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Autore: Bad A p p l e    19/06/2016    2 recensioni
[FMA!AU] [Seguito di "The End Is Where We Begin"]
Il cielo piange, il vento urla e Tetsuya non può fare a meno di sentirsi almeno in parte capito; si sente più leggero e, con un balzo, è appollaiato sulla balaustra come un gatto, a meno di un passo dal vuoto.
Inspira profondamente, fino a che i suoi polmoni non supplicano per una tregua, poi espira ed il suo fiato subito si cristallizza in una nebbiolina argentata che viene spazzata via dalle raffiche.
Chiude gli occhi, ma non può evitarsi di storcere appena il naso quando, attutite dalle urla strazianti del vento, sente una voce chiamarlo con più preoccupazione del dovuto, come se temesse che Kuroko potesse buttarsi giù.
L’Alchimista di ghiaccio si lascia sfuggire un lieve sospiro che suona quasi come un sibilo; stacca le mani dalla balaustra e allarga appena le braccia, in modo che le sferzate d’aria lo sbalzino all’indietro, verso l’interno della fortezza. I suoi piedi ritoccano il suolo ad un metro di distanza dalla balaustra, in perfetto equilibrio; si volta e finalmente raggiunge il soldato semplice che l’ha chiamato.
«Il Generale Aida vuole vederla».

[KagaKuro] [MidoTaka] [KasaKise] [AoMomo]
Genere: Azione, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Kiseki No Sedai, Seirin, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko, Yukio Kasamatsu
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The End Is Where We Begin'
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Until We Bleed.

 

Capitolo 03: A Way To React.

 

 

«Cosa diavolo state dicendo?»

Kasamatsu è pienamente cosciente dei suoi limiti; la sua pazienza, ad esempio, non è mai stata eccelsa, gli capita di cedere all’ira più di quanto gli piaccia ammettere.

Sentire proprio quelle determinate persone vaneggiare su Kise è quanto di più vicino al punto di rottura dei suoi nervi, quindi si stupisce nel riuscire a limitarsi a freddarli con lo sguardo, quando in realtà vorrebbe solo prenderli a pugni.

La pioggia continua a cadere incessante, ma lui al momento non riesce proprio a farci caso; davanti a quelle assurde parole pronunciate dagli altri, qualsiasi altra cosa perde improvvisamente importanza. Incrocia le braccia al petto e il suo sguardo si indurisce ancora di più, mettendo in chiaro che sta aspettando una risposta e che non permetterà loro di andare via prima di averla ottenuta.

I suoi occhi in piena tempesta si spostano su tutti e tre e ciò che vede non è per nulla rassicurante. Kagami è pallido e, be’, non c’è davvero bisogno di parlare di Takao, è un completo disastro e ogni dettaglio nella sua persona urla che qualcosa di terribile dev’essere successo; quando osserva Kuroko si dice che forse nelle assurdità pronunciate dai tre potrebbe esserci qualcosa di vero, perché null’altro potrebbe giustificare la presenza dell’Alchimista di Ghiaccio.

Tetsuya, due anni prima, è scappato dalle sue responsabilità, da ciò che ha fatto e Kasamatsu lo conosce quel poco che basta da sapere che non avrebbe mai rimesso piede a Central City se non per qualcosa che riguardi da vicino le vicende di Ishval, a maggior ragione se c’è di mezzo Ryouta.

Gli occhi di Kasamatsu non si scollano un secondo dall’esile figura dell’Alchimista, in quella che è una sorta di sottile vendetta: ora che Kuroko è lì, non gli concederà più il lusso di fuggire e il conto da pagare inizia da un resoconto completo dei fatti.

Decide che non accetterà le parole di nessun’altro, dev’essere l’Alchimista di Ghiaccio a parlare e il modo insistente con cui lo guarda non lascia dubbi al riguardo.

Sa bene che dovrebbe vergognarsene, ma non riesce proprio a fare a meno di provare una sorta di sottile e feroce piacere nel mettere alle strette l’altro. Lui stesso a due anni di distanza non riesce a capire, in tutta quella storia, quanta della colpa sia di Kuroko, quindi in fondo sa che non è del tutto corretto dargli addosso in quel modo.

Però è scappato e a raccogliere i cocci sono rimasto solo io” pensa con rabbia, stringendo appena i pugni.

 

Tetsuya, da quando è tornato a Central City, si è spesso sentito in difficoltà nel rapportarsi con gli altri, ma questa è la prima volta in tutta la sua vita in cui sente il disagio attraversarlo in ondate tanto dense, al punto da avere quasi la sensazione di qualcosa che gli striscia sottopelle.

Sa che trovandosi nella stessa città e lavorando nello stesso edificio sarebbe stato impossibile non incontrare Yukio, tuttavia ha sperato in ogni istante di poter rimandare all’infinito quel momento.

Più che vederlo, Kuroko sente lo sguardo dell’altro addosso ed è spiazzante; rimane inchiodato sul posto incapace di muoversi e, quasi, di respirare.

Vuole abbassare lo sguardo e smettere di sentire quegli occhi bruciarlo vivo, ma non riesce a fare nemmeno quello, può fare solo ciò che Kasamatsu si aspetta da lui: dargli delle risposte.

Inspira un paio di volte, in modo tanto lieve che lo sterno si muove appena, infine riesce a trovare una sorta di equilibrio e si decide a parlare, con la certezza di non far trasparire dalla voce nulla di ciò che sente al momento.

Le parole gli si scollano dal palato con più facilità di quanta ha creduto possibile, di volta in volta raccontare tutto diventa più semplice, forse perché ad ogni ripetizione le frasi sbiadiscono, perdendo gradualmente significato. È solo una storia, forse vera o forse pura illazione, ma pur sempre solo una storia da ripetere diligentemente a chiunque abbia bisogno di una giustificazione per la sua presenza a Central.

Per tutto il tempo si impone di mantenere il contatto visivo con il Generale, perché non può fare a meno di pensare che in quel modo espierà almeno una piccolissima parte delle sue colpe. Checché ne dicano gli altri, lui non è il tipo di persona che scappa, non lo è mai stato.

Rintanandosi a Briggs di certo non è fuggito dai sensi di colpa, anzi, ha impedito a persone come Kagami, Aomine o Momoi di persuaderlo di non essere il diretto responsabile della morte di Ryouta.

Non si aspetta che Kasamatsu capisca questo e, di certo, lui non glielo spiegherà, quindi si limita a subire quello sguardo che continua ad annichilirlo nonostante ormai abbia terminato la spiegazione già da diversi secondi.

Chi è causa del suo male, pianga se stesso, no?” pensa, sentendosi improvvisamente esausto, la situazione è più logorante di quanto gli piaccia ammettere.

Vede il corpo di Yukio irrigidirsi e tendersi e i suoi pugni stringersi con forza, al punto che Kuroko è quasi certo che l'altro stia per mettersi ad urlare, tuttavia si conclude tutto con Kasamatsu che si scioglie in un sospiro denso di dolore e risentimento.

Tetsuya sa con certezza, adesso, che avrebbe mille volte preferito sentirlo urlargli contro, perché l'incurvatura che prendono le spalle dell'altro danno l'impressione di un uomo distrutto.

«Quindi, cosa state facendo per accertarvi che Aomine non si sia del tutto bevuto il cervello?» domanda il Generale, questa volta a nessuno in particolare, per poi passarsi una mano prima sul viso e poi tra i capelli, sembrando improvvisamente molto più vecchio.

«Abbiamo riscontrato tracce di alchimia nel vicolo in cui Aomine ha visto sparire il presunto Kise, adesso vogliamo procurarci una mappa delle fognature. Magari ricostruendo il suo percorso possiamo scoprire dove si nasconde» spiega Kagami, togliendolo dall'impiccio di dover continuare ad essere il solo a subire l'interrogatorio di Yukio.

Non fa in tempo a scoccargli un'occhiata di gratitudine – perché per un istante riesce a dimenticarsi dei paletti che ha messo tra loro – che un tonfo acuto richiama l'attenzione di tutti.

Takao ha sbattuto un pugno contro il muro dell'edificio e guarda ognuno di loro con gli occhi carichi di rabbia mista a terrore.

«Non c'è nessun "presunto Kise". C'è Kise e basta, che è molto più forte di quanto non sia mai stato ed ha rapito Shintarou, smettetela di perdere tempo. Con tutto il dovuto rispetto, Kasamatsu, o aiuti o ti levi dalle palle».

«Sono un…!»

«Un mio superiore?» lo interrompe Kazunari con un sogghigno che, per un momento, lo fa sembrare meno disperato, «Mi sono dimesso, quindi o sei un aiuto o sei una palla al piede» motteggia, tuttavia a denti stretti, mettendo in chiaro che non sopporterà altre diversioni.

Lo sguardo valutativo di Yukio che segue quelle parole dura diversi secondi, poi il Generale borbotta qualcosa di incomprensibile sul rispetto ed entra dentro al Quartier Generale, sbattendosi la porta alle spalle.

 

Appena l'altro sparisce, inghiottito dall'edificio, Takao si porta una mano al petto e sospira di sollievo in modo forse un po' troppo melodrammatico.

Lo scatto di rabbia derivato dal fatto che gli altri se ne stessero con le mani in mano a conversare è stato reale, ma l'impennata di arroganza nel rivolgersi a Kasamatsu è stata tutta una recita fatta senza sapere davvero quanto in là avrebbe potuto spingersi.

«Per un momento ho creduto che mi avrebbe sparato» esala a beneficio degli altri due.

"Troppe emozioni, davvero, troppe emozioni in troppo poco tempo. Prima o poi mi cederà il cuore".

Tetsuya lo guarda qualche istante, come a volerlo esaminare; è evidente che né lui né Kagami si sarebbero aspettati un simile teatrino da lui, ma entrambi sembrano convenire che data la situazione tutto è concesso o quasi, perché le rimostranze che seguono sono troppo deboli per esser spinte da vera convinzione.

«Credo di averlo visto sfiorarsi la fondina» conviene Kagami.

Kuroko, invece, gli rivolge l'ennesimo sguardo vuoto, guastato appena da una punta di disapprovazione, «Dovevi proprio?»

"Ugh… rimostranze deboli, avevo detto?"

L'Alchimista di Ghiaccio ha capito che lui non si è limitato a fare la voce grossa, ma ha messo l'altro in condizione di non potersi esimere dal collaborare alle indagini. Takao non ha dubbi sul fatto che Kasamatsu sia diretto all'archivio per recuperare una mappa delle fognature; gli ha rinfacciato il fatto che potrebbe davvero essere il suo Kise ad aver fatto del male a Midorima e questo gli impone il dovere morale di aiutarlo.

«Sì», risponde, quindi, «Dovevo proprio».

 

[…]

 

Midorima non sa dove si trova, è tutto buio e gli occhi non riescono a scorgere nulla di ciò che lo circonda. Se deve essere sincero, non riesce neanche a ricordare quando li ha aperti, gli occhi.

C'è un forte odore di sangue che sembra quasi impregnare la parete alla quale è incatenato; l'olezzo è così forte che Midorima per un attimo pensa che sia il muro stesso a sanguinare, si aspetta da un momento all'altro di sentirsi addosso i densi rivoli rossi, ma quel piccolo accenno di lucidità che riesce a tenere stretto tra le dita gli dice che tutto quello non è assolutamente possibile.

I muri non sanguinano. Le persone sì.

Midorima è confuso.

I suoi pensieri sono leggeri e disordinati, del tutto sconnessi e per quanto si ostini a provare a rincorrerli non riesce ad afferrarne neanche uno.

Chiude gli occhi, perché in ogni caso non fa alcuna differenza con il tenerli aperti, e in quel momento si rende conto del leggero ronzio che sente nelle orecchie; leggero e costante, tanto da sembrare silenzio, eppure c'è.

"Commozione cerebrale?"

Si dice che è buffo, perché con gli occhi chiusi tutto gli sembra più chiaro ed è un paradosso, riesce perfino a sentire la fastidiosa sensazione di bagnato su quasi tutto il suo corpo e finalmente giunge ad una conclusione che spiega il perché del forte odore di sangue.

I muri non sanguinano, le persone sì.

"Sono io che sto sanguinando…"

Una volta fatta quella semplice constatazione, diventa sorprendentemente facile ricordare come si è ridotto in quel modo. Ricorda Kise, ricorda di aver ordinato a Kazunari di scappare, ricorda il lungo scontro contro l'altro alchimista che, come preventivato, si è concluso con la sua sconfitta e adesso eccolo lì.

Non ha idea di dove Ryouta l'abbia portato, sa solo che si sente debole ma non abbastanza da perdere nuovamente i sensi, anzi, lentamente si fanno sempre più acuti, così come pian piano ritorna la sua capacità di pensiero razionale.

"Cosa vogliono da me?"

La porta sbatte e la luce viene accesa prima ancora che lui abbia il tempo di finire quel pensiero. Ringrazia di aver tenuto gli occhi chiusi, perché è più che certo che l'illuminazione improvvisa della stanza sarebbe stata in grado di causargli delle fitte alla testa non indifferenti.

Molto lentamente si azzarda ad aprire gli occhi, ma anche una volta spalancati gli ci vuole qualche istante per mettere a fuoco Kise – per quanto concesso dall'assenza dei suoi occhiali, andati distrutti durante lo scontro – davanti a lui con una smorfia che potrebbe essere un sorriso tanto quanto un semplice mostrare i denti, come un animale.

«Allora, Midorimacchi, come ti senti?» cantilena l'Alchimista Specchio.

Anche in quelle condizioni, Midorima non vorrebbe far altro che urlargli di non fare domande idiote, ma realizza di non averne davvero la forza, quindi si limita a guardarlo negli occhi con debole aria di sfida, «Passa direttamente alla parte in cui mi dici cosa vuoi da me» dice con voce bassa e rauca.

Midorima si accorge del bicchiere che l'altro ha in mano solo quando Ryouta glielo avvicina alle labbra; scosta la testa di lato e ciò fa ridere di gusto l'altro Alchimista, in quel momento Shintarou lo ucciderebbe molto volentieri e senza il minimo rimorso.

"Se non fosse che è già morto, certo…"

«Midorimacchi, sul serio? Se ti volessi morto a quest'ora saresti sotto qualche metro di terra; bevi, è solo acqua».

L'Alchimista di Cristallo vorrebbe resistere, anche solo per mettere in chiaro che non ha intenzione di obbedirgli come un cagnolino, ma si sente la gola completamente riarsa ed è bastata la frase pronunciata prima a farla bruciare ancora di più, quindi cede e beve avidamente ogni goccia d'acqua, provando un lieve sollievo.

«Voglio una risposta» ci tiene comunque a precisare, senza abbandonare l'aria di sfida.

Kise scuote la testa con aria divertita, come a trovarsi davanti ad un bambino particolarmente capriccioso, «A me e ad alcuni amici serve in prestito il tuo cervello per un certo progetto».

«Immagino che chiedere il mio aiuto prima di aggredirmi fosse fuori discussione».

Il sorriso dell'altro si amplia, facendogli venire voglia di prenderlo a schiaffi, «Diciamo che è qualcosa che potresti voler rifiutare di fare. Quindi ci servi debole, indifeso, ma abbastanza lucido da poter lavorare».

Shintarou sa di non essere uno stupido e ormai il suo cervello è tornato a lavorare a pieno regime, non gli riesce troppo difficile intuire che cosa voglia Kise da lui.

Ryouta è morto, eppure ora si trova vivo e vegeto davanti a lui; per quanto non l'abbia mai creduto davvero possibile, c'è solo una cosa che può aver riportato in vita l'altro, la stessa cosa che lui solo è in grado di fabbricare e che quindi giustificherebbe quel rapimento.

«La Pietra Filosofale?» si scolla dal palato, sperando per la prima volta in vita sua di sbagliarsi, per quanto sia una possibilità remota.

Gli sembra incredibile che quelle pietre maledette siano state in grado di favorire la buona riuscita di una trasmutazione umana, ma il fatto di essere stato rapito in realtà porta con sé un buona notizia.

"Sono finite. Se hanno bisogno di me per crearne altre vuol dire che sono finite".

«La Pietra Filosofale, esatto» conferma Kise, serio, «Stai tornando ad essere abbastanza lucido, vedo; direi che questo semplifica le cose».

Midorima non riesce ad evitarsi una lieve smorfia, «No, non proprio. Io non ho la minima intenzione di fabbricare delle Pietre Filosofali e tu non hai i mezzi per obbligarmi a fare qualcosa contro la mia volontà o per corrompermi».

«Takao Kazunari» si limita a cantilenare Kise e in quel nome ci sono così tanti sottintesi che a Shintarou viene quasi da vomitare, tuttavia non ha intenzione di cedere.

Kazunari non è uno stupido e di sicuro deve aver capito lo stato delle cose quando lui gli ha ordinato di scappare: è stato evidente da subito che Kise non ha voluto nulla da Takao se non usarlo contro di lui, quindi l'altro si sarebbe fatto uccidere piuttosto che farsi catturare vivo ed essere usato come merce di scambio.

«Takao è al sicuro a Central City».

Il ghigno che gli rivolge Ryouta riesce a distinguerlo alla perfezione nonostante la poca vista di cui è dotato al momento ed è agghiacciante, non promette niente di buono.

«E, di grazia, dove credi che siamo adesso?»

Adesso Shintarou ha la certezza assoluta di voler vomitare.

 

[…]

 

Ad Aomine Hyuuga non è mai piaciuto granché. Niente di particolarmente grave, a conti fatti, tenendo conto che sono davvero poche e persone che possono vantare di essergli state simpatiche a primo acchito.

Il nuovo Comandante Supremo, ovviamente, non è in questa cerchia ristretta e lui non si è mai premurato di andare oltre l'antipatia a pelle che sente per l'altro. Una parte del suo cervello, quella più saggia e ragionevole e, di conseguenza, quella che di solito viene bellamente ignorata, gli dice che alla base di quella mal sopportazione c'è il fatto che Junpei ha fatto per anni ciò che lui non ha mai avuto il coraggio di fare fino all'ultimo istante: prendere le parti di Ishval durate la guerra civile.

Hyuuga, a differenza sua, non ha sangue Ishvalan nelle vene, eppure si è schierato contro Amestris durante la guerra, mentre lui è rimasto fedele ad Akashi per poi voltargli le spalle solo agli sgoccioli del conflitto.

Quel ragionamento, però, suona troppo simile a qualcosa come l'invidia, quindi tende ad allontanarlo ogni volta che questo si forma nella sua mente. Al momento attuale, tuttavia, non è questo il motivo per cui sente di odiare Hyuuga con la forza di mille soli.

No, lui adesso lo sta odiando perché ha escluso lui e Momoi dal caso del presunto Kise, lasciano tutto nelle mani di Bakagami, che sembra perdere neuroni ogni volta che Tetsuya è nei paraggi e, be', lo stesso Kuroko, che è evidente non veda l'ora di chiudere il caso e tornare a congelarsi il didietro a Briggs.

"Uno è incapacitato ad usare la testa e l'altro muore dalla voglia di confermare che mi sono bevuto il cervello. Senza contare i drammi amorosi che intercorrono tra loro. Certo che Hyuuga è proprio uno stronzo ad affidare il caso proprio a loro due".

Junpei ha giustificato tutto dicendo che un caso delicato come quello non deve attirare troppa attenzione e di conseguenza devono lavorarci meno persone possibile, tuttavia Daiki non riesce a non pensare che sia una bieca ingiustizia, dopotutto è lui ad aver avvistato Kise, ha tutto il diritto di indagare, anche solo per convincersi di non essere del tutto pazzo.

"Tetsu e Bakagami sono i primi alchimisti che il SEIRIN riuscì a reclutare, che si affidi a loro per questo?"

«Dai-chan, stai di nuovo pensando a cose stupide?»

Ultimo ma non ultimo, nella lista di motivi per cui in questo momento odia a morte Hyuuga, ha relegato lui e Satsuki ad incarichi amministrativi.

Roba noiosa. Mortalmente noiosa. Così tanto da permettere a lui di far vagare la mente dove non dovrebbe e alla ragazza di rendersene conto con una facilità disarmante.

Aomine alza lo sguardo per incontrare le iridi chiare di Momoi, seduta di fronte a lui alla scrivania che hanno occupato per esaminare l'immensa mole di documenti vari che il Comandante Supremo ha affidato loro.

Per un attimo si sente ancora stampate a fuoco nelle cornee le lettere nere dei fogli, deve sbattere un paio di volte le palpebre per sbarazzarsi di quelle ombre fastidiose, poi si massaggia gli occhi con aria stanca.

«Questo lavoro è lobotomizzante, non ho neanche la forza di pensare figuriamoci se ci riesco per cose stupide» commenta, buttando all'indietro la testa per sgranchirsi un po' il collo irrigidito.

Sa che probabilmente Momoi vorrebbe fare battute sul fatto che per essere lobotomizzati bisognerebbe avere un cervello, ma la ragazza sembra avere pietà di lui perché si limita ad annuire con aria comprensiva.

«Direi che per oggi abbiamo finito, continuiamo domani?» propone, e c'è qualcosa di sospetto nel modo in cui lo fa, ma Daiki decide di non indagare, conosce la ragazza quel tanto che basta da sapere che sarà lei a parlargli una volta che ci saranno le condizioni adatte a farlo.

Senza aggiungere altro, comincia a ritirare i documenti, dividendo con accuratezza quasi maniacale quelli esaminati con quelli ancora da consultare – sia mai che gli capiti due volte lo stesso barbosissimo documento, potrebbe venirgli voglia di impiccarsi.

La ragazza lo imita ed è una fortuna che nella stanzina chiara che hanno utilizzato come ufficio ci siano solo loro, perché ogni movimento di Satsuki urla che c'è qualcosa che muore dalla voglia di dire, ma che non vuole farlo lì.

Daiki sbuffa, quasi scocciato dalla situazione ed esce dall'ufficio improvvisato, dirigendosi verso l'uscita con le mani pigramente infilate nelle tasche; dopo qualche secondo, sente Momoi trotterellargli alle spalle e pure i di lei passi suonano impazienti, quindi Aomine trova più che lecito voltarsi nella direzione della ragazza non appena mettono piede fuori.

«Allora?»

Momoi esita e non è mai una buona cosa quando succede. Vuol dire che sta per fare una considerazione che si rivelerà vincente, ma che sarà anche qualcosa che non gli piacerà affatto, «Stavo pensando… Tetsu-kun e Kagamin si stanno impegnando molto per scoprire se Ki-chan è vivo, no?» chiede. È una domanda abbastanza retorica, quindi Aomine pensa quasi che non sia il caso di rispondere, tuttavia gli occhi di Satsuki sembrano cercare il suo parere quasi con disperazione, quindi si costringe a scollare dal palato qualche sillaba.

«Suppongo di sì» si risolve a dire; la risposta più veritiera sarebbe che probabilmente i due si stanno impegnando molto per dimostrare che lui è un pazzo fulminato, ma Momoi in quel momento è elettrica, non ha bisogno di sentirlo fare il suo melodramma.

«E se ci fosse un modo più veloce per verificarlo? Dopotutto ci sono due modi per arrivare alla verità: constatare che è vivo o…»

«Ohi, Satsuki…» la interrompe, a disagio, perché già immagina dove vuole andare a parare la ragazza. Se non si può dimostrare facilmente che Kise è vivo, c'è un modo piuttosto semplice per dimostrare che non è morto.

«… Il corpo di Ki-chan è stato seppellito, ma se la bara adesso fosse vuota?»

 

 

Death Note: Honto ni gomen nasai! n(_ _)n

Sono in ritardissimo, lo so, ma giuro che questo capitolo è stato un vero e proprio parto! Soprattutto i pov di Kasamatsu e di Kuroko. Anzi, praticamente solo i loro pezzi hanno richiesto un sacco di tempo, tenendo conto che il resto del capitolo è stato scritto in due giorni!

Non sapevo come gestire un incontro tra loro due, è davvero passata troppa acqua sotto i ponti e troppa sofferenza, ma almeno adesso le cose hanno iniziato a muoversi almeno un po'!

Grazie a chi segue questa storia e si premura di lasciare un commentino anche se sono un disastro con gli aggiornamenti!

 

   
 
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