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Autore: Monyca Desgranges    17/06/2016    1 recensioni
L’altro annuì mordendosi un labbro con lo sguardo ancora triste.
E la testa ricciolina si avvicinò a quella perfettamente pettinata di Chris, protese le labbra verso quelle candide guance e gli diede un bacio.
Poi, senza voltarsi, uscì dalla porta.
E Chris pianse.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Chris Colfer, Darren Criss
Note: AU, Nonsense, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Decise di non dormire, anche perché il suo treno sarebbe partito poco dopo l'ora di pranzo e non si ricordava se Chris lo sapesse oppure no, se glielo aveva accennato oppure era troppo perso nei fiumi dell’alcool che aveva ingerito e se n’era dimenticato.
Ormai era troppo tardi per farlo, ma rimase nel letto accanto a lui a godersi quel piacevole calore che emanava quel piccolo corpo di fianco mentre, riprendendo coscienza, ripercorreva i resti della nottata appena trascorsa.


Più o meno verso le 21 era cominciato tutto: un piccolo parco tranquillo e indiscreto, non troppo lontano dalla città dove poter festeggiare lontano da occhi importuni e aveva offerto della sangria preparata da lui a tutti i presenti, ed era semplicemente deliziosa, aveva pensato Darren mentre nella sua testa fantasticava un Chris molte ore prima con un grembiule da cucina, intento a prepararla mettendoci tutta la sua buona volontà… e forse anche un pizzico d’amore.

Mentre la distribuiva in un bicchiere ciascuno, notò che il suo sorriso si allargava mentre gli occhi gli si facevano più languidi e gli si sciolse il cuore.


Aveva portato delle piccole casse usb che si collegavano al cellulare e sparavano musica a watt decisamente più elevati e, messa qualche canzone di dubbio gusto, cominciarono tutti a ballare scoordinati;  Darren fu il primo a lanciarsi in quel ballo sfrenato e pian piano tirava tutti quanti a fare la stessa cosa e a divertirsi, mentre Chris rideva.
Oh sì, doveva essere decisamente fuori di testa per avere tanta vitalità in corpo, però riuscì a vincere sul suo orgoglio e gli prese le mani trascinando anche lui a ballare.


Ore dopo calò un momento tranquillo e tutti erano seduti in cerchio a chiacchierare e bere qualcosa.
C’era una cavolo di canzone che risuonava nella testa riccioluta del bruno, da cui non riusciva a distogliere l’attenzione . Era tutto così dannatamente perfetto che, oh se gliela ricordava, era praticamente adatta a quell’occasione. Per un attimo pensò di imbracciare la chitarra e strimpellare ad mentula canis quegli accordi e canticchiarne le parole, ma c’era troppa gente e forse era troppo intima o sarebbe risultata tale agli occhi dei più e quindi, mentre il giovane si versava altra birra nel bicchierino di plastica, sorrise e si disse che ci sarebbe stata un’occasione migliore per farlo.
E rimandò.


Tutti gli altri, man mano che diventavano decisamente ebbri, cominciarono a lasciare la festa verso le 3.00 e l’ultima fu una ragazza alle 3,30 che baciò entrambe le guance rosee di Chris e gli augurò ancora buon compleanno; i due rimasero soli.
Forse stettero un’ora sdraiati a fissare le stelle, vicini, l’uno accanto all’altro.


-E Will?- chiese Darren poggiando le labbra sulla lattina fredda.

-Ci vedremo domani. Sai, ha il giorno libero e mi porterà a cena fuori, per farsi perdonare- disse sorridendo.

Il cuore di Darren si bloccò per qualche secondo perché quel nome gli stonava non poco, ma decise di non darlo a vedere e gli rimandò un sorriso.

-Beh, fico. Insomma, stamattina colazione a letto con un biglietto di scuse e promesse, dodici rose tra cui una finta e “Smetterò di amarti quando tutte queste rose appassiranno” e poi domani ti porterà a cena fuori- ripeté per essere sicuro di aver capito bene e Chris annuì dolcemente.
Poteva vedere il suo sguardo perdersi nell’oscurità di quel cielo maggese mentre già s’immaginava in un ristorantino lussuoso a mangiare piatti d’alta cucina assieme al suo partner.

-E’ davvero… fico.-

Il realtà l’aggettivo giusto era “vomitevole”.

-Sì… sì. E tu, con Mia? Cosa le hai raccontato per venire qui, oggi?-

-Beh, le ho detto la verità: venivo qui a festeggiare il compleanno del mio migliore amico- fece Darren scrollando le spalle mentre si portò nuovamente la lattina alla bocca.
L’altro annuì sommessamente, cosciente del fatto che intuendo il temperamento della sua ragazza molto probabilmente era a spassarsela in qualche club di dubbio gusto con qualche persona di dubbio gusto, ma decise di non farglielo pesare sorridendogli e poggiandogli un braccio sulla spalla.

-Sai, sono felice che tu sia qui.-

Uh.

-Chris, sai che non avrei potuto perdermelo per nulla al mondo, ma questo braccino addosso…  io sono etero, lo sai, e sono anche fidanzato…- cominciò prima che le parole gli si bloccarono in gola.

Deglutì a vuoto e sgranò gli occhi sulla lattina e si chiese quanto alcool avesse in corpo in quel momento.

-Ma, sai,  quando sono con te mi sento nuovo, rinato. Capisci? E’ come se tutto avesse un senso per me e… non lo so, senti… io…-

Sospirò.

Chris lo capiva che quello non era il suo vecchio amico Darren a parlare ma la quantità di schifezze che aveva ingerito e continuava a fare mentre lo guardava posarsi una mano sulla faccia.
D’un tratto gli occhi del bruno si ingrandirono ancora di più e si portò una mano alla bocca; si alzò di scatto  correndo il più lontano possibile per non inzaccherare di succhi gastrici le favolose coperte che avevano portato perché tutto fosse più bello e colorato per il compleanno di Chris e, raggiunto un alberello lì vicino, si accasciò cominciando a tossire in preda a conati assurdi ma, con sua grande sorpresa, non gli uscì niente dalla bocca.
Che cazzo gli stava prendendo? Era “abituato” a situazioni simili delle grosse feste a cui parte nei weekend ed ora… se ne stava accovacciato ripiegato sulle ginocchia mentre pensava alle parole che aveva detto poco prima a Chris e non capì più niente.

(Solo molte ore dopo si rese conto che quelle reazioni del suo fisico erano solo un modo “carino” per ricordargli che, per una volta, il suo corpo sapeva che quel cuore all’impazzata non era per l’adrenalina del momento mentre si stava sentendo male, no, era solo… quello che avrebbe voluto dirgli.)

-Ehi. Tutto bene?-

Chris nel frattempo lo aveva raggiunto preoccupato, intento a mettergli una mano sulla fronte quando Darren gliela bloccò di scatto.
E lo guardò.
Cadde rovinosamente all’indietro trascinando di forza l’amico a sé e quando lo ebbe di fronte, cercando in tutti i modi di resistere a quegli occhi cerulei che lo guardavano con compassione, lo supplicò di non parlare con nessuno di quanto gli avesse detto poco prima.

Era un segreto tra loro due, pensò.

Chris sbuffò confuso.

-Sai, per come ti sei presentato questa sera sembri più gay di me.-

Forse non era stata una buona idea mettersi quei pantaloni rossi alti alla caviglia, in tinta con camicia e giacca. E quelle scarpe così eleganti nere tirate a lucido, come i suoi capelli.

-Vieni, dai- e gli tese la mano sulla quale indugiò per qualche minuto. Poi la prese e Darren sentì che non erano più così piccole come quando si erano conosciuti per la prima volta, non più così pallide e indifese, tanto che la presa quasi lo strattonò per farlo alzare.

Tornarono ai lenzuoli e Chris gli consigliò di stare seduto di modo da non avere problemi con l’alcool e stettero a parlare per un bel po’ di cose più varie e disparate.
Poi decisero di fare una camminata per smaltire al meglio, ma Chris fu costretto a tenerlo per il fianco perché barcollava in modo spaventoso e credeva che sarebbe potuto cadere per quanto era frastornato.
Gli aveva detto che tutto ciò intorno a lui girava mostruosamente e faceva difficoltà a rendersi conto di ciò che gli era vicino.
Tranne per il braccio di Chris attorno ai suoi fianchi: quello lo sentiva fin troppo saldo.

Non sapeva, poi, come si era ritrovato sull’amico a baciarlo furiosamente, e non sapeva nemmeno perché poco dopo avevano discusso in merito a ciò che era successo.
Però Chris aveva sempre le idee migliori per riportare la quiete tra di loro.
E quindi “corri corri a perdifiato perché dobbiamo arrivare sulla collinetta del parco e guardare verso ovest perché da lì l’alba si vede meglio ed è spettacolare  e bellissima e.
La sua luce irradierà tutto il parco facendosi spazio timidamente in cielo e scaccerà via il malumore.”

Darren gli prese la mano e gliela strinse forte mentre una linea gialla era spuntata dall’orizzonte e il cielo si schiariva poco a poco diventando azzurrino, sentendo Chris inspirare forte: tennero entrambi gli occhi incollati su quelle prime luci dell’alba, come se fosse un momento speciale che stavano condividendo solo loro.


Aprì un occhio: erano le 6,30.
Okay, si disse, non c’è verso di dormire.
Sciacquarsi la faccia dopo quella nottata era un’impresa impossibile, si sentiva gli arti congelati e formicolanti, ma indugiò qualche istante a guardarsi allo specchio: occhiaie mostruose e sguardo spento, e una sensazione di vuoto stampato sulla faccia.
Passò una mano tra i capelli e lasciò scorrere l’acqua sui polsi, cosa che gli scioglieva la tensione e lo alleviava per un po’.
Nell’altra stanza Chris dormiva beatamente a pancia in su; guardarlo era così… bello. Dannatamente bello che non trattenne un sorriso.
Andò in cucina e cominciò ad impastare dei biscotti mentre sul fornello era già su la macchinetta del caffè, provando a scacciare via certi pensieri su una certa persona che a breve sarebbe entrata nella sua vita, quel giorno, e Chris probabilmente avrebbe già dimenticato la notte trascorsa.
Mentre i biscotti erano in forno a cuocere, Darren aveva bevuto il caffè la cui aroma aveva invaso la stanza, letto qualche articolo di giornale e poi si era soffermato sul mazzo di rose posate sul tavolo della cucina, a metà tra il ribrezzo e la gelosia.
Poi aveva letto il biglietto per accertarsi che quelle parole che aveva pronunciato il suo amico qualche ora prima fossero vere e sbuffò in una risata, scuotendo la testa. Che romanticone patetico, aveva pensato mentre rivoltava il biglietto dall’altro lato mentre lui aveva fatto una cazzata rovinando forse il compleanno della persona a cui teneva di più al mondo.

Cominciò ad indugiare.

Scese per strada in cerca di un bar carino dove sedersi e schiarirsi le idee.
Stette per un po’ al tavolino di uno con dei gerani rossi al centro in un secchiello verde mentre pensava alle parole dell’amico ore fa: “Will sarà geloso/Tutto questo è sbagliato” e lui gli aveva risposto che non gliene fregava niente perché entrambi sapevano e nessun altro avrebbe sospettato, e “siamo solo grandi amici, ero ubriaco e quindi non so”.
All’arrivo del cameriere per prendere le sue ordinazioni Darren lo guardò un po’ spaventato; era  così concentrato da dimenticarsi che avrebbe dovuto ordinare qualcosa.
Allora si alzò ancora un po’ traballante e andò dentro scegliendo un sacco di roba che pensava che potesse piacere a Chris, e la comprò.

Rincasato, l’orologio segnava le 12 e sapeva che da lì a poco sarebbe dovuto sparire per non essere e sentirsi di troppo, visto l’appuntamento galante che aspettava Chris, e lo sguardo gli cadde sulla sua chitarra che aveva portato in occasione di quella serata, nel caso gli fosse partito l’embolo da narcisista per spifferare e promuovere le sue nuove canzoni.
E per dedicare a Chris quella canzone.
La imbracciò e decise che forse non era proprio quella adatta in quel momento e mentre le sue dita partirono spontaneamente sulle corde intonando una melodia triste, la sua voce si fece spazio e iniziò a canticchiare ad occhi chiusi una lenta e melancolica Creep dei Radiohead, ancora più distorta dal dolore che sembrava quasi un lamento, specie quando Thom Yorke intonava che “Sei come un angelo” e “la tua pelle mi fa piangere”, sibilando quasi con odio “Avrei voluto essere speciale, tu sei così fottutamente speciale”… Oh se gli faceva male cantare quei versi così dannatamente veri…  E giù di ritornello straziante, ripetendosi creep un sacco di volte in più nella testa che di quanto facesse la canzone originale.

Io non appartengo qui…
Ed era vero, in fondo, non c’entrava niente nella sua vita.
Non più, insomma. Da quando era entrato quel Will…
Prima di riprendere contatto con la realtà si accorse che il suo cuore stava battendo all’impazzata e che una lacrima gli era arrivata sulle labbra, sussurrando sommessamente di non appartenere a quel posto, a quella vita.

-Sarebbe venuta meglio con una chitarra elettrica.-

Riaprì gli occhi e si accorse che Chris era in piedi poggiato allo stipite della porta della cucina a guardarlo da chissà quanto tempo.

-Oh… scusami, devo averti svegliato… non volevo.-

Disse senza riuscire a guardarlo, mentre posava la chitarra nella custodia.

-Beh sai, quando ti sei messo ad urlare dopo il bridge è stato un po’ difficile tenere mente e occhi spenti- fece sorridendo.

Ah. Che bugiardo, chissà da quanto era lì. Ma gli venne spontaneo sorridergli di rimando.

Il forno suonò e i biscotti erano pronti.

-Ti sei dato alla cucina?-

-Veramente questi li ho fatti per te. E mi hai rovinato il gusto di farti una sorpresa.-

-Ma me l’hai già fatta. La colazione a letto è stato un gesto molto carino da parte tua, però mi piacerebbe condividerla con te, come per i biscotti- disse incontrando finalmente il suo sguardo –Saranno deliziosi!-

-Ho già assunto caffeina, Chris, grazie. E poi devo lasciare questo posto prima che sia troppo tardi, eh?-

Chris trotterellò fino al tavolo dove con maestria l’amico dalla testa riccia e nera aveva disposto i biscottini con gocce di cacao in un piatto di porcellana dopo essersi sfilato i guanti da forno, e ne prese uno.
Darren lo guardò.

-Come immaginavo: buonissimi. E non ti preoccupare, il cappuccino è l’unica cosa a cui non ho resistito. Ci sono le brioches, marmellata, yogurt e altre cose zuccherose. Dai, non farti pregare, mi piacerebbe fare colazione insieme.-

Disse poggiando la mano su quella di Darren.
E –pluff- al riccio si fermò il cuore per un attimo.
Ondeggiò fievole per poco, avanti e indietro, senza guardarlo.
Doveva sbrigarsi a sparire di lì.
Staccò la mano dall’amico e cominciò a preparare le sue cose dirigendosi verso la porta, mentre Chris guardò la scena con un po’ di tristezza negli occhi e gli chiese solo perché.

-Chris, non crederò mai che hai sentito solo la parte finale della canzone perché sei un dannato bugiardo- e qui gli scappò un sorriso -E, l’hai sentita, ok? Beh, è per te. E penso che parli da sola. Non c’è bisogno di aggiungere altro. Il mio posto non è qui. E forse nemmeno nella tua vita.-

Non ora, almeno, si disse.

E cazzo se gli dava fastidio che se ne stesse seduto tranquillamente a guardarlo mentre stava andando via senza dirgli niente, senza provare a fermarlo. Anche un urlo isterico gli sarebbe andato bene, ma sentì il suo cuore improvvisamente freddo e ferito in quel momento.

-Non ti interessa niente, vero?- Sbottò voltandosi d’improvviso verso l’amico, puntandogli il dito contro -Di quello che c’è stato ieri e stamattina, dato che te ne stai seduto a guardarmi senza dire nulla.-

Chris sospirò guardandolo, sempre  triste. Strinse la mascella e deglutì.

-E non mi incanti con quegli occhioni tristi. Io e te sappiamo la verità, Chris. Perché fai così? Perché mi tratti così? Dimmi che sono inutile. E sei tu quello splendido. Che non valgo un cazzo né da amico ne da amante perché- e si interruppe vedendo l’amico portarsi una mano alla bocca e un luccicone scendergli per la guancia.

Okay, aveva esagerato. Quel ragazzo gli stava rendendo le cose impossibili.

-Senti, ok, lascia perdere. Io vado e, beh, buon compleanno.-

-A…Aspetta…- pigolò Chris -Abbracciami, per favore.-

Oh, quella richiesta non se l’aspettava.
Senza farselo ripetere due volte, gli corse incontro e lo abbracciò inspirando forte il suo profumo. E forse un’altra lacrimuccia scese giù dagli occhi anche a lui.

-Io ti voglio bene.-

Soffiò quelle parole sul bavero del colletto della camicia di Darren.

Anche io.

In realtà ti voglio più che bene.

Forse qualcosa di più.

Il mio cuore è instabile e fa sbalzi da circa un’ora.

Chris, cerca di capirmi.

Io… forse… ti…


Fanculo.

-Anche io- e strofinò la sua testa sulla sua guancia.

Stettero così per vari minuti, finché Darren non si staccò e si guardarono un po’ negli occhi.

-Ora devo andare. Ci sentiamo, okay?-

L’altro annuì mordendosi un labbro con lo sguardo ancora triste.

-Dai. Passa una bella giornata.-

E la testa ricciolina si avvicinò a quella perfettamente pettinata di Chris, protese le labbra verso quelle candide guance e gli diede un bacio.
Poi, senza voltarsi, uscì dalla porta.

E Chris pianse.
Silenziosamente cacciò tutte le lacrime che aveva trattenuto fino a quel momento mordicchiandosi impetuosamente le labbra, cercando di non tirarle fuori davanti al suo … amico? Darren.
Tornò in camera per cambiarsi ma vedere quel vassoio gli fece cacciare ancor più lacrime di prima, così decise di toglierlo via.
Lontano dagli occhi, lontano dal cuore, no?
Quando notò un biglietto sbucare sul comodino.
Probabilmente era sempre stato lì sotto al vassoio e lui non se n’era accorto.
Erano poche parole di una canzone, scritte nervosamente da una bic nera con quella sua calligrafia che conosceva bene, su un bigliettino pagato molto probabilmente poco. Ma a Chris non importava: se lo strinse a sé forte, bagnandolo.

Faceva più o meno così:

E’ stato un giorno così perfetto, sono felice di averlo passato con te. Mi hai fatto dimenticare me stesso.
Buon compleanno, Chris.
Darren
”.
   
 
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