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Autore: Cassandra Sventura    19/06/2016    2 recensioni
ATTENZIONE: Questa storia parla di Jesse Pinkman e Jane Margolis. I personaggi però sono modificati, si rispetta il carattere di entrambi, ma gli avvenimenti non sono quelli illustrati dalla serie tv... volevo dare a Jane e Jesse una storia diversa, dare una possibilità al loro amore. Non aspettatevi quindi una storia fedelissima al telefilm, ci saranno anzi parecchie differenze, ma Jesse e Jane sono proprio quelli che abbiamo imparato a conoscere e ad amare.
Enjoy!
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jane Margolis, Jesse Pinkman
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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 La storia di una vita sull'orlo del baratro, la mia.
Mi chiamo Jane e vivo in uno scantinato malmesso, in una delle zone più malfamate di New York, l'unica dove l'affitto fosse abbastanza basso da permettermi di mantenermi con il mio lavoro da fame.
Faccio la lavapiatti e pulisco le scale di una decina di palazzi, due al giorno.
Sono i lavori più schifosi, ma più adatti a me che ho trovato.
Non voglio qualcuno col fiato sul collo, che mi dica cosa fare, che puntualizzi dove e come sbaglio ogni secondo.
Per quello ne ho avuto abbastanza dei miei genitori.
Sono sempre stata attratta da tutto ciò che era sbagliato, pericoloso, fuori dagli schemi. In più adoravo veder mia madre dare fuori di matto, quando urlava io mi divertivo un casino.
Giusto per farli arrabbiare ancora di più ho mollato la scuola a diciassette anni. Sì, proprio appena prima di finirla, per farli arrabbiare di più, poi dopo un anno me ne sono andata di casa.
Una mattina ho fatto uno zaino, ci ho messo dentro un po' di vestiti, un po' di soldi, qualcosa da mangiare e sono stata a dormire dalle mie amiche. Facevano una settimana per uno, per darmi il tempo di mettere da parte un po' di soldi e poter affittare una stanza.
Alla fine ce l'ho fatta e sono sei anni che vivo nello stesso scantinato, con pochissimi mobili: un tavolo, un paio di sedie, un armadio, un materasso matrimoniale gettato a terra, un grosso baule di legno dove metto le pentole; per cucinare uso un fornello da campeggio e uno elettrico, come lavandino ho solo quello del bagno. Anche il bagno è minuscolo, c'è giusto lo spazio per il water, il lavandino e la doccia e un altro piccolo mobiletto in cui tengo le salviette, le scorte di sapone e gli assorbenti.
Ma sapete che vi dico? La mia casa mi piace. È la mia tana e ogni cosa che c'è lì dentro me la sono guadagnata o l'ho sgraffignata, che è lo stesso.
In più sui muri ho iniziato a fare dei disegni, per rallegrare un attimo l'ambiente, anche se mi sono dovuta fermare perché non avevo abbastanza soldi per procurarmi la vernice. Però disegno comunque, faccio dei disegni a matita, su un blocco: scheletri, draghi, fate, sirene, tribali... un po' di tutto, insomma. Mi piacerebbe poterli tatuare sulle persone.
Ma soldi per aprire un negozio non ne ho, i soldi sono il mio problema, per questo ogni tanto torno dai miei e vado a rubacchiare qualcosa. A volte trovo dei soldi, altre volte prendo qualche soprammobile o qualche collana... deficienti loro a non aver ancora cambiato la serratura.
Dove vanno a finire tutti i soldi? Sono una tossica. Non mi faccio in vena, quello ancora no, ma fumo eroina. Ho bisogno di farmela più di una volta al giorno, quindi sono alla costante ricerca di una dose o dei soldi per farmela.
Già, forse questo avrei dovuto dirvelo all'inizio e voi non sareste qui a leggere questa merdosa cosa, vero?
Bè, fate quello che volete, io dei vostri giudizi non me ne faccio proprio niente.

 

 

 

 

Note dell'autrice: Come detto nell'introduzione questa storia è ispirata a Jesse e Jane, ma non tratta direttamente di loro. Infatti è ambientata a New York piuttosto che ad Albuquerque, Jane è scappata di casa e non ha più contatti con i genitori... ma il caratterino è sempre lo stesso e sarà lo stesso anche quello di Jesse. Si parlerà di droga, di metanfetamina blu e ritroverete anche Mike... non lo so, spero che vi piaccia, ma che non vi faccia troppo arrabbiare. Spero che non pensiate che io abbia voluto rovinare la serie tv più bella mai girata.
Detto questo vi ringrazio per essere arrivati fino a qui e spero vorrete continuare a seguirmi nonostante tutto questo preambolo.
A presto,

-Cass.

   
 
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