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Autore: auroramyth    19/06/2016    6 recensioni
Una ragazza, Diana, studentessa italiana residente a Londra.
Un ragazzo, Chris, giovane membro della nobiltà inglese.
Un sentimento dolce che sboccia.
Molti ostacoli da superare.
Basterà il loro amore a tenerli uniti per sempre?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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cap 1 Note autrice: è la prima storia originale che scrivo, e non è da molto che scrivo in generale. Ci tengo tuttavia a pubblicarla perchè sono molto affezionata a questo racconto, che è già da molto che desideravo "riportare su carta". Spero che la leggiate in molti e che mi lasciate le vostre impressioni seppur brevi, fanno sempre comodo le critiche, siano esse positive o negative... Buona lettura e a presto col nuovo capitolo!


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CAPITOLO 1 - E così sei un Lord?

Era il quinto giorno consecutivo che lavorava, era stanca morta. Di mattina le lezioni alla UCL, University College of London, cominciavano molto presto, e la sera terminava di lavorare molto tardi. Ma d’altra parte era inevitabile se voleva continuare a riuscire a mantenersi gli studi. La borsa di studio per merito che aveva ottenuto copriva appena le tasse universitarie, vitto, alloggio e materiale didattico erano esclusi, quindi aveva da subito cercato qualcosa che le garantisse di guadagnare abbastanza. Aveva cominciato come commessa nel weekend, era poi passata a fare la cassiera in un supermercato che teneva aperto la sera, ma non era sufficiente. Alla fine si era decisa per fare la cameriera. La sua coinquilina Jasmine l’aveva raccomandata. E così si era ritrovata a servire ai tavoli di uno dei locali più in di Londra. Le mance che questi ricchi figli di papà le lasciavano se lei faceva un po’ la smorfiosa con loro e la paga piuttosto alta erano gli unici motivi per cui non aveva ancora mollato e non era tornata con la coda tra le gambe a casa dei suoi.

Entrarono due ragazzi molto distinti, vestiti decisamente in stile british, con sciarpa legata mollemente al collo, maglioncino con scollo a v, pantaloni color cachi e trench lungo, e furono fatti accomodare da John, il ragazzo addetto “all’accoglienza”, ad un tavolo riservato.
Ecco fatto, sicuramente erano altri due figli di papà pieni di soldi da fare schifo. Sperò vivamente che almeno non fossero molesti come il gruppo che si era presentato un’ora prima.
-Che vi porto, ragazzi?- chiese loro con un finto sorriso da svampita sulle labbra.
-Una Irish rossa e il tuo numero di telefono sul tovagliolo, grazie…- flirtò con lei uno dei due, quello più alto e con i capelli castano chiaro. Doveva ammettere che era molto bello, entrambi erano molto belli. Avevano il classico fascino da gentiluomini inglesi. Un tempo per dei ragazzi del genere avrebbe anche potuto perdere la testa.
Un tempo. Prima di rendersi conto di quanto in realtà dietro a persone dai modi cosi composti ed impostati si nascondessero animi peggiori di quelli delle persone di umili origini. Quei tipi nascondevano tutti un’indole viziata e arrogante, abituata ad ottenere tutto e subito.
-Smettila di fare l’idiota, ti ricordo che sei fidanzato! Non credo che a Stephanie faccia piacere che tu chieda il numero ad altre ragazze, amico mio…- lo rimproverò l’altro, le braccia incrociate al petto e la schiena elegantemente appoggiata allo schienale della sedia.
Gli occhi di Diana si posarono su di lui. Era se possibile ancora più bello del biondo, con quei suoi folti capelli scuri, gli occhi di un caldo nocciola dorato e le labbra carnose un po’ imbronciate che sembravano invitare chi le guardava ad essere baciate.
-Infatti il numero non è per me, ma è per te, Chris!- replicò il biondo, guadagnandosi un’occhiataccia del moro, Chris.
-Non credi che se volessi il numero di una ragazza carina sarei capace di chiederlo da solo?- domandò quello all’amico, poi continuò rivolgendosi a lei e incantandola per un momento con quei suoi occhi incredibili: -Una Irish rossa anche per me, grazie.-
Ripresasi, Diana segnò sul blocchetto della comanda l’ordine e si allontanò dai due ragazzi.
Arrivata al bancone dove Jas serviva da bere e preparava i cocktail, si lasciò andare ad un sospiro liberatore.
-Che succede, Di, altri ragazzi molesti?- le domandò l’amica.
-Non te lo so ancora dire se sono molesti… Ma che sono sexy da togliere il fiato non posso negarlo…-
Diana non era di certo indifferente al loro fascino e aveva una confidenza tale ormai con Jas che poteva permettersi di fare questo tipo di commenti. Ormai erano amiche e coinquiline da più di un anno.
-Cosa chiedono?-
-Due Irish rosse.-
-E che altro?-
Jas probabilmente aveva notato che il tempo che aveva passato a quel tavolo era più di quello che serviva a prendere l’ordine di due birre.
-Il mio numero…- replicò lei con finta noncuranza. In realtà si sentiva sempre piuttosto lusingata che le chiedessero il numero di telefono, indipendentemente che poi i ragazzi che lo chiedevano fossero le ultime persone sulla terra con cui avrebbe voluto accompagnarsi.
Il suo orgoglio femminile faceva i salti di gioia e si gongolava tutto in quei momenti.
-E tu hai intenzione di darglielo?- continuò Jas.
-No, direi di no…-
Jas fissò i due ragazzi per un bel po’ mentre preparava le loro birre e alla fine sul suo viso si accese una smorfia strana.
-Che c’è, Jas? Li conosci?-
-Sì, sì, li conosco. Vengono qui una volta al mese, il venerdì sera. Bevono birra, chiacchierano un po’ tra loro e se ne vanno.-
-Allora perché quella smorfia?-
-Perché ho sentito dire che… che…-
L’imbarazzo nella sua voce era evidente.
-Che, cosa, Jas?-
La fantasia di Diana era già partita per la tangente, figurandosi scenari raccapriccianti di serial killers vestiti da bravi ragazzi.
-Che siano fidanzati, ecco…-
Di tirò mentalmente un sospiro di sollievo.
-A quanto pare uno dei due no…-
-Ah, buon per te allora! Dovresti farci un pensierino… credo siano gli unici due ragazzi che frequentano questo locale che non siano delle emerite teste di cazzo…-
-Grazie del consiglio ma non credo che lo seguirò…-
-Come vuoi, io te l’ho detto…-
-Certo…- mormorò mentre metteva le birre sul vassoio per portarle ai ragazzi.
Le servì loro con uno sbrigativo: -Ecco a voi…-, poi fece per andarsene, quando Chris le prese una mano con disinvoltura infilandole qualcosa tra le dita con una carezza leggera come una piuma.
Incontrò il suo sguardo e le sorrise strizzandole l’occhio mentre si allontanava.
Infilò quello che aveva in mano nella tasca della giacca della divisa rimandando l’esplorazione a quando avrebbe finito il giro di ordini.
Un quarto d’ora più tardi poté rifugiarsi dietro al bancone di Jas per sbirciare ciò che aveva in tasca.
Ci trovò un  biglietto e cento sterline. Le aveva dato cento sterline di mancia! Il biglietto recitava: “Mi rincresce per la scortesia del mio amico, è stato adeguatamente rimproverato per essere stato così rude, ma devo ammettere che ricevere il tuo numero di telefono mi renderebbe una persona felice… In attesa di ricevere tue notizie, continuerò ad ammirarti da lontano. Sinceramente tuo, Christopher Jackson.”
Sinceramente tuo… Chi scriveva più così in un biglietto?!
La stavano per caso prendendo in giro?!
Decise che lo avrebbe ignorato.
Ma purtroppo non le andò così bene perché i due chiesero un nuovo giro di birra e quindi fu costretta ad avvicinarsi di nuovo ai due.
-Hai letto il mio biglietto?- le domandò Chris quando si avvicinò e posò la birra davanti a lui.
-Sì, l’ho letto…- rispose monotona.
-E non hai nulla da dirmi o darmi?- la canzonò.
-No, direi di no… Non so per chi mi avete preso, ma non sono tanto cretina da farmi prendere in giro da voi…-
-Prendere in giro?! Perché mai dovremmo?! Per chi ci hai preso TU!-
-Oh, andiamo! “Sinceramente tuo”, sul serio?!-
-Credevo di essere più fine e gradito che scrivere: “Sei un gran bel pezzo di ragazza, dammi il numero che ti chiamo!”… Evidentemente ho sbagliato valutazione e tu sei più una ragazza da tipi rudi, nudi e crudi… Mi scuso per averti infastidita.- replicò secco, facendola sentire una emerita idiota.
Arrossì vistosamente mentre rispondeva: -No, non è questo… Scusa tu… È che sono abituata ad avere a che fare con ragazzi che si fingono gentiluomini e poi non lo sono… Credevo tu fossi uno di loro…-
-Non siamo tutti così fortunatamente…- rispose dolcemente Chris.
Diana si lasciò andare al primo vero sorriso della serata.
-Oh, giusto!- esclamò mentre strappava un foglio dal blocchetto e ci scriveva il suo numero sopra.
-Tieni…- gli disse mentre glielo porgeva piegato a metà malamente.
Sorrise apertamente mentre glielo sfilava dalle dita, ammiccando verso di lei.
Lo aprì con quelle sue dita lunghe ed eleganti fasciate da due anelli. Uno al medio della mano sinistra e uno all’anulare della destra, notò.
Quindi non era fidanzato. Erano solo due gioielli indossati studiatamente per abbellire e impreziosire quelle belle mani.
Sorrise nel leggere il numero poi alzò lo sguardo su di lei.
-Non è un numero inglese… Il prefisso non corrisponde…-
-No, non lo è…-
-Te lo sei inventato, vero?- domandò con un sorriso che era diventato amaro.
-No! È il mio!- rispose indignata.
Christopher senza dire altro ripose il foglietto nella tasca interna del trench ostentando ogni mossa per farle vedere bene che lo stava conservando.
-E così non sei inglese…- riprese la conversazione appoggiando le mani al tavolo.
Di scosse la testa sorridendo.
-Di dove sei?-
-Sono italiana…-
-Italiana…- ribatté guardandola con ammirazione.
Lei annuì arrossendo al suo sguardo intenso.
-Wow… Dicono che le persone italiane siano molto passionali e appassionate… e sexy, da quello che posso vedere io…- continuò mangiandosela con gli occhi.
Certo, Diana sapeva di essere carina, con quei suoi capelli biondi mossi e gli occhi grigio chiaro, ma il modo in cui la stava spogliando con gli occhi era molto più di quanto era abituata a suscitare nei ragazzi.
Ma stranamente non ne era spaventata. Si era in un qualche modo convinta in un certo momento da quando erano entrati nel locale a quell’istante che fosse un bravo ragazzo.
-Beh, io devo tornare a lavorare ora…-
-Certamente, perdonami per averti trattenuta.- le disse sorridendo dolcemente e prendendo un sorso della sua birra che giaceva abbandonata a se stessa sul tavolo.
Lei si allontanò, lanciandogli un ultimo sguardo, e ricominciò il suo giro ai tavoli.
Durante il corso della serata continuarono a lanciarsi sguardi da lontano finché la dolce musica jazz di sottofondo si trasformò in una più alta musica commerciale e le persone cominciavano a recarsi in pista da ballo.
Era questo il momento in cui Chris e il suo amico se ne andavano sempre, le aveva detto Jas, quando si erano prese un attimo tra un giro ai tavoli e l’altro.
Ma questa volta si erano trattenuti.
La serata era nel suo momento più vivo e mancava un’ora e mezza alla fine del suo turno, finalmente.
Era passata a preparare drink al bancone con Jas come sempre a quell’orario quando quasi tutti abbandonavano i tavolini per andare in pista a scatenarsi.
Stranamente era un momento in cui non erano richiesti drink quindi stava pulendo il piano di lavoro per tenersi occupata e non cedere alla tentazione di cercarlo con gli occhi.
Ad un certo punto riconobbe delle mani appoggiate al bancone davanti a lei che le erano diventate famigliari nel corso della serata.
Alzò lo sguardo e lo vide.
Christopher le sorrise e le fece cenno di avvicinarsi.
-Balla con me.- le sussurrò quando fu a portata di orecchio, col corpo quasi completamente sdraiato sul bancone.
-Ehm, io… io… io non posso… non posso intrattenermi con i clienti… se mi vede il mio capo…- cominciò a balbettare in agitazione.
Chris le mise due dita sulle labbra per farla tacere, poi le disse teneramente: -Rilassati, è tutto ok… Chiamami il tuo capo…-
-Che cosa?!- urlò sconvolta.
-Tranquilla, non voglio metterti nei guai, fidati di me…-
Lei si fidò e andò a chiamare il proprietario del locale che si trovava nel suo ufficio sul retro.
-Andrew, c’è un… un… un cliente che desidera parlare con te…-
Non sapeva come definirlo, era un cliente? No, per lei era molto di più temeva… Era un ragazzo che le piaceva molto. Troppo.
Fece strada verso il bancone in totale imbarazzo domandandosi cosa Chris desiderasse domandargli.
-Salve, Andrew.- lo salutò lui.
Di rimase un po’ sconvolta, come era possibile che si conoscessero?!
-Lord Jackson, che piacere vederla!- replicò il suo capo.
Lord…?! LORD?! Ma cosa cazz…?
Merda!
Ormai sragionava, non riusciva più a compiere un pensiero di senso compiuto a causa delle rivelazioni francamente sconvolgenti dell’ultimo minuto e mezzo.
Intanto i due continuavano a parlare. Aveva colto qualcosa tipo: -… Nutro una grande stima nei confronti di suo padre…-, -… Permesso di ballare insieme per una decina di minuti…-
Era completamente in tilt, tanto che si rese appena conto di quando Christopher fece il giro del bancone, le prese la mano e la condusse sulla pista da ballo.
La strinse a sé, portando le sue mani sotto la giacca della divisa di Di. Il tessuto della camicia che indossava sotto era tanto impalpabile che sentiva il caldo delle mani di Chris sulla sua schiena.
-Come ti chiami?- le domandò in un sussurro con quelle deliziose labbra a contatto dell’orecchio sinistro.
Il suo respiro caldo sull’orecchio e quel lieve contatto le suscitavano piacevolissimi brividi lungo la schiena.
Le mani di Diana si mossero di loro spontanea volontà andando a posarsi tra i capelli di Chris.
-Diana, mi chiamo Diana.-
Aveva pronunciato il suo nome all’inglese, perché aveva capito nel corso del tempo che aveva vissuto a Londra che così era molto più semplice.
-Mmm, come la nostra ex principessa…-
-No, come la dea romana della caccia… Mia madre insegna greco e latino in Italia, quindi è un po’ fissata…-
-Ah, ma allora non si pronuncia così, vero?-
-No, è Diana.-, gli rispose scandendolo alla maniera italiana.
-Diana.- provò a pronunciare Christopher, -Mi piace come suona…- le disse stringendola ancor più al proprio petto.
-Gli amici mi chiamano Di.-
-Io per gli amici sono Chris… piacere di fare la tua conoscenza…-
-Piacere mio. A proposito di amici… dov’è il tuo?- domandò rendendosi conto per la prima volta di non aver più visto l’amico di Chris da quando si era presentato al bancone.
-Damien intendi? È tornato a casa dalla sua ragazza.-
-Oh…-
-Quando ti ho messo in imbarazzo prima, ho colto il tuo accento diverso... Mi piace il modo in cui arricci le r…- le comunicò le sue riflessioni.
-Mi capita di non avere una buona pronuncia e di dire frasi senza senso quando sono in ansia…- gli rivelò.
-Trovo la tua pronuncia non buona molto molto sexy…- mormorò.
I loro visi erano tanto vicini che i nasi si toccavano e il suo respiro le solleticava le labbra.
Dio, quelle labbra…
Diana non resistette e lo baciò. O forse fu Chris a non resistere e baciarla.
Le loro labbra si sfiorarono piano, toccandosi appena, esplorandosi.
Poi Chris rese il bacio più intenso, forzando le sue labbra per aprirsi, sfiorando dolcemente la lingua di Di con la sua.
Il tempo sembrò essersi congelato. Le persone attorno a loro scomparse. Per alcuni interminabili e allo stesso tempo troppo brevi istanti esistettero solo loro due e le loro bocche unite in un bacio appassionato.
-E così sei un Lord…- gli disse sorridendo sulle sue labbra quando si separarono.
-Sì, erediterò il titolo di duca di Cavenforth alla morte di mio padre, e sarò l’ottavo duca della mia casata…-
-Mmm… posso dire di aver baciato un vero Lord inglese! Devo rivolgermi a te con Sir?- lo canzonò.
-Proprio così…- rise lui, -Stasera vieni via con me, ti mostrerò la tana di un Lord…-
-Non posso… Domani ho lezione all’università…-
-Non è vero, domani è sabato… Non ci sono lezioni.-
-Hai ragione… la verità è che non ho di certo intenzione di concedermi al primo appuntamento!- flirtò con lui Diana, mordendogli delicatamente le labbra e staccandosi dalla sua presa.
Ancheggiò esageratamente mentre tornava al bancone, riprendendo a lavorare.
Quella sera, quando tornò al suo alloggio con Jas, aveva ben tre messaggi da un numero sconosciuto, non così sconosciuto per lei.
  
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