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Autore: LoryLex    17/06/2016    2 recensioni
-Syria sarei molto felice se quando ci sono ospiti non portassi in giro per la casa quei “cosi”- dico indicando l’arma giocattolo che tiene in mano con un’espressione contrariata.
-Non parlare così dei miei preziosi oggetti! E se tanto lo vuoi sapere questa è la spada di Erza Scarlett!- replica indignata.
-Erza chi?-
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Alzo di scatto la testa a quel sussurro, guardo Syria che dorme beatamente e comincio a guardarmi attorno per la stanza, ma il buio non mi permette di vedere molto.
E’ stata solo la mia immaginazione o qualcuno ha parlato?
-Davanti a te-
Sobbalzo come se fossi stata colta in fallo e il mio sguardo saetta subito di fronte, dove lo specchio di mia sorella mi riflette.
Ho una faccia letteralmente terrorizzata, anche se adesso mi viene da ridere.
Mi sa che l’insonnia fa tanti brutti scherzi ed ho sottovalutato le allucinazioni.
-Sei un’idiota-
Soffoco un urlo cercando di contenermi, il mio riflesso ha appena parlato?!
-C-ce l’hai con m-me…?- balbetto ancora più convinta che tutto questo è impossibile.
Cioè, ragazzi, sto parlando con il mio riflesso. Tra poco gli addetti al manicomio mi vengono a prendere.
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Vi aspetto dentro! ^^ Buona Lettura :)
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gray Fullbuster, Natsu/Lucy, Nuovo personaggio, Sting Eucliffe, Un po' tutti
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fairy Tail- Saga dell'entrata in scena del Vuoto.

Note dell'autrice: Ciao a tutti e Benvenuti! 
Spero vivamente che questa storia vi piaccia,
anche perchè è la prima che pubblico sul
fandom di Fairy Tail e sono tantissimo
EMOZIONATA!
Ci saranno mie note anche a fine capitolo
-in cui probabilmente ripeterò le stesse cose-
e quindi vi lascio alla storia, prima però
devo specificare le coppie che troverete:
Nalu-Gruvia-Gerza-Gale-LuxusxMira
ElfmanxEver- e Nuovo personaggiox... Boh xD
Devo ancora decidere xD
Detto ciò: Buona lettura!
 
 
 


-Smettila di parlare di cose così insignificanti! Prendi quello che devi e sparisci!- ecco che parto in quarta dopo l’ennesima parola venuta fuori dalle labbra di mia sorella, riguardante anime e manga. Non sopporto quella robaccia da sfigatelli, e a maggior ragione non sopporto completamente il Giappone. Purtroppo, mia sorella Syria, rispettivamente di 14 anni, è una fan accanita di quella roba, o, come dice lei, un’otaku, o cose del genere. Ogni giorno mi esaspera, parlandomi e ciarlando di come vorrebbe avere il mio talento per l’arte, per disegnare i suoi personaggi preferiti, a volte mi supplica anche in ginocchio di farle qualche disegno, e ogni volta, prontamente, io rifiuto. Odio quelle sciocchezze da quattro soldi e sono frustata nel ricordare che quando ero piccola guardavo con gusto Hello Spank, Heidi o Doraemon e come ero rimasta scioccata quando Syria mi aveva detto che anch’essi fossero anime giapponesi.
E’ proprio odio, già.
-Sei sempre la solita Teme!- urlato ciò, infuriata, Syria lascia la mia stanza sbattendo la porta e andandosene chissà dove. Mi accorgo solo dopo del nomignolo che ha usato per chiamarmi.
-T-teme…?- ripeto perplessa. Dopodiché sbuffo spazientita, non so cosa vuol dire e non ho intenzione di saperlo. Non mi interessa minimamente.
Anzi, mi alzo dalla mia postazione e vado a prepararmi, tra poco vengono i miei amici, oggi mangiano tutti a casa mia.

Mi chiamo Astrid Madson e ho 17 anni, frequento il liceo artistico del mio paese al quarto anno. Sono una ragazza normalissima con la passione per l’arte in generale e la musica, dato che sono orecchiabile. Ho una famiglia apparentemente normale, infatti, apparentemente, perché mia sorella è svampita con i suoi modi da fare da maniaca e stupratrice di ragazzi manga, mia madre è peggio di una cozza e mio padre sembra un saggio di novant’anni. A volte mi chiedo perché sono l’unica normale.
Mi demoralizzo parecchio.
Sospirando comincio a scegliere i vestiti da indossare, decidendo di mettere dei pantaloncini neri che ho ricavato io stessa da un paio di jeans, una canotta larga bianca e semplice che lascia intravedere il reggiseno nero in pizzo sotto, un paio di anfibi e dei guanti a mezze dita di pelle neri.
Acconcio i miei capelli rossi da “irlandese che ha preso fuoco” – si, li chiamo così- in una treccia ordinata, metto un filo di trucco e un pizzico di profumo.
“Si, può andare” penso guardandomi allo specchio soddisfatta.
Esco dalla mia camera trattenendo uno sbadiglio, è da parecchi giorni che non riesco a prendere sonno, di conseguenza mi addormento sempre verso le tre di mattina. Non so a cosa è dovuta questa insonnia, ma ho cominciato a fare sogni parecchio strani.
A distrarmi è il suono del campanello. Mi precipito alla porta per accogliere i miei amici che mi salutano sorridenti, ricambiati.
Mark, Jason, Clare, Holly e Cristy.
-Siete arrivati finalmente!- esclamo abbracciandoli uno ad uno.
-Scusa, ma siamo passati dalla pasticceria per prendere alcuni dolcetti!- trilla euforica Holly, Dio solo sa quanto le piacciano i dolci.
Ridacchio e li faccio accomodare nel tavolo della cucina, cominciando a tirare fuori le bevande gasate, i tovaglioli e tutto ciò che serve per pranzare da persone civili –XD-.
Iniziamo a scherzare e a parlare del più e del meno, dimenticando completamente di non essere sola in casa. Infatti poco dopo Syria fa la sua comparsa con in mano una specie di lancia/spada tutta d’un pezzo. I miei amici la salutano calorosamente facendole domande riguardo quell’aggeggio. Alzo gli occhi al cielo.
-Syria sarei molto felice se quando ci sono ospiti non portassi in giro per la casa quei “cosi”- dico indicando l’arma giocattolo che tiene in mano con un’espressione contrariata.
-Non parlare così dei miei preziosi oggetti! E se tanto lo vuoi sapere questa è la spada di Erza Scarlett!- replica indignata.
-Erza chi?-
Clare mi appoggia una mano sulla spalla e con gli occhi mi fa capire di lasciar perdere.
-Ok, ok, fa come ti pare, ma non disturbarci- detto ciò, Syria lascia la cucina con gli occhi lucidi.
Lascio stare i sensi di colpa per concentrarmi sul mio dolcetto alla fragola.
-Forse hai esagerato, mi spieghi perché la tratti così?- chiede Clare, la mia migliore amica, irritata.
La ignoro bellamente. –Qualcuno vuole del thè? Lo preparo subito-.
Clare si alza non facendo caso alle occhiate preoccupate che si lanciano gli altri e mi raggiunge.
-Astrid, anche se non avete lo stesso sangue in corpo non hai il diritto di trattarla come una persona appena conosciuta! E’ tua sorella!-
-Non è mia sorella! Non so neanche se io ce l’abbia una sorella!- sbotto al limite. Ogni volta è sempre la stessa storia, Clare mi rimprovera sempre per i miei comportamenti ingiusti verso Syria, ma mi viene difficile trattarla in altri modi.
-Ce l’hai ed è Syria!-
-Cos’è, mi stai facendo la paternale?-
-Se serve a cambiare il tuo comportamento, si, ti sto ufficialmente rimproverando!-
-Ehm, ragazze?- Cristy fa la sua comparsa con la sua timida voce mettendoci una mano sulla spalla. –Non roviniamo questa giornata, dopotutto domani è il compleanno di Astrid, cerchiamo di divertirci- e con il suo sorriso dolce io e Clare ci sciogliamo completamente.
Sospiro scuotendo la testa divertita, per poi fare una carezza alla mia migliore amica che ha assunto il mio stesso sguardo, non cambieremo mai.

La giornata, dopo quell’episodio, scorre tranquilla. Ogni volta che sono in compagnia dei miei amici più fidati il tempo vola e mi sento veramente a casa, non fuori posto, non a disagio, ma a casa.
Le otto di sera arrivano e i ragazzi mi salutano per tornare alle loro rispettive case, Holly, Clare e Cristy mi raccomandano di dormire stanotte, o le occhiaie domani mi rovineranno la festa.
-Si, si, andate dai- le liquido con un gesto della mano, divertita dai loro ammonimenti. Una volta andate via sistemo la cucina e mi dirigo verso la mia fonte di relax: la vasca da bagno.
La riempio abbondantemente accendendo l’idromassaggio che comincia a fare schiuma, dopodiché, una volta chiusa a chiave la porta del bagno, mi spoglio dei miei vestiti e mi immergo completamente in quell’acqua calda che mi fa sospirare, in pace.
Giocando con una ciocca dei miei capelli, penso un po’ a tutto. Alla scuola, ai miei amici, alla mia famiglia, a Syria.
Già, Syria.
Non è che esattamente la odi, per carità adesso non dico neanche che mi vada completamente a genio, la questione è proprio un’altra.
Quando, tre anni fa, scoprii che in realtà fui adottata, il mondo mi cadde addosso. Fu da quel momento che cominciai ad essere fredda con la mia famiglia, ad essere meno presente e più scontrosa del solito. Mi sentii tradita, presa in giro.
Certo, senza di loro chissà che fine avrei fatto, ma la sensazione che percepii fu veramente terribile.
L’abbandono. Come si può abbandonare un figlio?
Mi ritrovo parecchie volte a farmi domande su come possano essere i miei veri genitori, su come fosse stata la mia vita se ci fossero stati loro.
Domande senza risposta e che fanno cadere il mio umore già di suo nero ancora più in fondo.
Dopo che videro la mia reazione a quella notizia, i miei genitori mi portarono da uno psicologo, avendo paura che incominciassi ad odiarli.

Sinceramente parlando, non mi sono mai sentita a mio agio in queste mura, con loro. Non lo penso con cattiveria, ma si capiva perfettamente che non ero loro figlia, che non centravo un tubo con quella famiglia.
Ho sempre percepito una sorta di inadeguatezza nell’aria, io non facevo parte di quel posto.
Col tempo mi sono abituata al disagio, nonostante quando facevo nuove amicizie rimanevano tutti scioccati nel constatare che non assomigliavo per niente a nessuno dei miei parenti.
Capelli rossi, occhi verdi, alta, snella. Nella mia famiglia invece erano tutti prevalentemente bassi, dagli occhi castani e i capelli chiari, che andavano dal biondo più scuro a quello più acceso e lucente, come i capelli di mia madre e di Syria.
Nelle foto ero come la macchia che le rovinava. Tutti sorridenti, nelle loro piccole stature bionde, e poi c’ero io, alta e con quei capelli che spiccavano come dei pomodori in mezzo a dei limoni.
Ma non ho mai fatto caso a questo, tanto più che al comportamento freddo che assumevano i miei nonni o i miei zii quando ero nei paraggi. Non sono mai stata una ragazza invidiosa, ma da piccola ci rimanevo piuttosto male quando i miei nonni venivano a farci visita portando milioni di regali a Syria. Mi aspettavo sempre qualche pensierino, qualsiasi cosa, ma neanche l’affetto ricevetti mai da quelle persone.
Non riuscivo a capire il perché del loro comportamento nei miei confronti, ma quando venni a sapere la verità tutto ebbe un senso.
Sobbalzo quando mia madre bussa alla porta, tirandomi fuori violentemente dai miei pensieri. L’acqua è ormai diventata fredda.
-Astrid, ci sei? Muoviti che anche noi dobbiamo andare in bagno!-
-Si mamma esco subito-.
Con un sospiro comincio ad asciugarmi e rivestirmi, sconsolata.
-E’ tutto così monotono, chissà se riuscirò a trovare il mio posto nel mondo prima o poi…-
 
 
-Lo troverai presto, mia piccola scintilla- due occhi rossi e scarlatti come il sangue sono l’unica cosa che si intravede nel buio profondo di una grotta dispersa nel nulla. –Ormai il momento è giunto-.
 
 
 
“Non avrei mai immaginato che la mia vita potesse essere scombussolata così tanto da eventi impossibili da raccontare, ma farò tutto il possibile per farvi capire quello che successe a quei tempi.”

 
 


Capitolo 1;
 
 
 
-Le tre di notte…- sospiro guardando l’ora sul cellulare, per poi riposarlo sotto al cuscino.
Mi giro e rigiro nelle coperte con la speranza di prendere sonno, ma a quanto pare l’insonnia stanotte si è fatta ancora più forte delle scorse notti.
“Che due palle, tanto ho capito che oggi non si dorme” penso rassegnata. Esco dalla mia stanza e mi dirigo in cucina per bere un bicchiere d’acqua fresca.
Sistemo meglio la canotta che nella notte si è alzata facendo scoprire la mia pancia e di sfuggita guardo di nuovo l’orologio della sala.
40 minuti alle quattro. Sorrido felice: finalmente ho compiuto 18 anni.
“Spero che la festa di oggi si svolga nel migliore dei modi, non vedo l’ora di festeggiare con tutti i miei amici!”
Almeno un po’ di svago in queste giornate mi viene a trovare, di solito non esco molto di casa, se non per andare a scuola o a volte a casa di qualche mio amico.
“Chissà cosa mi regalerà Mark…” arrossisco e scuoto la testa.
Mark, ho sempre avuto una cotta per lui, fin dalle medie. Non credo sia amore, anzi, ma quando sto con lui mi sento andare in fiamme la faccia per ogni gesto che fa.
Mark è abbastanza un bel ragazzo: Alto e muscoloso, occhi azzurri, moro e sempre col sorriso stampato in faccia. Quando si è insieme a lui il divertimento è un tuo compagno per ogni secondo e la noia ti lascia temporaneamente.
Spero che domani ci sarà qualche risvolto tra noi due, non so se si è accorto che gli vado dietro già da tempo, non è molto sveglio in queste cose.

Sono le tre e mezza e prima di dirigermi verso la mia stanza mi fermo davanti quella di Syria. Non so neanche io perché mi sono fermata e perché adesso la sto guardando dormire, ma c’è qualcosa di inspiegabile che attira la mia attenzione.
Stretto tra le sue braccia c’è un libricino, credo sia un fumetto.
-Tsk, questa roba da sfigati- sibilo e lo strappo dalle sue mani con la delicatezza di un elefante. Guardo la copertina e leggo il titolo ad alta voce.
-Fairy Tail…pff-.
Come fa mia sorella a leggere cose del genere? Non le piacciono i libri normali? Non capisce che se se ne andrà per tutta la vita con queste convinzioni da nerd verrà sempre presa in giro? Non la capisco proprio. Eppure è una persona abbastanza intelligente, per quanto alle volte sia ottusa e irritante.
Non so cosa me lo fa fare, ma comincio a sfogliarlo senza sapere neanche il perché.
-Cosa ci trova di interessante?-

-Davvero non lo capisci?-

Alzo di scatto la testa a quel sussurro, guardo Syria che dorme beatamente e comincio a guardarmi attorno per la stanza, ma il buio non mi permette di vedere molto.
E’ stata solo la mia immaginazione o qualcuno ha parlato?

-Davanti a te-

Sobbalzo come se fossi stata colta in fallo e il mio sguardo saetta subito di fronte, dove lo specchio di mia sorella mi riflette.
Ho una faccia letteralmente terrorizzata, anche se adesso mi viene da ridere.
Mi sa che l’insonnia fa tanti brutti scherzi ed ho sottovalutato le allucinazioni.

-Sei un’idiota-

Soffoco un urlo cercando di contenermi, il mio riflesso ha appena parlato?!
-C-ce l’hai con m-me…?- balbetto ancora più convinta che tutto questo è impossibile.
Cioè, ragazzi, sto parlando con il mio riflesso. Tra poco gli addetti al manicomio mi vengono a prendere.

-No parlo da sola come una pazza, è ovvio che ce l’abbia con te!-

Adesso sembra anche arrabbiata.
-M-ma…- prendo un po’ di contegno perché in questo momento mi faccio pena da sola. –Ma tu sei me, quindi io sto parlando da sola, e quindi questo sta a significare che io sia pazza.-

-Può darsi-.

E’ ufficiale, bene.
Mi avvicino fino a toccare con il palmo della mano la superficie di vetro. Il mio riflesso fa la mia stessa identica cosa, solo la sua espressione è diversa dalla mia.
Io ho una faccia perplessa mentre “l’altra me”, se così si può chiamare, ha una faccia seccata.
-Com’è possibile una cosa del genere?- domando. –E’ un sogno vero?-

-Che ne so io se è un sogno o meno, so solo che sono qui perché devo fare una cosa importante!-.

Deglutisco intimidita. –Quale cosa importante…?-

-Tsk! Se magari mi lasci spiegare te ne sarei grata eh!-.

Mi allontano indispettita, incrociando le braccia al petto, seguita a ruota dal mio riflesso: -Ooh calmina! Ho questo carattere quando sono infastidita?-

-No, sei anche peggio-.

-COS…- mi tappo in tempo la bocca per non urlare, per poi procedere sussurrando “leggermente” arrabbiata. –Cosa?! Hai una bella faccia tosta!-

-Si, la tua. Comunque, adesso basta con queste chiacchiere superflue, forza, prendi il manga-.

-Il manga?- cos’è, arabo? Aspettate… cartoni animati, Giappone… Anime, ma certo! Anime e manga! I manga dovrebbero essere i fumetti in questo caso.–Quale manga?-.

-Fairy Tail cretina!-.

Sbuffo spazientita e mi abbasso a prendere il libricino che prima avevo fatto cadere per lo spavento, sapete, non capita tutti i giorni di parlare con il proprio riflesso sullo specchio nella camera di vostra sorella. Ma poi, se dà della cretina a me, automaticamente non la sta dando anche a se stessa? Ma è scema? No, aspettate, ho appena detto che sono scema! Lasciamo perdere…
-Cosa ci devo fare adesso? Questa cosa ha dell’assurdo-.

-Smettila di lamentarti e giralo dalla parte opposta, leggi ciò che c’è scritto ad alta voce-.

Faccio come mi dice e lo capovolgo, ma noto che non c’è scritto assolutamente niente. Mi prende in giro?
Sto per replicare, quando all’improvviso una flebile luce fa comparire dei simboli che man mano formano un testo all’apparenza illeggibile.
Allora era veramente arabo!

-Leggi-.

-Ma non conosco questa ling…!- sgrano gli occhi quando comincio a capire il significato di quei simboli. Ma non li avevo mai visti prima, com’è possibile?

-Vuoi leggere o vuoi stare qui tutta la notte a discutere con te stessa? Muoviti!-.

-Si, si- Sbuffo alzando gli occhi al cielo e mi appresto a leggere quella strana lingua.
-“Alla figlia legittima del vuoto immenso che alberga nel cuore della magia, sfugga dai suoi sogni e apra gli occhi dal colore delle tempeste in pieno Gennaio che la caratterizzano. Raggiunga il suo Regno abbracciato dal calore della sua reale famiglia con le sue ali maestose e nere come il carbone che adesso attizza il fuoco che brucia i suoi capelli, disegni la via per completare la sua missione salvatrice, tolga la maledizione e sconfigga la materia oscura. Non permetta che quest’ultima superi il suo cuore.”- per ogni parola che ha lasciato le mie labbra, mi sento sempre più strana. Il cuore comincia a battermi furiosamente e il corpo comincia a formicolarmi dappertutto.
Serro gli occhi, spaventata.
-Che succede?- chiedo allarmata al mio riflesso. Lei non risponde, così decido di sbirciare per poi sbarrare completamente gli occhi.
E’ appena uscita dallo specchio!
Ci sono io davanti a me! Uhm, scusate i giri di parole…
Mi sorride dolcemente, dell’espressione infastidita di poco fa non c’è nessuna traccia e con naturalezza si avvicina a me per poi mettermi una mano sulla spalla.

-Per questo momento ho aspettato 18 anni, finalmente sei pronta-. Ha gli occhi lucidi e non capisco
veramente cosa voglia dire.

-Cos…- non faccio in tempo a chiederle spiegazioni che con una forte spinta mi scaraventa dentro allo specchio. Adesso si che urlo come si deve.
Prima di vedere tutto buio riesco a sentire le sue ultime parole: -Vai e fai il tuo dovere, io credo in me stessa!-.
Dopodiché percepisco soltanto una sensazione di freschezza sulla schiena e i capelli che danzano al vento, poi più niente.
 
 
 
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-Mmmh…- in questo momento ho appena preso 10 in matematica e Mark mi chiede di sposarlo, cosa c’è di più bello?
Mentre prendo la mano di Mark accettando con le lacrime agli occhi sento la schiena umida, inspiegabilmente.
Qualcosa mi da fastidio ai capelli e cerco di scacciarlo via con nonchalance, per poi trasformare i miei occhi facendo prendere loro la forma di due cuoricini.
-Allora, dove eravamo rimasti Maaark?- cos’è sta voce da oca starnazzante? Va beh, se si tratta del mio amato posso anche lasciar correre.
Sento ancora la schiena lievemente bagnata e il fastidio ai capelli, chi è che osa disturbare il mio sogno d’amore?!
Adesso che ci penso, mi sento improvvisamente scomoda, mi sa che senza fare palestra per una settimana le mie ossa si sono arrugginite.
-Vada così professoressa! Non si fermi!- mi giro per vedere cosa sta blaterando il mio futuro sposo, quando vedo che sta guardando con sguardo compiaciuto qualcosa sopra alla mia testa.
-Uh…?-
In un attimo la mia espressione passa da innamorata, a confusa, a letteralmente scandalizzata. La mia prof di matematica sta mangiando i miei capelli! WTF?!
-AAAAAAAAAAAHHHHHHHHH!!!!-
 
 

Apro di scatto gli occhi e mi tiro a sedere come una furia, purtroppo, non faccio caso al tronco d’albero che sta sopra di me, prendendo una bella capocciata.
Ovviamente la sfiga deve sempre essere presente.
-A-ahi… che male…- mi lamento massaggiando la parte lesa. Sono arcisicura che tra qualche minuto mi spunterà un enorme bernoccolo.
Soffoco uno sbadiglio con gli occhi ancora chiusi, un filo di bava alla bocca, i capelli che sembrano un nido di rovi e il pigiama sporco di fango.
Aspettate… non ricordo ci fosse del fango nel mio letto.
Vai e fai il tuo dovere, io credo in me stessa!”. Sgrano gli occhi, svegliandomi di colpo, al ricordo di quella frase, tutto quello che era successo si ricollega piano piano nella mia mente.
Che cavolo, pensavo veramente fosse un sogno!
Mi alzo in fretta e furia cominciando a guardarmi attorno, com’è possibile che IO mi sono buttata dentro ad uno specchio DA SOLA?!
Che a giudicare dal fatto CHE NON SIA LA MIA STANZA mi ha teletrasportato in un altro posto, che per giunta non ho mai visto in vita mia.
Mi do un pizzicotto sul braccio, serrando la vista. Non voglio proprio credere di essere finita in un tale pasticcio.
Ma poi, come cacchio è stato possibile tutto questo? Insomma, la magia non esiste, eppure ho parlato con il mio riflesso, leggendo una lingua impossibile e venendo sballottata dentro ad uno specchio come se fossi stata una palla da baseball.
Ok, facciamo il punto della situazione: Sono al centro di una pianura piena di fiori colorati, e la sfiga ha voluto che l’unico albero con un ramo alto almeno 40 centimetri fosse proprio sopra di me. A quanto pare ho dormito qui, facendo dei sogni che è meglio non ricordare e il mio pigiama è sporco di terra e fango. Osservando attentamente, non noto nessun paese in vicinanza, o lontananza. Che faccio? Dovrei chiedere spiegazioni, potrei essere finita benissimo dall’altra parte del mondo, anche se pensarlo mi fa rabbrividire e vorrei tornare al momento in cui pensavo seriamente che fosse tutto un sogno.
Appoggio una mano sulla fronte, esasperata.

-E’ normale che tu sia turbata da tutto questo-.

Mi volto di scatto al suono di quella voce melodiosa , una ragazza molto bassa mi guarda sorridendo dolcemente.
Indossa un vestito bianco lungo fino ai piedi, decorato da fiocchetti e merletti rosa.
I suoi capelli sono lunghissimi, di un biondo lucente. I suoi occhi, invece, sono di un verde smeraldo profondo, incorniciati da folte ciglia lunghe.
E’ bellissima, ma…
-Chi sei?- resta comunque una sconosciuta.
-Sono Mavis Vermillion, tu sei Astrid, giusto? Ti stavo aspettando!- trilla tutta contenta, in che senso mi stava aspettando?
Sembra capire la mia domanda silenziosa, perché comincia, finalmente, a darmi qualche spiegazione.
-Mi dispiace, ma non ho io il compito di spiegarti le tue origini o il perché sei qui-. Un’espressione affranta si disegna sul mio volto, lei, per rimediare, mi chiede se almeno sapessi dove mi trovavo. Scuoto la testa.
-Ti trovi nel Regno di Fiore!-
-R-regno di… Fiore? Che roba è?-
Lei ridacchia divertita, per poi scioccarmi completamente.
-Sei in un altro mondo, Astrid-.
 
 
 
 


Dopo due ore buone passate a spiegarmi e a convincermi che si, mi trovo in un altro mondo dove, a quanto pare, esiste anche la magia, ci siamo incamminate verso una meta imprecisa.
Ormai mi sono completamente rassegnata al fatto che tutto questo sia vero, insomma, prima, quando stavo per toccare la spalla di Mavis, l’ho completamente trapassata! Dovevate vedere la mia faccia.
La ragazza mi ha spiegato che lei in realtà è uno spirito, e che è già morta da tempo.
Io stavo per svenire.
Mi ha spiegato il sistema di organizzazione del Regno, i vari paesi, l’organizzazione delle Gilde e il ruolo dei maghi in questo mondo.
Non nego certamente che sono affascinata da tutto questo, per me è tutto nuovo.
Ogni cosa che credevo impossibile fino a qualche ora fa, mi sta venendo contro facendomi capire che ho sbagliato tutto.
Nonostante ciò, non mi sono mai sentita così.
Se a casa mi sentivo a disagio, o meglio dire, se “in quel mondo” mi sentivo a disagio, qui ogni forma di inadeguatezza è sparita, lasciando una sorta di vuoto all’altezza del cuore, caldo e voglioso di essere riempito con delle risposte.
Che ci faccio, comunque, qui?
Qual è il mio ruolo?
Perché proprio io?
Perché Mavis mi stava aspettando?
So che la ragazza sa tutto, ma mi ha fatto capire esplicitamente che ogni risposta alle mie domande arriverà presto.
Intanto la testa mi scoppia, perché non ci sto capendo veramente nulla.
E il mio pensiero, automaticamente, va alla festa dei miei 18 anni che dovevo svolgere oggi con la mia famiglia e i miei amici. Si sono accorti della mia assenza? Si stanno preoccupando? Cosa stanno facendo adesso? Riuscirò a tornare nel mio mondo?
Anche se qualcosa dentro di me mi dice che quello non è mai stato il mio vero mondo.
Troppe domande senza risposta.
Ma la vera domanda è…
-Dove stiamo andando?-
 

 
 
 
 
Angolo umanoide alienizzato:
Salve a tutti, questa è la mia primissima storia in Fairy Tail e sono EMOZIONATISSIMA!
Questa idea mi ronzava in testa già da tempo, fino a quando la voglia di scrivere questa storia è stata così irrefrenabile che non riuscivo neanche a dormire la notte xD
So che magari all’inizio avete odiato Astrid per il fatto che lei odia tutto ciò che noi amiamo, ma tutto si sistemerà, state tranquilli u.u
Ed ecco che compare subitissimo la piccola Mavis! Io la adoro, letteralmente.
Immaginate comunque la faccia della povera Astrid quando ha scoperto che stava parlando con un morto xD
Aggiornerò presto, ma anche tardi, insomma dipende se ho pronto il capitolo e se l’ispirazione che in questo momento mi ha colta non ci lasci le penne.
Spero vivamente che vi piaccia, ci tengo sul serio, è la mia prima storia “seria” e avrà delle parti che vi faranno sboccare dalle risate, come anche parti delicate e ligie al dovere del mistero, della guerra e del tema “Drammatico”.
Ma in tutto questo non mancherà di certo il nostro tema preferito! Il Sentimentale!
E sono veramente indecisa per quanto riguarda la futura vittima che starà nei pensieri della nostra protagonista xD Magari qualcuna di voi mi può aiutare, accetto qualsiasi consiglio ^^
Spero recensirete T.T e fatemi sapere se ci sono errori di qualsiasi genere o se qualche parte non vi piace, io sono qua, non me ne vado u.u
Un bacione enorme, spero accetterete questa nuova storia ^^
   
 
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