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Autore: argle_fraster    19/06/2016    1 recensioni
Il Dottor Cid poteva essere mezzo pazzo e affamato di controllo e potere, e la sua mente poteva essere confusa dalla Neticite che teneva stretta in mano, ma le sue parole le sembravano orribilmente vere, come una coscienza che evitava da tanto tempo e che semplicemente non poteva più zittire.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashe, Balthier
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Final Fantasy XII e i suoi personaggi sono proprietà Square-Enix, e vengono qui utilizzati senza scopo di lucro: nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

AMONGST PIRATES
scritta da scritta da katmillia/argle fraster, tradotta da Alessia Heartilly

Il Dottor Cid poteva essere mezzo pazzo e affamato di controllo e potere, e la sua mente poteva essere confusa dalla Neticite che teneva stretta in mano, ma le sue parole le sembravano orribilmente vere, come una coscienza che evitava da tanto tempo e che semplicemente non poteva più zittire. Quando lo scienziato se n'era andato, via nel cielo per arrivare a Giruvegan, non aveva sentito nulla a parte il vuoto nelle ossa e il caos nella mente, una sensazione che non poteva né decifrare né scrollarsi di dosso, e rimase in silenzio per tutto il viaggio verso Porto Balfonheim.

Il porto in sé era un posto vivace, pieno di energia, e cosa abbastanza strana, un'aurea di ottimismo nel mezzo della guerra, e anche se Ashe sapeva che i cittadini dei porti erano pirati e ladri, non riusciva a condannarli più per questo. Chi era lei per giudicare e scagliar pietre, quando lei stessa bramava il potere della Neticite che sapeva essere pericoloso e corrotto? I suoi stessi compagni avevano un passato disordinato di ladrocinio e pirateria, e dava valore alla loro compagnia e, osava dire, amicizia, più di qualsiasi altra cosa avesse.

Ma era troppo scossa dalle parole del dottore per godersi il paesaggio come gli altri, e non rispose quando Vaan le chiese eccitato se pensava che potesse cogliere qualche suggerimento sul diventare un pirata dai cieli tra i furfanti. Incrociò le braccia sul petto e ascoltò in silenzio mentre Reddas raccontava loro di Feywood, e del sentiero nascosto verso Giruvegan, e non ebbe nemmeno paura di scoprire l'ammassarsi della Nebbia, che sapeva essere una forza instabile con cui contrattare, data la sua passata esperienza.

"Parlate con i miei uomini per saperne di più su Feywood" disse Reddas alla squadra, e Vaan corse fuori dalle grosse porte immediatamente, borbottando sul partire non appena avesse potuto mettere le mani piuttosto inesperte sui comandi.

"Il tuo apprendista è più pirata di te" rise Reddas mentre Balthier ribolliva e se ne andava rabbioso, forse reagendo con più forza del dovuto. Ashe lo guardò andarsene e desiderò seguirlo, ma il pirata calvo la trattenne con le sue parole.

"Brami la Neticite?" chiese, ed era troppo, troppo presto. Le parole di Cid, e l'eco nella tomba di Raithwall, e persino la Spada dei Re che teneva legata sulla schiena come una bambina, cominciarono tutte a risuonarle nella testa come un coro di voci che non poteva distinguere o interpretare. Poteva sentire la Neticite che la attirava, come il Frammento d'Alba prima che la sua luce fosse estinta, ed era troppo forte perché lei potesse combatterlo nel suo stato.

"Sì" sussurrò, sentendosi una sciocca e una traditrice per aver borbottato quella parola. "Cerco il suo potere. Ma ne ho anche paura."

Reddas la studiò scaltro, e il suo sguardo le sembrò luce bollente del sole sul viso, e le guance le si infiammarono e arrossarono, e trovò impossibile guardarlo negli occhi. Lui sapeva, come molti altri, che quello che lei cercava non era il modo vero con cui aveva bisogno di gestire la minaccia, ma la sua squadra non aveva mai detto nulla per farla vacillare, e aveva paura che se il pirata davanti a lei l'avesse fatto la sua risoluzione si sarebbe rotta.

"È saggio farlo" disse lui infine, e lei emise un respiro che non sapeva di aver trattenuto, sentendosi come se avesse superato una qualche specie di prova nascosta. "Posso solo dirti di ricordare Nabudis."

"Nabudis" disse lei inspirando bruscamente. Nabudis era semplicemente un altro ricordo che proprio non riusciva a collocare nella sua mente; non poteva permettersi di indugiare sul passato se non poteva fare nulla per cambiarlo, ma sapeva perché lui ne avesse parlato, ed era un consiglio saggio.

Si voltò e fece per andarsene, con le mani strette davanti a sé, quando lui la chiamò ancora e lei si fermò.

"Ti seguirà" disse il pirata, fissando oltre la balaustra della nave il vasto oceano, con i muscoli del braccio che si contraevano mentre incrociava le mani sul petto. Aveva un aspetto formidabile lì in piedi, a testa alta, padrone dei suoi possedimenti, ma Ashe non poteva rispondere per via dello strano groppo che le si era formato in gola, bloccandola.

Quando non rispose, lui parve dimenticarsi di lei, e lei pensò al significato delle sue parole, perché non voleva davvero che le venissero spiegate, ed era uno strano paradosso quello in cui si perse, vagando tra le vie mentre cercava di trovare gli altri. Decise dopo un po' che avessero trovato uno dei mercanti locali e stessero facendo scorta di provviste, forse persino investendo in nuove armi, ma dove si trovassero era per lei un mistero quanto il posizionamento dei mercati nelle vie locali.

Si trovò da sola per le strade, spostandosi per far passare marinai e manodopera che le passavano velocemente accanto, cercando di fare del suo meglio per non sembrare una turista persa.

Un moguri le sfiorò le caviglie e la spaventò così tanto che quasi cadde, ma ci fu una mano sul braccio a prenderla, e si trovò a guardare un'attraente e florida donna con zigomi alti e riccioli biondi.

"Attenta" disse l'altra donna sogghignando appena, lasciando andare il gomito di Ashe. "Non è una bella città in cui perdersi."

"Lo avevo capito" rispose Ashe allo stesso modo, impaziente di allontanarsi dall'imponente donna e di trovare i suoi compagni. Pensò di farlo fino a quando la donna dietro di lei si allungò e le afferrò ancora il braccio, con le unghie che affondavano piuttosto rudemente nella pelle di Ashe.

"Sei quella ragazza che è entrata con Reddas" disse la donna pirata guardandola con disapprovazione. "La principessa."

Sputò il titolo con un tale tono velenoso che Ashe si chiese quante altre principesse avesse incontrato sul suo cammino e le avessero fatto del male in qualche modo, o se avesse semplicemente un'avversione per i reali in genere. Desiderò strattonare il braccio, ma le unghie la graffiavano dolorosamente, e aveva paura di cosa avrebbe fatto l'altra se avesse tolto il braccio.

"Sì" disse Ashe con tutta la sicurezza che poteva, incontrando gli occhi della donna. "Ci ha aiutato in una scaramuccia, prima."

"L'unica ragione per cui Reddas vi ha aiutato, principessa, è che viaggiavate con Balthier" disse l'altra deridendola in modo evidente, e lasciando infine il braccio di Ashe, e lei quasi volle controllarlo ed esaminare i marchi a mezzaluna sulla pelle.

"Perché dovrebbe avere importanza il motivo per cui ci ha aiutato?" chiese Ashe, raddrizzandosi completamente e desiderando con fervore che uno dei suoi compagni si facesse vivo dicendole che sarebbero partiti presto.

"Penso solo che sia interessante" disse l'altra, e la sua espressione cambiò abbastanza improvvisamente da sospettosa a corrugata, con le labbra scure contratte. "Balthier e io abbiamo un passato."

Senza parole, Ashe guardò la donna voltarsi e tornare all'aeronave di Reddas, attraccata vicino a uno dei grossi edifici con una tenda a righe sulla porta d'ingresso, e non poté rallentare il battito crescente del suo cuore, né fermare lo stringersi dei pugni. Rimase lì a lungo prima di costringere finalmente i piedi a muoversi, facendosi strada in una delle vie laterali con la speranza di incontrare un mercante di articoli vari che, sapeva, doveva essere da qualche parte nel porto, chiedendosi perché, nel mezzo di tutto, fosse incapace di pensare a qualsiasi cosa che non fosse l'ultima frase della donna pirata.

Trovò il mercante in un piccolo negozio soffocante, e scelse di sedersi fuori nell'attesa che uscissero i compagni, trovando da sedersi su una pila di casse che sembrava un po' appiccicosa per il trasporto. Si lasciò cadere la testa tra le mani, sopraffatta dalla stanchezza, e non notò i passi che riecheggiavano intorno a lei.

"Ci chiedevamo dove fossi finita" disse Penelo, con la voce leggera e allegra, e Ashe alzò gli occhi e vide il gruppo intorno a lei. Fran stava frugando tra i nuovi oggetti nella borsa, e Basch parlava con un pirata lì a fianco, e Balthier non si vedeva da nessuna parte, cosa abbastanza stupefacente.

"Siamo pronti a partire?" domandò Ashe; voleva liberarsi del porto e di tutto quello che conteneva il prima possibile, e sperava che il viaggio attraverso Feywood le schiarisse la mente dai saggi commenti di Cid e dagli orribili ricordi di Nabudis. Penelo annuì, ma ci volle un bel po' prima che la squadra fosse davvero pronta ad andare, e Basch si guardò intorno, agitato.

"Dov'è finito?" ringhiò il cavaliere; ovviamente si chiedeva dove fosse finito il pirata. "Non possiamo partire senza di lui!"

"Io gli ho detto che l'avremmo fatto" sospirò Vaan, e sembrò che desiderasse poter dar corso alla sua minaccia. Il gruppo si rassegnò ad attendere il ritorno del pirata, e passarono diversi minuti; finalmente, Balthier li raggiunse e posò una mano sulla spalla di Basch.

"Andiamo allora?" chiese, e sembrava troppo felice di aver appena ritardato la partenza del gruppo. Basch parve irritato, ma non disse nulla; si avviarono verso la fine della strada zeppa di venditori e mercanti che contrattavano con i clienti, invisibili nel rumore che dominava sempre i moli. Arrivarono infine all'entrata dell'Aerodromo, con i suoi grandi archi doppi.

Ashe decise di guardare solo la strada, perché temeva ciò che avrebbe potuto vedere se avesse spostato gli occhi altrove. Fortunata com'era, dato che non lo era affatto al momento, si trovò accanto Balthier intento a voler parlare con lei, mentre entravano nella struttura.

"Stai facendo un ottimo lavoro a schivarmi" rifletté lui, anche se non sembrava che la cosa lo allarmasse. Ashe indurì l'espressione del viso più che poteva, e continuò a camminare, costringendosi a marciare secondo un conteggio che faceva tra sé e sé, per non pensare ad altro. Aveva le braccia rigide e i pugni chiusi, ma aveva dimenticato le cicatrici che le erano rimaste dall'incontro precedente; il pirata invece, purtroppo, era abbastanza accorto da notarle.

"Che diamine ti è successo?" domandò, prendendole il braccio e trattenendolo per esaminare i segni a forma di luna crescente che lei aveva sulla carne. Ashe strattonò il braccio il più rapida possibile, guardandolo storto.

"Ho incontrato una tua vecchia conoscenza" sibilò, tenendo la voce bassa per non farsi sentire dagli altri, che per fortuna erano già dentro la cupola.

"Una conoscenza con un certo gusto per la violenza, pare." Lui si accigliò. "Come si chiamava?"

"Non ho avuto l'onore di saperlo" rispose altezzosa Ashe. "Ma sono sicura che la riconoscerti più per il fisico voluttuoso che per il nome, comunque."

Si voltò con un colpo di tacco, decisa ad avere l'ultima parola, ma il pirata, che non aveva mai capito del tutto il perché lei sbuffasse e si voltasse, la seguì lungo le scale e all'ombra, dove la tirò da parte quasi con durezza e le impedì di raggiungere l'aeronave del gruppo.

"Ti ha ferita anche da altre parti?" le domandò, con il viso piuttosto vicino a quello di lei. Le stava rendendo difficile pensare con chiarezza, e lei voleva essere coerente, perché aveva in mente un'uscita davvero drammatica, e lui le rendeva difficile concentrarsi sulle parole che aveva deciso di dire. Si divincolò dalla sua stretta, ma quell'agitarsi non gli fece allentare la presa come aveva pensato, anzi; lui strinse di più.

"No" ammise lei infine "ma il fatto che tu sappia di chi sto parlando la dice lunga."

A quel punto Balthier la lasciò e lei si ritrasse, sapendo di essere arrossita, e felice all'improvviso delle ombre dell'edificio, che la coprivano per la maggior parte nel buio indistinto degli angoli.

"Ti ha trattenuto lei?" domandò Ashe, consapevole che forse avrebbe dovuto tacere, ma incapace di non indagare comunque. "Ti sei preso il tempo per un ultimo incontro?"

Le ombre, che solo un attimo prima aveva apprezzato, ora la ostacolavano: era difficile leggere l'espressione sul viso di lui. Non sapeva decifrarla, e il lungo silenzio le fece temere di avere detto qualcosa di inopportuno, forse di averlo provocato troppo.

"Non dovresti trattenerci tutti per i tuoi affari personali ed egoistici" disse lei, raddrizzandosi più che poteva e alzando il mento, sperando che cambiare argomento le permettesse di respingere qualunque risposta dovesse seguire. Passarono diversi momenti di tensione, prima che lui rispondesse.

"Perché ti turba pensare alle persone che frequento?" le chiese, e con sorpresa di Ashe, non sembrava arrabbiato, ma confuso, e lei non seppe decidere se questo apparente salto d'emozione fosse per lei un beneficio o no.

"Sei in compagnia di altezze reali, adesso" rispose lei furiosa, dicendo la prima cosa che le venne in mente per il panico. "Quello che fai si riflette su di me, e su tutti noi, e io non voglio rovinarmi la reputazione."

"Principessa, per il mondo tu sei morta" rispose lui, avvicinandosi di un passo, così da nascondere completamente il viso nel buio. "Di che reputazione parli?"

Lei non seppe come rispondere, e guardò a terra, furiosa, desiderando che gli altri si chiedessero cosa li tratteneva e venissero a cercarli, desiderando che Reddas non l'avesse tenuta sull'aeronave più a lungo degli altri, desiderando di avere via libera e che Cid non l'avesse confusa con quei commenti così orrendamente saggi, e più di tutto il resto desiderando che il mondo non diventasse improvvisamente annebbiato quando lui le era vicino, fino a non farle più capire né pensieri né sentimenti, ma solo il pulsare del sangue nel petto e nella testa.

Ci fu una pausa densa, e l'ansia di non sapere cosa stava succedendo le faceva trattenere dolorosamente il respiro in gola, e poi Balthier fece un altro passo avanti, in modo da esserle abbastanza vicino, e chinò la testa così da avere il mento appena sopra la spalla di lei.

"Lei non significa niente per me" disse, e Ashe avrebbe potuto giurare di sentire il sorriso nella sua voce. "E stavo parlando con Reddas per avere un po' di informazioni."

Era come se un peso le fosse stato tolto di dosso, ma il cuore le batteva ancora a velocità spaventosa, e fece un lungo respiro tremante per cercare di darsi un contegno prima di rispondere.

"Molto bene" rispose lei, sapendo benissimo che la sua facciata non ingannava nessuno, eppure ancora incapace di abbandonarla. Aveva un nodo in fondo allo stomaco, non diverso da quello che aveva portato per due anni nelle fogne della sua città, il tipo di nodo che portava ansia e preoccupazione e paura dell'ignoto. Ma mentre quel nodo era stato di dolore e angoscia, questo era pieno di qualcos'altro, qualcosa che non riusciva a identificare ma che era sicura di capire, alla fine.

Balthier infine si allontanò, e lei riuscì a pensare di nuovo, e si voltò senza dire un'altra parola per andare dagli altri, che non sembravano turbati dalla loro assenza. Si costrinse a smettere di tremare, anche se non era del tutto sicura di aver vinto quella battaglia.

"Pronti a partire?" chiese alla squadra quando li raggiunse, e Vaan balzò in piedi, impaziente. Balthier rimase dietro di lei mentre ultimavano i preparativi, ma avrebbe potuto giurare che, anche se non lo guardava, ovviamente di proposito, lui le stesse sorridendo.

*****
Nota della traduttrice: ogni recensione e commento, anche in messaggio privato, sarà tradotto e inviato all'autrice, e ogni eventuale risposta verrà poi riportata qui. Per chi volesse tenersi aggiornato sulle mie traduzioni (in questo e altri fandom), lascio il link alla mia pagina facebook (dove segnalo sempre quando aggiorno) e alla mailing list. Alla prossima! - Alessia Heartilly

  
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