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Autore: chiarasacchetti_clary95    19/06/2016    0 recensioni
Jenna Flores sta concludendo un'altra giornata come tutte le altre, ma qualcosa all'uscita dall'ufficio dove lavora la spaventa.
E' stata la sua immaginazione? In una notte piovosa, Jenna si ritroverà in alcune strani situazione, che abbiano tutte un collegamento?
Per questa breve storia, ogni lettore ne trarrà una conclusione e un finale a sé. Tutto rimane sospeso per trovare un finale diverso in una mente diversa.
La storia in quanto breve, dura per 3 capitoli. Buona lettura.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono circa le undici e mezza di sera. Il temporale è iniziato da più di un'ora. La strada fuori dall'ufficio è così colma d'acqua che i tombini la ricacciano fuori appena entra. 
Da dietro il vetro della porta principale cerco con gli occhi l'auto parcheggiata dopo la seconda fila di macchine a qualche metro dall'uscita. 
Sento dei passi provenire da dietro, mi giro, è il direttore, mi guarda e ride. 
- Signorina Flores! Che ci fa ancora qui, non ha voglia di uscire a fare una doccia? - chiede, con tono sarcastico. 
- Direttore, buonasera! Sto ancora aspettando che finisca di piovere, non amo molto correre sui tacchi quando c'è questo tempo. - replico, e abbozzo un sorriso. 
- Bhe, signorina, credo proprio che dovrà farlo invece, sono già andati tutti a casa, e credo che sia ormai il momento di chiudere l'ufficio! - mi dice in tono più severo, lanciandomi le chiavi della porta principale in mano. 
Poi prende l'ombrello, apre la porta e prima che me ne renda conto, è già fuori sotto alla pioggia.
- Buona notte Signorina Flores, e si ricordi che domani si inizia un'ora prima! - lo sento urlare, mentre si infila in macchina e si allontana. 
Mi giro un attimo per controllare, e noto tutte le luci spente, con quest'atmosfera l'ufficio assume un'aria quasi tetra, più guardo nel buio e più il computer al quale lavora Megan Harris sembra quasi qualcuno che mi sta fissando, e per un attimo provo una forte paura, che mi costringe a rovistarmi nella tasca della borsa per recuperare le chiavi dell'auto, mentre molto goffamente e mi tolgo la giacca e la tiro sui capelli per evitare il più possibile il contatto con la pioggia appena sarò fuori. 
Temporeggio ancora per un minuto, fino a quando girandomi nuovamente per controllare la scena alle mie spalle, un lampo illumina tutto l'interno dell'ufficio e scorgo un'ombra nera che si dilegua in un attimo. 
Spaventata, apro la porta più veloce che posso, e corro senza pensarci mentre la pioggia battente mi cade addosso e l'asfalto bagnato mi fa quasi scivolare a terra. Apro l'auto e mi ci infilo dentro, ma proprio mentre sto per mettere in moto, mi rendo conto che non ho chiuso la porta dell'ufficio. Ripenso all'ombra che ho visto, ma potrebbe essere stata la mia immaginazione data l'ora e la stanchezza. 
Così decido di scendere di nuovo tra la pioggia battente, e mentre chiudo a chiave la porta, do un'altra occhiata nel vetro, ma sembra tutto tranquillo, quindi torno alla macchina e finalmente parto. 
Per strada non c'è nessuno, vedo solo qualcuno infilarsi velocemente in un qualche pub che resta aperto fino a notte fonda, e mi rendo conto che per la prima volta provo invidia per per quelle persone che possono permettersi di stare svegli fino a tardi. A differenza mia, che domani dovrò essere in ufficio un'ora prima. 
Per un attimo mi viene ancora la pelle d'oca se ripenso all'ombra che ho creduto di vedere, ma la stanchezza di oggi mi ha giocato sicuramente un brutto scherzo, colpa anche del direttore che mi ha fatto cercare ovunque dei documenti di un cliente per un'ora e mezza, per scoprire poi che il cliente stesso li aveva dimenticati a casa. E così, al posto di uscire dal lavoro alle otto e mezza come al solito, eccomi che ne sono uscita qualche minuto prima della mezzanotte. 
Zia Josephine sarà furibonda, ma anche se le spiegassi il motivo del mio ritardo a casa, sono certa che non mi crederebbe, perché anche se ho quasi ventisette anni, mi vede ancora come una ragazzina, la stessa ragazzina di cui si è presa cura per tredici anni, dopo la morte dei miei genitori quando ero poco più che una bambina. Devo davvero molto a zia Jos, lei e zio George mi sono sempre stati molto vicini dopo la scomparsa dei miei, mi ricordo quando andavamo assieme in barca sul lago, oppure facevamo lunghe gite in collina. Zia Jos ha sofferto molto quando due anni fa zio George è venuto a mancare improvvisamente, da quel momento è uscita sempre meno di casa, e anche se si arrabbia quasi sempre con me, capisco che sotto a tutto ciò si cela ancora il suo dolore. 

   
 
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