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Autore: Carmenkodocha400    18/06/2016    3 recensioni
"Akito le aveva lanciato un ombrello a due passi da lei.
< < E’ un modo per cacciarmi di casa? > > chiese lei indignata.
< < No, è un modo per dirti che non ti volto le spalle > > rispose lui < < E che non è finita > > chiuse la porta."
~Sono ormai passati molti anni e Sana Kurata e Akito Hayama non sono più dei ragazzini. Adesso che sono una coppia cominciano a sorgere alcuni problemi e il più grande e sicuramente quello derivato da un piccolo anello, così piccolo che sembra una goccia di rugiada. Come può un oggetto così piccolo portare problemi tanto grandi? Sana e Akito impareranno ancora qualcosa da questa esperienza?~
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Sana/Akito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dei timidi raggi di sole che entravano dalla finestra della camera di Sana e Akito preannunciavano il nuovo giorno. Accarezzarono i loro visi assonnati, li torturarono con la loro luce abbagliante per far aprire i loro occhi. Ed infatti così avvenne.
Sana desiderava ardentemente di stare ancora un po’ nel letto col suo fidanzato, la sera precedente era così stanco che non avevano avuto nemmeno del tempo per dedicarsi alla loro relazione.
Da quando Akito lavorava come medico era veramente molto impegnato, ma questo non aveva mai offuscato il loro amore forte e intenso.
Certo, Sana si sentiva un po’ trascurata, ma ormai conosceva bene il suo Akito.
Insomma, lo aveva visto ragazzino delle elementari, ragazzo delle medie, liceale, universitario e adesso lo vedeva lì, con gli occhi miele semichiusi e un’espressione piuttosto infastidita, visto che era arrivata l’ora di alzarsi e di arrivare in clinica.
Tra l’altro, erano poche le volte in cui Akito dormiva a casa: spesso faceva il turno di notte.
Talvolta, la tentazione di rimanere con la sua ragazza vinceva la paura di arrivare in ritardo, ma stavolta non era proprio il momento, così, dopo un bacio di buongiorno alla ragazza che occupava il posto accanto a lui, si alzo, si affrettò a vestirsi e a scendere giù e a partire per una nuova giornata di lavoro.
Intanto Sana, non trovando altri motivi validi per restare sotto le coperte (cosa abbastanza rara) saltò giù dal letto sperando che la casa non fosse necessariamente in disordine per non perdere tempo a rassettare.
Adesso che era diventata una padrona di casa (nonostante non fosse sposata) dedicava molte ore della sua giornata a fare la massaia, anche se spesso il suo “mettere in ordine” era in realtà una specie di “mettere le cose in disordine facendo finta di sistemare la casa”.
Siccome Akito, che era un uomo fantastico, ma era pur sempre uomo, non perdeva occasione per lasciare le sue cose sparse per la casa, quasi volesse lasciare un segno di sé a Sana, quest’ultima realizzò che, sì, quella era una di quelle giornate in cui doveva mettere cuore, corpo e anima per pulire tutta la casa.
Dopo essersi preparata  la colazione senza distruggere mezza cucina, poté così iniziare la sua impresa, e cominciò a spolverare, spazzare, pulire, sistemare…
Stava spolverando proprio il comò che i due ragazzi avevano nella loro camera, quando sentì cadere qualcosa di piccolo sul pavimento.
I raggi del sole colpivano il piccolo oggetto facendolo brillare, e Sana si abbassò per raccoglierlo.
Rimase allibita per cinque minuti a rotolarsi tra le mani l’oggettino prima di realizzare con precisione cosa avesse in mano.
Era un anello!
Un piccolo anellino semplice, che le calzava esattamente a pennello.
A dir la verità, sembrava pure un po’ vecchiotto, ma l’emozione era così forte che a Sana sembrò l’anello più bello del mondo.
Che avesse visto Akito sull’altare, un giorno non molto lontano?
Le sembrava quasi un sogno, ed era così bello farsi filmini mentali su una cosa del genere che dimenticò tutto il dispiacere che aveva accumulato quando vedeva Akito alzarsi per non arrivare in ritardo, dedicandole soltanto piccole attenzioni.
Conservò l’anello in una piccola scatolina, aspettando con ansia l’arrivo di Akito.
La sera tornò piuttosto veloce e per fortuna il momento in cui il suo ragazzo sarebbe dovuto arrivare a casa.
Quando sentì girare la chiave nella serratura sentì il cuore battere all’impazzata.
Sana era lì, sulla porta, ad accoglierlo.
< < Ehi > > la salutò lui con un sorriso dolcissimo, avvicinandosi a lei, per poi fiondare la lingua nelle sue labbra.
Dopo il bacio, Sana dovette aspettare qualche istante prima di rispondere al saluto, perché le parole le erano morte in gola, ma poi, disse con voce rotta dall’emozione:< < Ho trovato una cosa > >
< < Che cosa ? > > chiese lui curioso, senza staccare le braccia dai suoi fianchi.
< < Vieni > > disse lei, staccandosi delicatamente dalle sue braccia e prendendolo per mano, per poi guidarlo verso la camera da letto.
Aprì la scatolina con mani tremanti, per poi prendere dolcemente l’anellino luccicante tra le mani, e posarlo sul palmo della mano come se fosse un essere vivente. Tese la mano verso di lui per farglielo notare.
Akito sentì un rivolo di sudore scorrergli sulla fronte.
< < Allora ? > > chiese Sana, rivolgendogli un sorriso < < Non dici niente? > >
Akito cercò di muoversi, di parlare, di sputare una parola, ma non disse e non fece niente: era paralizzato.
“Idiota” pensò Akito, trattenendosi dall’idea di sfracellarsi il cranio con delle botte pesanti vicino alla parete.
Quando si fece coraggio, la sua voce non uscì sicura:< < N-non è per te > >
Gli occhi di Sana diventarono due fessure:< < Come? > >
< < Non è per te > > l’espressione delusa che ne seguì spezzò il cuore del ragazzo.
< < E per chi, allora? > > chiese Sana, ritornando al suo sguardo di sfida.
< < Per un'altra...però > >
< < Tu hai un'altra! > > lo accusò Sana, sgranando gli occhi.
< < Come? > > Akito sembrava sorpreso.
< < Sì! Tu hai un'altra! > > gli occhi di Sana si riempirono di lacrime di dolore e di rabbia. < < Mi hai deluso! > >
Il mondo le crollò addosso come un macigno, le sembrò di vedere tutto sfocato, la delusione che aveva provato era troppo forte. Corse veloce verso l’uscita, attraversando il corridoio lasciandosi alle spalle lacrime di dolore, mentre altre cadevano copiose sul tappeto.
La stretta di Akito le impedì di aprire la porta e correre via.
< < Sana, aspetta! > >
< < Non aspetto un corno, Akito! Sei un bastardo! > > urlò Sana con dolore, e poi l’ultima frase ridusse il cuore di Akito in miliardi di pezzi < < Tu con me hai chiuso! > >
Scappò via, con lampi e tuoni, era ormai fuori la casa che fino a venti minuti fa era la sua, ma un rumore sospetto la fece voltare.
Akito le aveva lanciato un ombrello a due passi da lei.
< < E' un modo per cacciarmi di casa ? > > chiese lei indignata.
< < No, è un modo per dirti che non ti volto le spalle > > rispose lui < < E che non è finita > > chiuse la porta.
Non prese l’ombrello, ormai era tutto fracido, scappò via soltanto con il dolore immenso che si portava sul cuore.

Erano ormai passati giorni dalla delusione di Akito, ma il dolore era rimasto tale.
Adesso che era tornata da sua madre, Sana aveva provato sensazioni che avevano tranquillizzato il suo animo burrascoso, ma che non avevano sconfitto il suo dolore.
Lui, Akito, che le era stato dietro per un sacco di tempo, adesso tradirla in quel modo?
“Ma no, non devo pensarci” era la promessa che si faceva tutte le mattine.
Peccato che anche quella mattina era tornata a fare quegli stessi pensieri, e sarebbe rimasta così per ore se sua madre non l’avesse bruscamente interrotta, dicendo che dovevano uscire.
Uscire? A ventidue anni, e doveva seguire sua madre?
< < Dove dobbiamo andare? > > chiese stufa. Non le dispiaceva uscire, ma con il dolore che l’affiggeva preferiva starsene confinata nel letto.
< < Al cimitero > > fu la macabra risposta.
Sana pensò al loro primo appuntamento che avevano trascorso alla tomba di sua madre, e non seppe se ridere o piangere.
< < E a trovare chi? > >
< < Mia madre >> disse la signora Misako
Sì, la madre di Misako, che aveva tanto desiderato che sua figlia gestisse l’albergo, aveva cessato di vivere qualche anno prima.
Sana avrebbe sicuramente preferito rifiutato, ma non le sembrava educato verso la defunta, vecchia signora che l’aveva sempre trattata bene.
Così, dopo un breve tragitto in auto, arrivarono a destinazione e visitarono la tomba.
A pochi passi da lì, c’era un’altra tomba che attirò subito l’attenzione di Sana come il miele fa con le api: Koharu Hayama.
La tomba della madre di Akito.
Nonostante avesse ricevuto la delusione più grande dal figlio di quella donna, ebbe modo di inginocchiarsi vicino a quella tomba per guardare quel viso sorridente.
Assomigliava così tanto ad Akito, con i suoi occhi e i suoi capelli color miele, che le venne una fitta al cuore.
Certo, Koharu sorrideva molto di più, ma i lineamenti e soprattutto gli occhi erano identici.
Poi, d’un tratto, un luccichio simile ad una goccia di rugiada colpita dal sole fece distogliere lo sguardo di Sana dalla fotografia della signora Hayama.
Un luccichio tra i fiori che adornavano la lapide.
Prese tra le mani quell’oggetto strano, e lo riconobbe subito.
Era l’anello.
L’anello che le aveva portato tanti problemi.
L’anello che credeva di veder luccicare sull’anulare di un’altra donna, si trovava invece vicino a quella tomba.
< < Adesso capisci? > >
La voce che non sentiva da diversi giorni la fece sobbalzare.
E se lo trovò lì, dietro di lei, esploso in tutta la sua bellezza, che la fissava.
< < L'altra... era lei? > > chiese con occhi lucidi, pentiti di aver frainteso tutto.
Lui annuì, e lei abbassò lo sguardo:< < Perdonami > > disse, e due piccole lacrime solcarono il suo viso.
Appena le vide Akito si abbassò alla sua altezza, per poi prenderle le mani e farla alzare da terra.
< < Mi perdoni? > >chiese lei.
Lui si mise una mano nella tasca per poi cacciarne una scatolina di velluto blu.
< < Se ti mostro questo capisci ? > > chiese sorridendo.
Lei lo guardò con uno sguardo sognante, e poi con un sorriso immenso gli saltò al collo.
< < Quello non era altro che un anello che mia madre aveva al dito il gionro in cui sono nato > > spiegò Akito < < Questo è quello vero > > disse, mettendoglielo al dito con una tale dolcezza che Sana dovette trattenersi per non piangere. < < Mi sposi? > >
Gli occhi di Sana si riempirono di lacrime di gioia:< < Certo che ti sposo! > > esclamò con voce rotta.
La signora Kurata vide tutta la scena e non poté fare a meno di sorridere con tenerezza.

***
Ebbene sì, alla fine ho visto veramente Akito sull’altare, e adesso lo vedo qui, nel nostro salotto, in una giornata d’inverno, padre dei miei figli.
Sta ridendo, ride come un bambino, i nostri figli gli hanno portato una ventata di freschezza, proprio come gliel’ho portata io quando eravamo due bambini.
Ho abbandonato il mio lavoro, ora niente mi interessa di più della mia famiglia.
E dei loro sorrisi.
Ora sorride ancora più spesso, ed io mi sento ancora più soddisfatta perché so che la causa dei suoi sorrisi sono io, io e i nostri figli.
Sì, Akito, ho abbandonato il mio lavoro.
Tu per la mia felicità sei assolutamente necessario.

SANA.

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Ciaooo!! XD
Ebbene sì, ho deciso di pubblicare questa storiella!!
Non tornavo qui su EFP da molto e adesso che ne ho sentito la nostalgia, leggendo alcune fanfiction mi è venuta voglia di scrivere e così ieri sera ho inventato questa storiella.
Perdonatemi per aver lasciato in sospeso la mia storia a capitoli “Un amore oltre il tempo”, anche se probabilmente molti di voi non la seguiranno (*sigh* XD), ma mi sembrava una storia un po’ pesantuccia, ma prometto che la riprenderò a breve perché ho molte idee che spero di mettere in pratica! ^-^
Volevo ringraziare in particolare EleCorti che ha seguito e recensito i cinque capitoli di “Un amore oltre il tempo”, e spero che non si sarà stufata della mia sospensione =).
Se volete potete recensire la mia storia, sarei ben felice di conoscere i vostri pareri!! =D ^.^ Kiss!! :*

Ah, un'altra cosa: scusate se ci sono ''<<'' per aprire il discorso, ma la mia stupida tastiera non ha quelli originali, spero che questo non vi dia fastidio. 


 
   
 
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