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Autore: Sputnik from outer space    17/06/2016    2 recensioni
La storia riparte da dove l'avevamo lasciata più di un anno fa. Kyle è alle prese con il gigantesco mostro robotico Bonnie, ma quello che lo aspetta nel futuro prossimo è ben altro...
Tra indagini, omicidi, inseguimenti e sparatorie riuscirà il nostro protagonista a sopravvivere e finalmente svelare la verità sulla pizzeria del terrore?
La storia finalmente si conclude, e forse... continua.
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie '5 Notti da Incubo'
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5NDI 3 ST

5 NOTTI DA INCUBO - PARTE TERZA

Correva l'anno 2002. Sicuramente non era un anno di grandi eventi, e per questo ricordato da ben poche persone. Importanti guerre civili procedevano, altre si fermavano. Giungevano sempre più notizie di successi da parte di militari americani, progressi contro la lotta al terrorismo, inaspritasi dopo il tragico crollo delle Torri Gemelle e di tanto in tanto si leggeva sui giornali qualche notizia di omicidio. In particolar modo viene ricordata la strage in una scuola tedesca, attuata da uno studente.

L'anno andava concludendosi, gli eventi che intendo narrare sono infatti ambientati durante la seconda metà di ottobre.

Perché, direte voi, un anno così relativamente tranquillo rispetto a quelli passati dovrebbe rimanere così impresso nella mia mente, tanto da mettere il tutto per iscritto?

Rispondervi non sarà particolarmente facile, ma farò del mio meglio.

Il giorno, per essere precisi, era il 23 ottobre. Come per i due giorni prima mi ero recato in orario presso il mio posto di lavoro, il Freddy Fazbear's Pizza, una pizzeria la cui principale attrazione non è la pizza (ci mancherebbe altro!), bensì degli animatronics, animali robotici che cantano e ballano, tipici degli anni Ottanta.

Questo locale era tristemente noto per svariati omicidi che nel 2002 restavano irrisolti. Mi trovai direttamente coinvolto in uno di questi, l'omicidio di Mike Schmidt. A causa di ciò mi sono catapultato in un mondo nel quale mai in vita mia avrei sognato di abitare, neanche nel peggiore degli incubi.

Infatti, mentre l'attenzione dei mass media era del tutto concentrata sulla caccia ai cecchini di Washington e sull'attacco da parte di guerriglieri ceceni a Mosca, io venivo tranquillamente strangolato da un enorme robottone sfigurato, chiamato Bonnie.

Non avevo davvero fatto in tempo a coprirmi il volto con la maschera, oggetto che avrebbe confuso l'animatronic, così questo mi prese per il collo, mi sollevò e cominciò a stringere sempre più forte. In quel momento me la sarei certamente fatta nei pantaloni, se non mi fossi scordato di bere prima di uscire di casa. Queste cose, proprio come si fa con i bambini, me le ricordava sempre mia sorella Emily.

Già, Emily. In fondo quella stronza mi sarebbe mancata.

I pensieri presero a vagare, mentre la vista si sfocava. Ripensai alla mia famiglia, quando solevo giocare al parco con mia sorella, prima che papà se ne andasse. Non seppi più nulla di lui, fino a quando, dieci anni fa, non arrivò a casa il suo certificato di morte: evidentemente non trovò la fortuna che tanto agognava, tanto da abbandonare casa sua. Pensai anche a mamma, che si trovava in ospedale. Le rimaneva poco ormai, stava per raggiungere papà.

Stavo seguendo il suo esempio, anch'io presto lo avrei raggiunto. Ma poi qualcosa mi scosse: lo sguardo cadde involontariamente su un punto che risaltava particolarmente sul collo del mostro, ovvero un piccolo pulsante rosso, il pulsante per lo spegnimento manuale.                                  

"Perfetto, ogni tanto qualcosa di buono capita anche a me!" pensai ironicamente. Ogni volta che mi trovo in pericolo sfodero l'ironia, anche se non sempre è volontario, quasi come una forma di difesa.

Allungai debolmente il braccio e schiacciai il pulsante. Bonnie mollò la presa e il torso si piegò in avanti scricchiolando, dandomi la certezza che si fosse spento. Caddi di peso all'indietro e rimasi steso per dieci minuti buoni, contemplando la freschezza del pavimento a scacchiera.

Scattarono le sei ed io scattai con loro. Corsi fuori dal locale, acchiappai la bicicletta che avevo legato ad un palo e cercai di aprire la serratura della catena. Inutile: le mani mi tremavano troppo, non ero in grado di infilare la chiave nella toppa.

Una mano mi si poggiò sulla spalla e, certamente per la paura ed il nervosismo residuo, mi sottrassi alla presa e mi girai di scatto, trovandomi davanti il direttore del locale, tale Fred Fazbear.

<< Cosa succede, Kyle? Ti senti bene, sei così pallido!>>

<< Tutto bene, signore, dico davvero. Ora però credo che tornerò a casa, mi sento completamente distrutto.>>

Il signor Fazbear espresse il suo solito sorriso, segno che si era rassicurato e, agitando la mano, entrò nel locale per l'apertura mattutina, in breve sarebbero arrivati gli altri dipendenti.

Tirai un sospiro di sollievo, poi tornai a dedicarmi alla bicicletta. Fu una bella pedalata, infatti la Freddy Fazbear's Pizza era una pizzeria locata in periferia di Los Angeles, nei pressi di un'importante strada che portava al di fuori di questa. La posizione era strategica: un'attrazione per i viaggiatori, più che per i cittadini. Per compensare questa mancanza ne era stato aperto un altro nel centro, che a causa di incidenti venne chiuso nel lontano 1993 e poi riaperto due mesi prima della mia incarcerazione.

Il secondo Freddy Fazbear's Pizza fu teatro degli eventi antecedenti alla morte di Mike Schmidt, altra guardia notturna coinvolta negli omicidi del 1987 assieme ai colleghi Bernard "Barry" Trevenant, divenuto in seguito ispettore di polizia per approfondire le indagini sul caso, Fritz Smith, Howard Phillips, principale indiziato e Jeremy Fitzgerald, sesta vittima.

Quindi, in totale, il misterioso Uomo in Viola citato nell'ultima telefonata preregistrata di Schmidt aveva ucciso sette persone: cinque bambini e due guardie.

Ciò che mi spinse a continuare le mie indagini era proprio per questo motivo: prendere l'Uomo Viola prima che lui prendesse me.

Pensando in modo razionale: cosa aveva spinto l'assassino a rientrare in azione dopo così tanti anni? La riapertura del secondo locale? Nessun motivo. Gli omicidi erano avvenuti nell'altro e se ci fossero state prove sarebbero già tutte sparite, prima della "grande riapertura" la pizzeria era stata ripulita da cima a fondo.

Quello che temevo era che fosse tornato per me e per mettere a tacere Mike, che forse aveva scoperto troppo.

Che avessi involontariamente trovato degli indizi sulla sua identità?

All'epoca non ne avevo la benché minima idea, avevo solo questo terribile presentimento che si stesse muovendo per me. Possibile che avesse il controllo sugli animatronics? Congettura assurda, ma pur sempre da prendere in considerazione. Perché dovrebbero essere così aggressivi nei confronti di un essere umano? Appunto perché comandati a distanza.

Avevo avuto a che fare con loro precedentemente. Li avevo conosciuti, avevo avevamo fatto amicizia e tutti insieme avevamo passato dei bei momenti insieme. Riassumendo, mi pareva impossibile che dopo un reset fossero diventati degli assassini (non molto) provetti. Fu mentre riflettevo su queste cose che mi tornarono in mente le parole di Foxy riguardo il morso dell'87: << Sono stato io, ma non ero in me... Mi stavano controllando!>>. Possono sembrare frasi complottistiche, ma adattandole alla situazione mi pareva si incastrassero alla perfezione.

Di una cosa ero certo, però. Ormai gli stavo dando fin troppi motivi per farmi secco, e di sicuro, se ciò che pensavo era giusto, gli animatronics non mi avrebbero dato tregua neanche per un minuto nelle notti seguenti. Magari sarebbe venuto lui di persona a zittirmi, perciò dovevo muovermi e continuare le mie indagini.

Steven, Wallace, Francis, Adeline, Gordon e Jeremy, i sei morti del 1987.

I ragazzi erano accomunati tra loro in quanto tutti membri di un gruppetto fondato dagli stessi. Fu confermato da alcuni clienti, tutti e cinque si trovavano insieme l'ultimo giorno prima della loro scomparsa. Jeremy indagò per alcune settimane su ciò che era accaduto e venne assassinato poco dopo.

La polizia brancolava nel buio, non c'erano sospettati e nessuna prova. Finirono con l'accusare prima il signor Denverson, padre di Wallace. Questi era abbastanza noto ai poliziotti per diverse risse nei bar e soprattutto per una sfuriata pubblica contro Fitzgerald poco dopo il ritrovamento dei corpi dei bambini, accusandolo di essere lui l'assassino. Dopo aver confutato il suo alibi passarono alla guardia Howard Phillips, che presentava precedenti penali per aggressione e non volle neanche dire dove si trovasse la fatidica sera, aggravando la sua posizione.

Il giorno in cui Jeremy era stato trovato morto lui si era detto "malato" e non era andato al lavoro.

Sinceramente, a chi non sarebbe sembrato sospetto?

Mi immagino tutt'ora Elliot Stabler di Law & Order, col suo solito sguardo truce, che ammanetta il "bastardo" e lo trascina vittorioso in gattabuia.

Non fu così, infatti la polizia non trovò mai le prove necessarie per incastrarlo e, anche se fu sottoposto ad un processo, venne immediatamente assolto. Per molti però rimane ancora l'omicida.

E questo lo pensavo anch'io e volevo assolutamente trovare il modo di incastrarlo.

Rincasai verso le otto, già che c'ero mi ero fermato ad un bar per bermi un caffè. Buttai chiavi e giacca per terra; consideravo da sempre il pavimento "il mio grande cassetto", dopodiché, con l'intento di gettarmi sul divano manco fosse la donna della mia vita, mi diressi verso il salotto. Non potei che contrariarmi, trovandoci Emily stesa. Lo sapeva bene che quello era il MIO territorio, lei come massimo poteva sedersi sulla poltrona lì vicino.

"Quando il gatto dorme i topi ballano, eh?" mi dissi, parecchio irritato.

Mi schiarii la voce, per farle notare la mia presenza.

Niente.

Allora mi rivolsi a lei con un poco delicato: << Ma sei sorda o lo fai apposta? Sloggia, ho avuto una giornataccia e vorrei vedermi un po' di televisione, se non ti dispiace.>>

Lei si mise lentamente a sedere, poi si girò verso di me. Quel che vidi mi diede una fitta allo stomaco e mi sentii ancora peggio quando il mio sguardo incontrò il suo: gli occhi erano rossi per il pianto e calde lacrime le scorrevano sul bel viso, leggermente deformato da una smorfia di dolore. Erano almeno quattordici anni che non la vedevo così.

Intesi subito per quale motivo stesse piangendo.

<< Kyle.>> disse con voce malferma.

<< La mamma... la mamma è morta questa notte.>>

Riuscii a riacquisire il pieno controllo di me stesso almeno cinque ore dopo, non mi ero mai sentito così debole in vita mia, mi sentivo più malfermo di quando Bonnie mi stava strangolando o di quando mi stavo strozzando con una fetta di prosciutto al pic nic scolastico dell'89.

Andai a sciacquarmi la faccia in bagno, poi presi in braccio Emily che si era profondamente addormentata e la portai in camera da letto, per coricarla.

Mi rimisi la giacca, presi le chiavi ed uscii dall'appartamento. Come fratello maggiore, ora ricoprivo il ruolo di capofamiglia a tutti gli effetti. Mi sentii gravare sulla schiena tutta la responsabilità che aveva mia madre giusto pochi anni fa. Come se non ne avessi già abbastanza prima.

Ora che lei non c'era più non potevo assolutamente morire e lasciare sola Emily. Il fallimento non era assolutamente contemplato.

Avevo scoperto su Internet l'attuale indirizzo di Fritz Smith, diventato in seguito cassiere, ed avevo tutte le intenzioni di andare a trovarlo. Volevo cavare qualche informazione in più su Phillips, non potendo andare a chiederle proprio a lui.

Mentre avanzavo verso la costa incontrai Barry Trevenant, l'ispettore.

<< 'Giorno, Kyle. Come va?>> salutò questo.

<< Tutto bene.>> mentii. Sinceramente non avevo molta voglia di parlare di ciò che era successo.

<< Mh, d'accordo.>> si limitò a rispondere, decisamente poco convinto.

<< Come procedono le indagini?>> gli chiesi, tanto per cambiare discorso ed evitare altre domande.

<< Non si può certo dire che vadano bene. Non potendo propriamente riaprire il caso e non essendoci neanche l'ombra di una prova, sto indagando durante le ferie e senza le apparecchiature della polizia. I mezzi che possiedo personalmente sono abbastanza limitati.>>

<< Capisco.>>

<< Piuttosto, le tue di indagini, come procedono? Spero che tu non stia facendo nulla di troppo avventato...>> mi fece con fare inquisitorio.

<< Nulla di che, adesso stavo andando a fare qualche domanda al signor Smith.>>

<< Fidati ragazzo, non caverai un ragno dal buco col vecchio Fritz. L'ho interrogato varie volte, non ce n'è la necessità.>>

<< Giusto per scrupolo.>>

<< D'accordo, fai pure. Casomai ci rivediamo domani mattina.>>

Mi sorpassò e continuò per la sua strada ed io feci lo stesso. Raggiunsi casa Smith poco dopo, era una piccola villetta che forse una volta era bianca. Adesso il colore tendeva al grigiastro e c'erano crepe un po' ovunque. Superai il cancelletto del giardino e suonai un paio di volte.

Nessuno venne ad aprire, così bussai alla porta, credendo non mi avessero sentito. Questa però si aprì al mio primo tocco, non era mai stata chiusa.

<< C'è nessuno?>> chiesi ad alta voce. Dovevo ulteriormente segnalare la mia presenza, temendo una reazione violenta da parte del signor Smith ad un estraneo in casa.

<< Signor Smith? Signora Smith? Siete in casa?>>. Più avanzavo e più sentivo il cuore battermi. Nonostante facessero due gradi in croce presi a sudare copiosamente alla vista del primo oggetto rovesciato in terra.

<< C'è... c'è nessuno?>> chiesi una seconda volta, un po' meno deciso della prima. Avanzando notai altri, tanti oggetti gettati sul pavimento.

"O anche i coniugi Smith come me considerano il pavimento un cassetto o qui e successo qualcosa di serio!" pensai preoccupato.

La casa era completamente a soqquadro, era difficile camminare in mezzo a tutti quei relitti, un tempo mobili. Il divano del soggiorno era stato sventrato, le piume erano sparse ovunque.

Guardando meglio notai qualcos'altro di sventrato in quella stanza.

Il signor Smith giaceva in un angolo, con il volto che sembrava riverso contro di me, contratto dal terrore. La pancia era stata aperta con un coltello, forse da cucina, ed il sangue era schizzato su tutti i muri, prima di formare una pozzetta sotto il corpo dell'uomo.

<< Ma porca!>> riuscii ad esclamare, ma poi dovetti portarmi una mano alla bocca per resistere all'impulso di vomitare. Era la prima volta che vedevo un cadavere dal vivo ed il forte odore del sangue certo non aiutava.

Improvvisamente un rumore provenne dal bagno, che si trovava proprio dietro di me. In un attimo smisi di respirare.

"E' ancora qui!" pensai freneticamente, poi mi voltai il più silenziosamente possibile per poi tentare una rocambolesca fuga dalla casa.

<< Non andare...>> mi disse una fioca voce di donna.

Tornai a girarmi verso il bagno, mi battevano i denti così forte che pensai si sarebbero rotti.

<< Vieni... qui...>> disse sempre la stessa voce.

Anche se diffidente mi avvicinai alla fonte del suono. Riacquisii un po' di sicurezza ricordandomi che il signor Smith viveva con sua moglie, possibile proprietaria della voce.

Tentai la sorte, decidendo che la richiesta d'aiuto era vera e non era una trappola dell'assassino per farmi a pezzi.

Spalancai la porta e mi ritrovai davanti una donna di mezz'età con una grande macchia di sangue sul petto. Qualche rivolo scendeva anche dalla bocca.

<< Non si preoccupi, adesso chiamo un'ambulanza!>> le dissi, agitato.

<< No!>> rispose questa << Non c'è più tempo!>>

<< Adesso mi ascolti, se la soccorrono in tempo potrebbe sopravv...>>

<< Silenzio!>> gridò la signora Smith << Il Viola e la Maschera.>> si fermò un momento per riprendere fiato.

<< Il Viola? Intende l'Uomo Viola?>>

<< Lui non è l'unico artefice... Sono in due...>> disse sempre più piano.

<< Il Viola... il Viola! Non è l'originale!>>

<< Che cosa? Non capisco, che intende dire?>>

<< Fritz me lo ha detto.>> tossì un po' di sangue, poi riprese. << Aveva cominciato quello stronzo, il Traditore. La Maschera ha completato il lavoro!>>

<< Intende dire che l'Uomo Viola non ha nulla a che fare con il 1987?>>

<< Esatto! Non so chi sia...>>

<< I nomi! Mi dica i...>> tentai di chiederle, ma lei mi interruppe nuovamente.

<< Erano qui per i...>> deglutì, poi respirò profondamente. << per i documenti di Schmidt. Fritz lo disse appena li lesse: "Mike aveva sempre avuto ragione!".>>

<< Non li hanno trovati.>>

<< Aspetti un momento, di quali documenti parla? Parlano delle identità dei... tre assassini?>> domandai. La donna, essendo in punto di morte, mi pareva stesse delirando e non mi diceva nulla di concreto.

<< La mattonella! Togli la mattonella!>>

Mi girai ad osservare il punto che la donna indicava sul muro. Dovetti stringere gli occhi ed aguzzare la vista, il buio non mi aiutava di certo. Vidi una mattonella di ceramica che sporgeva più delle altre, così, raspando un po' sui suoi lati, riuscii ad estrarla, trovando dietro di questa un paio di fogli strapazzati.

Li infilai nella borsa e tornai a focalizzare la mia attenzione sulla signora Smith.

<< Non si preoccupi, ora che li ho presi posso chiamare...>>

Mi interruppi. La donna tremava violentemente, era dunque arrivata al limite.

<< Come... come sta Fritz?>> mi chiese, con gli occhi pieni di lacrime.

Ci dovetti pensare un attimo prima di rispondere, in quanto, ad essere sinceri, non avevo decisamente voglia di toglierle un'ultima gioia prima che morisse. Un nodo pulsava nella mia gola, rendendomi difficile parlare senza scoppiare io stesso a piangere. Mi rivolsi a lei e dissi: << Sta bene, signora. E' solo svenuto.>>

La signora Smith si lasciò sfuggire un gemito rassicurato.

<< Digli che lo amo e... che non... deve abbattersi troppo per quello che è successo. D'accordo?>>

<< Certo, glielo riferirò.>> dissi, stringendole la mano. Mi sentivo meschino a mentire ad una persona morente, ma era il minimo che potessi fare per lei.

Pochi attimi dopo smise di respirare, ma sul volto vi era dipinta un'espressione serena. Era morta felice.

Ripresomi un attimo dallo shock presi una decisione tanto importante quanto grave: non avrei chiamato la polizia. Pensandoci attentamente: innanzitutto avrebbero potuto incolparmi, trattenermi oltre il dovuto e così facendo distruggere le poche piste che avevo trovato. Avrebbero potuto togliermi i fogli come prove e poi Trevenant, essendo in ferie, non avrebbe potuto fare nulla per aiutarmi.

Conoscendo l'inettitudine della polizia di Los Angeles preferii uscire di casa come se nulla fosse, bruciare la giacca macchiata del sangue della signora Smith e tornare alle mie indagini. Sentivo che i cosiddetti "documenti di Schmidt" mi avrebbero portato da qualche parte, finalmente.

Alcuni secondi dopo tutte le mie speranze si infransero come un bicchiere di cristallo: una chiamata anonima aveva portato un paio di volanti in direzione della casa degli Smith, proprio mentre uscivo dal retro. In questo posto, mentre frugavo nella borsa per prendere i fascicoli e consultarli, sentii provenire da dentro: << Ma cosa cazzo è successo qui?>> e questo mi spinse a saltare la staccionata e correre il più lontano possibile da quel posto.

Evidentemente si accorsero di me, perché quando mi girai vidi due di loro che mi stavano alle calcagna. Nonostante la loro stazza, paragonabile ad un bue muschiato, non mi mollavano proprio un attimo. Dannati ingurgitatori di ciambelle, da dove la tiravano fuori tutta quell'energia?

Al primo vicolo svoltai l'angolo e imboccai un'altra stradina. La percorsi tutta fino a sboccare in una via principale, dove pensai bene di mischiarmi con la folla. Un goffo "fermati, in nome della legge!" mi convinse a continuare ulteriormente la mia corsa, che si fermò in seguito al brusco scontro con un uomo che mi si era parato contro. Rotolai da un lato, mi rialzai e ripresi a correre come se non ci fosse un domani. In effetti un domani non ci sarebbe stato, se mi avessero preso.

<< Ehi!>> mi urlò dietro questo << Hai dimenticato...>>

Non riuscii a sentire ciò che aveva detto, mi ero già allontanato il necessario, ma in breve capii cosa cercava di dirmi. Avevo perso la fottuta borsa, con dentro quei cazzo di fascicoli.

"Perfetto. Mi sono appena sputtanato sia la vita che l'indagine. Davvero fantastico!"

Quella notte tornai a lavoro. Certo, ero demoralizzato per aver perso i documenti di Schmidt, ma il fatto che non fossero riusciti né a prendermi né a fare un identikit del mio volto mi aiutò a mantenere la mia normale routine. Come minimo avrei acchiappato Emily e saremmo fuggiti in Messico.

"Già..." pensai "chissà perché non l'ho ancora fatto..."

<< Bentornato, ragazzo! Quarta notte, non ti senti eccitato?>>

La solita voce registrata di Mike mi fece tornare il sorriso. Almeno lui non aveva tutti questi problemi, essendo morto.

<< Ultimamente le cose si stanno facendo davvero difficili qui al Freddy Fazbear's Pizza. Sicuramente sai quello che è successo e per questo motivo ti chiedo di mantenere la calma e fare come se nulla fosse. Mantenere un clima pacifico e privo di nervosismo aiuterà il locale a riprendersi al più presto da questa disgrazia. Confido in te!>>

"Certo Mike, certo... Calma e serenità, in un luogo dove la gente morta è all'ordine del giorno e abitato da Terminator strangolatori."

<< Uh, senti, questa volta devi fare molta più attenzione con gli animatronics...>>

"Ci mancherebbe altro!"

<< Praticamente pare che qualcuno abbia manomesso i loro dispositivi di riconoscimento facciale, quindi hanno cominciato a, come dire... guardare le persone. Uh, no, meglio, a fissarle. Non ho capito bene quello che sta succedendo, evita e basta, intesi? Ci sentiamo domani e... In bocca a Freddy!>>

Teoria sulla manomissione? Confermata.

Scoppiò la sua solita imbarazzante risata, poi agganciò il telefono.

Accostai la mano alla fronte e presi a massaggiarmela.

"Se solo non avessi portato al parco il figlio dei Boundless... Sono proprio un idiota. Aveva ragione Emily, come al solito, dovevo trovarmi un vero lavoro da subito."

Venni distratto da un violento tonfo proveniente dal fondo del lungo corridoio, il quale dava direttamente sul mio ufficio.

Niente porte e, a quanto pare, niente maschera.

<< Dove cazzo l'ho messa?>> sussurrai disperato. La maschera rappresentante il brutto muso di Freddy era l'unica speranza di una guardia notturna del Freddy Fazbear's Pizza di sopravvivere fino alla fine del turno. Questa infatti confondeva il dispositivo di riconoscimento facciale degli animatronics, convincendoli dell'assenza di un umano davanti a loro.

Sicuramente la notte del 23 mi era sfuggita di mano ed era rotolata chissà dove nell'ufficio. Le pulizie nei locali dei dipendenti venivano fatte solo la domenica, quindi era improbabile che qualcuno l'avesse presa o riposizionata al suo posto.

Una voce che conoscevo fin troppo bene mi scosse dai miei pensieri.

<< Ehi, guarda che faccia da imbecille che ho!>>

Un altro, sempre in fondo al corridoio, rise fragorosamente. Conoscevo anche quella di voce.

<< Smettila di scherzare, sei offensivo. Non è colpa mia se mi hanno fabbricato così!>>

Eh, sì. Pure questa.

<< Il signor Fazbear ti ha fatto un bello scherzo!>>

<< Fai silenzio, è meglio. Tu neanche ce l'hai più la faccia!>>

Un rutto paragonabile al rombo del motore di una Mustang del '67 interruppe la scherzosa litigata dei tre "misteriosi individui".

Mi alzai cautamente dalla sedia girevole, oltrepassai la scrivania e mi piazzai davanti all'ingresso dell'ufficio, cercando di individuare la fonte dei vari suoni che sentivo, che al momento erano più che altro scorregge finte.

<< Non sei proprio capace!>>

<< Uh... Freddy? Bonnie? Foxy? Chica? Siete davvero voi?>> tentai timidamente. Anche se le voci e il comportamento sembravano proprio quelli loro tipici, non potevo fidarmi del tutto, dopo tutto quello che era successo negli ultimi tempi. C'era anche da prendere in considerazione un tranello degli assassini, che prima mi facevano uscire allo scoperto e poi mi aggredivano. Non avevo mai sentito il loro fiato sul collo così forte, prima dell'incidente a casa Smith.

<< Chi mi chiama?>> disse Freddy.

<< Sicuramente non un tuo fan!>> rispose prontamente Bonnie, provocando un'altra risata dal compare Foxy.

Avanzai di qualche metro per il corridoio e finalmente li vidi. Trasandati, certo, ma pur sempre i miei vecchi amici animatronics, finalmente rinsaviti. Freddy, l'orso, sedeva sul pavimento e non pareva volesse più muoversi; evidentemente il suono che avevo sentito subito dopo la chiamata di Schmidt era il suo sedere che colpiva il suolo, poi c'era Bonnie, il coniglio fanboy, che portava la mia maschera sul volto strappato. Non un buon surrogato, ma si fa quel che si può! Foxy stava alla destra dei due, agitava la mano con l'uncino in segno di saluto, facendo dondolare la mascella quasi del tutto staccata dal capo, rendendolo più inquietante di quanto non lo fosse normalmente ed infine c'era la mitica Chica, con la sua solita lattina di birra in mano, probabilmente già vuota. Barcollava qua e là, del tutto ubriaca.

La cricca si era finalmente riunita, così ne approfittai per fare qualche domanda ai miei amici robottoni.

<< Ragazzi, ma cosa vi è successo? Come avete fatto a riprendervi?>>

<< Semplice!>> cominciò Bonnie << Poco prima della chiusura è venuto il buon vecchio Howard, che ci ha estratto dei chip dalla schiena.>>

<< Howard?>> domandai << Intendi Howard Phillips, la vecchia guardia?>>

<< Esatto. Quanti Howard conosci?>> fece il coniglio, stizzito.

<< Più di quanti tu possa credere.>> tagliai corto.

<< Quindi questi chip esercitavano un qualche tipo di controllo su di voi?>>

<< A quanto pare, Holmes. Ce li avevano anche i Toy animatronics, ma abbiamo deciso all'unanimità di tenerli spenti. Sono brutti e mettono a disagio la gente.>>

"Chissà perché..." mi trovai a pensare, ricordando la bocca di Toy Chica.

<< Howard è un bravo ragazzo, è dalla nostra parte. Lo è sempre stato.>> volle aggiungere Foxy.

<< Io pensavo fosse il colpevole proprio lui!>>

<< OBIEZIONE!>> gridò Bonnie.

<< Avanti, qui rasentiamo il ridicolo...>> disse Freddy.

<< Tutti calmi, per piacere.>>

<< Adesso vorrei chiedere... come mai vi ha riattivato solo ora? Perché non si è mosso prima? Bonnie mi ha quasi accoppato, ieri!>>

Tutti si girarono a guardare in cagnesco il coniglio viola, compresa Chica.

<< Avanti, ragazzi... Non ero in me...>>

<< Lasciamo perdere, l'importante è che ora sia tornato tutto... quasi alla normalità. Non credete?>>

<< In effetti. Un pokerino?>> domandò Freddy.

Non avessi mai accettato! Quella sera venni dissanguato del mio salario da Chica, che nonostante fosse perennemente ubriaca era una vera e propria regina del bluff e aveva una mano fortunata dopo l'altra. La partita si concluse alle sei meno un quarto, con risultati disastrosi. Io venni privato di quattrocentocinquanta dollari, Foxy del suo Gameboy Advenced SP, Freddy della bombetta e Bonnie di un lingotto d'oro. Dove lo avesse preso mi è tutt'ora sconosciuto, ma ciò che so per certo è che Chica ebbe birra e vari alcolici per un anno e mezzo, più una Ferrari, che ci sta sempre.

<< Signori, è stato un piacere suonare con voi.>>

<< Ha ha ha, spiritoso. Ci si vede domani, Kyle.>>

Uscii dal locale di buon umore, cosa che non mi sarei mai aspettato sarebbe successa, essendo quasi morto un paio di volte e avendo perso metà del mio conto corrente.

Tornai a casa alle due, con gli occhi che mi si chiudevano da soli... inutile, non mi ci sarei mai abituato a quell'orario.

Avevo deciso di pranzare fuori, in quel ristorante italiano che di italiano aveva ben poco: i cuochi erano tutti egiziani, i camerieri erano del luogo più un canadese immigrato, preso per il culo da tutti. Mi sentivo parecchio a disagio ad entrare nel nostro appartamento e l'idea di pranzare assieme ad Emily, l'uno davanti all'altro, dopo quello che era successo, non potevo neanche pensarci.

Non era passato neanche un giorno, lei poteva essere ancora instabile, come me, dopo tutto. Avrei anche dovuto cominciare a pensare ai funerali e mi stavo giusto chiedendo come avrei fatto a pagarli che il mio cellulare squillò.

<< Pronto, sei tu Kyle?>>

Era la voce di Barry. Non sapevo se sentirmi sollevato o preoccupato: cosa avrei dovuto dirgli? Se avesse saputo che avevo assistito a parte dell'incidente degli Smith, mi avrebbe creduto colluso o mi avrebbe coperto?

Preferii non fidarmi, ultimamente era l'opzione migliore. Optai per una sciocca storiella.

<< Sì, sono io. E' per caso successo qualcosa? Come mai mi chiami?>> feci, deglutendo. Una bugia così non l'avevo mai detta e mi sentii quasi più sporco dell'assassino.

<< Gli Smith sono morti.>> affermò con tono grave. Semplicemente rimasi in silenzio. Di certo non potevo fare né "Oooh!", né "Ma dai!"... Sarebbe stato da perfetti imbecilli.

Dopo un attimo mi decisi, e continuai con: << Quand'è successo?>>

<< Ieri. A quanto, più o meno all'ora in cui ci siamo incontrati. Sei andato da loro? Hai visto qualcosa?>>

Esitai, ma poi capii che quel che avevo deciso era il meglio per me. << No. Ho ripensato a quello che mi hai detto, poco prima di lasciarci. Com'era? Ah, giusto: "Fidati ragazzo, non caverai un ragno dal buco col vecchio Fritz. L'ho interrogato varie volte, non ce n'è la necessità", quindi ho deciso di lasciar perdere.>>

<< Te le ricordi bene le cose.>>

<< Era uno dei miei pochi pregi a scuola.>>

<< D'accordo, meglio così. Era decisamente uno scempio, non una bella vista per uno che non è abituato a questo genere di cose.>>

<< Mi è stato detto che non ci si abitua mai.>>

<< Non ti posso dare torto. Più che altro impari a sopportarle. Bene, mi spiace aver preso il tuo tempo, volevo solo assicurami che fosse tutto okay. Ci si sente.>>

<< Ciao...>>

Silenzio. Finalmente rimisi in tasca il cellulare, pranzai con calma ed entrai nell'appartamento.

<< Emily, sono a casa!>> dissi ad alta voce, senza però ottenere risposta. Tirai un sospiro di sollievo, anche se ero perfettamente conscio fosse una cosa un po' cattiva. Cosa potevamo dirci? Ignorarci a vicenda, come al solito? No, non sarebbe mai stato come al solito, non più ormai. Anche parlare tra di noi sarebbe stato strano, era una cosa che non facevamo praticamente mai, almeno da quando erano finite le Medie. Non mi restava che dare tempo al tempo, magari la situazione si sarebbe rimessa al suo posto da sola.

Mi sdraiai sul letto, senza l'intento di dormire. Riflettere, più che altro. C'era qualcosa che mi turbava nella telefonata di Trevenant, ma non riuscivo proprio a capire cosa.

"Ci siamo quasi, quinta notte. Fortunatamente potrò trascorrerla con un po' più di tranquillità, ora che gli animatronics sono come due mesi fa. Giusto, quasi scordavo: potrei chiedere qualcosa in più anche a loro, mi saranno certamente utili."

Il telefono squillò ancora una volta, irritandomi non poco. Da quando c'era stato il boom del 2000 i cellulari erano diventati accessibili a tutti, me compreso. Offrivano chissà quale fantastico genere di comunicazione in tempo reale, ma io li trovavo abbastanza inutili. Insomma, oltre alla mamma non mi chiamava mai nessuno, forse perché oltre il suo avevo solo il numero di Emily e di qualche amico del Liceo, sparito dalla circolazione da un bel po'. Un disoccupato qualunque non ha molti amici.

<< Pronto?>> dissi, dopo aver schiacciato il pulsante verde. Usai il mio tipico tono "Ma che cazzo vuoi?" mischiato a "Ho di meglio da fare, al momento.", per far capire a chiunque ci fosse dall'altro lato della cornetta che non avevo nessuna intenzione di ascoltarlo. Negli ultimi tempi andavano sviluppandosi svariate compagnie telefoniche e, da quel che avevo sentito dire, chiamavano dei numeri a caso quasi ogni santo giorno per proporre le loro "vantaggiose" offerte e se era uno dei loro centralinisti avrei scagliato molto volentieri il Nokia contro il muro. Tanto non si sarebbe rotto.

<< Adesso ascoltami bene.>> mi rispose una voce di uomo.

<< Prego? Con chi sto parlando?>>

<< Questa notte evita di andare a lavoro. Sei in guai molto grossi.>> minacciò questo. Non ero proprio in vena di stare a sentire le coglionate di uno spiantato che si divertiva a fare scherzi telefonici, così risposi in fretta: << Più che altro sono nei guai se non ci vado. Almeno io ce l'ho un lavoro!>> ed attaccai, prima che l'altro potesse controbattere.

"Ma che problemi ha la gente questi giorni? Pare che ci sia un rincoglionimento di massa." riflettei, ma poi, pensandoci meglio, qualcosa mi balenò per la testa, lasciandomi pietrificato per qualche momento.

"Come... come faceva a sapere che lavoro di notte?"

Andai a sedermi sul divano, ero veramente preoccupato, anche più del solito.

"O è stato un caso, oppure l'assassino, anzi, gli assassini hanno scoperto dove vivo e mi stanno intimando di rimanere in casa, in modo da potermi accoppare in tutta calma!"

Presi un fazzoletto e mi asciugai del sudore che stava lentamente percorrendo la mia fronte.

"Magari stanno cercando di confondermi. Sì, certo! Vogliono tenermi lontano dalla pizzeria! Ma perché dovrebbero, cosa potrebbe esserci lì che non sia già stato trovato in precedenza dalla polizia?"

Mi tornarono alla mente i documenti di Mike Schmidt. C'era la possibilità che ve ne fosse una copia nascosta, da qualche parte e che i colpevoli la stessero disperatamente cercando, dopo aver fallito dagli Smith.

Era deciso: nonostante la minaccia sarei andato ugualmente a lavoro, costi quel che costi. Se avevo ancora qualche possibilità di trovare quei fascicoli dovevo sfruttarla, in un modo o nell'altro.

Aspettai seduto nell'ingresso Emily per un paio d'ore, volevo salutarla in quanto sarebbe forse stata l'ultima volta che l'avrei fatto, ma non tornò. Era probabile che neanche a lei andasse di vedermi, così, seppur a malincuore, uscii dall'appartamento verso le sette e mezza ed andai a farmi un hamburger.

Secondo i miei ideali, la mitica "ultima cena" doveva necessariamente essere a base di hamburger.

<< Oh, ma guarda chi c'è!>> esclamò un ragazzino alle mie spalle.

<< Boundless. Ma che piacere.>>

Jeremy Boundless, il figlio degli inquilini del piano di sotto. Un piccolo, insopportabile bimbominchia fracassone che mi trascinò nella sede centrale della pizzeria, due mesi fa. Gran parte di questa faccenda era dovuta a lui. Mi infastidì anche ricordarmi il suo nome, che portava alla mente l'immagine della vecchia guardia, schiantata sulla scrivania con un coltellaccio infilato nella schiena.

<< Pensavo fossi ancora in prigione, che peccato. Almeno avrai qualcosa da raccontarmi, no? Ti hanno molestato in cella? Un secondino ti ha menato?>>

<< Niente di tutto questo, fortunatamente. Piuttosto, tu che ci fai fuori a quest'ora, dopo quello che è successo?>>

<< Io faccio quello che voglio. Un momento, che intendi dire con "quello che è successo"? Ancora a pensare alla storia della pizzeria? Non era nulla di grave...>>

"E' vero, non ci avevo pensato. Per continuare in tutta la calma le indagini la polizia avrà messo a tacere i media riguardo agli Smith. Meglio così, in fondo."

<< Pfft, come ti pare, ragazzino. Ora smamma, ho tante di quelle cose da fare...>>

<< Capisco. Allora è vero che i siti pornografici si stanno diffondendo in fretta, su Internet.>>

<< Eh? Ma sei scemo? Sparisci, prima che perda la pazienza!>>

<< Va bene, va bene, non ti arrabbiare, giocavo solo un po'! Allora divertiti su PornToday. Ciao ciao!>> e senza darmi il tempo di controbattere corse fuori dal locale.

"Ma come diavolo fa a sapere il nome di quel sito? Il marmocchio non è affatto normale..."

Lasciai il fast food verso le otto e passai il tempo restante in giro per qualche pub, dopodiché presi un fantastico autobus di una nuova linea, di cui sfortunatamente ero all'oscuro, almeno fino a quel giorno, che mi portò subito prima della pizzeria.

"Quindi alla fine c'erano degli altri assassini. Forse sono collusi alcuni dei vecchi camerieri, ho sentito parlare di uno di loro alla televisione, quel certo George. Mi pare sia finito in prigione nel '90 e sia uscito cinque anni dopo per omicidio colposo. Oltre a lui però non conosco nessuno degli altri, e non credo proprio sia facile reperire i loro nomi; il signor Fazbear avrà anche una buona memoria, ma arrivare a ricordarsi i nomi di tutti i dipendenti che ha avuto... Semplicemente improbabile." mi dissi, ragionando sulle varie possibilità. Più ci rimuginavo più mi salivano i nervi: ero praticamente con le spalle al muro: mi stavo forse infilando in una trappola, scavandomi la fossa con le mie stesse mani e non avevo proprio nulla di concreto.

Poi pensai a qualcosa che mi regalò uno di quei simpatici brividi lungo tutta la schiena. Quello che mi aveva detto Jeremy al fast food e che poi avevo confermato da un giornalaio: non erano trapelate informazioni sull'omicidio degli Smith.

Terribile sospetto.

Avrei dovuto fidarmi oppure lasciare spazio al dubbio?

"Essendo in ferie, come faceva Trevenant a sapere della morte dei coniugi? Avendo visto tanti di quegli episodi di Law & Order di una cosa sono certo: i colleghi di lavoro non possono parlare di un'indagine con un poliziotto in ferie o non addetto al caso! No, no. Non è il momento di dubitare del mio unico alleato."

Mi infilai nello spogliatoio, tolsi i vestiti ordinari e mi misi la divisa. Adoravo quella divisa, mi dava quel non so che di professionale, cosa che non ero per niente.

<< Foxy... ci sei? Passami la cravatta.>> chiesi, senza ottenere alcuna risposta.

<< Ho capito. Foxy, per favore, passami la cravatta.>> ed ancora una volta, silenzio.

<< Fa come ti pare! Quando puoi essere di aiuto non ci sei mai!>>

Uscii dalla stanza sbattendomi la porta dietro. Ora che ci facevo caso, qualcuno aveva già disattivato l'interruttore delle luci, cosa che facevo solitamente dopo essere entrato nell'ufficio. Il locale rimaneva aperto fino a mezzanotte meno un quarto, mentre la guardia del turno prima il mio stacca giusto un quarto d'ora prima. Non capivo perché avesse staccato le luci nonostante ci dovessero essere ancora dei clienti in quell'orario. Arrivai alla conclusione che fosse stato il signor Fazbear, famoso per la sua distrazione, così non ci detti peso più di tanto ed andai a sedermi alla mia postazione.

"Che strano, i ragazzi non si vedono in giro. Giusto per sicurezza, credo che tra una ventina di minuti andrò a controllare."

Essendo un procrastinatore professionista fin da bambino, aspettai un'ora e mezza prima di muovermi dalla sedia. Mi stiracchiai un po' e sbadigliando attraversai il corridoio fino in fondo. Svoltai a sinistra ed entrai nella piccola stanza dove di solito si piazzavano i vecchi animatronics.

<< Ci siete? Che vi prende? Non vi siete proprio fatti vedere!>>

Erano stati nuovamente disattivati. Forse per manutenzione? Purtroppo non ne avevo la benché minima idea, ed il problema era che l'avvio manuale non funzionava.

<< Dovrebbero cambiare le batterie a questi rottami. Porca miseria, domani mattina lo farò presente a Fred.>>

Mi colpii la fronte con la mano, mi ero appena ricordato del motivo principale per cui ero andato a lavoro quella notte.

"I documenti! Devo cercare un po' in giro, magari le copie esistono davvero."

Avrei cominciato dalla sala principale. Sembrava difficile che qualcuno avesse potuto nasconderli da quelle parti, in quanto sala più frequentata della pizzeria, ma mai dire mai. Arrivato lì mi guardai intorno, leggermente spaesato. Da dove avrei dovuto cominciare?

<< Buonasera, amico.>> disse una voce alle mie spalle.

<< MA PORCA!>> mi lasciai sfuggire, poi ripresi, tirando fuori la torcia il più minacciosamente possibile e puntandola di qua e di là con un: << Se non ti fai vedere subito ti faccio saltare la testa!>>

<< Sei un guardiano notturno, mica una guardia giurata. Non hai una pistola, lo so bene.>> rispose tranquillo.

<< Okay, te lo concedo. Ma questa torcia non è sicuramente fatta di gommapiuma!>>

<< Tranquillizzati. Non intendo farti del male.>>

Puntai il fascio di luce nel punto da cui proveniva la voce e mi lasciai sfuggire un urlo.

<< La marionetta! Il bestio!>>

<< Non è molto educato da parte tua. Cosa dovrei dire di te, sacco di ciccia?>>

<< Non sono grasso!>>

<< Ma sei fatto di carne. Puppet 2, guardiano 0.>>

<< Mi era stato detto che tutti i "nuovi" animatronics erano stati disattivati.>> dissi con voce tremante, mi stavo sforzando, senza ottenere molti risultati, di mantenere la calma.

<< Io no. In effetti, stando sempre chiuso dentro questo regalo extra large, le attenzioni rivolte a me sono decisamente poche.>> rispose con tono abbattuto.

<< Posso capirti. Come mai oggi sei uscito?>>

<< Oh, così, perché mi andava. Questa notte mi sembra abbastanza movimentata, volevo partecipare e fare party hard.>>

<< Movimentata? Non capisco. Tutti gli altri animatronics sono disattivati, ci sono solo io.>>

<< No, no. Non li hai visti passare? Eppure sei l'uomo delle videocamere.>>

<< Con gli animatronics disattivati non ho bisogno di usare le videocamere. Chi avrei dovuto veder passare?>>

Ormai ero davvero spaventato. Parlava al plurale, si stava riferendo ai due o tre assassini?

<< Quindi non conosci quei tizi che si sono infilati qui dentro? Significa che non c'è nessuna festa...>>

<< Nessuno ha mai parlato di una festa.>>

<< Sempre così. Mai un po' di divertimento. Secondo te come faccio a scuotere le mie anche arrugginite senza un po' di sano rave? Beh, perfetto. Me ne torno nella mia scatola. Buona notte a tutti.>>

<< Aspetta! Almeno li hai visti in faccia?>>

<< Fottiti.>> esclamò, richiudendosi il coperchio sulla testa.

Dovevo tornare nel modo più cauto possibile nell'ufficio. Se erano davvero gli assassini e non un paio di temerari qualunque dovevo subito prendere il tablet con l'applicazione delle videocamere e riattivare le luci, compreso il pannello d'emergenza.

Ora che i portelloni erano chiusi, ero segregato dentro alla pizzeria fino alle sei del mattino, a meno che non fossi riuscito a riattivare quel fantomatico pannello. La fuga ormai era diventata l'unica opzione utile.

<< Ciao, Kyle.>>

Mi paralizzai. La sedia girevole dietro la scrivania era girata, ma potevo vedere tranquillamente che sedutoci sopra c'era un uomo. La sua voce era modificata tramite un sintetizzatore, per questo non lo riconobbi, almeno al momento.

Si girò. Indossava un lungo cappotto di pelle ed una maschera teatrale che copriva parte del volto. Gli occhi azzurri ed i capelli biondi però lo tradivano.

<< La Maschera, o forse dovrei dire Bernard Trevenant.>>

<< L'hai capito, eh? Beh, in effetti la maschera la utilizzo con chi non mi conosce. Con te è abbastanza inutile.>> e sospirò. Si alzò dalla sedia e se la sfilò dal volto.

<< E' per questo che conoscevi nei dettagli gli avvenimenti riguardo gli Smith? Era perché sei stato tu?>>

<< Esatto! E non solo io. Ho trovato un alleato prezioso, che è qui con me.>>

Mi venne istintivamente di girarmi e scappare, poi mi ricordai che ero barricato dentro.

<< Di chi stai parlando? Forse di George? Oppure di Howard?>>

<< George? Howard? Non prendermi per il culo. Quelli là sono solo degli imbecilli. No, ti è molto più vicino di quanto tu creda, quello che tu chiami "il Viola".>>

Il sangue mi si gelò nelle vene.

<< Non vorrai dire... che il signor Fazbear è il tuo complice?>>

Bernard scoppiò in una folle risata, sembrava molto divertito. Si portò una mano alla faccia e strofinò gli occhi.

<< Assolutamente no! Certo che sei proprio un idiota, un completo ingenuo!>>

<< Sei stato tu a chiamarmi, qualche ora fa? Volevi attirarmi in trappola qui?>>

<< Come? Chiamarti? Non ho fatto nulla del genere. Però hai ragione, avrei potuto farlo. Comunque sei caduto ugualmente nelle nostre mani, meglio così.>>

<< State cercando i documenti, non è così?>>

<< Sì. Quando abbiamo ammazzato Schmidt non siamo riusciti a trovarli, li aveva già portati a Fritz. Quei due stronzi sapevano tutto, non potevo lasciarli in vita, mentre Annabelle, ecco... la potrei definire un incidente di percorso. Non pensavo fosse in casa. In fondo però un morto vale l'altro.>>

<< E' troppo tardi, Trevenant. Costituisciti! La moglie del signor Smith prima di morire mi ha dato quei fascicoli, sono nelle mie mani. Nel caso non torni dal lavoro ho detto a Emily di portarli alla polizia. Siete fottuti.>>

Barry scoppiò nuovamente a ridere, poi disse: << Scusami, scusami, è che è troppo divertente! Stai facendo un passo falso dopo l'altro, bluffi malissimo!>>

<< Non sto bluffando!>> tentai, cercando di mantenermi serio.

<< E invece sì! Scommetto proprio che non ce li hai quei fascicoli, e certamente non li hai affidati a nessuno, specialmente a tua sorella!>>

<< Come fai a dirlo? Mi stavi seguendo? Oppure stai bluffando anche tu?>> domandai, quasi gridando. Non so se fosse per la paura o per i nervi che mi stava facendo salire quel tizio, ma ormai l'adrenalina era a mille, e ancora un attimo e gli sarei saltato addosso.

<< Come faccio a dirlo? Semplice. TUA SORELLA E' QUI.>>

Rimasi immobile per qualche secondo, sentite quelle parole. Tantissimi pensieri si affollarono tutti insieme nella mia mente, impedendomi di parlare. Poi presi a balbettare, con lo sguardo perso.

<< Cos... cosa hai fatto a mia sorella.>>

<< Io niente.>>

<< Dove si trova? Fammela vedere!>>

<< Oh, sta arrivando, un attimo di pazienza, prego.>>

Notai che i suoi occhi puntavano verso il fondo del corridoio, così anch'io mi voltai a guardare. Una figura avanzava in mia direzione, riuscii a scorgere che in mano aveva una pistola.

"Ottimo, sono nella merda." pensai, senza distogliere lo sguardo dalla Glock.

<< Mi hai chiamato, Barry?>> disse Emily. Portava una felpa viola, aveva il cappuccio calcato sulla testa. Della sua solita aria scocciata non ve n'era più neanche l'ombra: un lungo ghigno le si era dipinto sul volto, gli occhi erano ridotti quasi a due fessure e, nonostante l'aspetto inquietantemente tranquillo, questi tradivano la furia omicida. La mano con la pistola sembrava stesse fremendo, quasi a dire: "Adesso sparo, adesso sparo!".

<< Sì, l'ho fatto. Sembra che tuo fratello voglia delle risposte.>>

<< Va bene, capisco.>>

<< Cosa cazzo stai facendo, Emily!>>

<< Avanti!>> rise quella << Non mi dire che non lo hai ancora capito... Non ti facevo così stupido. Sono qui per farti secco.>>

<< Ma... perché? Siamo fratelli, che ti passa per la testa? Perché dovresti farlo? Sono anni che ti sostengo, da quando mamma si è ammalata!>>

<< E' questo il punto, Kyle, la mamma. Alla fine dei funerali ci sarà l'apertura del testamento, e non ho intenzione di condividere nulla con te.>>

<< Stai scherzando, vero? Proprio come noi la mamma non aveva neanche un soldo!>>

<< Ti sbagli. Ti sbagli di grosso. Quando suo fratello morì, non avendo né moglie né figli, lasciò a lei una somma esorbitante. Lei decise di tenercelo nascosto, in quanto voleva scoprire chi fosse il figlio più meritevole di ereditare tutti quei soldi. Insomma, per sapere chi non li avrebbe spesi come voleva, e li avrebbe investiti in qualcosa di costruttivo.>>

<< E come avresti fatto a scoprirlo?>>

<< Ingaggiai qualcuno di parecchio disponibile. E' per questo che ho stretto un sodalizio con Trevenant. Io avrei risolto i suoi problemi, lui i miei. A volte una persona non basta, peccato che tu non l'abbia mai capito!>>

<< Quindi stai facendo tutto questo perché sapevi che la mamma avrebbe scelto me? Come cazzo hai potuto? Lo sai che li avrei condivisi con te!>>

<< APPUNTO! TE L'HO DETTO, NON INTENDO CONDIVIDERE PROPRIO NULLA!>> urlò, poi respirò profondamente, per riottenere la sua precedente calma glaciale.

<< Non c'era niente di meglio che sistemarti qui, in questa pizzeria. Con la morte di Schmidt e di Smith, tu saresti sembrato un'altra delle vittime del misterioso assassino del Freddy Fazbear's Pizza, che ha misteriosamente ripreso le attività dopo l'87, non il fratello morto di una ricca ereditiera. Perfetto, non trovi?>>

<< Tu sei completamente matta.>> le ringhiai.

<< Forse che sì, forse che no. Dì le tue ultime preghiere, fratellino. Sto per farti partire le cervella!>>

<< Oh, Emily. Tu lo sai che sono ateo.>> dissi, dopodiché, con un calcio ben assestato, le feci partire la pistola dalle mani, che cadde qualche metro più in là. Poi le tirai un pugno sulla mascella, facendola crollare a terra.

Erano anni che volevo dire una frase ad effetto in una situazione del genere, un po' come Spiderman e le sue immancabili battute.

Quella era la migliore occasione per scappare e nascondermi, già sentivo che Barry stava correndo oltre la scrivania. Imboccai subito il corridoio, svoltai a destra e mi ficcai nella sala principale. Guardai un po' in giro, cercando un buon nascondiglio. Mi avvicinai alla scatola di Puppet e cercai inutilmente di scoperchiarla.

<< Non puoi fuggire! Manca ancora molto alle sei, fino ad allora siamo soltanto noi tre. Dai, esci fuori e semplificaci le cose!>>

Apparve sulla soglia. Era distante da me solo di pochi centimetri. Ideai al volo un piano geniale, così cercai di guadagnare tempo.

<< Hai ragione, non posso fuggire, ma neanche tu. E' vero, non ho più i fascicoli, ma ce li ha qualcun altro. Li ho persi per strada, mentre fuggivo dalla villetta degli Smith, ed un uomo li ha raccolti.>>

<< Stai bluffando, ancora una volta.>> mi disse, mentre indietreggiavo leggermente. Mi avvicinai il necessario al tavolo dietro di me, così presi un piatto e glielo scagliai contro, poi scattai verso sinistra ed entrai nella stanza di Mangle, la volpe/ragno rosa.

"Avranno anche disattivato quelli vecchi, ma di sicuro non hanno pensato a quelli che erano già spenti! Basterà solo cliccare sull'interruttore!"

Mi gettai dietro a quella carcassa rugginosa e schiacciai il bottone che aveva sul collo. Mangle in un attimo si sollevò sulle zampe, scricchiolando e quando vide Barry precipitarsi dentro la stanza lo aggredì, senza dargli il tempo di dire "a".

Tornai a fuggire, questa volta dai mia sorella, sperando che l'ispettore ne avrebbe avuti di problemi prima di poter tornare all'assalto. Lei era molto più pericolosa, essendo armata di pistola.

<< Da questa parte!>> sentii dire da Bonnie.

<< Bonnie? Ti sei riattivato?>> domandai, dirigendomi verso il bagno dei maschi.

<< Non sono Bonnie, mi chiamo Howard Phillips.>>

Eh, già. Howard Phillips in persona era davanti a me, con un tubo di metallo parzialmente arrugginito dal quale sbucava un bel chiodo, pronto ad uccidermi. Quindi era lui il terzo assassino? Il Traditore?

<< Datti una calmata, sono qui per aiutarti. Ho fatto io quella telefonata per avvertirti del pericolo, poi sono venuto qui a nascondermi aspettando quei due.>>

<< Cos... No, aspetta un attimo. Prima di tutto, perché hai la stessa voce di Bonnie?>>

<< Uff, sempre con questa storia. Sono stato io a donargli la voce mentre il signor Fazbear lavorava alle ultime rifiniture. Una sorta di doppiaggio, se così si può definire. Ma ora passiamo alle cose importanti: dobbiamo metterli fuori combattimento.>>

<< Anche se riuscissimo a fuggire potremmo al massimo denunciarli per aggressione. Non abbiamo prove a loro carico per gli omicidi. Le uniche esistenti erano solo contro Trevenant e le ho perse.>>

<< Non ti preoccupare. Perché credi che sia qui? Quell'uomo che hai urtato per strada ero io, le prove ce le ho nella borsa.>> disse, battendo un paio di volte la mano su uno zainetto che aveva accanto a lui.

<< Davvero?>>

<< Davvero.>>

<< Che fantastica botta di culo!>>

Non riuscii a trattenere la curiosità, così gli chiesi: << Cosa contengono?>>

<< Semplice.>> rispose questo << Tutta la verità sull'87. Prove, alibi che sfumano, esami e l'identità del terzo assassino.>>

<< Sputa il rospo, prima che ci trovino.>>

<< Il terzo assassino altri non è che Jeremy Fitzgerald.>>

Non potei che rimanere basito a quest'affermazione. Come poteva la sesta vittima, colui che aveva indagato con così tanto impegno sugli omicidi, essere l'assassino?

<< Fu lui ad uccidere i cinque bambini, oltre a me era l'unico con un alibi alquanto instabile per quel giorno.>>

<< Queste sono le supposizioni di Schmidt?>>

<< Ti posso assicurare che ci aveva preso in pieno, lasciami continuare. Allora, questo qui è un test di paternità.>>

<< Eh?>>

<< Schmidt riuscì ad ottenere dei campioni di DNA dei cinque bambini, non so bene come. Credo che li chiese alle famiglie di questi, ma ora non ha importanza. Giravano voci su un figlio illegittimo di Trevenant, e con questo Mike dimostrò che c'era un rapporto di parentela tra Wallace Denverson e Bernard.>>

<< Come mai sospettava proprio di Barry?>>

<< La sera della morte di Jeremy ci trovavamo insieme a mangiare fuori, noi ed alcuni camerieri. Lui disse di dover fare una telefonata importante ed uscì per un bel po' di tempo. All'epoca non ci demmo peso e non ne parlammo con la polizia. Col tempo, evidentemente, tutto questo tornò in mente a Schmidt, che decise di riprendere le indagini.>>

<< Quindi uccise Jeremy per vendetta?>>

<< Esatto, qualcosa del genere. I test del DNA sono piuttosto recenti e soprattutto sono difficili da fare, o al massimo è difficile trovare una strada per farli, per questo Barry è tornato in azione solo adesso.>>

<< Ha tolto di mezzo Schmidt e Smith insieme a mia sorella per coprire le sue tracce ed infine avrebbe ucciso me, sia per concludere il patto con Emily sia per liberarsi di un altro che avrebbe potuto conoscere la verità.>>

<< Proprio così. Adesso noi usciremo e faremo scoprire a tutti ciò che è davvero successo.>>

<< Va bene. Hai un piano per eluderli?>>

<< Uh... No. A dire il vero pensavo di colpirli entrambi con la sbarra.>>

<< Bel piano di merda, mia sorella ha una pistola.>>

<< Questo non è un bene.>>

<< Gli animatronics potrebbero aiutarci, ma sono stati disattivati e l'accensione manuale non funziona!>>

<< Neanche questo è un bene.>>

<< Devi commentare tutto quello che dico?>>

<< La smetto.>>

Seguirono interminabili secondi di silenzio. Né io né lui sapevamo come cavarcela da quella situazione: erano le quattro del mattino e nessuno aveva un piano.

<< Dove sei, fratellino? Avanti, vieni fuori!>> disse ad alta voce Emily. Quel tono la rendeva più inquietante che mai.

<< Okay, non abbiamo molte speranze, o la va o la spacca.>> bisbigliai.

<< Che intendi dire?>>

<< Attuiamo il tuo piano. Adesso zompiamo fuori e la aggrediamo.>>

<< E' folle, lo ammetto, ma non abbiamo altre possibilità.>>

<< Lo so bene.>> risposi, alzandomi e dirigendomi verso la porta.

La vidi, mi dava, per mia grandissima fortuna, le spalle. Si stava guardando intorno, senza però girarsi. Questo mi dava un buon vantaggio, così feci qualche metro in punta di piedi e quando mi trovai poco distante da lei, scattai in avanti e le saltai addosso, afferrandola poco sopra la vita e sbattendola di peso a terra. La pistola scivolò qualche metro più in là, rotolando la presi e la puntai contro Emily.

<< Stai zitta, o premo il grilletto.>> dissi con voce malferma. Anche se aveva tentato di incastrarmi e di uccidermi, proprio non riuscivo a pensare di poterle fare del male. Evidentemente capì il mio stato d'animo, così sfoderò ancora una volta gli occhi languidi.

"Dove cavolo è finito Howard?"

<< Kyle, ti prego.>>

<< Cosa vuoi, adesso?>>

<< Non ti pare ovvio? Lasciami andare, siamo fratelli!>>

<< Ricordi? Giusto pochi minuti fa ho detto la stessa cosa e, a meno che il tuo cervello non sia completamente andato in fumo, la risposta dovresti conoscerla.>>

<< No, no! Tu non capisci! Quell'uomo mi controllava, mi avrebbe uccisa se non avessi ubbidito ai suoi ordini!>>

<< Tra lui e te, Bernard mi sembra l'assassino meno efferato! Almeno Trevenant ha agito per vendetta, tu sei una vera e propria psicopatica manipolatrice!>>

<< Quindi è così, eh? Che ne sai di Trevenant?>>

<< Me l'ha detto Phillips. Mi ha spiegato tutto sull'87.>>

<< TI SBAGLI!>> urlò Emily, con le lacrime agli occhi.

<< Cosa stai dicendo! Provi a giustificarti dopo tutto quello che hai fatto?>>

<< TI SBAGLI, TI SBAGLI, TI SBAGLI!>>

<< Smettila di urlare! Guarda che lo faccio davvero!>> risposi, alzando un po' di più la pistola e mirando verso la testa.

Le lacrime presero a rigarle il volto e cominciò a singhiozzare.

<< Come hai potuto cascarci... Anche Howard Phillips è dalla sua parte!>>

<< Non è vero.>>

<< Invece sì! Ti ha attirato in una trappola perfetta, e tu ci sei cascato come un idiota! Non puoi neanche chiamare la polizia, perché ha isolato tutti i telefoni cellulari di questa zona e ha tagliato i cavi a quello di servizio!>>

Mi sentii un vero idiota. Non mi era proprio passato per la testa di chiamare il 911.

<< Howard mi sta aiutando.>>

<< No! Alla fine ci ucciderà entrambi e aiuterà Bernard a provare che eravamo noi gli assassini di Schmidt e Smith!>>

<< Quindi...>>

<< Lasciami andare... ti imploro...>>

Seguì un attimo di silenzio. Abbassai leggermente la pistola, anch'io stavo per scoppiare in lacrime, ma riuscii a controllarmi, a fare mente locale.

<< Be...>> balbettai.

<< Cosa?>>

<< Bella prova, Emily...>>

<< Kyle...>>

<< Ci hai provato, ma non sono ingenuo come credi. L'avevo detto io. Psicopatica e manipolatrice.>>

Un altro momento di silenzio. Emily si passò il braccio davanti agli occhi per asciugarsi le lacrime. Quando questo tornò al suo posto decisi, a malincuore, di guardarla negli occhi. Il volto era tornato come prima: gelido, calmo ed inespressivo.

<< Hai ragione, ci ho provato. Fa niente, ho altri mezzi per liberarmi.>>

<< Cioè?>>

<< Così.>>

In un attimo la trovai su di me. Si era mossa così velocemente che non ero neanche riuscito a respingerla o vederla. Mi colpiva ripetutamente sulla faccia, cercando di stordirmi, mentre con l'altra mano cercava di togliermi la pistola.

<< Mollala! Mollala, razza di stronzo! Quando avrò finito con questa faccenda avrò tutto il tempo di strapparti la carne della faccia!>>

La spinsi da un lato e la colpii tempestivamente col calcio della pistola alla tempia. Stramazzò al suolo, mentre un rivoletto di sangue si riversava dalla ferita: era decisamente svenuta.

<< Kyle! Kyle, stai bene?>>

<< Cazzarola, Howard! Dov'eri finito? Questa bastarda stava quasi per uccidermi!>>

<< Non è colpa mia se non ascolti mai. Prima che tu uscissi dalla stanza ti avevo chiesto di aspettare! Sono andato a prendere una corda per legarla. Comunque vedo che te la sei cavata lo stesso.>>

<< Sì, in effetti. Però credo mi abbia spaccato uno zigomo.>>

<< Effetti collaterali. Dammi una mano a legarla, poi andiamo a cercare Trevenant.>>

La legammo come un salame ad un termosifone lì vicino, almeno così avevamo la sicurezza che non si sarebbe liberata tanto facilmente. Tornammo nella sala principale, dove avevo lasciato Barry a farsi sbranare da Mangle; lo cercammo ovunque: sotto i tavoli, dietro le macchine da gioco, dentro la giostra. Niente da fare, nessuna traccia né di lui né della volpe rosa. L'unica cosa che risaltava era una bella pozzetta di sangue.

<< Dove cazzo si è infilato!>> esclamò frustrato Howard.

<< Credi che Mangle se lo sia mangiato?>>

<< No, direi di no. Lo stronzo ha la pellaccia dura.>>

<< D'accordo, torniamo nell'ufficio. Lì potremo usare le videocamere per trovarlo.>>

<< Quanto tempo ci rimane ancora?>>

<< Circa mezz'ora. Dobbiamo muoverci.>>

Corremmo all'ufficio e vi entrammo, cautamente. Ovviamente, dopo tutto quello che era successo, ad ogni angolo ci poteva essere un agguato. La stanza sembrava tranquilla, così mi decisi ad avvicinarmi alla scrivania. Successe tutto in un attimo.

Era come se vedessi tutto a rallentatore. In quel periodo mi era capitato spesso di rischiare la vita, ma quella era la prima volta che mi vedevo scorrere la vita davanti agli occhi.

Barry sbucò improvvisamente da dietro la scrivania. Tra le mani reggeva un MP5, un fucile d’assalto da trenta colpi. Facemmo giusto in tempo a buttarci a terra, prima che una raffica di proiettili distruggesse la stanza.

<< Allora?>> urlò, con sguardo folle. << Credevate davvero che fossi venuto impreparato? Cominciate a correre, anzi, meglio, rimanete fermi. Sarà più facile colpirvi.>>

<< Scappa, Kyle! Lo tengo impegnato io!>> esclamò Howard, poco prima di sollevare una sedia e tirarla contro l’assassino. Gli tirai la pistola che avevo tolto a Emily, almeno avrebbe potuto proteggersi meglio.

Non sentivo altro che spari e il mio respiro affannato. Ero riuscito a nascondermi vicino all’ingresso, aspettando con fervore le sei. Non mi importava più delle prove, solo della mia pelle.

<< Trovato.>> sussurrò Barry, proprio dietro di me. Urlai con tutta la voce che avevo nel corpo.

<< Credevi seriamente che Howard sarebbe riuscito a fermarmi? Non scherziamo. Gli ho piantato un bel proiettile in testa e il gioco è finito immediatamente. Alzati, Rogers, adesso è il tuo turno.>>

<< Sei un figlio di puttana! Se non c’è riuscito Philips sarò io ad ucciderti!>>

<< Continua a sperare. Che peccato, mancano cinque minuti alle sei. Se Howard si fosse destreggiato poco di più te la saresti cavata.>>

<< Dimmi perché, Bernard. Perché hai fatto tutto questo?>>

Sospirò e abbassò l’arma. Ero riuscito nel mio intento: farlo parlare. Se riuscivo a prendere abbastanza tempo i portoni si sarebbero aperti. Quelli furono i cinque minuti più lunghi della mia vita.

<< Credo che Philips ti abbia raccontato di mio figlio, dico bene? Vedi, da quando mi sono vendicato sono riuscito a ricostruirmi una vita. Un lavoro, una macchina, una bella casa… e tutto sarebbe andato perduto per l’insulsa curiosità di Schmidt. Ho conosciuto tua sorella quando mi ha ingaggiato per un lavoretto ed il fatto che tu sia venuto a lavorare proprio in questa azienda è stato un colpo di fortuna inaspettato. Ci siamo messi d’accordo: io avrei fatto sparire le prove riguardanti la mia colpevolezza passata e lei avrebbe ottenuto la sua cospicua eredità. Un piano geniale ed impeccabile, non trovi?>>

“Ancora poco, pochissimo… mancano un paio di minuti…” pensai, agitato.

<< E… cos’è che andato storto?>> domandai, speranzoso.

<< Cos’è andato storto? COS… ME LO CHIEDI ANCHE? Anche tu, stronzo curioso, hai ficcato troppo il naso. Potevi startene fermo e zitto, aspettando che venisse il tuo turno… e invece no! Lurido...>> si fermò di colpo, poi sorrise minacciosamente.

<< Ho capito il tuo gioco, Kyle. So cosa stai cercando di fare. Vuoi farmi parlare, così il portone si apre e tu fuggi. Scordatelo, è troppo tardi per te, ora. Addio, amico, è stato divertente.>>

Alzò il mitra, puntando alla testa. Chiusi gli occhi. Perché doveva finire così? Aveva davvero vinto lui?

<< Vaffanculo, Trevenant!>> gridò Howard, dall’altra parte della stanza. Sollevò la pistola e cominciò a sparare all’impazzata in direzione del criminale.

<< Indovina un po’, la tua complice aveva dei caricatori, con sé!>>

<< Philips!>> rispose Barry, mentre si riparava dalla pioggia di proiettili dietro un tavolo << Ero sicuro di averti fatto secco!>>

<< Per avermi colpito, mi hai colpito, certo. Un buon detective però dovrebbe avere anche un senso dell’osservazione molto elevato, cosa che a te manca!>>

<< Che intendi dire?>> controbatté quello. Per il nervosismo il caricatore dell’MP5 gli cadde a terra.

<< Mi hai preso allo stomaco e mentre cadevo ho sparso del sangue sulla testa, poi mi sono finto morto. A quanto pare tu andavi troppo di fretta per controllare se lo ero davvero.>> fece Howard, con un tono di scherno.

<< Maledizione, come ho potuto non accorgermene!>>

<< Se spari a raffica è ovvio che un po’ di confusione si crea.>> disse, sorridendo.

Trevenant tentò un ultimo assalto, con gli ultimi venti colpi che gli rimanevano. Non aveva molte speranze, ormai. Sgusciò fuori dal suo nascondiglio, non prese neanche la mira e premette il grilletto. Una tempesta di fuoco devastò l’ingresso del Freddy Fazbear’s Pizza.

Quando tutto si calmò rimasi a guardare, attonito. Bernard era lì, fermo e speranzoso. Appena la nuvola di polvere si diradò vidi Philips, illeso, esattamente nello stesso punto in cui era prima. Sparò un colpo alla gamba dell’assassino, facendolo cadere di peso sul pavimento.

<< MERDA! CHE CAZZO DI MALE!>> gemette, rotolandosi prima da un lato, poi da un altro.

<< Idiota, sei sempre stato negato con la mira.>> fece, solennemente.

<< Come te con i nodi.>>

<< Eh?>>

La sbarra di ferro che l’uomo aveva dimenticato in bagno lo colpì alla testa, lasciandolo privo di sensi.

<< Porca miseria, che sfacelo. Ma devo sempre pensare a tutto io?>> esclamò con un finto torno affranto Emily. << Eccoti qui, Kyle! Proprio te volevo vedere! Sai cosa ti aspetta, adesso?>>

Tremavo troppo per poter muovermi o parlare. Ancora una volta mi trovavo con l’acqua alla gola, e ora che Howard era fuori combattimento non avevo più nessun asso nella manica.

<< Facciamola finita in fretta, devo andare a fare una lista delle cose che comprerò con i soldi dell’eredità. Salutami mamma!>> disse lei, con un sorriso radioso.

Successe in un attimo. Sembrava quasi che la punizione divina si stesse infrangendo su lei, ma la realtà era molto più semplice. Scattarono le sei, i portoni si spalancarono, inondando la sala di luce ed accecando mia sorella.

<< Ah! Cosa cazzo succed…>>

<< GETTA L’ARMA, IMMEDIATAMENTE! SIETE CIRCONDATI, ARRENDETEVI!>> urlò qualcuno, tramite megafono.

Non ero mai stato così contento di vedere la polizia in tutta la mia vita.

Sono passati due anni da allora. Trevenant ed Emily si accusarono a vicenda, ottenendo un solo risultato: furono incarcerati in un penitenziario di massima sicurezza, poco fuori città. Per Barry trent’anni, per mia sorella l’ergastolo.

Gli animatronics sono stati riavviati e resi funzionali al 100%, come del resto si meritavano. Sono diventati la principale attrazione di Los Angeles e bambini da tutte le parti del mondo raggiungono la città degli angeli solo per vederli. Cosa che tutt’ora non capisco.

Howard Philips è ora vice direttore della Freddy Fazbear’s Pizza Incorporated, ancora gestita dal buon vecchio signor Fazbear.

Ed io?

Be’, come si dice, la vita continua.

Ma, vi starete chiedendo, come mai mi è venuto in mente solo adesso di scrivere riguardo le mie peripezie?

Per quanto abbia tentato di sfuggire dal mio passato, questo ogni volta tornava a tormentarmi ed oggi mi è giunta una lettera molto particolare.

Già, quest’oggi il passato è tornato per me e stavolta mi porterà via, forse nella tomba.

IL CARCERE NON FACEVA PER ME, HO DECISO DI ANDARMENE. INTENDO FARTI VISITA, UNO DI QUESTI GIORNI. ASPETTAMI.

LA TUA AMATA SORELLA,

EMILY

 

ANGOLO DELLAUTORE

Quarta parte confermata. Evviva!

Ho intenzione di farvi attendere di nuovo per più di un anno?

Anche questo confermato. Evviva!

Non vedevo l’ora di concludere questa saga, ma appena messa la parola “fine” mi sono sentito assalire dalla nostalgia e mi sono detto… perché no?

Nightmare Animatronics, una magione abbandonata e una sorella psicopatica, cosa c’è di meglio nella vita?

Grazie di cuore a tutti quelli che hanno seguito la serie e mi hanno incoraggiato a continuarla, vi voglio bene ragazzi.

- Don

 

 

 

 

 

 

   
 
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