriormente segnalare la mia presenza, temendo una reazione violenta
da parte del signor Smith ad un estraneo in casa.
<< Signor Smith? Signora Smith? Siete in
casa?>>. Più avanzavo e più sentivo il cuore battermi. Nonostante
facessero due gradi in croce presi a sudare copiosamente alla vista del primo
oggetto rovesciato in terra.
<< C'è... c'è nessuno?>> chiesi una
seconda volta, un po' meno deciso della prima. Avanzando notai altri, tanti
oggetti gettati sul pavimento.
"O anche i coniugi Smith come me considerano il
pavimento un cassetto o qui e successo qualcosa di serio!" pensai
preoccupato.
La casa era completamente a soqquadro, era difficile
camminare in mezzo a tutti quei relitti, un tempo mobili. Il divano del
soggiorno era stato sventrato, le piume erano sparse ovunque.
Guardando meglio notai qualcos'altro di sventrato in
quella stanza.
Il signor Smith giaceva in un angolo, con il volto che
sembrava riverso contro di me, contratto dal terrore. La pancia era stata
aperta con un coltello, forse da cucina, ed il sangue era schizzato su tutti i
muri, prima di formare una pozzetta sotto il corpo dell'uomo.
<< Ma porca!>> riuscii ad esclamare, ma
poi dovetti portarmi una mano alla bocca per resistere all'impulso di vomitare.
Era la prima volta che vedevo un cadavere dal vivo ed il forte odore del sangue
certo non aiutava.
Improvvisamente un rumore provenne dal bagno, che si
trovava proprio dietro di me. In un attimo smisi di respirare.
"E' ancora qui!" pensai freneticamente, poi
mi voltai il più silenziosamente possibile per poi tentare una rocambolesca
fuga dalla casa.
<< Non andare...>> mi disse una fioca voce
di donna.
Tornai a girarmi verso il bagno, mi battevano i denti
così forte che pensai si sarebbero rotti.
<< Vieni... qui...>> disse sempre la
stessa voce.
Anche se diffidente mi avvicinai alla fonte del suono.
Riacquisii un po' di sicurezza ricordandomi che il signor Smith viveva con sua
moglie, possibile proprietaria della voce.
Tentai la sorte, decidendo che la richiesta d'aiuto
era vera e non era una trappola dell'assassino per farmi a pezzi.
Spalancai la porta e mi ritrovai davanti una donna di
mezz'età con una grande macchia di sangue sul petto. Qualche rivolo scendeva
anche dalla bocca.
<< Non si preoccupi, adesso chiamo
un'ambulanza!>> le dissi, agitato.
<< No!>> rispose questa << Non c'è
più tempo!>>
<< Adesso mi ascolti, se la soccorrono in tempo
potrebbe sopravv...>>
<< Silenzio!>> gridò la signora Smith
<< Il Viola e la Maschera.>> si fermò un momento per riprendere
fiato.
<< Il Viola? Intende l'Uomo Viola?>>
<< Lui non è l'unico artefice... Sono in
due...>> disse sempre più piano.
<< Il Viola... il Viola! Non è l'originale!>>
<< Che cosa? Non capisco, che intende
dire?>>
<< Fritz me lo ha detto.>> tossì un po' di
sangue, poi riprese. << Aveva cominciato quello stronzo, il Traditore. La
Maschera ha completato il lavoro!>>
<< Intende dire che l'Uomo Viola non ha nulla a
che fare con il 1987?>>
<< Esatto! Non so chi sia...>>
<< I nomi! Mi dica i...>> tentai di
chiederle, ma lei mi interruppe nuovamente.
<< Erano qui per i...>> deglutì, poi
respirò profondamente. << per i documenti di Schmidt. Fritz lo disse
appena li lesse: "Mike aveva sempre avuto ragione!".>>
<< Non li hanno trovati.>>
<< Aspetti un momento, di quali documenti parla?
Parlano delle identità dei... tre assassini?>> domandai. La donna,
essendo in punto di morte, mi pareva stesse delirando e non mi diceva nulla di
concreto.
<< La mattonella! Togli la mattonella!>>
Mi girai ad osservare il punto che la donna indicava
sul muro. Dovetti stringere gli occhi ed aguzzare la vista, il buio non mi
aiutava di certo. Vidi una mattonella di ceramica che sporgeva più delle altre,
così, raspando un po' sui suoi lati, riuscii ad estrarla, trovando dietro di
questa un paio di fogli strapazzati.
Li infilai nella borsa e tornai a focalizzare la mia
attenzione sulla signora Smith.
<< Non si preoccupi, ora che li ho presi posso chiamare...>>
Mi interruppi. La donna tremava violentemente, era
dunque arrivata al limite.
<< Come... come sta Fritz?>> mi chiese,
con gli occhi pieni di lacrime.
Ci dovetti pensare un attimo prima di rispondere, in
quanto, ad essere sinceri, non avevo decisamente voglia di toglierle un'ultima
gioia prima che morisse. Un nodo pulsava nella mia gola, rendendomi difficile
parlare senza scoppiare io stesso a piangere. Mi rivolsi a lei e dissi:
<< Sta bene, signora. E' solo svenuto.>>
La signora Smith si lasciò sfuggire un gemito
rassicurato.
<< Digli che lo amo e... che non... deve
abbattersi troppo per quello che è successo. D'accordo?>>
<< Certo, glielo riferirò.>> dissi,
stringendole la mano. Mi sentivo meschino a mentire ad una persona morente, ma
era il minimo che potessi fare per lei.
Pochi attimi dopo smise di respirare, ma sul volto vi
era dipinta un'espressione serena. Era morta felice.
Ripresomi un attimo dallo shock presi una decisione
tanto importante quanto grave: non avrei chiamato la polizia. Pensandoci
attentamente: innanzitutto avrebbero potuto incolparmi, trattenermi oltre il
dovuto e così facendo distruggere le poche piste che avevo trovato. Avrebbero
potuto togliermi i fogli come prove e poi Trevenant, essendo in ferie, non
avrebbe potuto fare nulla per aiutarmi.
Conoscendo l'inettitudine della polizia di Los Angeles
preferii uscire di casa come se nulla fosse, bruciare la giacca macchiata del
sangue della signora Smith e tornare alle mie indagini. Sentivo che i
cosiddetti "documenti di Schmidt" mi avrebbero portato da qualche
parte, finalmente.
Alcuni secondi dopo tutte le mie speranze si
infransero come un bicchiere di cristallo: una chiamata anonima aveva portato
un paio di volanti in direzione della casa degli Smith, proprio mentre uscivo dal
retro. In questo posto, mentre frugavo nella borsa per prendere i fascicoli e
consultarli, sentii provenire da dentro: << Ma cosa cazzo è successo
qui?>> e questo mi spinse a saltare la staccionata e correre il più
lontano possibile da quel posto.
Evidentemente si accorsero di me, perché quando mi
girai vidi due di loro che mi stavano alle calcagna. Nonostante la loro stazza,
paragonabile ad un bue muschiato, non mi mollavano proprio un attimo. Dannati
ingurgitatori di ciambelle, da dove la tiravano fuori tutta quell'energia?
Al primo vicolo svoltai l'angolo e imboccai un'altra
stradina. La percorsi tutta fino a sboccare in una via principale, dove pensai
bene di mischiarmi con la folla. Un goffo "fermati, in nome della
legge!" mi convinse a continuare ulteriormente la mia corsa, che si fermò
in seguito al brusco scontro con un uomo che mi si era parato contro. Rotolai
da un lato, mi rialzai e ripresi a correre come se non ci fosse un domani. In
effetti un domani non ci sarebbe stato, se mi avessero preso.
<< Ehi!>> mi urlò dietro questo <<
Hai dimenticato...>>
Non riuscii a sentire ciò che aveva detto, mi ero già
allontanato il necessario, ma in breve capii cosa cercava di dirmi. Avevo perso
la fottuta borsa, con dentro quei cazzo di fascicoli.
"Perfetto. Mi sono appena sputtanato sia la vita
che l'indagine. Davvero fantastico!"
Quella notte tornai a lavoro. Certo, ero demoralizzato
per aver perso i documenti di Schmidt, ma il fatto che non fossero riusciti né
a prendermi né a fare un identikit del mio volto mi aiutò a mantenere la mia
normale routine. Come minimo avrei acchiappato Emily e saremmo fuggiti in
Messico.
"Già..." pensai "chissà perché non l'ho
ancora fatto..."
<< Bentornato, ragazzo! Quarta notte, non ti
senti eccitato?>>
La solita voce registrata di Mike mi fece tornare il
sorriso. Almeno lui non aveva tutti questi problemi, essendo morto.
<< Ultimamente le cose si stanno facendo davvero
difficili qui al Freddy Fazbear's Pizza. Sicuramente sai quello che è successo
e per questo motivo ti chiedo di mantenere la calma e fare come se nulla fosse.
Mantenere un clima pacifico e privo di nervosismo aiuterà il locale a
riprendersi al più presto da questa disgrazia. Confido in te!>>
"Certo Mike, certo... Calma e serenità, in un
luogo dove la gente morta è all'ordine del giorno e abitato da Terminator
strangolatori."
<< Uh, senti, questa volta devi fare molta più
attenzione con gli animatronics...>>
"Ci mancherebbe altro!"
<< Praticamente pare che qualcuno abbia
manomesso i loro dispositivi di riconoscimento facciale, quindi hanno
cominciato a, come dire... guardare le persone. Uh, no, meglio, a fissarle. Non
ho capito bene quello che sta succedendo, evita e basta, intesi? Ci sentiamo
domani e... In bocca a Freddy!>>
Teoria sulla manomissione? Confermata.
Scoppiò la sua solita imbarazzante risata, poi
agganciò il telefono.
Accostai la mano alla fronte e presi a massaggiarmela.
"Se solo non avessi portato al parco il figlio
dei Boundless... Sono proprio un idiota. Aveva ragione Emily, come al solito,
dovevo trovarmi un vero lavoro da subito."
Venni distratto da un violento tonfo proveniente dal
fondo del lungo corridoio, il quale dava direttamente sul mio ufficio.
Niente porte e, a quanto pare, niente maschera.
<< Dove cazzo l'ho messa?>> sussurrai disperato.
La maschera rappresentante il brutto muso di Freddy era l'unica speranza di una
guardia notturna del Freddy Fazbear's Pizza di sopravvivere fino alla fine del
turno. Questa infatti confondeva il dispositivo di riconoscimento facciale
degli animatronics, convincendoli dell'assenza di un umano davanti a loro.
Sicuramente la notte del 23 mi era sfuggita di mano ed
era rotolata chissà dove nell'ufficio. Le pulizie nei locali dei dipendenti
venivano fatte solo la domenica, quindi era improbabile che qualcuno l'avesse
presa o riposizionata al suo posto.
Una voce che conoscevo fin troppo bene mi scosse dai
miei pensieri.
<< Ehi, guarda che faccia da imbecille che
ho!>>
Un altro, sempre in fondo al corridoio, rise
fragorosamente. Conoscevo anche quella di voce.
<< Smettila di scherzare, sei offensivo. Non è
colpa mia se mi hanno fabbricato così!>>
Eh, sì. Pure questa.
<< Il signor Fazbear ti ha fatto un bello
scherzo!>>
<< Fai silenzio, è meglio. Tu neanche ce l'hai
più la faccia!>>
Un rutto paragonabile al rombo del motore di una
Mustang del '67 interruppe la scherzosa litigata dei tre "misteriosi
individui".
Mi alzai cautamente dalla sedia girevole, oltrepassai
la scrivania e mi piazzai davanti all'ingresso dell'ufficio, cercando di
individuare la fonte dei vari suoni che sentivo, che al momento erano più che
altro scorregge finte.
<< Non sei proprio capace!>>
<< Uh... Freddy? Bonnie? Foxy? Chica? Siete
davvero voi?>> tentai timidamente. Anche se le voci e il comportamento
sembravano proprio quelli loro tipici, non potevo fidarmi del tutto, dopo tutto
quello che era successo negli ultimi tempi. C'era anche da prendere in
considerazione un tranello degli assassini, che prima mi facevano uscire allo
scoperto e poi mi aggredivano. Non avevo mai sentito il loro fiato sul collo
così forte, prima dell'incidente a casa Smith.
<< Chi mi chiama?>> disse Freddy.
<< Sicuramente non un tuo fan!>> rispose
prontamente Bonnie, provocando un'altra risata dal compare Foxy.
Avanzai di qualche metro per il corridoio e finalmente
li vidi. Trasandati, certo, ma pur sempre i miei vecchi amici animatronics,
finalmente rinsaviti. Freddy, l'orso, sedeva sul pavimento e non pareva volesse
più muoversi; evidentemente il suono che avevo sentito subito dopo la chiamata
di Schmidt era il suo sedere che colpiva il suolo, poi c'era Bonnie, il
coniglio fanboy, che portava la mia maschera sul volto strappato. Non un buon
surrogato, ma si fa quel che si può! Foxy stava alla destra dei due, agitava la
mano con l'uncino in segno di saluto, facendo dondolare la mascella quasi del
tutto staccata dal capo, rendendolo più inquietante di quanto non lo fosse
normalmente ed infine c'era la mitica Chica, con la sua solita lattina di birra
in mano, probabilmente già vuota. Barcollava qua e là, del tutto ubriaca.
La cricca si era finalmente riunita, così ne
approfittai per fare qualche domanda ai miei amici robottoni.
<< Ragazzi, ma cosa vi è successo? Come avete
fatto a riprendervi?>>
<< Semplice!>> cominciò Bonnie <<
Poco prima della chiusura è venuto il buon vecchio Howard, che ci ha estratto
dei chip dalla schiena.>>
<< Howard?>> domandai << Intendi
Howard Phillips, la vecchia guardia?>>
<< Esatto. Quanti Howard conosci?>> fece
il coniglio, stizzito.
<< Più di quanti tu possa credere.>>
tagliai corto.
<< Quindi questi chip esercitavano un qualche
tipo di controllo su di voi?>>
<< A quanto pare, Holmes. Ce li avevano anche i
Toy animatronics, ma abbiamo deciso all'unanimità di tenerli spenti. Sono
brutti e mettono a disagio la gente.>>
"Chissà perché..." mi trovai a pensare,
ricordando la bocca di Toy Chica.
<< Howard è un bravo ragazzo, è dalla nostra
parte. Lo è sempre stato.>> volle aggiungere Foxy.
<< Io pensavo fosse il colpevole proprio
lui!>>
<< OBIEZIONE!>> gridò Bonnie.
<< Avanti, qui rasentiamo il ridicolo...>>
disse Freddy.
<< Tutti calmi, per piacere.>>
<< Adesso vorrei chiedere... come mai vi ha riattivato
solo ora? Perché non si è mosso prima? Bonnie mi ha quasi accoppato,
ieri!>>
Tutti si girarono a guardare in cagnesco il coniglio
viola, compresa Chica.
<< Avanti, ragazzi... Non ero in me...>>
<< Lasciamo perdere, l'importante è che ora sia
tornato tutto... quasi alla normalità. Non credete?>>
<< In effetti. Un pokerino?>> domandò
Freddy.
Non avessi mai accettato! Quella sera venni
dissanguato del mio salario da Chica, che nonostante fosse perennemente ubriaca
era una vera e propria regina del bluff e aveva una mano fortunata dopo
l'altra. La partita si concluse alle sei meno un quarto, con risultati
disastrosi. Io venni privato di quattrocentocinquanta dollari, Foxy del suo
Gameboy Advenced SP, Freddy della bombetta e Bonnie di un lingotto d'oro. Dove
lo avesse preso mi è tutt'ora sconosciuto, ma ciò che so per certo è che Chica
ebbe birra e vari alcolici per un anno e mezzo, più una Ferrari, che ci sta
sempre.
<< Signori, è stato un piacere suonare con
voi.>>
<< Ha ha ha, spiritoso. Ci si vede domani,
Kyle.>>
Uscii dal locale di buon umore, cosa che non mi sarei
mai aspettato sarebbe successa, essendo quasi morto un paio di volte e avendo
perso metà del mio conto corrente.
Tornai a casa alle due, con gli occhi che mi si
chiudevano da soli... inutile, non mi ci sarei mai abituato a quell'orario.
Avevo deciso di pranzare fuori, in quel ristorante
italiano che di italiano aveva ben poco: i cuochi erano tutti egiziani, i
camerieri erano del luogo più un canadese immigrato, preso per il culo da
tutti. Mi sentivo parecchio a disagio ad entrare nel nostro appartamento e
l'idea di pranzare assieme ad Emily, l'uno davanti all'altro, dopo quello che
era successo, non potevo neanche pensarci.
Non era passato neanche un giorno, lei poteva essere
ancora instabile, come me, dopo tutto. Avrei anche dovuto cominciare a pensare
ai funerali e mi stavo giusto chiedendo come avrei fatto a pagarli che il mio
cellulare squillò.
<< Pronto, sei tu Kyle?>>
Era la voce di Barry. Non sapevo se sentirmi sollevato
o preoccupato: cosa avrei dovuto dirgli? Se avesse saputo che avevo assistito a
parte dell'incidente degli Smith, mi avrebbe creduto colluso o mi avrebbe
coperto?
Preferii non fidarmi, ultimamente era l'opzione
migliore. Optai per una sciocca storiella.
<< Sì, sono io. E' per caso successo qualcosa?
Come mai mi chiami?>> feci, deglutendo. Una bugia così non l'avevo mai
detta e mi sentii quasi più sporco dell'assassino.
<< Gli Smith sono morti.>> affermò con
tono grave. Semplicemente rimasi in silenzio. Di certo non potevo fare né
"Oooh!", né "Ma dai!"... Sarebbe stato da perfetti
imbecilli.
Dopo un attimo mi decisi, e continuai con: <<
Quand'è successo?>>
<< Ieri. A quanto, più o meno all'ora in cui ci
siamo incontrati. Sei andato da loro? Hai visto qualcosa?>>
Esitai, ma poi capii che quel che avevo deciso era il
meglio per me. << No. Ho ripensato a quello che mi hai detto, poco prima
di lasciarci. Com'era? Ah, giusto: "Fidati ragazzo, non caverai un ragno
dal buco col vecchio Fritz. L'ho interrogato varie volte, non ce n'è la
necessità", quindi ho deciso di lasciar perdere.>>
<< Te le ricordi bene le cose.>>
<< Era uno dei miei pochi pregi a
scuola.>>
<< D'accordo, meglio così. Era decisamente uno scempio,
non una bella vista per uno che non è abituato a questo genere di cose.>>
<< Mi è stato detto che non ci si abitua
mai.>>
<< Non ti posso dare torto. Più che altro impari
a sopportarle. Bene, mi spiace aver preso il tuo tempo, volevo solo assicurami
che fosse tutto okay. Ci si sente.>>
<< Ciao...>>
Silenzio. Finalmente rimisi in tasca il cellulare,
pranzai con calma ed entrai nell'appartamento.
<< Emily, sono a casa!>> dissi ad alta
voce, senza però ottenere risposta. Tirai un sospiro di sollievo, anche se ero
perfettamente conscio fosse una cosa un po' cattiva. Cosa potevamo dirci?
Ignorarci a vicenda, come al solito? No, non sarebbe mai stato come al solito,
non più ormai. Anche parlare tra di noi sarebbe stato strano, era una cosa che
non facevamo praticamente mai, almeno da quando erano finite le Medie. Non mi
restava che dare tempo al tempo, magari la situazione si sarebbe rimessa al suo
posto da sola.
Mi sdraiai sul letto, senza l'intento di dormire.
Riflettere, più che altro. C'era qualcosa che mi turbava nella telefonata di
Trevenant, ma non riuscivo proprio a capire cosa.
"Ci siamo quasi, quinta notte. Fortunatamente
potrò trascorrerla con un po' più di tranquillità, ora che gli animatronics
sono come due mesi fa. Giusto, quasi scordavo: potrei chiedere qualcosa in più
anche a loro, mi saranno certamente utili."
Il telefono squillò ancora una volta, irritandomi non
poco. Da quando c'era stato il boom del 2000 i cellulari erano diventati accessibili
a tutti, me compreso. Offrivano chissà quale fantastico genere di comunicazione
in tempo reale, ma io li trovavo abbastanza inutili. Insomma, oltre alla mamma
non mi chiamava mai nessuno, forse perché oltre il suo avevo solo il numero di
Emily e di qualche amico del Liceo, sparito dalla circolazione da un bel po'.
Un disoccupato qualunque non ha molti amici.
<< Pronto?>> dissi, dopo aver schiacciato
il pulsante verde. Usai il mio tipico tono "Ma che cazzo vuoi?"
mischiato a "Ho di meglio da fare, al momento.", per far capire a
chiunque ci fosse dall'altro lato della cornetta che non avevo nessuna
intenzione di ascoltarlo. Negli ultimi tempi andavano sviluppandosi svariate
compagnie telefoniche e, da quel che avevo sentito dire, chiamavano dei numeri
a caso quasi ogni santo giorno per proporre le loro "vantaggiose"
offerte e se era uno dei loro centralinisti avrei scagliato molto volentieri il
Nokia contro il muro. Tanto non si sarebbe rotto.
<< Adesso ascoltami bene.>> mi rispose una
voce di uomo.
<< Prego? Con chi sto parlando?>>
<< Questa notte evita di andare a lavoro. Sei in
guai molto grossi.>> minacciò questo. Non ero proprio in vena di stare a
sentire le coglionate di uno spiantato che si divertiva a fare scherzi
telefonici, così risposi in fretta: << Più che altro sono nei guai se non
ci vado. Almeno io ce l'ho un lavoro!>> ed attaccai, prima che l'altro
potesse controbattere.
"Ma che problemi ha la gente questi giorni? Pare
che ci sia un rincoglionimento di massa." riflettei, ma poi, pensandoci
meglio, qualcosa mi balenò per la testa, lasciandomi pietrificato per qualche
momento.
"Come... come faceva a sapere che lavoro di
notte?"
Andai a sedermi sul divano, ero veramente preoccupato,
anche più del solito.
"O è stato un caso, oppure l'assassino, anzi, gli
assassini hanno scoperto dove vivo e mi stanno intimando di rimanere in casa,
in modo da potermi accoppare in tutta calma!"
Presi un fazzoletto e mi asciugai del sudore che stava
lentamente percorrendo la mia fronte.
"Magari stanno cercando di confondermi. Sì,
certo! Vogliono tenermi lontano dalla pizzeria! Ma perché dovrebbero, cosa
potrebbe esserci lì che non sia già stato trovato in precedenza dalla
polizia?"
Mi tornarono alla mente i documenti di Mike Schmidt.
C'era la possibilità che ve ne fosse una copia nascosta, da qualche parte e che
i colpevoli la stessero disperatamente cercando, dopo aver fallito dagli Smith.
Era deciso: nonostante la minaccia sarei andato
ugualmente a lavoro, costi quel che costi. Se avevo ancora qualche possibilità
di trovare quei fascicoli dovevo sfruttarla, in un modo o nell'altro.
Aspettai seduto nell'ingresso Emily per un paio d'ore,
volevo salutarla in quanto sarebbe forse stata l'ultima volta che l'avrei
fatto, ma non tornò. Era probabile che neanche a lei andasse di vedermi, così,
seppur a malincuore, uscii dall'appartamento verso le sette e mezza ed andai a
farmi un hamburger.
Secondo i miei ideali, la mitica "ultima
cena" doveva necessariamente essere a base di hamburger.
<< Oh, ma guarda chi c'è!>> esclamò un
ragazzino alle mie spalle.
<< Boundless. Ma che piacere.>>
Jeremy Boundless, il figlio degli inquilini del piano
di sotto. Un piccolo, insopportabile bimbominchia fracassone che mi trascinò
nella sede centrale della pizzeria, due mesi fa. Gran parte di questa faccenda
era dovuta a lui. Mi infastidì anche ricordarmi il suo nome, che portava alla
mente l'immagine della vecchia guardia, schiantata sulla scrivania con un
coltellaccio infilato nella schiena.
<< Pensavo fossi ancora in prigione, che
peccato. Almeno avrai qualcosa da raccontarmi, no? Ti hanno molestato in cella?
Un secondino ti ha menato?>>
<< Niente di tutto questo, fortunatamente.
Piuttosto, tu che ci fai fuori a quest'ora, dopo quello che è successo?>>
<< Io faccio quello che voglio. Un momento, che
intendi dire con "quello che è successo"? Ancora a pensare alla
storia della pizzeria? Non era nulla di grave...>>
"E' vero, non ci avevo pensato. Per continuare in
tutta la calma le indagini la polizia avrà messo a tacere i media riguardo agli
Smith. Meglio così, in fondo."
<< Pfft, come ti pare, ragazzino. Ora smamma, ho
tante di quelle cose da fare...>>
<< Capisco. Allora è vero che i siti
pornografici si stanno diffondendo in fretta, su Internet.>>
<< Eh? Ma sei scemo? Sparisci, prima che perda
la pazienza!>>
<< Va bene, va bene, non ti arrabbiare, giocavo
solo un po'! Allora divertiti su PornToday. Ciao ciao!>> e senza darmi il
tempo di controbattere corse fuori dal locale.
"Ma come diavolo fa a sapere il nome di quel
sito? Il marmocchio non è affatto normale..."
Lasciai il fast food verso le otto e passai il tempo
restante in giro per qualche pub, dopodiché presi un fantastico autobus di una
nuova linea, di cui sfortunatamente ero all'oscuro, almeno fino a quel giorno,
che mi portò subito prima della pizzeria.
"Quindi alla fine c'erano degli altri assassini.
Forse sono collusi alcuni dei vecchi camerieri, ho sentito parlare di uno di
loro alla televisione, quel certo George. Mi pare sia finito in prigione nel
'90 e sia uscito cinque anni dopo per omicidio colposo. Oltre a lui però non
conosco nessuno degli altri, e non credo proprio sia facile reperire i loro
nomi; il signor Fazbear avrà anche una buona memoria, ma arrivare a ricordarsi
i nomi di tutti i dipendenti che ha avuto... Semplicemente improbabile."
mi dissi, ragionando sulle varie possibilità. Più ci rimuginavo più mi salivano
i nervi: ero praticamente con le spalle al muro: mi stavo forse infilando in
una trappola, scavandomi la fossa con le mie stesse mani e non avevo proprio
nulla di concreto.
Poi pensai a qualcosa che mi regalò uno di quei
simpatici brividi lungo tutta la schiena. Quello che mi aveva detto Jeremy al
fast food e che poi avevo confermato da un giornalaio: non erano trapelate
informazioni sull'omicidio degli Smith.
Terribile sospetto.
Avrei dovuto fidarmi oppure lasciare spazio al dubbio?
"Essendo in ferie, come faceva Trevenant a sapere
della morte dei coniugi? Avendo visto tanti di quegli episodi di Law &
Order di una cosa sono certo: i colleghi di lavoro non possono parlare di
un'indagine con un poliziotto in ferie o non addetto al caso! No, no. Non è il
momento di dubitare del mio unico alleato."
Mi infilai nello spogliatoio, tolsi i vestiti ordinari
e mi misi la divisa. Adoravo quella divisa, mi dava quel non so che di
professionale, cosa che non ero per niente.
<< Foxy... ci sei? Passami la cravatta.>>
chiesi, senza ottenere alcuna risposta.
<< Ho capito. Foxy, per favore, passami la
cravatta.>> ed ancora una volta, silenzio.
<< Fa come ti pare! Quando puoi essere di aiuto
non ci sei mai!>>
Uscii dalla stanza sbattendomi la porta dietro. Ora
che ci facevo caso, qualcuno aveva già disattivato l'interruttore delle luci,
cosa che facevo solitamente dopo essere entrato nell'ufficio. Il locale
rimaneva aperto fino a mezzanotte meno un quarto, mentre la guardia del turno
prima il mio stacca giusto un quarto d'ora prima. Non capivo perché avesse
staccato le luci nonostante ci dovessero essere ancora dei clienti in
quell'orario. Arrivai alla conclusione che fosse stato il signor Fazbear,
famoso per la sua distrazione, così non ci detti peso più di tanto ed andai a
sedermi alla mia postazione.
"Che strano, i ragazzi non si vedono in giro.
Giusto per sicurezza, credo che tra una ventina di minuti andrò a
controllare."
Essendo un procrastinatore professionista fin da
bambino, aspettai un'ora e mezza prima di muovermi dalla sedia. Mi stiracchiai
un po' e sbadigliando attraversai il corridoio fino in fondo. Svoltai a
sinistra ed entrai nella piccola stanza dove di solito si piazzavano i vecchi
animatronics.
<< Ci siete? Che vi prende? Non vi siete proprio
fatti vedere!>>
Erano stati nuovamente disattivati. Forse per
manutenzione? Purtroppo non ne avevo la benché minima idea, ed il problema era
che l'avvio manuale non funzionava.
<< Dovrebbero cambiare le batterie a questi
rottami. Porca miseria, domani mattina lo farò presente a Fred.>>
Mi colpii la fronte con la mano, mi ero appena
ricordato del motivo principale per cui ero andato a lavoro quella notte.
"I documenti! Devo cercare un po' in giro, magari
le copie esistono davvero."
Avrei cominciato dalla sala principale. Sembrava
difficile che qualcuno avesse potuto nasconderli da quelle parti, in quanto
sala più frequentata della pizzeria, ma mai dire mai. Arrivato lì mi guardai
intorno, leggermente spaesato. Da dove avrei dovuto cominciare?
<< Buonasera, amico.>> disse una voce alle
mie spalle.
<< MA PORCA!>> mi lasciai sfuggire, poi
ripresi, tirando fuori la torcia il più minacciosamente possibile e puntandola
di qua e di là con un: << Se non ti fai vedere subito ti faccio saltare
la testa!>>
<< Sei un guardiano notturno, mica una guardia
giurata. Non hai una pistola, lo so bene.>> rispose tranquillo.
<< Okay, te lo concedo. Ma questa torcia non è
sicuramente fatta di gommapiuma!>>
<< Tranquillizzati. Non intendo farti del
male.>>
Puntai il fascio di luce nel punto da cui proveniva la
voce e mi lasciai sfuggire un urlo.
<< La marionetta! Il bestio!>>
<< Non è molto educato da parte tua. Cosa dovrei
dire di te, sacco di ciccia?>>
<< Non sono grasso!>>
<< Ma sei fatto di carne. Puppet 2, guardiano
0.>>
<< Mi era stato detto che tutti i
"nuovi" animatronics erano stati disattivati.>> dissi con voce
tremante, mi stavo sforzando, senza ottenere molti risultati, di mantenere la
calma.
<< Io no. In effetti, stando sempre chiuso
dentro questo regalo extra large, le attenzioni rivolte a me sono decisamente
poche.>> rispose con tono abbattuto.
<< Posso capirti. Come mai oggi sei
uscito?>>
<< Oh, così, perché mi andava. Questa notte mi
sembra abbastanza movimentata, volevo partecipare e fare party hard.>>
<< Movimentata? Non capisco. Tutti gli altri
animatronics sono disattivati, ci sono solo io.>>
<< No, no. Non li hai visti passare? Eppure sei
l'uomo delle videocamere.>>
<< Con gli animatronics disattivati non ho
bisogno di usare le videocamere. Chi avrei dovuto veder passare?>>
Ormai ero davvero spaventato. Parlava al plurale, si
stava riferendo ai due o tre assassini?
<< Quindi non conosci quei tizi che si sono
infilati qui dentro? Significa che non c'è nessuna festa...>>
<< Nessuno ha mai parlato di una festa.>>
<< Sempre così. Mai un po' di divertimento.
Secondo te come faccio a scuotere le mie anche arrugginite senza un po' di sano
rave? Beh, perfetto. Me ne torno nella mia scatola. Buona notte a
tutti.>>
<< Aspetta! Almeno li hai visti in
faccia?>>
<< Fottiti.>> esclamò, richiudendosi il
coperchio sulla testa.
Dovevo tornare nel modo più cauto possibile
nell'ufficio. Se erano davvero gli assassini e non un paio di temerari
qualunque dovevo subito prendere il tablet con l'applicazione delle videocamere
e riattivare le luci, compreso il pannello d'emergenza.
Ora che i portelloni erano chiusi, ero segregato
dentro alla pizzeria fino alle sei del mattino, a meno che non fossi riuscito a
riattivare quel fantomatico pannello. La fuga ormai era diventata l'unica
opzione utile.
<< Ciao, Kyle.>>
Mi paralizzai. La sedia girevole dietro la scrivania
era girata, ma potevo vedere tranquillamente che sedutoci sopra c'era un uomo.
La sua voce era modificata tramite un sintetizzatore, per questo non lo
riconobbi, almeno al momento.
Si girò. Indossava un lungo cappotto di pelle ed una
maschera teatrale che copriva parte del volto. Gli occhi azzurri ed i capelli
biondi però lo tradivano.
<< La Maschera, o forse dovrei dire Bernard
Trevenant.>>
<< L'hai capito, eh? Beh, in effetti la maschera
la utilizzo con chi non mi conosce. Con te è abbastanza inutile.>> e
sospirò. Si alzò dalla sedia e se la sfilò dal volto.
<< E' per questo che conoscevi nei dettagli gli
avvenimenti riguardo gli Smith? Era perché sei stato tu?>>
<< Esatto! E non solo io. Ho trovato un alleato
prezioso, che è qui con me.>>
Mi venne istintivamente di girarmi e scappare, poi mi
ricordai che ero barricato dentro.
<< Di chi stai parlando? Forse di George? Oppure di
Howard?>>
<< George? Howard? Non prendermi
per il culo. Quelli là sono solo degli imbecilli. No, ti è molto più vicino di
quanto tu creda, quello che tu chiami "il Viola".>>
Il sangue mi si gelò nelle vene.
<< Non vorrai dire... che il signor Fazbear è il
tuo complice?>>
Bernard scoppiò in una folle risata, sembrava molto
divertito. Si portò una mano alla faccia e strofinò gli occhi.
<< Assolutamente no! Certo che sei proprio un
idiota, un completo ingenuo!>>
<< Sei stato tu a chiamarmi, qualche ora fa?
Volevi attirarmi in trappola qui?>>
<< Come? Chiamarti? Non ho fatto nulla del
genere. Però hai ragione, avrei potuto farlo. Comunque sei caduto ugualmente
nelle nostre mani, meglio così.>>
<< State cercando i documenti, non è
così?>>
<< Sì. Quando abbiamo ammazzato Schmidt non
siamo riusciti a trovarli, li aveva già portati a Fritz. Quei due stronzi
sapevano tutto, non potevo lasciarli in vita, mentre Annabelle, ecco... la
potrei definire un incidente di percorso. Non pensavo fosse in casa. In fondo
però un morto vale l'altro.>>
<< E' troppo tardi, Trevenant. Costituisciti! La
moglie del signor Smith prima di morire mi ha dato quei fascicoli, sono nelle
mie mani. Nel caso non torni dal lavoro ho detto a Emily di portarli alla
polizia. Siete fottuti.>>
Barry scoppiò nuovamente a ridere, poi disse: <<
Scusami, scusami, è che è troppo divertente! Stai facendo un passo falso dopo
l'altro, bluffi malissimo!>>
<< Non sto bluffando!>> tentai, cercando
di mantenermi serio.
<< E invece sì! Scommetto proprio che non ce li
hai quei fascicoli, e certamente non li hai affidati a nessuno, specialmente a
tua sorella!>>
<< Come fai a dirlo? Mi stavi seguendo? Oppure
stai bluffando anche tu?>> domandai, quasi gridando. Non so se fosse per
la paura o per i nervi che mi stava facendo salire quel tizio, ma ormai
l'adrenalina era a mille, e ancora un attimo e gli sarei saltato addosso.
<< Come faccio a dirlo? Semplice. TUA SORELLA E'
QUI.>>
Rimasi immobile per qualche secondo, sentite quelle
parole. Tantissimi pensieri si affollarono tutti insieme nella mia mente,
impedendomi di parlare. Poi presi a balbettare, con lo sguardo perso.
<< Cos... cosa hai fatto a mia sorella.>>
<< Io niente.>>
<< Dove si trova? Fammela vedere!>>
<< Oh, sta arrivando, un attimo di pazienza,
prego.>>
Notai che i suoi occhi puntavano verso il fondo del
corridoio, così anch'io mi voltai a guardare. Una figura avanzava in mia
direzione, riuscii a scorgere che in mano aveva una pistola.
<< Mi hai chiamato, Barry?>> disse Emily.
Portava una felpa viola, aveva il cappuccio calcato sulla testa. Della sua
solita aria scocciata non ve n'era più neanche l'ombra: un lungo ghigno le si
era dipinto sul volto, gli occhi erano ridotti quasi a due fessure e,
nonostante l'aspetto inquietantemente tranquillo, questi tradivano la furia
omicida. La mano con la pistola sembrava stesse fremendo, quasi a dire:
"Adesso sparo, adesso sparo!".
<< Sì, l'ho fatto. Sembra che tuo fratello
voglia delle risposte.>>
<< Va bene, capisco.>>
<< Cosa cazzo stai facendo, Emily!>>
<< Avanti!>> rise quella << Non mi
dire che non lo hai ancora capito... Non ti facevo così stupido. Sono qui per
farti secco.>>
<< Ma... perché? Siamo fratelli, che ti passa
per la testa? Perché dovresti farlo? Sono anni che ti sostengo, da quando mamma
si è ammalata!>>
<< E' questo il punto, Kyle, la mamma. Alla fine
dei funerali ci sarà l'apertura del testamento, e non ho intenzione di
condividere nulla con te.>>
<< Stai scherzando, vero? Proprio come noi la
mamma non aveva neanche un soldo!>>
<< Ti sbagli. Ti sbagli di grosso. Quando suo
fratello morì, non avendo né moglie né figli, lasciò a lei una somma
esorbitante. Lei decise di tenercelo nascosto, in quanto voleva scoprire chi
fosse il figlio più meritevole di ereditare tutti quei soldi. Insomma, per
sapere chi non li avrebbe spesi come voleva, e li avrebbe investiti in qualcosa
di costruttivo.>>
<< E come avresti fatto a scoprirlo?>>
<< Ingaggiai qualcuno di parecchio disponibile.
E' per questo che ho stretto un sodalizio con Trevenant. Io avrei risolto i
suoi problemi, lui i miei. A volte una persona non basta, peccato che tu non
l'abbia mai capito!>>
<< Quindi stai facendo tutto questo perché sapevi
che la mamma avrebbe scelto me? Come cazzo hai potuto? Lo sai che li avrei
condivisi con te!>>
<< APPUNTO! TE L'HO DETTO, NON INTENDO
CONDIVIDERE PROPRIO NULLA!>> urlò, poi respirò profondamente, per
riottenere la sua precedente calma glaciale.
<< Non c'era niente di meglio che sistemarti
qui, in questa pizzeria. Con la morte di Schmidt e di Smith, tu saresti
sembrato un'altra delle vittime del misterioso assassino del Freddy Fazbear's
Pizza, che ha misteriosamente ripreso le attività dopo l'87, non il fratello
morto di una ricca ereditiera. Perfetto, non trovi?>>
<< Tu sei completamente matta.>> le
ringhiai.
<< Forse che sì, forse che no. Dì le tue ultime
preghiere, fratellino. Sto per farti partire le cervella!>>
<< Oh, Emily. Tu lo sai che sono ateo.>>
dissi, dopodiché, con un calcio ben assestato, le feci partire la pistola dalle
mani, che cadde qualche metro più in là. Poi le tirai un pugno sulla mascella,
facendola crollare a terra.
Erano anni che volevo dire una frase ad effetto in una
situazione del genere, un po' come Spiderman e le sue immancabili battute.
Quella era la migliore occasione per scappare e
nascondermi, già sentivo che Barry stava correndo oltre la scrivania. Imboccai
subito il corridoio, svoltai a destra e mi ficcai nella sala principale.
Guardai un po' in giro, cercando un buon nascondiglio. Mi avvicinai alla
scatola di Puppet e cercai inutilmente di scoperchiarla.
<< Non puoi fuggire! Manca ancora molto alle
sei, fino ad allora siamo soltanto noi tre. Dai, esci fuori e semplificaci le
cose!>>
Apparve sulla soglia. Era distante da me solo di pochi
centimetri. Ideai al volo un piano geniale, così cercai di guadagnare tempo.
<< Hai ragione, non posso fuggire, ma neanche
tu. E' vero, non ho più i fascicoli, ma ce li ha qualcun altro. Li ho persi per
strada, mentre fuggivo dalla villetta degli Smith, ed un uomo li ha
raccolti.>>
<< Stai bluffando, ancora una volta.>> mi
disse, mentre indietreggiavo leggermente. Mi avvicinai il necessario al tavolo
dietro di me, così presi un piatto e glielo scagliai contro, poi scattai verso
sinistra ed entrai nella stanza di Mangle, la volpe/ragno rosa.
"Avranno anche disattivato quelli vecchi, ma di
sicuro non hanno pensato a quelli che erano già spenti! Basterà solo cliccare
sull'interruttore!"
Mi gettai dietro a quella carcassa rugginosa e
schiacciai il bottone che aveva sul collo. Mangle in un attimo si sollevò sulle
zampe, scricchiolando e quando vide Barry precipitarsi dentro la stanza lo
aggredì, senza dargli il tempo di dire "a".
Tornai a fuggire, questa volta dai mia sorella,
sperando che l'ispettore ne avrebbe avuti di problemi prima di poter tornare
all'assalto. Lei era molto più pericolosa, essendo armata di pistola.
<< Da questa parte!>> sentii dire da
Bonnie.
<< Bonnie? Ti sei riattivato?>> domandai,
dirigendomi verso il bagno dei maschi.
<< Non sono Bonnie, mi chiamo Howard
Phillips.>>
Eh, già. Howard Phillips in persona era davanti a me,
con un tubo di metallo parzialmente arrugginito dal quale sbucava un bel chiodo,
pronto ad uccidermi. Quindi era lui il terzo assassino? Il Traditore?
<< Datti una calmata, sono qui per aiutarti. Ho
fatto io quella telefonata per avvertirti del pericolo, poi sono venuto qui a
nascondermi aspettando quei due.>>
<< Cos... No, aspetta un attimo. Prima di tutto,
perché hai la stessa voce di Bonnie?>>
<< Uff, sempre con questa storia. Sono stato io
a donargli la voce mentre il signor Fazbear lavorava alle ultime rifiniture.
Una sorta di doppiaggio, se così si può definire. Ma ora passiamo alle cose
importanti: dobbiamo metterli fuori combattimento.>>
<< Anche se riuscissimo a fuggire potremmo al
massimo denunciarli per aggressione. Non abbiamo prove a loro carico per gli
omicidi. Le uniche esistenti erano solo contro Trevenant e le ho perse.>>
<< Non ti preoccupare. Perché credi che sia qui?
Quell'uomo che hai urtato per strada ero io, le prove ce le ho nella
borsa.>> disse, battendo un paio di volte la mano su uno zainetto che
aveva accanto a lui.
<< Davvero?>>
<< Davvero.>>
<< Che fantastica botta di culo!>>
Non riuscii a trattenere la curiosità, così gli
chiesi: << Cosa contengono?>>
<< Semplice.>> rispose questo <<
Tutta la verità sull'87. Prove, alibi che sfumano, esami e l'identità del terzo
assassino.>>
<< Sputa il rospo, prima che ci trovino.>>
<< Il terzo assassino altri non è che Jeremy
Fitzgerald.>>
Non potei che rimanere basito a quest'affermazione.
Come poteva la sesta vittima, colui che aveva indagato con così tanto impegno
sugli omicidi, essere l'assassino?
<< Fu lui ad uccidere i cinque bambini, oltre a
me era l'unico con un alibi alquanto instabile per quel giorno.>>
<< Queste sono le supposizioni di
Schmidt?>>
<< Ti posso assicurare che ci aveva preso in
pieno, lasciami continuare. Allora, questo qui è un test di paternità.>>
<< Eh?>>
<< Schmidt riuscì ad ottenere dei campioni di
DNA dei cinque bambini, non so bene come. Credo che li chiese alle famiglie di
questi, ma ora non ha importanza. Giravano voci su un figlio illegittimo di
Trevenant, e con questo Mike dimostrò che c'era un rapporto di parentela tra
Wallace Denverson e Bernard.>>
<< Come mai sospettava proprio di Barry?>>
<< La sera della morte di Jeremy ci trovavamo
insieme a mangiare fuori, noi ed alcuni camerieri. Lui disse di dover fare una
telefonata importante ed uscì per un bel po' di tempo. All'epoca non ci demmo
peso e non ne parlammo con la polizia. Col tempo, evidentemente, tutto questo
tornò in mente a Schmidt, che decise di riprendere le indagini.>>
<< Quindi uccise Jeremy per vendetta?>>
<< Esatto, qualcosa del genere. I test del DNA
sono piuttosto recenti e soprattutto sono difficili da fare, o al massimo è
difficile trovare una strada per farli, per questo Barry è tornato in azione
solo adesso.>>
<< Ha tolto di mezzo Schmidt e Smith insieme a
mia sorella per coprire le sue tracce ed infine avrebbe ucciso me, sia per
concludere il patto con Emily sia per liberarsi di un altro che avrebbe potuto
conoscere la verità.>>
<< Proprio così. Adesso noi usciremo e faremo
scoprire a tutti ciò che è davvero successo.>>
<< Va bene. Hai un piano per eluderli?>>
<< Uh... No. A dire il vero pensavo di colpirli
entrambi con la sbarra.>>
<< Bel piano di merda, mia sorella ha una
pistola.>>
<< Questo non è un bene.>>
<< Gli animatronics potrebbero aiutarci, ma sono
stati disattivati e l'accensione manuale non funziona!>>
<< Neanche questo è un bene.>>
<< Devi commentare tutto quello che
dico?>>
<< La smetto.>>
Seguirono interminabili secondi di silenzio. Né io né
lui sapevamo come cavarcela da quella situazione: erano le quattro del mattino
e nessuno aveva un piano.
<< Dove sei, fratellino? Avanti, vieni
fuori!>> disse ad alta voce Emily. Quel tono la rendeva più inquietante
che mai.
<< Okay, non abbiamo molte speranze, o la va o
la spacca.>> bisbigliai.
<< Che intendi dire?>>
<< Attuiamo il tuo piano. Adesso zompiamo fuori
e la aggrediamo.>>
<< E' folle, lo ammetto, ma non abbiamo altre
possibilità.>>
<< Lo so bene.>> risposi, alzandomi e
dirigendomi verso la porta.
La vidi, mi dava, per mia grandissima fortuna, le
spalle. Si stava guardando intorno, senza però girarsi. Questo mi dava un buon
vantaggio, così feci qualche metro in punta di piedi e quando mi trovai poco
distante da lei, scattai in avanti e le saltai addosso, afferrandola poco sopra
la vita e sbattendola di peso a terra. La pistola scivolò qualche metro più in
là, rotolando la presi e la puntai contro Emily.
<< Stai zitta, o premo il grilletto.>>
dissi con voce malferma. Anche se aveva tentato di incastrarmi e di uccidermi,
proprio non riuscivo a pensare di poterle fare del male. Evidentemente capì il
mio stato d'animo, così sfoderò ancora una volta gli occhi languidi.
"Dove cavolo è finito Howard?"
<< Kyle, ti prego.>>
<< Cosa vuoi, adesso?>>
<< Non ti pare ovvio? Lasciami andare, siamo
fratelli!>>
<< Ricordi? Giusto pochi minuti fa ho detto la
stessa cosa e, a meno che il tuo cervello non sia completamente andato in fumo,
la risposta dovresti conoscerla.>>
<< No, no! Tu non capisci! Quell'uomo mi
controllava, mi avrebbe uccisa se non avessi ubbidito ai suoi ordini!>>
<< Tra lui e te, Bernard mi sembra l'assassino
meno efferato! Almeno Trevenant ha agito per vendetta, tu sei una vera e
propria psicopatica manipolatrice!>>
<< Quindi è così, eh? Che ne sai di
Trevenant?>>
<< Me l'ha detto Phillips. Mi ha spiegato tutto
sull'87.>>
<< TI SBAGLI!>> urlò Emily, con le lacrime
agli occhi.
<< Cosa stai dicendo! Provi a giustificarti dopo
tutto quello che hai fatto?>>
<< TI SBAGLI, TI SBAGLI, TI SBAGLI!>>
<< Smettila di urlare! Guarda che lo faccio
davvero!>> risposi, alzando un po' di più la pistola e mirando verso la
testa.
Le lacrime presero a rigarle il volto e cominciò a
singhiozzare.
<< Come hai potuto cascarci... Anche Howard
Phillips è dalla sua parte!>>
<< Non è vero.>>
<< Invece sì! Ti ha attirato in una trappola
perfetta, e tu ci sei cascato come un idiota! Non puoi neanche chiamare la
polizia, perché ha isolato tutti i telefoni cellulari di questa zona e ha
tagliato i cavi a quello di servizio!>>
Mi sentii un vero idiota. Non mi era proprio passato
per la testa di chiamare il 911.
<< Howard mi sta aiutando.>>
<< No! Alla fine ci ucciderà entrambi e aiuterà
Bernard a provare che eravamo noi gli assassini di Schmidt e Smith!>>
<< Quindi...>>
<< Lasciami andare... ti imploro...>>
Seguì un attimo di silenzio. Abbassai leggermente la
pistola, anch'io stavo per scoppiare in lacrime, ma riuscii a controllarmi, a
fare mente locale.
<< Be...>> balbettai.
<< Cosa?>>
<< Bella prova, Emily...>>
<< Kyle...>>
<< Ci hai provato, ma non sono ingenuo come
credi. L'avevo detto io. Psicopatica e manipolatrice.>>
Un altro momento di silenzio. Emily si passò il
braccio davanti agli occhi per asciugarsi le lacrime. Quando questo tornò al
suo posto decisi, a malincuore, di guardarla negli occhi. Il volto era tornato
come prima: gelido, calmo ed inespressivo.
<< Hai ragione, ci ho provato. Fa niente, ho
altri mezzi per liberarmi.>>
<< Cioè?>>
<< Così.>>
In un attimo la trovai su di me. Si era mossa così
velocemente che non ero neanche riuscito a respingerla o vederla. Mi colpiva
ripetutamente sulla faccia, cercando di stordirmi, mentre con l'altra mano
cercava di togliermi la pistola.
<< Mollala! Mollala, razza di stronzo! Quando
avrò finito con questa faccenda avrò tutto il tempo di strapparti la carne
della faccia!>>
La spinsi da un lato e la colpii tempestivamente col
calcio della pistola alla tempia. Stramazzò al suolo, mentre un rivoletto di
sangue si riversava dalla ferita: era decisamente svenuta.
<< Kyle! Kyle, stai bene?>>
<< Cazzarola, Howard! Dov'eri finito? Questa
bastarda stava quasi per uccidermi!>>
<< Non è colpa mia se non ascolti mai. Prima che
tu uscissi dalla stanza ti avevo chiesto di aspettare! Sono andato a prendere
una corda per legarla. Comunque vedo che te la sei cavata lo stesso.>>
<< Sì, in effetti. Però credo mi abbia spaccato
uno zigomo.>>
<< Effetti collaterali. Dammi una mano a
legarla, poi andiamo a cercare Trevenant.>>
La legammo come un salame ad un termosifone lì vicino,
almeno così avevamo la sicurezza che non si sarebbe liberata tanto facilmente.
Tornammo nella sala principale, dove avevo lasciato Barry a farsi sbranare da
Mangle; lo cercammo ovunque: sotto i tavoli, dietro le macchine da gioco,
dentro la giostra. Niente da fare, nessuna traccia né di lui né della volpe
rosa. L'unica cosa che risaltava era una bella pozzetta di sangue.
<< Dove cazzo si è infilato!>> esclamò
frustrato Howard.
<< Credi che Mangle se lo sia mangiato?>>
<< No, direi di no. Lo stronzo ha la pellaccia
dura.>>
<< D'accordo, torniamo nell'ufficio. Lì potremo
usare le videocamere per trovarlo.>>
<< Quanto tempo ci rimane ancora?>>
<< Circa mezz'ora. Dobbiamo muoverci.>>
Corremmo all'ufficio e vi entrammo, cautamente.
Ovviamente, dopo tutto quello che era successo, ad ogni angolo ci poteva essere
un agguato. La stanza sembrava tranquilla, così mi decisi ad avvicinarmi alla
scrivania. Successe tutto in un attimo.
Era come se vedessi tutto a rallentatore. In quel
periodo mi era capitato spesso di rischiare la vita, ma quella era la prima
volta che mi vedevo scorrere la vita davanti agli occhi.
Barry sbucò improvvisamente da dietro la scrivania.
Tra le mani reggeva un MP5, un fucile d’assalto da trenta colpi. Facemmo giusto
in tempo a buttarci a terra, prima che una raffica di proiettili distruggesse
la stanza.
<< Allora?>> urlò, con sguardo folle.
<< Credevate davvero che fossi venuto impreparato? Cominciate a correre,
anzi, meglio, rimanete fermi. Sarà più facile colpirvi.>>
<< Scappa, Kyle! Lo tengo impegnato io!>>
esclamò Howard, poco prima di sollevare una sedia e tirarla contro l’assassino.
Gli tirai la pistola che avevo tolto a Emily, almeno avrebbe potuto proteggersi
meglio.
Non sentivo altro che spari e il mio respiro
affannato. Ero riuscito a nascondermi vicino all’ingresso, aspettando con
fervore le sei. Non mi importava più delle prove, solo della mia pelle.
<< Trovato.>> sussurrò Barry, proprio
dietro di me. Urlai con tutta la voce che avevo nel corpo.
<< Credevi seriamente che Howard sarebbe riuscito
a fermarmi? Non scherziamo. Gli ho piantato un bel proiettile in testa e il
gioco è finito immediatamente. Alzati, Rogers, adesso è il tuo turno.>>
<< Sei un figlio di puttana! Se non c’è riuscito
Philips sarò io ad ucciderti!>>
<< Continua a sperare. Che peccato, mancano
cinque minuti alle sei. Se Howard si fosse destreggiato poco di più te la
saresti cavata.>>
<< Dimmi perché, Bernard. Perché hai fatto tutto
questo?>>
Sospirò e abbassò l’arma. Ero riuscito nel mio
intento: farlo parlare. Se riuscivo a prendere abbastanza tempo i portoni si
sarebbero aperti. Quelli furono i cinque minuti più lunghi della mia vita.
<< Credo che Philips ti abbia raccontato di mio
figlio, dico bene? Vedi, da quando mi sono vendicato sono riuscito a
ricostruirmi una vita. Un lavoro, una macchina, una bella casa… e tutto sarebbe
andato perduto per l’insulsa curiosità di Schmidt. Ho conosciuto tua sorella
quando mi ha ingaggiato per un lavoretto ed il fatto che tu sia venuto a
lavorare proprio in questa azienda è stato un colpo di fortuna inaspettato. Ci
siamo messi d’accordo: io avrei fatto sparire le prove riguardanti la mia
colpevolezza passata e lei avrebbe ottenuto la sua cospicua eredità. Un piano
geniale ed impeccabile, non trovi?>>
“Ancora poco, pochissimo… mancano un paio di minuti…”
pensai, agitato.
<< E… cos’è che andato storto?>> domandai,
speranzoso.
<< Cos’è andato storto? COS… ME LO CHIEDI ANCHE?
Anche tu, stronzo curioso, hai ficcato troppo il naso. Potevi startene fermo e
zitto, aspettando che venisse il tuo turno… e invece no! Lurido...>> si
fermò di colpo, poi sorrise minacciosamente.
<< Ho capito il tuo gioco, Kyle. So cosa stai
cercando di fare. Vuoi farmi parlare, così il portone si apre e tu fuggi.
Scordatelo, è troppo tardi per te, ora. Addio, amico, è stato
divertente.>>
Alzò il mitra, puntando alla testa. Chiusi gli occhi.
Perché doveva finire così? Aveva davvero vinto lui?
<< Vaffanculo, Trevenant!>> gridò Howard,
dall’altra parte della stanza. Sollevò la pistola e cominciò a sparare
all’impazzata in direzione del criminale.
<< Indovina un po’, la tua complice aveva dei
caricatori, con sé!>>
<< Philips!>> rispose Barry, mentre si
riparava dalla pioggia di proiettili dietro un tavolo << Ero sicuro di
averti fatto secco!>>
<< Per avermi colpito, mi hai colpito, certo. Un
buon detective però dovrebbe avere anche un senso dell’osservazione molto
elevato, cosa che a te manca!>>
<< Che intendi dire?>> controbatté quello.
Per il nervosismo il caricatore dell’MP5 gli cadde a terra.
<< Mi hai preso allo stomaco e mentre cadevo ho
sparso del sangue sulla testa, poi mi sono finto morto. A quanto pare tu andavi
troppo di fretta per controllare se lo ero davvero.>> fece Howard, con un
tono di scherno.
<< Maledizione, come ho potuto non
accorgermene!>>
<< Se spari a raffica è ovvio che un po’ di
confusione si crea.>> disse, sorridendo.
Trevenant tentò un ultimo assalto, con gli ultimi
venti colpi che gli rimanevano. Non aveva molte speranze, ormai. Sgusciò fuori
dal suo nascondiglio, non prese neanche la mira e premette il grilletto. Una
tempesta di fuoco devastò l’ingresso del Freddy Fazbear’s Pizza.
Quando tutto si calmò rimasi a guardare, attonito.
Bernard era lì, fermo e speranzoso. Appena la nuvola di polvere si diradò vidi
Philips, illeso, esattamente nello stesso punto in cui era prima. Sparò un
colpo alla gamba dell’assassino, facendolo cadere di peso sul pavimento.
<< MERDA! CHE CAZZO DI MALE!>> gemette,
rotolandosi prima da un lato, poi da un altro.
<< Idiota, sei sempre stato negato con la
mira.>> fece, solennemente.
<< Come te con i nodi.>>
<< Eh?>>
La sbarra di ferro che l’uomo aveva dimenticato in
bagno lo colpì alla testa, lasciandolo privo di sensi.
<< Porca miseria, che sfacelo. Ma devo sempre
pensare a tutto io?>> esclamò con un finto torno affranto Emily. <<
Eccoti qui, Kyle! Proprio te volevo vedere! Sai cosa ti aspetta,
adesso?>>
Tremavo troppo per poter muovermi o parlare. Ancora
una volta mi trovavo con l’acqua alla gola, e ora che Howard era fuori
combattimento non avevo più nessun asso nella manica.
<< Facciamola finita in fretta, devo andare a
fare una lista delle cose che comprerò con i soldi dell’eredità. Salutami
mamma!>> disse lei, con un sorriso radioso.
Successe in un attimo. Sembrava quasi che la punizione
divina si stesse infrangendo su lei, ma la realtà era molto più semplice.
Scattarono le sei, i portoni si spalancarono, inondando la sala di luce ed
accecando mia sorella.
<< Ah! Cosa cazzo succed…>>
<< GETTA L’ARMA, IMMEDIATAMENTE! SIETE
CIRCONDATI, ARRENDETEVI!>> urlò qualcuno, tramite megafono.
Non ero mai stato così contento di vedere la polizia
in tutta la mia vita.
Sono passati due anni da allora. Trevenant ed Emily si
accusarono a vicenda, ottenendo un solo risultato: furono incarcerati in un
penitenziario di massima sicurezza, poco fuori città. Per Barry trent’anni, per
mia sorella l’ergastolo.
Gli animatronics sono stati riavviati e resi
funzionali al 100%, come del resto si meritavano. Sono diventati la principale
attrazione di Los Angeles e bambini da tutte le parti del mondo raggiungono la
città degli angeli solo per vederli. Cosa che tutt’ora non capisco.
Howard Philips è ora vice direttore della Freddy
Fazbear’s Pizza Incorporated, ancora gestita dal buon vecchio signor Fazbear.
Ed io?
Be’, come si dice, la vita continua.
Ma, vi starete chiedendo, come mai mi è venuto in
mente solo adesso di scrivere riguardo le mie peripezie?
Per quanto abbia tentato di sfuggire dal mio passato,
questo ogni volta tornava a tormentarmi ed oggi mi è giunta una lettera molto
particolare.
Già, quest’oggi il passato è tornato per me e stavolta
mi porterà via, forse nella tomba.
IL CARCERE NON FACEVA PER ME, HO
DECISO DI ANDARMENE. INTENDO FARTI VISITA, UNO DI QUESTI GIORNI. ASPETTAMI.
LA TUA AMATA SORELLA,
EMILY
ANGOLO DELL’AUTORE
Quarta parte confermata.
Evviva!
Ho intenzione di farvi
attendere di nuovo per più di un anno?
Anche questo confermato.
Evviva!
Non vedevo l’ora di
concludere questa saga, ma appena messa la parola “fine” mi sono sentito
assalire dalla nostalgia e mi sono detto… perché no?
Nightmare Animatronics,
una magione abbandonata e una sorella psicopatica, cosa c’è di meglio nella
vita?
Grazie di cuore a tutti
quelli che hanno seguito la serie e mi hanno incoraggiato a continuarla, vi
voglio bene ragazzi.
- Don