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Autore: Jessy87g    16/04/2009    6 recensioni
"Nelle lotte dell’Arte succede presso a poco come nella guerra: tutta la gloria conquistata rifulge sul nome dei capi: l’armata fa a pezzi per guadagnare qualche linea d’un ordine del giorno.
Quanto ai soldati caduti nella mischia, essi vengo sepolti là dove gli altri caddero, e un solo epitaffio basta per ventimila morti."
Piccole scene di vita quotidiana attendendo la gloria.
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kagura, Rin, Sesshoumaru
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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“Ces nymphes, je les veux perpétuer.
Si clair,
Leur incarnat léger, qu'il voltige dans l'air
Assoupi de sommeils touffus.”*


(L'après midi d'un faune, Stèphane Mallarmè)




“Capitolo XXIX. La Prigione.

Il poeta Andrè de Chenièr sapeva benissimo che non sarebbe uscito da quella prigione, se non per andare incontro alla ghigliottina; tuttavia, paradossalmente, proprio nei giorni della sua tremenda agonia videro la luce i suoi migliori componimenti…”


“Madmoiselle Bervoix!”

La donna, seduta sui gradini della tipografia nel tentativo di godersi i pallidi raggi del sole primaverile, staccò di malavoglia gli occhi dal foglio per incontrare lo sguardo poco rassicurante di Francine.
“Posso esservi utile?”
“Che ne dite di accompagnarmi al cafè Momus a fare colazione con gli altri?” Propose la giovane, con uno sguardo ammiccante “Vedrete. Ci sarà da divertirsi.”
“Sto lavorando.” Rispose asciutta l’altra, indicando la pila di fogli che teneva sulle ginocchia “E poi non posso lasciare la piccola Rin sola in casa.”
“Rin?”
“Sì, certo. L’ho lasciata un’ora fa che dormiva sempre.”
“Ma siete sicura?”
Kagura cominciò ad agitarsi.
“Sì, perché?
“Credevo di averla vista andare da Momus con Tristan e gli altri.”

Non fece in tempo a terminare la frase che madmoiselle Bervoix, con un uno scatto felino, era già a metà della rampa di scale, aveva spalancato la porta così forte da rischiare di frantumare i cardini ed era corsa dentro diretta verso la camera della bambina.
Dopo un manciata di concitati secondi la donna riapparve sulla soglia, muta e sconsolata.
Secondo un rapido calcolo era già la seconda volta nel giro di un mese o poco più che la bambina sgattaiolava fuori senza che lei se ne accorgesse. Il momento della sua cacciata da quella casa si faceva sempre più spaventosamente vicino.

Stava sempre valutando quale ponte sarebbe stato più indicato per accogliere il suo imminente trasloco, quando Francine la prese sotto braccio e la trascinò in direzione del famoso cafè.


****************************************


“Insomma, adesso abitate in casa del burbero De Lisle..”

Kagura, che stava camminando accigliata con lo sguardo rivolto da tutt’altra parte, si voltò verso la giovane con un’espressione interrogativa.
Percepiva in quel preludio odore di tragedia.
“Prego?” Domandò con il tono più ingenuo del mondo.
“Stavo solo notando che voi vivete col signor De Lisle. Nella sua stessa casa..”
“E con ciò?”
Sapeva anche troppo bene quanto quella situazione fosse assolutamente sconveniente ed in un altro momento se ne sarebbe vergognata. Tuttavia non se la sentiva davvero, sola in quella immensa città, di andarsene a stare in una squallida pensione con chissà quali compagni di avventura.
Meglio disonorata a parole che nei fatti.
L’unica sua speranza era che nello sperduto paesino da cui era venuta non si venisse mai a sapere di quell’indecente convivenza e, soprattutto, delle compagnie che frequentava; altrimenti il suo esilio da momentaneo sarebbe divenuto definitivo.

E con ciò?!” Sorrise maliziosamente Francine “E’ una notizia meravigliosa! Anzi..più strana che meravigliosa, a dire il vero. Ma raccontatemi. Com’è? Come si comporta?”
“Perché tutte questo domande? Lo conoscerete sicuramente meglio di me.”
“Scherzate?! Nessuno lo conosce davvero. E’ sempre stato insofferente e burbero con ogni essere vivente! Però sarei proprio curiosa di scoprire qualcosa di divertente su di lui..”
Madmoiselle Bervoix si ritrovò a pensare che, in fondo, non era molto diversa da Francine..o, almeno, la curiosità era la stessa. Ma se ne guardò bene da mettere a parte la compagnia di questo pensiero; limitandosi ad alzare le spalle, socratica.
“Se vi può consolare, con me non si comporta diversamente.”
“Ah..capisco.” L’espressione della giovane era palesemente delusa “Quindi, anche se vivete sotto lo stesso tetto, non a provato a..”
“A..?!”
“Che ne posso sapere, io?! Ad infilarsi in camera vostra per esempio..magari col favore delle tenebre.”
Kagura a quella parole si fermò, sconvolta. Baccheggiò per qualche secondo, non riuscendo ad emettere alcun suono, tanto grande era il suo stupore e la sua indignazione.
“..Ma..ma..Che razza di insinuazioni sono, queste?!” Sibilò, cercando per quanto poteva di non essere offensiva “Come vi viene in mente che io possa..”
Da parte su Francine la scrutava perplessa; per poi liquidare il tutto con una filosofica alzata di spalle.
“Non vedo cosa ci sia di così strano.”
“Suppongo allora di essere troppo campagnola e provinciale per il vostro modo di pensare.” Borbottò l’altra, un po’ acida.
“Credo di sì..ma vedrete che vi abituerete presto.” Sorrise Francine, non cogliendo la critica non troppo velata fattale dalla compagna; poi, dopo qualche secondo di silenzio, riprese a parlare, stavolta in tono più basso e confidenziale.
“In verità ero curiosa di sapere come si sarebbe comportato il signor de Lisle per soddisfare qualche dubbio che ho da tempo su di lui..”
“Che tipo di dubbio?”
Madmoiselle Bervoix, per quanto si volesse mostrare superiore, non riuscì a trattenere la sua curiosità.
“Riguardo..come dire?..Riguardo ai suoi gusti..Avete capito cosa intendo..”
La donna a quelle parole sbiancò da capo a piedi; ma si sforzò di rimanere impassibile.
“Cosa..cosa ve lo fa pensare?”
“Tristan dice che secondo lui non è vero; però secondo me Sesshomaru si comporta in modo strano. Nessuno l’ha mai visto in atteggiamenti sospetti con una qualsiasi esponente del genere femminile..ma neanche parlarci al di là delle solite frasi di circostanza. Tutto ciò è molto sospetto..”
“Suvvia madmoiselle!” Tentò di sdrammatizzare Kagura, ad onor del vero, con poca convinzione “Magari monsieur de Lisle trova più interessante vivere tra i suoi libri che correre dietro a una gonnella.”
“O Dio, non sarà mica un platonico?”
“Prego?”
“Sì, un platonico” Confermò Francine, tutta convinta “Germain mi disse che i platonici sono quelli che si innamorano di qualcuno ma solo spiritualmente..senza aver contatti fisici con questa persona. Che strana gente che c’è al mondo, non trovate?”
La donna questa volta non poté fare a meno di ridere di fronte a una tale semplificazione: quella creatura così ingenua le faceva quasi tenerezza.
“Allora speriamo che il signore in questione propenda per l’epicureismo.”
“Cosa sia questo epicureismo, non lo so; però l’ultima possibilità rimasta è che gli piacciano gli uomini.”

Francine, individuata e circondata da uno stuolo di spasimanti che la attendevano tutti i giorni davanti a cafè Momus, non poté notare l’espressione di puro terrore dipinta sul volto di Kagura.


******************************************


Madmoiselle Bervoix non ascoltava una sola parola della discussione giornaliera dei bohèmien. Si era addirittura dimenticata di sgridare la piccola Rin per le sue scappatelle senza permesso, tanto il tarlo del dubbio le si era insinuato in testa e aveva messo radici così profonde che, per quanto ci provasse, non riusciva ad estirparlo.
Era condannata a pensarci e a non poter avere una risposta.
Come avrebbe potuto chiedere spiegazioni al diretto interessato? Con che parole dirglielo? Con che diritto?
E anche se fosse stato?
Forse era davvero troppo provinciale per quella immensa città; forse la sua mentalità irrimediabilmente troppo borghese la costringeva, al di là del buonsenso, a non poter accantonare del tutto i pregiudizi che le erano stati inculcati fin da piccola; o forse aveva bisogno di tempo per abituarsi a quel modo di vivere completamente opposto a quello a cui era abituata lassù in Normandia, nel suo paesino affacciato sul mare.

“ Ah, guardate! Da quando in qua quelli della rive droite degnano di condurre i propri passi fino ai nostri sacri lidi?!”

Il tono sarcastico di Tristan la costrinse ad abbandonare per un attimo le sue elucubrazioni e ad alzare lo sguardo verso il nuovo venuto.
Era un uomo sulla quarantina, di media statura, gracile, con una folta capigliatura scompigliata e un paio di baffi ben curati; una di quelle persone che passano tranquillamente inosservate se qualcuno non si prende la briga di indicarle.

“Allora monsieur,” ridacchiò Charles Cros, il grande cantor di versi –come era solito chiamarsi- “l’avete ancora inventata la vostra bella lingua? Questa vostra ‘poesia pura’ non si è mica fatta ancora trovare! Davvero una bella maleducata, in tutta sincerità!”
“Il signore, essendo un grande poeta, saprà bene quanto sia capricciosa la poesia, proprio come la donna. Appena credi di averla conquistata, ti sfugge dalle mani con una velocità impressionante.” Si limitò a rispondere il diretto interessato, abbastanza infastidito, mentre prendeva posto ad un tavolo non molto lontano dal loro e tirava fuori una rivista che teneva nella tasca della giacca e scorreva la prima pagina con finto interesse.
“Così capricciosa da costringervi a scrivere addirittura una decina di poesie?” Sogghignò il bohèmien, scatenando l’ilarità dei compagni.
Questa volta il malcapitato fece finta di non aver sentito, continuando imperterrito a tenere gli occhi fissi sulla stessa riga di un articolo.
“Non vorrete tarpare le ali ai suoi voli pindarici, Charles!” Si intromise Tristan, facendo l’occhiolino all’amico “Non è da tutti scrivere addirittura mille versi in quarant’anni! Se poi questi versi sono assolutamente incomprensibili, tanto meglio!”


Probabilmente la situazione sarebbe degenerata in uno scontro un po’ meno verbale se, proprio in quel momento, non fosse entrato nel locale monsieur de Lisle; il quale, dopo essersi reso conto con una rapida occhiata della situazione, si avvicinò alla povera vittima delle feroci battute.

“E’ l’ultima uscita del Parnasse contemporain**?” Si limitò a chiedere, indicando il giornale. “Oh, Bonjour monsieur de Lisle!” Esclamò l’altro, non appena ebbe alzato gli occhi verso il nuovo arrivato. “Sì, l’ho comprato proprio stamani. Anche se non vi partecipo più, lo seguo sempre.”
“C’è qualcosa di interessante?”
“Non so che dirvi..Mi pare che negli ultima anni abbia perso gran parte della sua forza. Forse era inevitabile. E’ stato figlio di un grande momento; ma ormai sono passati quasi vent’anni dalla sua ideazione..”
“E’ inevitabile che ogni cosa, estrapolata dal proprio momento, perda di significato.” Si limitò a concludere il demone mentre prendeva posto accanto al suo interlocutore e si accendeva una sigaretta.

Durante questa breve conversazione i bohèmien si erano completamente zittiti, vedendosi costretti a fissare l’uomo con ostilità senza poter perpetuare la loro opera di distruzione mentale.
Intanto Rin, non capendo assolutamente nulla di tutto quello che le avveniva intorno, se ne stava in disparte, intenta a spellunzicare gli avanzi della propria colazione, visibilmente annoiata; così come Francine, la quale, con i gomiti appoggiati sul tavolo, di tanto in tanto sbadigliava poco graziosamente.
Da parte sua Kagura era molto infastidita dalla situazione. Un po’ perché desiderava poter parlare da sola con monsieur de Lisle per cercare di indovinare il suo segreto e un po’ perché trovava quella situazione molto imbarazzante.
Così, dopo qualche istante di indecisione, si alzò dal proprio posto per andare decisa verso il demone, che se ne stava tranquillamente a parlottare con lo sconosciuto.
Non aveva ancora pensato come intromettersi nel discorso, quando Sesshomaru, involontariamente, la tirò fuori d’impiccio.
“Credo che sia doveroso ed anche inevitabile presentarvi madmoiselle Bervoix.” Sospirò egli, non appena se la trovò di fronte.
“Molto piacere.” Mormorò l’uomo, alzandosi e sfoggiando un galante inchino.
“Kagura, questo è monsieur Stéphane Mallarmé.”

La donna fissò senza parole il poeta di fronte a lei per diversi secondi, con uno sguardo stralunato. Era indecisa se darsi un pizzicotto sul braccio per svegliarsi da quell’incredibile sogno, oppure se mettersi ad urlare come un’isterica e inginocchiarsi ai suoi piedi, come fosse un idolo pagano.
Per sua fortuna non fece niente di ciò.
“V..voi siete..Mallarmé..quel Mallarmé?” Balbettò un po’ inebetita.
Sesshomaru si portò, sconsolato, una mano alla fronte; pentendosi amaramente della sua azione sconsiderata.
Il diretto interessato invece sorrise cordialmente, annuendo.
“Ho trovato la vostra poesia ‘l’après-midi d’un faune’ semplicemente bellissima; non avevo mai letto niente di così onirico e suggestivo al tempo stesso!” Riuscì solamente a dire Kagura, quasi soffocata dall’emozione di trovarsi a tu per tu con uno dei più grandi poeti contemporanei. Solamente dopo averle pronunciate, si rese conto di quanto fossero stupide quelle parole. Preferì tuttavia non aggiungere altro per evitare un’altra brutta figura da aggiungere a quelle che aveva collezionato in pochi secondi.

“Vi ringrazio, madmoiselle.” rispose garbatamente monsieur Mallarmè “E’ confortante sapere che certe persone” e pronunciando le ultime due parole lanciò un’occhiata sarcastica ai quattro bohèmien “apprezzano la mia poesia..Anche se vanta solamente un migliaio di versi.”
“Oh, non capisco perché i miei compagni siano stati così ingiusti con voi..” Tentò di sbrogliarsi la donna da quella situazione imbarazzante; ma non poté finire la frase che un coro di protesta si alzò dai quattro bohèmien i quali, vedendo che il loro avversario aveva così tanti alleati, decisero di battere strategicamente in ritirata trascinandosi dietro una insofferente Francine, non senza aver lanciato un’occhiata indispettita all’esecranda traditrice.

La bambina, rimasta sola al tavolo, si alzò tranquilla dal suo posto e si andò a sedere sulle ginocchia del demone.
Kagura si trovò ad invidiare seriamente la sua filosofia di vita.





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*“Quelle ninfe… voglio… in eterno.
Sí chiaro
vibra il loro
lieve incarnato che lento si volge nell’aria
in un fitto di sonni.”


** Il Parnasse contemporain era una rivista dove venivano raccolti le poesie dei più gradi poeti del tempo (tutti appartenti, anche se solo inizialmente, alla corrente letteraria parnassiana).


Mi scusa per l’ennesima volta per il ritardo! Ringrazio tutte le mie fedeli lettrici per il sostegno e la costanza che dimostrano nel seguirmi capitolo per capitolo. Senza di voi nessuna delle mie storie sarebbe riuscita ad arrivare al termine.
Ancora un grazie a tutte, alla prossima.



  
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