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Autore: Laura Ashling    17/06/2016    0 recensioni
"È la sesta vita che concludo suicidandomi"
Eileen ha una vita normale, suo padre è un ex Marines e sua madre lavora tutto il giorno, lasciandola spesso a casa da sola. Ma Eileen non è poi così tanto normale. Tra incontri inaspettati e colpi di scena, un taccuino potrebbe essere un astuto modo di adescare giovani vittime così come diventare la porta per un nuovo mondo. Con l'aiuto di Kymie, psicologa in contatto con le carceri inglesi, forse tutto tornerà normale.
Ma troppa normalità è tutt'altro che normale.
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È la sesta vita che concludo suicidandomi. A volte esistere è così orribile che mi sento in dovere di alleviare le sofferenze del mio ospite. E allora muoio, anche se non so se muoia anche lui. Ogni vita che ho terminato è stata un fiasco. Non c'era nessuno di interessante, nessuno di eccezionale. Tutti erano sempre lì a piangere, a lamentarsi, a cercare il miglior modo di andare all'Altro Mondo, a non sentirsi mai abbastanza per questa vita, nonostante fossero giovani. A volte mi viene il dubbio che sia stata solo colpa mia se volevano farla finita. Perché, in fondo, anche io sono così. Ma ora sto per rinascere, e ogni volta che torno alla vita è così bello illudermi di poter godere di pace e gioia, per una vita. La nanerottola è appena giunta tra le braccia di sua madre. È piccola, rosa e paffutella. E ha già accennato ad un sorriso. Questa nuova vita promette bene. Capitolo 1 Il Punk, la Moleskine e il treno La metropolitana era quasi deserta. C'erano solo tre persone ad aspettare il treno di mezzanotte, quel mercoledì di febbraio: un punk mezzo ubriaco che barcollava anche da seduto sulla panchina, un uomo in smoking con una lunga barba bianca, ed infine io, infreddolita nella mia solita maglia a maniche corte. Non ricordo perché fossi in metro a quell'ora, ma se c'è qualcosa che non posso dimenticare, è un piccolo dettaglio che ho notato appena prima succedesse l'inevitabile. Il ragazzo punk aveva una penna in mano, e le sue dita erano lunghe ed affusolate, da artista. In quel momento distolsi lo sguardo, lo stridore sferragliante del treno che si avvicinava, e appena lo guardai di nuovo, il ragazzo era ad un soffio dal treno, in piedi, troppo oltre la linea gialla, e fissava il soffitto, con quella penna saldamente stretta in pugno. Non barcollava più. Non feci in tempo a corrergli incontro che il treno si fermò, e i suoi vestiti ricoperti di borchie svolazzarono per lo spostamento d'aria. «Tutto bene?» mi sentii di chiedergli. Lui si voltò, piantandomi in viso due occhi di un azzurro fin troppo saturo, e salì sul treno. Lo seguii, cercando di precederlo. Mi sedetti prima io. Lui si sistemò nella fila di sedili di fronte alla mia, nell'angolo, e lì si addormentò quasi subito, rannicchiato, la testa a penzoloni contro il finestrino. La mia era l'ultima fermata, era impossibile che dovesse scendere anche lui a Mortlake. E infatti si fermò a Victoria, svegliato di soprassalto dalla voce femminile che annunciava le fermate. Tutto trafelato, corse fuori dalle porte che già iniziavano a chiudersi. Lo seguii con lo sguardo mentre correva verso l'uscita e veniva inghiottito dalla notte. Poi la metropolitana si rimise in moto. Chiusi gli occhi, sperando di schiacciare un pisolino, ma qualcosa attirò la mia attenzione: a terra, sotto il sedile sul quale era seduto il punk, c'era una Moleskine blu elettrico con gli angoli sgualciti. A pochi centimetri di distanza era rotolata la penna, una Bic verde con il tappo ed il retro mangiucchiati. "È roba sua... Non dovrei raccoglierla! ...Ma chissà cosa c'è scritto... No, no, no Eileen. Lascia perdere. E se poi fosse un maniaco che adesca così le sue vittime?" Ma mi ritrovai inginocchiata sul freddo pavimento del treno, con la penna in pugno ed il taccuino di fronte a me, a terra, aperto sulla prima pagina. Tu sai chi sono. "Visto? Non avresti dovuto prenderlo, Eileen." Mi ammonì la vocina di mia madre. "Ma non ho fatto apposta! Oddio... cosa vuol dire che io so chi è, se non l'ho mai visto prima? Non è possibile non è possibile non è possibile non è possibile non-" «- è possibile.» sussurrai. "Che cosa?! Ma sei scema?" Mi urlò contro mia madre, nella mia testa. "È possibile, invece. Io ora non so chi è, ma se leggessi ciò che è scritto qui dentro..." "Non se ne parla neanche! Torna a casa, subito! Se ti sento entrare e mi svegli, ti becchi la punizione peggiore della tua esistenza." "Non rompere. Ho quasi diciassette anni, saprò come si sta al mondo, no? E non voglio più sentirti nella mia testa! Sparisci!"
   
 
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