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Autore: The Dark Side Of Cookies    18/06/2016    1 recensioni
Lavorare in una gelateria non è poi così male.
Chiedetelo a Pete Wentz che tra un cono al limone e una coppetta alla fragola passerà un'estate diversa.
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Patrick Stump, Peter Wentz
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta
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I'm not dead (I only look that way). I capitoli non verranno postati con regolarità, le scadenze mi stressano e finisco per non rispettarle quindi mi dispiace (?) Ad ogni modo buona lettura!

Il giorno seguente la situazione era più o meno la stessa, caldo insopportabile, condizionatore rotto e una voglia di gelato che non voleva placarsi.
Era passata una settimana da quando avevano chiamato qualcuno per riparare il condizionatore d'aria.
«Non possono fare sul serio.» Gerard guardò la cornetta del telefono disgustato prima di riagganciare. 
«Hai chiamato ancora?» Mikey soffiò via un ciuffo dalla sua fronte.
«Si, sai cosa mi hanno detto? Che sono in ferie. Il loro lavoro è utile sopratutto in estate che diamine!»
«Chiuderanno presto.» Sorrise il biondo.
«Io vado da Ray, vieni con me?»
Probabilmente la casa di  quel ragazzo alto e un po' nerd dalla capigliatura afro era pronta ad accogliere i pinguini del Polo Sud, però Mikey era così timido che preferiva un colpo di calore piuttosto che fare nuove amicizie.
«No, grazie.» Sospirò infine.
Gli occhi di Gerard quasi uscirono dalle orbite, il caldo doveva aver fatto davvero male al fratello.
«Sei sicuro?» La mano era già sulla maniglia della porta d'ingresso.
«Sicurissimo.» Mikey salutò il fratello che chiuse la porta rumorosamente.

Dopo una ventina di minuti di lamentele in solitaria, Mikey decise di fare l'unica cosa che gli venne in mente, chiamare il suo amico.
«Qui il mitico Gabe, chi parla?» Una voce squillante e allegra rispose dall'altro capo della cornetta.
«Sono io Mikey, mi chiedevo se ti andasse un gelato?» Le parole inciamparono sulla  sua lingua e finirono per suonare come una domanda, il biondo diede la colpa al caldo.
«È un appuntamento? Perché io ti vedo più come un amico, Mikes.» Rise Gabe rumorosamente, Mikey riusciva quasi a vedere la faccia del moro contorta in uno dei suoi antipaticissimi sorrisetti.
Se lo avesse avuto davanti gli avrebbe riservato uno di quegli sguardi killer. 
«Gabe…» 
«Okay, Mikey. Ti vengo a prendere fra dieci minuti.» Riagganciò.

A bordo di una Buick Park Avenue dell' 81 bordeaux Michael urlava.
«A destra. Destra, Gabe. GABE DESTRA!»
«Mi chiedo come tu possa non sapere qual è la destra.» Continuò incrociando le braccia al petto.
«Scusa, hai ragione. Dovresti guidare tu. Ah, già. Non hai superato gli esami per la patente.» Rimbeccò il moro.
Mikey aprì la bocca per difendersi, ma la richiuse subito dopo. Non aveva niente d'aggiungere.
Dopo aver sbagliato strada una decina di volte i due si di fronte ad un'insegna familiare.

Finalmente erano arrivati al Creamy Dreams.

Considerando che l'ultima volta che Mikey aveva messo piede nel locale lui e il fratello erano gli unici clienti era abbastanza sorpreso nel vedere il posto affollato.
La fila per i gelati non era poi così lunga e dopo una decina di minuti Mikey e Gabe si trovarono di fronte ad una mezza tonnellata di cremoso gelato divisa per colore.
Lo stomaco del biondo brontolò.
Quandò sollevò lo sguardo dal cibo incrociò quello di una nuova impiegata che sorrideva da dietro il plexiglass, aveva i capelli di due colori diversi e un piccolo spazio fra i denti che le donava carattere.
«Benvenuti, cosa posso servirvi?» La sua voce era dolce e soffice. 
«Io vorrei un cono ananas, mango e banana, guarnito con il tuo amore» Gabe era così imbarazzante.
Mikey scosse il capo, a volte non riusciva a ricordare perché fossero amici.
La ragazza sorrise e iniziò a riempire il cono di prelibatezze alla frutta. 
«Tu invece?» Mikey sollevò lo sguardo dagli innumerevoli gusti un'altra volta, ancora non aveva deciso mentre Gabe stava già mangiando.
«Emm, io...» Sono un indeciso cronico, non lo so, pensò mordendosi un'unghia.
«Io ti consiglio il gelato al cioccolato e peperoncino, sono afrodisiaci sai?» Una sagoma si avvicinò alla ragazza.
«Gabe?!» Quasi urlò e Mikey riconobbe quella voce, era-
«Pete! Pete è passata una vita!» Gabe strinse l'amico in un abbraccio da boa constrictor. 
«Diciamo che sto lavorando. Dieci minuti e sono in pausa, okay?» Rise liberandosi dalla presa.
«Perfetto, a dopo.»
Pete sorrise a Mikey che insieme a Gabe stava scegliendo un posto tra i pochi rimasti prima di asciugarsi le mani sul grembiule e riprendere a lavorare.

«Quindi vi conoscete?» Chiese fissando una goccia di gelato che precipitava lungo la cialda bruna del cono.
«Si, da una vita. Uscivamo insieme quando abitavamo entrambi a Chicago.» Gabe disse qualcosa in spagnolo, probabilmente un'imprecazione, quando una goccia di gelato arrivò ai suoi jeans.
«Vuoi dire... Cioè non che mi interessi, ma se le cose dovranno essere imbarazzanti fra una decina di minuti preferirei saperlo in anticipo» Chiese cercando di mantenere un'espressione neutrale, era abbastanza bravo in questo a dire il vero.
«Eravamo abbastanza vicini ai tempi, ma non sono il tipo che racconta a tutti di chi bacia.»
Il suo stomaco fece uno strano movimento, non era per niente geloso, era solo affamato.
«Scherzo sono totalmente il tipo, ma giuro oltre quello non c'è stato niente» Gabe rise.
Mikey mordicchiò il gelato e contro ogni aspettativa il sapore rispecchiava l'aspetto, era davvero buono.

Continuarono il loro pranzo in silenzio finché Pete finì il suo turno e si accomodò accanto a loro.
«Che ci fai qui?» Chiese Pete accomodandosi nello sgabello vicino all'amico.
«Chicago non amava i Midtown abbastanza a quanto pare» Gabe rispose triste.
«Mi dispiace, amavo quella band.» Pete poggiò una mano sulla spalla dell'amico.
«Si, anch'io» Sospirò.
Mikey si sentiva fuori posto. Era come il primo giorno al liceo. Un'altra conversazione di cui non poteva fare parte perché non sapeva, perché non conosceva. Per lui era sempre il primo giorno di liceo.
Gabe e Pete parlottarono e ridacchiarono fino a quando Patrick minacciò il più basso di farlo lavorare nel magazzino lontano da chiunque.
«La tua pausa è finita venti minuti fa, dammi una mano!» Patrick stava faticando nel tentativo di trascinare degli enormi sacchi di zucchero nel retro del locale.
«Sarebbe tristissimo se mi sbattesse davvero nel magazzino.» Pete rise delle sue stesse parole.
Aveva una risata profonda e contagiosa tanto da far breccia agli angoli della bocca di Mikey che si sollevarono in un sorriso.
«Non letteralmente, ma avete capito.» Rise il moro guardando Patrick asciugarsi con una mano la fronte sudata.
«Devo andare, dammi il cellulare Gabe» 
Gabe passò all'amico uno di quegli antichi Nokia dalla cover bianca e argentata.
«Non riesco a credere che tu abbia una cosa del genere. Non vedo una cosa così dal 2005» Scosse il capo aprendo lo sportellino bianco. 
«Eri tu quello contro il consumismo, che ti è successo?» Gabe era sconvolto.
Pete salvò il suo numero fra i contatti di Gabe e copiò quello dell'amico fra i suoi.
«Ehi, fatti sentire okay?»
Gabe annuì.
Pete abbracciò entrambi e tornò alle sue faccende.

I due pagarono e tornarono in auto. 

«Gabe smettila»
«Non sto facendo nulla.» Sorrise quest'ultimo chiudendo il cellulare.
«Stai guardando il cellulare invece di concentrarti sulla strada.» Mikey sbuffò.
«Chi ha la patente?» Gabe alzò le sopracciglia.
«Io. Quindi stai calmo»
E con quella frase la conversazione era terminata.

«Ci vediamo stasera.» Gabe lasciò Mikey sul viale di casa sua.
«A stasera.» Rispose senza pensarci. 
«Aspetta cosa?!» Quando la realizzazione lo colpì il moro aveva già messo in moto.
«Passo a prenderti alle nove.» Urlò andando via.
Dannazione Saporta. Dannazione.

   
 
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