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Autore: MrMurkrow    18/06/2016    0 recensioni
Tutti conoscono le storie dei grandi avvenimenti che hanno sconvolto gli equilibri del continente: La ribellione di Cassandra, la condanna di Teresa..tuttavia esistono anche altri eventi non noti a tutti, magari di minor importanza, ma comunque di grande interesse, specie per individui come Dae.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Era una notte orrenda.
Nelle terre di Staph era insolito vedere piogge di quell’intensità. Tuttavia forti ed inusuali correnti d’aria provenienti da occidente si erano abbattute durante il giorno sulle formazioni rocciose vicine alla costa, lasciando così l’entroterra sotto la parte sbagliata dell’ombra pluviometrica. In poche ore, l’aria calda ed umida aveva provato strenuamente a superare quella imponente barriera geologica, ma tutto fu inutile. Espansa e raffreddata, l’aria si condensò, originando gonfie e minacciose nuvole cariche di pioggia.
 L’acqua si abbatteva sulle mura della base dell’organizzazione con fare quasi iracondo. Una infinità di gocce tempestavano la roccia calcarea, quasi a voler far breccia per inondare e strappar via con la forza l’enorme quantità di atrocità pensate e commesse in quel luogo, lontano ed oscuro al resto del mondo.
L’ora non era così tarda come l’oscurità generata dal brutto tempo lasciava ad intendere. In tutto l’edificio erano state accese le numerose candele e braci posizionate ad hoc per il proseguimento delle attività quotidiane all’interno dello stabile. Le vivaci braci erano l’unica cosa che rallegrava l’ambiente che, altrimenti, sarebbe stato più lugubre e spoglio di quanto non apparisse durante il giorno. Non vi erano sfarzosi ornamenti come quadri ampi un’intera parete rappresentanti grandi battaglie, tavoli e sedie di legno pregiato con motivi reali, appariscenti vasi multicolore o sfarzose armature rifinite nel dettaglio, lungo i corridoi e le sale del quartier generale dell’organizzazione. Tutto era al limite dell’essenziale, qualunque cosa non fosse strettamente necessaria o utile era tagliata fuori dalla vista. Le poche comodità del posto erano riservate ai ranghi alti dell’organizzazione, ma, anche in questo caso, era tutto molto spartano. Le ragioni di ciò erano molteplici: in primo luogo era per non generare dissenso nelle guerriere. Era certo facile creare malcontento facendo vivere le malcapitate nella nuda roccia e poi, una volta chiamate nell’edificio principale, mostrandole lo sfarzo in cui potevano vivere i ranghi alti. Una sobrietà tale serviva ad infondere fiducia nelle sottoposte, instillando in loro un senso di rispetto verso coloro che, seppur non scendendo in prima persona sul campo di battaglia, le guidavano da una posizione di comando priva delle stesse comodità che a loro mancavano. In secondo luogo era per gli stessi manovali e tutta la forza lavorativa dell’organizzazione stessa. Privati dello sfarzo e sotto severe regole e tabelle di marcia da seguire, avrebbero avuto meno inclinazione al poltrire o ad essere meno efficienti nei loro rispettivi ruoli. Ad onor del vero vi erano molteplici altre ragioni, specialmente dal punto di vista prettamente economico e politico. Tra queste si può menzionare il fatto che gran parte degli introiti ricavati dalle missioni erano devoluti a potenziare la strumentazione medica e scientifica della struttura, oltre al fatto che bisognava evitare qualsiasi potenziale rimando alla vera natura dell’organizzazione e di coloro che beneficiavano del loro operato molto al di là del mare.
Un paio di fulmini attraversarono le nubi, rombando e illuminando per qualche istante il corridoio principale della divisione scientifica del complesso. Un giovane uomo minuto e smilzo trasalì, colto di sorpresa dal fatto fece cadere la sua torcia rischiando di bruciarsi un piede. Ripresosi dallo spavento, mugugnò qualche insulto e raccolse in fretta e furia la torcia. Un altro trio di fulmini  si fece largo nel cielo e uno di questi si scaricò a terra con un gran fragore. Ancora una volta il poveretto sobbalzò sul posto, stavolta mantenendo però salda la presa sulla torcia, la cui rossa luce sparì per un attimo sotto il lampo di luce bianca che invase l’ala.
Si sentirono multiple voci stridule provenire da una porta qualche metro addietro al giovane. Questi si portò con celerità ad essa e diede un paio di colpi al legno per avere il permesso di entrare.
Una voce grave e stizzita gli rispose: “Entra”.
Quello eseguì senza troppe esitazioni. La sala interna era grande e ben illuminata da numerosi lumi appesi con dei ganci in ferro alle pareti. Sul fondo della stanza era stipate numerose novizie Claymore, alcune erano così giovani da far tenerezza alla sola vista. Erano sedute su lunghe panche in legno particolarmente consumato, segno che avevano certamente accolto prima di loro, molte altre generazioni di guerriere. Molte tremavano, alcune si abbracciavano tra loro, altre nascondevano la testa tra le ginocchia e c’era perfino chi piangeva. Una in particolare era seduta su una sedia realizzata con sostegni in ferro che mostravano i primi segni della ruggine lungo le gambe. Teneva poggiato su uno scomodo bracciolo il braccio sinistro a cui era attaccato un ago il quale era collegato ad una flebo contenente qualche tipo di medicina ignoto allo smilzo. La faccia della piccola bambina era attraversata da smorfie di dolore e sofferenza, ma nonostante tutto si sforzava per non emettere alcun grido. L’unico che ne risentiva di ciò era il bracciolo destro che veniva stritolato dalla mano destra della novizia, emettendo scricchiolii poco rassicuranti. Davanti alla giovane stava seduto su uno sgabello, in egual misura scomodo e antiquato, una figura completamente fasciata in abiti neri che cadevano pesanti lungo tutta la sua forma.
Senza voltarsi verso l’ospite appena entrato, la figura domandò, con la stessa voce irritata di prima, “Desideri ragazzo?”
Distogliendo lo sguardo dalle fanciulle, lo smilzo fece qualche passo in avanti per essere completamente visibile al suo interlocutore nel caso si voltasse, “Avevo sentito delle grida”, fece quello cercando di dare un tono saldo alla sua voce, “Pensavo che stesse avendo problemi con le novizie mastro Dae”
Il nero individuo era Dae, scienziato capo della divisione di recupero dell’organizzazione. Un uomo di considerevole potere e spicco all’interno dei ranghi alti. Aveva le mani in pasta ovunque, ogni guerriera passava sotto le sue cure almeno una volta nella vita, talvolta persino senza rendersene conto. Gestiva ogni aspetto della creazione delle guerriere e di ogni altra arma che l’organizzazione creava per i suoi scopi. Il suo contributo era così fondamentale che era ancora stato impossibile, dopo tutti quegli anni, trovare qualcuno con lo stesso genio, l’ambizione e il coraggio per guidare il reparto scientifico. Ogni passo in avanti o indietro sulla tabella di marcia era calcolato con estrema cura da quell’uomo che poneva il progresso e il successo scientifico delle sue creazioni prima della vita di chiunque. Dae, per certi versi, era persino più influente di Rimuto, testa principale dell’organizzazione, quando si trattava di prendere decisioni strategiche ed organizzative, specie quando si trattava degli Abissali.
Quel giorno stava esaminando le novizie che avrebbero formato la prossima generazione di Claymore. Erano ancora in piena fase di recupero dal trapianto della carne e del sangue Yoma. Era quindi d’obbligo monitorare il loro stato per recuperare e registrare anche il minimo dato utile che poteva servire alla divisione scientifica durante futuri esperimenti. Come era prevedibile la sopravvivenza di molte era in bilico. Quasi l’ottanta percento di quelle giovani non sarebbe risultata idonea a diventare una guerriera e perciò sarebbe stata scartata dall’organizzazione…con tutti i significati derivati che questa affermazione significava. Dae era solito fare delle sedute di test con le novizie da solo, per quanto questo comportasse una mole di dati enorme da ricavare, egli traeva piacere dal plasmare le sue creature fin dai primi passi. Inoltre non era raro che individuasse da subito quali tirocinanti si sarebbero distinte negli anni a venire nella caccia agli Yoma.
“Nessun grosso problema”, rispose rimanendo composto sul suo sgabello, “Solo qualche sciocco lamento di troppo che non vuole cessare”, alzò poi la mano sinistra e disegnò nell’aria dei cerchi con l’indice, “Potrei capire se fossero di dolore, ma si sta cadendo nella banale paura della natura e dei suoi sfoghi periodici…non sono certo queste le guerriere che vorrei”, concluse lanciando un paio di occhiate velenose con suo volto sfigurato verso un paio di ragazzine dai capelli lunghi che cercavano di confortarsi a vicenda.
Il giovane provò una stretta allo stomaco nel sentire con quale sdegno la voce di Dae parlava di quelle che erano poco più che delle bambine. Tuttavia non era suo compito preoccuparsi delle novizie né tantomeno esprimere pareri su come condurre un lavoro che non era neanche il suo. Veniva pagato per eseguire lavori manuali ben lontani da quel tipo di responsabilità, perciò mise a tacere quei pensieri e fece per congedarsi con il suo superiore.
Un'altra sequela di tuoni e fulmini squarciarono l’aere, luci e tuoni ruppero nuovamente la tranquillità del tamburellio della pioggia sulla roccia esterna a cui seguirono immediatamente nuove urla spaventate delle giovani.
Non appena le grida lasciarono posto nuovamente al silenzio della sala e al tremolio dei piccoli corpi delle tirocinanti, Dae tirò un lungo sospiro, si mise ritto in piedi tenendo entrambe le mani salde sul suo bastone e, per la prima volta, gettò uno sguardo verso lo smilzo. Questi era rimasto bloccato sulla porta, guardando, attraverso un buco sul fondo della parete, come la forte pioggia non accennasse a diminuire di intensità la sua caduta. Quando egli sentì il peso dello sguardo di Dae su di se, si voltò e, con un po’ di imbarazzo per quella disattenzione, chiese: “Ehm..voleva chiedermi qualcosa mastro Dae?”
Il metà sinistra del volto del vecchio scienziato, deturpato per ragioni sconosciute al giovane, gli diede un senso di disgusto e orrore, mentre la parte destra sembrava emanare un senso di calma malvagità.
Dae, nonostante la voce raschiasse un po’ nella gola, parlò in tono pacato, “Sapresti dirmi l’ora?”
Lo smilzo fece un attimo mente locale portandosi l’indice della mano destra al mento e perdendo lo sguardo nei pensieri, qualche attimo dopo disse convinto “Posso dirle con certezza di aver iniziato il mio turno di ronda dall’edificio principale pochi minuti dopo la diciottesima ora della giornata mastro Dae. Solitamente mi ci vuole circa un’altra ora per completare il giro della zona assegnatami camminando a passo leggero. Tuttavia ho perso del tempo per recuperare la torcia e gli altri strumenti per accendere i fuochi lungo il percorso, quindi converrei che adesso sia almeno la ventesima ora passata del giorno”
Dae, finito di ascoltare la spiegazione dell’uomo, ponderò alcune opzioni. Volse, dopo circa un minuto, lo sguardo verso le tirocinanti, in particolar modo verso la poveretta legata alla flebo che ormai dava segni di evidente affaticamento, ed infine ritornò al suo interlocutore.
“A quanto pare per oggi sarò costretto a interrompere i test qui”, una nota di disappunto si fece largo nella sua voce, “Purtroppo queste creature sono troppo spaventate dal temporale per concentrarsi su di me e quella sulla sedia è ormai sfinita. Fammi la cortesia di riportarle ai loro alloggi, io devo recarmi agli archivi prima di terminare questa giornata di lavoro”
“Non c’è problema mastro Dae”, rispose quello con serietà quasi innaturale, “Completate pure i vostri incarichi, scorterò io queste novizie nelle loro stanze”
Da qui i due si divisero. Liberata la giovane dalla flebo e caricatasela in braccio, il giovane raccolse il resto delle tirocinanti in una fila indiana e le condusse attraverso i bui corridoi verso le loro stanza.
Dae invece, salutate le piccole con occhiate quasi prive di sentimento e con movimenti lenti delle mani, si recò nella direzione opposta alla piccola comitiva verso gli archivi.
Il vecchio non lo diede a vedere più di tanto, ciononostante sia il tempo che il conseguente abbandono dei test stavano influendo negativamente sul suo umore. Il suo passo fu, infatti, più grave del solito e il ticchettio ritmico del suo bastone sulla pavimentazione, fu abbastanza forte da essere percepito per un paio di minuti buoni dalla compagnia che si era lasciato alle spalle. Tuttavia sorrise all’idea di avere un lasso di tempo maggiore del solito da spendere negli archivi. Gli archivi erano forse il luogo meno frequentato e più polveroso dell’intero complesso dell’organizzazione. Dae era l’unico visitatore abituale, tanto che era il possessore di una delle sole tre chiavi che vi davano accesso. Tra gli enormi e lunghissimi scaffali vi erano stipati migliaia di documenti contenenti dati, resoconti, rapporti e relazioni dettagliate su qualsiasi attività svolta dall’organizzazione negli svariati decenni di presenza in quel continente. Tra le svariate sezioni, una in particolare era molto cara a Dae: la sezione in cui aveva personalmente raccolto gli eventi più strani e significativi avvenuti tra le sue creature. Questo ovviamente includeva gli eventi del risveglio degli Abissali, la tragica fine di Cassandra la Mangiapolvere e il massacro di Rockwell, ma vi erano molti altri avvenimenti che magari per importanza, portata o mero interesse non erano ricordati tra i ranghi dell’organizzazione e delle guerriere.
Non gli ci volle molto per trovarsi dinanzi al pesante portone che dava accesso agli archivi. Frugò rapidamente in una tasca interna della sua veste e ne estrasse un scintillante chiave tanto pulita e lucida da sembrare d’argento. La infilò con decisione nella toppa e i successivo movimenti nella serratura fecero scricchiolare in modo secco e grave i pistoni del lucchetto. L’archivio era, tra le altre cose, una delle poche stanze del quartier generale a non avere buchi nella roccia per far passare la luce al suo interno, ne viene da se che fosse un luogo perennemente immerso nel buio. Per questo motivo, immediatamente sulla destra dell’ingresso, erano presenti un paio di torce con tanto di strumenti per l’accensione delle stesse. Una volta entrato, Dae aspettò di avere tra le mani la torcia accesa prima di richiudere la pesante porta. Fatto ciò si districò tra gli innumerevoli scaffali con tale precisione da evidenziare quanto fosse abituale di quel luogo. In fondo alla sala vi era una scrivania, stranamente bella e pulita per il posto in cui si trovava, in cui era solito sedersi per sbrigare le sue scartoffie e leggere.
Passò quasi un’ora da quando si era messo a lavorare al rumore che lo distrasse dalle sue carte. Aspettò qualche secondo per capire se avesse sentito male o meno e qualche istante dopo il rumore si ripetè. Qualcuno stava bussando alla porta. Era insolito che qualcuno si palesasse mentre era impegnato negli archivi ed era ancora più inusuale che fosse qualcuno senza la chiave d’accesso agli archivi.
Con svogliatezza Dae si alzò dalla vecchia sedia consunta su cui era seduto e si avviò verso l’ingresso. Una volta aperta si ritrovò davanti a se un volto conosciuto.
L’uomo era alto, con indosso i tipici abiti neri da coordinatore, un cappello che nascondeva la testa calva e un paio di occhiali dalle lenti scure.
Sollevò appena il cappello con la mano sinistra in cennò di saluto, “Buonasera Dae. Gelida serata! Perfetta per un po’ di lavoro negli archivi vero?”
Il vecchio scienziato accennò un sorriso beffardo, ma non invitò ancora l’uomo ad entrare nella stanza, “Buonasera a te Luvr. Ogni serata è una buona serata per la scienza”, esclamò proclamando quella che, dopotutto, era la sua verità, “Piuttosto non è una buona serata per quelli come te che non dovrebbero starsene a poltrire al riparo della pioggia”
Rimettendo a posto il cappello e facendo un ghigno rispose quello, “Non essere severo. La mia protetta ha terminato la missione assegnatagli, perciò sono tornato sotto sue pressioni per averne di nuove. E’ una tipa che non vuol stare con le mani in mano sai com’è..”, tornò a sorridere verso il vecchio e continuò, “Siccome ho fatto tardi, potrò ricevere solo domani le mie nuove direttive, così ho pensato di passare per farti un saluto..”
“E per continuare a soddisfare la tua curiosità immagino, vero?”, lo interruppe Dae, anticipando il resto della frase.
“Può anche darsi…”, fece l’uomo in nero mentre la fiamma della torcia di Dae rifletteva sulle lenti dei suoi occhiali con fare sinistro, “Allora posso entrare?”
“Ma certo! Perché no? Una bella chiacchierata era quello che ci voleva, tanto avevo concluso di sistemare e trascrivere tutti i risultati dei test di oggi”
Dae e Luvr avevano uno strano rapporto di amicizia, se così si poteva definire. Luvr era mosso da una insaziabile curiosità verso il lavoro di Dae, cosa che probabilmente a molti sarebbe risultata quantomeno sospetta visti i dettagli che a volte richiedeva. Tuttavia quale fosse il vero proposito dietro a tale desiderio di conoscenza non importava al vecchio scienziato che, anzi, godeva molto al discutere con il coordinatore del suo lavoro. Vuoi che fosse per egocentrismo vuoi perché era uno dei pochi con cui riusciva ad avere delle conversazioni più stimolanti che con il resto dei beoti che abitavano il quartier generale.
Una volta richiusa la porta alle spalle di Luvr, Dae gli fece strada lungo gli scaffali fino alla scrivania. Entrambi si sederono, il primo si trovò una seconda sedia lasciata ad impolverarsi in un angolo a sinistra della scrivania e il secondo riprese posto alla scrivania.
“Quindi, cosa posso fare per te oggi, mio caro Luvr?”, chiese lo scienziato appoggiando i gomiti sul tavolo e squadrando l’uomo in nero mentre spolverava la sedia recuperata poco prima.
“In verità stavolta non sono tanto interessato ai successi dei tuoi esperimenti, tanto quanto invece ai tuoi ‘fallimenti’, se mi permetti di passarmi il termine”, rispose l’interlocutore sedendosi e appoggiando la gamba destra sulla sinistra.
“Oooh”, esclamò il vecchio con certo stupore intrecciando le mani, “E perché mai ti interesserebbero tali, sia ben chiaro rari, avvenimenti? Dubito che per qualcuno come te possano risultare interessanti dati di Claymore mancate in preda alle febbri del risveglio o giovani dalle potenzialità inesistenti dal colore dei capelli non dell’argento…”
“Mi hai frainteso”, lo fermò il calvo appoggiando il gomito sinistro sulla scrivania sulla quale erano ancora impilati i fogli su cui Dae aveva trascritto i dati odierni, “Riformulerò quindi la frase: Oggi sono interessato a conoscere quali delle tue creature ed esperimenti hanno dato risultati che le altre alte capocce dell’organizzazione considererebbero dei fallimenti”
Un sorriso sarcastico si allargò in quello che rimaneva della bocca del capo scienziato, il quale si alzò e scomparve per qualche secondo dietro uno scaffale poco lontano dalla scrivania. Ne tornò con in mano un pesante tomo rosso, con piccole venature decorate del color dell’oro, ma senza etichette che ne identificassero la natura del contenuto.
Ripreso il posto che occupava in precedenza, Dae aprì il librone e iniziò a spulciarlo con minuzia, “Questo è un tomo molto speciale. Racchiudo al suo interno i resoconti delle missioni, per così dire, fallimentari agli occhi di Rimuto e al resto del Consiglio”, Luvr poteva quasi giurare di aver visto un guizzo di gioia attraversare l’occhio nella parte di volto scarnificato del vecchio, “Alcune certamente le conoscerai già: la Condanna di Teresa del Sorriso, la Catastrofe di Luisella…ma altre sono sicuro che ne hai sentito parlare ben poco, per non dire che non ne sai nulla”
“Di certo ormai sai come stuzzicare la mia curiosità Dae”, disse il coordinatore già pregustando la bontà di quelle affermazioni.
Per tutta risposta, il vecchio ridacchiò e iniziò ad elencare una serie di eventi, in parte anche per solleticare ancora di più l’interesse del suo interlocutore, “Allora, vediamo un po’… l’evento della Separazione delle Catene…no, troppo lungo … il giorno del contatto con l’Esterno …sicuramente non adatto per una serata del genere …. La voracità della Creatura del Lago Nero me la tengo per una prossima volta … Ah ecco!”, esclamò trionfante rivolgendosi a Luvr, “La Strega e i Cento Cavalieri! Sono più che sicuro che questo evento catturerà perfettamente il tuo desiderio di sapere”
“Il nome è un tantino altisonante non trovi? Non che gli altri siano da meno…Sembrano molto titoli di fiabe”, fece Luvr schernendo quello che a conti fatti era un suo superiore.
“Che cosa sono le fiabe se non storie ricche di pathos in cui mostri ed impavidi guerrieri si danno battaglia all’ultimo sangue? Inoltre non mi andava di segnarle sotto un comune numero, dopotutto questi eventi sono parte delle mie creature più interessanti”, rispose immediatamente quello, con voce stranamente aulica.
Luvr per tutta risposta si fece scappare un sorriso largo tutta la faccia, “Touchè. Bene, sono tutto orecchi…stupiscimi”
“Non sarò certo io a farlo”, fece Dae mentre si apprestava a leggere la prima riga di quel rapporto, “Sono un semplice narratore degli eventi, ci penseranno loro a stupirti…Inoltre non fraintendere tu stavolta…Come ben saprai i mostri e i guerrieri di cui parliamo son ben reali e nessun dato sarebbe stato trascritto su questi fogli se non fosse certamente accaduto”
Dae posò l’indice della mano destra sul foglio, si schiarì leggermente la voce e iniziò a raccontare, “Era una notte buia e tempestosa, la generazione era la cinquantatreesima e la guerriera nostra protagonista era il numero sette e si chiamava Aileen…”
Fuori dall’edificio, un fulmine attraversò le montagne con un fragore, come se neanche il cielo volesse ricordare quella tragica storia.






N.d.M. 

Ho cercato di rendere la visione del territorio in maniera più realistica possibile, ma non essendo meteorologo non posso certificare al 100% che il risultato sia corretto. Inoltre la divisione temporale tra le varie generazioni di Claymore ed in generale di tutto il mondo in cui si sviluppano le vicende, non è affatto chiara per la mancanza di riferimenti temporali precisi. Spero perciò di non aver essermi sovrapposto ad altri eventi già avvenuti nella normale continuity. 
Un saluto ;)
  
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