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Autore: catoptris    19/06/2016    2 recensioni
Era nell’Istituto ormai da parecchio tempo, ma non aveva mai messo piede fuori dalla stanza in cui si era chiuso sin dal primo giorno, aprendo la porta solo per recuperare i pasti che si premuravano di lasciargli fuori dalla porta, ma non usciva finché non era sicuro che loro erano andati via. Loro. La biondina che l’aveva salvato dai demoni-mantide, Emma, gli aveva detto che avrebbe dovuto smettere di definirli “loro”, poiché anche lui era diventato uno di loro. No, anzi, lo era sempre stato. Aveva il sangue degli Herondale, in sé, e avrebbe dovuto accettarlo presto o tardi. Ma Kit non voleva accettarlo, suo padre gli aveva sempre detto di guardarsi dagli Shadowhunters.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Emma Carstairs, Julian Blackthorn, Tiberius Blackthorn
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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Kit si era barricato per l’ennesima volta in stanza. Era nell’Istituto ormai da parecchio tempo, ma non aveva mai messo piede fuori dalla stanza in cui si era chiuso sin dal primo giorno, aprendo la porta solo per recuperare i pasti che si premuravano di lasciargli fuori dalla porta, ma non usciva finché non era sicuro che loro erano andati via. Loro. La biondina che l’aveva salvato dai demoni-mantide, Emma, gli aveva detto che avrebbe dovuto smettere di definirli “loro”, poiché anche lui era diventato uno di loro. No, anzi, lo era sempre stato. Aveva il sangue degli Herondale, in sé, e avrebbe dovuto accettarlo presto o tardi. Ma Kit non voleva accettarlo, suo padre gli aveva sempre detto di guardarsi dagli Shadowhunters.
Per un po’ gli era sembrato che a lui tenessero davvero, come se fosse importante, ma in quel momento era come se fosse scomparso: il vociare proveniva dall’ingresso, probabilmente c’era stato un qualche problema che aveva a che fare con qualche strano demone, il che li occupava tutti. Solamente Emma e il ragazzo con cui la vedeva girare di continuo erano rimasti indietro: discutevano, mentre trascinavano un sacco pieno di armi verso il gruppo.
-Dammi almeno una risposta. Una motivazione. Cos’è cambiato?- chiese lui. Kit aveva sentito solo un paio di volte un tono simile, un tono di puro dolore. Emma sembrava sul punto di esplodere, o di scoppiare in lacrime: era difficile comprendere ciò che passava per la testa di quella ragazza.
-Sono cambiata io, Jules, te l’ho detto.- il ragazzo la prese per il polso, abbandonando il sacco a terra e tirandola verso di sé.
-Non ti credo.- ora la sua voce era ferma, e la guardava negli occhi con un’espressione che esprimeva più emozioni di quanto potessero fare le parole, i muscoli tesi. Emma voltò il capo, e Kit rimase sorpreso nel vedere che a una ragazza apparentemente così forte bastava uno sguardo per restare paralizzata.
-Julian, ti prego.- mormorò lei. Ora il giovane ne era sicuro: Emma stava per piangere. Sapeva che non era giusto restare lì a guardarli in un momento così privato della loro vita, del loro rapporto, ma era come rapito dai sentimenti che li avvolgevano. All’improvviso, Julian si spinse verso Emma, baciandola con urgenza, e Kit capì che quello era il momento di andarsene. Mentre raggiungeva la sua stanza, sentì Julian parlare di nuovo, e percepì le sue parole chiaramente, nonostante fossero in tono sommesso.
-Quando il sole sorgerà a ovest e tramonterà a est, quando le montagne voleranno nel vento come foglie, solo allora rinuncerò a te, Emma Carstairs.- Kit si fermò sulla soglia della porta, le labbra appena arricciate in un lieve sorriso: non credeva che gli Shadowhunters trovassero il tempo per leggere o vedere cose che non avessero a che fare con demoni, latino o greco.

Richiuse la porta alle sue spalle: erano mesi che era lì, ormai, e le uniche persone con cui aveva parlato erano state Emma e uno dei Blackthorn, quello che gli aveva puntato un pugnale alla gola. Le pareti avevano iniziato a essere noiosamente bianche, le lenzuola noiosamente pulite, la vista sulla spiaggia noiosamente monotona. Aveva un quadernino con se, sul quale scarabocchiava di tanto in tanto, e si era reso conto di due cose: la prima, era che non sapeva disegnare, la seconda, era che le rune prendevano forma prima che potesse rendersene conto. Più passava il tempo più comprendeva ciò che quell’intreccio di linee stava a significare, suo malgrado.
Si gettò sul letto pigramente, e chiuse gli occhi con l’intento di tornare a dormire, cosa che faceva praticamente tutti i giorni. Ty gli aveva portato una copia del codice un giorno, lasciandolo accanto il piatto con una fila di pancakes.
-Li ha fatti Jules, è bravo! E in caso tu voglia iniziare a capire un po’ come funziona qui, puoi sfogliare questo.- ed era andato via.
A Kit quel ragazzo in fondo era simpatico. Quando non lo minacciava di morte, certo.

Si rese conto di non essere più solo quando un basso tintinnio provenne da vicino la porta. Aprì di scatto gli occhi e si voltò verso quella direzione, afferrando al tempo stesso la penna che era sul comodino, balzando in piedi.
-Avevi intenzione di pugnalarmi con quella?- domandò il ragazzo fermo sulla porta, le mani lungo i fianchi e un filo che pendeva da delle cuffie appese al collo. Kit tossì un paio di volte, imbarazzato, e lasciò cadere la penna sul letto sfatto.
-Ho sentito dire a Emma che ogni cosa può essere un’arma, così..-
-Non devi giustificarti con me. Sei uno Shadowhunter, la tua reazione è stata anche troppo lenta.- dichiarò Ty, prendendo a guardarsi attorno. La sua posizione era stranamente sciolta: Kit non credeva di averlo visto così rilassato, le altre volte, eppure manteneva le mani rigidi lungo i fianchi, rigirandosi tra le dita il filo delle cuffie.
-Non come quando hai tentato di tagliarmi la gola, giusto?- domandò Kit con una risatina nervosa. Le labbra di Ty ebbero un piccolo guizzo, mentre posava lo sguardo sul quadernino posto sul comodino, aperto su di una pagina con la runa dei parabatai, della vista e dell’equilibrio.
-Hai mai visto l’Istituto?- chiese a quel punto Ty, e la risposta dell’altro fu un semplice scuotimento del capo.
-Perché non esci di qui, allora? Posso.. potrei accompagnarti io.- dichiarò infine, irrigidendo poco la postura. Kit strinse le labbra tra di loro, quindi annuì. Cosa gli costava, in fondo?
-C’è una specie di guida per questo posto o si inizia da dove capita?- domandò mentre usciva dalla stanza al fianco del giovane Blackthorn, guardandosi attorno.
-La seconda che hai detto, ma so dove portarti. E non preoccuparti, a parte Tavvy sono tutti fuori.- liquidò le proprie parole con un rapido gesto della mano davanti il volto di Kit, il quale si ritrovò a scostarsi leggermente distante da lui per evitare di ricevere un colpo sul naso.
-Tavvy?-
-Il più piccolo, non può ancora andare in missione, quindi mi hanno detto di controllarlo, ma dorme e non sembra propenso a svegliarsi.- quindi scrollò le spalle. Kit si era accorto di quei suoi modi di fare sin dal primo giorno in cui si erano incontrati: erano rapidi, lievemente a scatti e ricorrenti, come se non riuscisse a stare fermo. Aveva visto una ragazza al mercato con i suoi stessi tic, e le era parsa adorabile. Anche lui gli sembrava adorabile, in quel momento, con quel suo finto portamento fiero e quei piccoli atteggiamenti che lo caratterizzavano. Chissà se tra gli Shadowhunters era un problema, essere così diverso e particolare.
-Hai un parabatai, tu?- gli chiese di getto, Kit. Come gli era uscita quella domanda? Ty stesso rimase lievemente interdetto, osservandolo con un piccolo cipiglio.
-No. Livvy non fa che chiedermelo, ma io voglio andare alla scholomance e lì non è permesso avere parabatai.- rispose. Kit stava per chiedere cosa fosse la scholomance, ma una vocina nella sua testa gli disse che era meglio non farlo. Troppe informazioni in un giorno sarebbero state inutili. Però voleva saperne di più sui parabatai: la storia lo affascinava, perché non quella dei Nephilim e dei loro legami?
-Come si diventa parabatai?- domandò quindi, allungando appena il passo così da poter star vicino a lui. Ty arricciò le labbra per poco.
-Con una cerimonia: uno traccia la runa sull’altro e pronunciano il giuramento. È un legame molto forte e impossibile da infrangere se non con la morte da parte di uno dei due. O la trasformazione in Nascosto.- spiegò, interrompendosi di tanto in tanto, come se perdesse le parole o non trovasse i termini adatti. Kit sollevò un sopracciglio.
-Come un matrimonio?- azzardò. Ty scosse il capo.
-Il matrimonio viene alimentato dall’amore, e l’amore può finire. Il legame parabatai è qualcosa di più profondo e antico, per questo due parabatai non possono innamorarsi.- Kit dischiuse le labbra. Due parabatai non possono innamorarsi. Boccheggiò appena.
-Non possono? Perché?- balbettò. Ty si strinse tra le spalle, scuotendo il capo con lo sguardo appena chino verso il pavimento. Apriva e richiudeva le mani lungo i propri fianchi rapidamente.
-Lo dice la Legge. Se è una storia di solo sesso il Conclave può anche passarci sopra, ma quando c’entra il sentimento vero e proprio.. la punizione è abbastanza severa. Ma dopotutto, dura lex, sed lex.- Kit si guardò attorno confuso. Ciò che aveva visto allora doveva restare un segreto, non perché un rapporto tra i due avrebbe procurato problemi alla famiglia, ma li avrebbe fatti punire. Sarebbe dovuto restare in stanza, si disse.
-La legge è dura ma è la legge.- borbottò, appena accigliato. Ty si voltò verso di lui.
-Conosci il latino?- gli chiese, le labbra appena arricciate in un sorriso poco percettibile. Kit se ne accorse comunque, scuotendo poi il capo.
-No.. voglio dire, non l’ho mai studiato, ma mi è familiare.- rispose in un mormorio, passando la punta delle dita tra le ciocche di capelli all’altezza della nuca. Il sorriso di Ty si ampliò.
Kit era talmente perso tra i suoi pensieri da non essersi reso conto del fatto che erano entrambi fermi al centro di una stanza. Accigliato, si guardò attorno.
-L’armeria?- azzardò, e Ty scosse il capo, sfilandosi le cuffie e la felpa. Kit inclinò il capo, notando le lievi cicatrici sulle sue braccia dovute alle rune guizzare ai movimenti dei muscoli appena accennati. Schiarendosi la voce distolse lo sguardo, quasi in imbarazzo.
-La palestra. Hai avuto la giusta reazione ma lenta, puoi migliorare un po’ alla volta.- le labbra di Kit si dischiusero di nuovo in un’espressione di  stupore, mentre osservava Ty stirare leggermente le braccia.
-Come?- riuscì a domandare, dopo qualche momento di farfuglii insensati. Per la prima volta, Ty sembrò scocciato e gli si avvicinò rapidamente. Molto rapidamente. Gli sfilò la felpa già slacciata e la lanciò dietro di sé, andando quindi a far sollevare le braccia al giovane.
-Christopher, presto o tardi dovrai imparare a difenderti e a combattere.- disse con voce ferma il ragazzo, aiutandolo con la postura. Si fermò davanti a lui, osservando tra i suoi pungi mal stretti i suoi occhi.
-Sei uno di noi.- terminò.
-Kit.- lo corresse rapidamente il biondo, distogliendo lo sguardo. Ty aveva una particolare luce negli occhi che confondeva Kit.
-Devi essere sempre concentrato, non puoi farti cogliere di sorpresa da niente e nessuno. Difficilmente ti troverai in un combattimento corpo a corpo con un demone, ma con i Nascosti è tutto possibile. E se non sai difenderti da un ragazzo, potresti non sopravvivere a un vampiro.- Kit deglutì, e il momento dopo sentì l’impatto del colpo sferrato da Ty.
-Un ragazzo con delle rune che amplificano le sue capacità.- protestò.

Ty era rimasto sorpreso da come Kit avesse semplicemente acconsentito all’allenamento improvvisato. Per mesi avevano cercato di farlo uscire dalla sua stanza, e ora stava perfino combattendo. Sentì come se avesse fatto qualcosa di particolarmente giusto.
Erano un paio di ore che ormai si allenavano, e da pochi minuti Kit aveva iniziato a capire come restare in piedi e deviare i colpi. Ty non era bravissimo nella lotta, quindi iniziare con lui sarebbe stata una cosa graduale. Kit poteva farcela, no?
Come in risposta, Ty sentì mancare la terra sotto i propri piedi, e l’impatto con il pavimento non tardò ad arrivare. Kit lo osservava ora con le labbra dischiuse, il fiato corto e il sudore che gli incollava gli abiti addosso.
-Ce l’ho fatta.- disse più a se stesso che a lui, quindi socchiuse gli occhi, reclinando il capo all’indietro e sollevando le braccia la cielo per esultare. Ty ne approfittò per fargli piegare le gambe e farlo finire a terra, andando a bloccargli gli arti contro di esso.
-Ce l’avresti fatta se non ti fossi distratto.- dichiarò, con un piccolo sorriso a increspargli le labbra. Il biondo lo osservò per poco accigliato, il respiro ancora corto, quindi lascio posare il capo a terra e socchiuse gli occhi, ridendo piano.
-Sono un disastro.- sospirò, seppur con tono divertito. Ty si strinse tra le spalle, scostandosi dal volto i capelli con un gesto rapido del capo.
-Non sei andato tanto male per essere il tuo primo combattimento, invece. Si vede che hai il sangue degli Herondale.- gli disse, scostando le mani dai suoi polsi ma non scostandosi da quella postazione. Le labbra di Kit si strinsero in una piccola smorfia prima di distenderle appena, inclinando il capo.
-In realtà, è il secondo.- sollevò il busto quanto bastava per potersi posare sui gomiti indolenziti, e in questo modo il suo volto si ritrovò in corrispondenza di quello di Ty.
-Il primo è stato con i demoni mantide a casa mia.- terminò con voce poco più bassa e una breve risata. Le sopracciglia di Ty si aggrottarono appena, ma il sorriso divertito non abbandonò le sue labbra.
-Sai, credo che restare immobile su di una poltrona non sia esattamente un combattimento.- mormorò con tono divertito, tamburellando le dita contro il pavimento: aveva le mani affiancate a quelle del giovane e tentava di mantenersi sollevato quanto bastava. Ma non si muoveva.
-Non ero immobile su di una poltrona!- protestò Kit. In un modo o nell’altro i loro volti si erano avvicinati ulteriormente, ma nessuno dei due sembrava farci particolarmente caso. Dopotutto, quella vicinanza non era certo un problema. Rimasero in silenzio per qualche secondo, quando Kit decise di riprendere la parola.
-Grazie per ciò che hai fatto oggi, Ty, avrei dovuto ascoltarvi tempo fa. Voglio dire, che lo voglia o no sono uno Shadowhunter, tanto vale imparare a esserlo.- sospirò, scostando una mano dietro il capo per massaggiarsi la nuca. Era un gesto che compiva regolarmente, Ty se n’era accorto, e si ricordò di aver sentito da Emma che anche il padre, Johnny, Johnatan, lo faceva spesso. Stava per replicare, quando il braccio di Kit scivolò sul pavimento quanto bastava per scostare quello di Ty, facendo sì che gli cadesse sul petto. Le sue labbra appena dischiuse si posarono contro l’angolo della bocca di Kit, facendoli arrossire entrambi di colpo. Ma non si distanziarono per qualche secondo, socchiudendo gli occhi e scambiandosi un lento bacio delicato, di quelli che solo un ragazzo può dare. No, non aveva nulla a che fare con il bacio rubato di Emma e Julian: era delicato e innocente, del tutto privo di fretta o paura. Quando Ty si allontanò, aveva le guance arrossate e gli occhi che brillavano di una luce ancora più particolare. Kit era rimasto a terra, le mani immobili all’altezza dei fianchi, a osservare i movimenti di Ty mentre recuperava la felpa e le cuffie, strofinandosi la mano libera contro il pantalone all’altezza del ginocchio, come se qualcosa lo stesse infastidendo. Si fermò solo sulla soglia della palestra, tossendo un paio di volte prima di voltarsi verso di lui.
-Kit, domani sarà meglio concentrarsi sulla parte teorica. Non sono un gran maestro in fatto di pratica.- e se ne andò, sorridendo appena al biondo ancora fermo a terra che, dopo qualche secondo, si lasciò andare a una bassa risata, nascondendo il volto accaldato tra le mani.
   
 
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