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Autore: JennyCorvonero    18/06/2016    3 recensioni
La guerra contro Naraku è finita e Sesshomaru, fratello di Inuyasha ha guardato la piccola Rin crescere, fino a quando...
Dal testo:
"Si sorprese nel desiderare che lei non fosse completamente umana.
O che lui non fosse un demone...."
[...]
“Voi mi amate signor Sesshomaru?”.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera a tutti! Non scrivo da molto tempo su efp ma sto divorando Inuyasha e mi sono scoperta una grande fan della coppia Sesshomaru/Rin, così mi è venuta in mente questa Fan-fic e ho deciso di condividerla con voi! Spero vi piaccia e attendo i vostri consigli/commenti. Per chi non lo sapesse ma è capitato sulla storia per sbaglio, questi due personaggi fanno parte dell'universo di Inuyasha creato dall'autrice Rumiko Takahashi e che io ho usato senza scopo di lucro immaginando semplicemente un evento mai accaduto nel futuro, dopo la fine del racconto.
Adesso vi lascio alla storia, buona lettura e grazie a chiunque di voi si soffermi a leggere i miei scritti!
Un bacio!
Jenny.
 

Do you love me?


Non era più una bambina, e forse non lo era mai stata completamente, sfortunatamente.
Ti aspetto.-

Fu un sussurro nel vento, ma lui la sentì forte e chiara come sempre, come tutte le volte che sussurrava il suo nome alla luna nelle notti d’estate, in tutte quelle lunghissime ed interminabili notti dal giorno in cui l’aveva lasciata al villaggio.
Mille volte Jaken  aveva chiesto al suo padrone quando sarebbe tornato a prenderla.
E mille volte Sesshomaru lo ignorò, fingendosi quasi infastidito.

Era tutto sbagliato, non l’aveva previsto.

Tenseiga vibrò per la prima volta quella notte, la notte in cui Rin fu brutalmente uccisa. Fu la prima volta che si lasciò usare dal suo padrone. E lui la riportò in vita,  senza una ragione valida, almeno sul momento. Aveva sempre disprezzato gli esseri umani, così deboli, così volubili, così stupidi, così mortali, effimeri, brevi. Ma lei era diversa, chiusa nel suo imperterrito mutismo, si avvicinava senza troppa paura, forse ignara di quante vite lui avesse preso negli anni. Era una bambina e forse fu questo  a intenerirlo, fu questo a far vibrare la spada: un  piccolo, minuscolo  e quasi invisibile  fuoco  che bruciava….pietà?  No, era caldo…forse affetto?
Lui non provava affetto, non per gli esseri umani.
Ma Rin lo seguì continuamente quella notte, e nonostante lui provasse a scacciarla, a farla scappare rivolgendole fredde parole, lei era rimasta per  molte altre notti.

Fu per questo  che la lasciò al villaggio. Doveva crescere, vivere con i suoi simili, innamorarsi e mettere al mondo dei luridi cuccioli umani con qualcuno che mai avrebbe potuto amarla.
Sesshomaru si sorprese dei suoi stessi pensieri, eppure non poté fare a meno di pensare che suo padre l’avesse sempre saputo.

Si poteva dire che l’amasse? In un certo senso si, desiderava proteggerla.
Per questo fece spesso ritorno  al villaggio, sempre a distanza, per vedere come stava.
E Rin era felice, giocava, rideva…e cresceva.
E crescendo, in  quei 10 anni non perse mai quel suo spirito curioso, quella sua leggerezza di vivere, non perse mai nulla e Sesshomaru si rese conto che bramava il suo ritorno, che voleva che lei lo seguisse, che ripetesse con la sua voce cristallina il suo nome, felice di vederlo ancora di ritorno.
Ma non poteva prenderla con la forza, e cosa ne sarebbe stato poi? L’avrebbe accolto lo stesso?  Cosa avrebbe fatto lui per lei? L’avrebbe solo esposta ai pericoli, e lei era così mortale, così piccola, così passeggera….

Si sorprese nel desiderare che lei non  fosse completamente umana.
O che lui non fosse un demone.

Nemmeno provò a fingere di non averlo pensato.
Decise di allontanarsi e non fare mai più ritorno al villaggio.
Era meglio così, doveva andare così.
Ma non sempre  ciò che decidiamo è realmente giusto e persino la vita di un demone sottostà al destino.

Ed infatti tornando verso Jaken, vide una ragazza accarezzare dolcemente Ah-un.
E l’avrebbe riconosciuto tra mille quell’odore.
Era lei.
Rimase immobile.
“Signor Sesshomaru, lo so che siete li dietro. Perché vi nascondete ai miei occhi?”.
Lui trasalì, ma riprese velocemente il controllo di se stesso ed uscì dai cespugli.
“Io non ho bisogno di nascondermi”.
“Eppure è quello che avete fatto in tutti questi anni.”  Disse Rin in tono sommesso.
“Cosa vuoi dire?” rispose  il demone.
“Voglio dire che vi ho visto spesso in questi anni venire al villaggio, ed ho sempre pensato che finalmente eravate tornato a prendermi. Invece non vi siete mai mostrato. Ma ho continuato ad aspettarvi, nella speranza che tornaste”.
“Non avresti dovuto.”
“E perché signor Shessomaru?”
“Perché non era mia intenzione tornare, Rin.”
“Capisco. Tuttavia vi sarei venuta a cercare, perché ho un quesito da porvi e non posso aspettare ancora.”
Sesshomaru si soffermò a guardarla. Era la sua piccola Rin, la Rin dagli occhi grandi e profondi, dai capelli lunghi e scuri profumati di corteccia, la bambina che aveva iniziato a desiderare vicina, fin troppo vicina, vedendo i suoi fianchi arrotondarsi, i suoi seni ingrossarsi, il suo odore cambiare e diventare impossibile da dimenticare. La sua piccola Rin, per cui mai avrebbe voluto provare quei sentimenti che sembravano così sbagliati, così fuori luogo, così inadatti ad un demone del suo rango.

“Voi mi amate signor Sesshomaru?”.

Fu una domanda semplice, senza una particolare inflessione. Una semplice richiesta di certezza, una speranza forse?
“Vorrei…”
“Cosa significa che vorreste?”
“Vorrei non amarti Rin, ma non ci riesco”.
“Davvero signor Sesshomaru?”- Rin parve sollevata, felice.
“Si, ma non è importante. Ero venuto a vederti un’ ultima volta, perché non tornerò mai più .”
Il sorriso della ragazza si spense.
“Non volete più vedermi? Perché? Perché’ signor Sesshomaru? Perché?”
Rin lo gridò con tutta la forza che aveva in petto, lasciando che delle piccole lacrime sfuggissero ai suoi occhi.
“E adesso perché piangi Rin?” domandò freddo il grande demone.
“Perché non c’è stato un solo giorno in cui io non abbia sperato in un vostro ritorno, non c’è stato giorno in cui non mi siate mancato terribilmente, non c’è mai stato un giorno in cui il mio amore per voi abbia vacillato, neanche per un attimo signor Sesshomaru! E mai smetterò di amarvi. Ma se dicendo il vero, voi mi amate, io desidero seguirvi in ogni luogo, perché mai come adesso vorrei potervi toccare e respirare a vivere, come mi era permesso anni fa, quando ancora non mi temevate!”
“Tu non sai cosa dici Rin, non sono io l’uomo destinato a te. Umani e demoni non possono vivere insieme  a lungo senza ferirsi.”
“A me non importa delle ferite, non mi è mai importato.” Disse Rin, semplicemente.

Dopo qualche terribile e lunghissimo minuto di silenzio in cui Sesshomaru rifletté su cosa fare, mosse il primo passo verso di lei fino a raggiungere il suo viso, che era così vicino da poter vedere le nuvole di vapore uscire dalle narici.
Le pupille di Rin si dilatarono e potè percepire l’aumento dei battiti del suo cuore.
“Se deciderai di seguirmi adesso, io non ti lascerò andare mai più. Ricordatelo.”

Rin lo guardò negli occhi. Era così vicino che…forse…avrebbe…potuto…
E non finì nemmeno di pensare. Si sollevò in punta di piedi, e socchiudendo gli occhi prese tra le mani il volto dell’uomo che amava per donargli un lungo bacio, sotto gli occhi sbigottiti di Jaken e Ah-un che facevano da spettatori invisibili.
Fu un bacio semplice e lungo, a cui Sesshomaru rispose dopo pochi secondi per via dello stupore.
Quella maledetta ragazzina lo aveva cambiato.
Ma adesso non gli importava più.
“Resterai con me?” le soffiò a fior di labbra.
“Per sempre, mio signore…”  rispose Rin tirandolo nuovamente a sé.
  
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