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Autore: borndumb3dumber    20/06/2016    2 recensioni
«Devi dire che sono il tuo preferito o vado da Yun»
Spalanco la bocca alla sua richiesta, esterrefatta dall’assurdità della questione, ma nell’esatto istante in cui provo a contestarlo, muove un dito verso il pulsante dell’ascensore. [...]
«E va bene!» mi arrendo. Porto le mani alle tempie e chiudo gli occhi. Un profondo respiro e sto guardando di nuovo le sue iridi scure. [...]
«Sei il mio preferito» borbotto le parole e mangio consonanti volutamente in modo da distorcerne il suono. Come mi aspettavo, tuttavia, il ragazzo non se lo fa bastare.
«No» scuote la testa «Devi dire il mio nome e scandire le parole. Potresti averlo detto a chiunque»
«Ho detto» ripeto, stringendo i denti per non dare di matto proprio adesso «che tu, Junhoe, sei il mio preferito»
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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E siamo finalmente all'ultimo capitolo! Emozionati? Io un po' :S 
Ci vediamo alla fine, buona lettura ♥

 


Per un attimo perdo il fiato davanti alla sagoma scura di qualcuno decisamente più alto di Jinhwan. L’istinto mi dice di urlare perché, dopo una vasta cultura di film horror, questa persona che sicuramente non è il mio amico potrebbe essere armata e approfittare del buio della stanza per mettermi a tacere. Quello che in realtà faccio, però, è afferrare il primo oggetto che mi capita a tiro e usarlo come difesa.

«Non provare a muoverti, sono armata della volontà di continuare a vivere!» e fendo l’oggetto ancora misterioso nel buio davanti a me.

«Sei impazzita?» resto stranita dal suono familiare dell’ultima persona a cui vorrei appartenesse questa voce e abbasso l’arma per accendere la luce nello sbigottimento che la situazione ha provocato in me.

«Junhoe, che cosa ci fai qui a quest’ora? E dov’è Jinhwan?»

La luce inizia a diffondersi fastidiosamente luminosa per la stanza e sono costretta a socchiudere gli occhi per non restarne troppo accecata. E’ vestito come sempre di nero e penso, senza potermi controllare, che adoro il fatto che i suoi capelli siano rimasti scuri.

Fa un passo insicuro in casa e si guarda intorno per poi grattarsi la nuca come ogni volta quando si trova in una situazione per lui scomoda.

«Non è qui, ho usato la registrazione di una vecchia chiamata»

«Ma allora le registrazioni sono una fissazione» dico ironica, mantenendo un tono distaccato e che non rasenta minimamente la volontà di essere amichevole.

«Se fossi venuto qui come me, mi avresti aperto?» chiede allora, alzando le mani all’evidente inesistenza di un’altra soluzione.

Al di là di tutto, non capisco cosa lui faccia qui, soprattutto a questa tarda ora. Se proprio aveva necessità di parlarmi, non poteva aspettare che arrivasse il giorno? Non me ne vado mica di nuovo in Giappone.

«Sicuramente non lo avrei fatto e per motivi legittimissimi. Piuttosto, che vuoi da me?»

Junhoe non sembra ascoltarmi davvero perché troppo impegnato ad osservare il mio look, un pigiama verde con l’unico scopo di tenermi al caldo e non ad accogliere persone indesiderate nel bel mezzo della notte.

«Smettila di fissarmi così, non aspettavo visite» mi abbraccio con le mani in imbarazzo per questa mise forse inadeguata.

Junhoe scuote la testa e distoglie lo sguardo per curiosare in casa mia, o almeno di quello che ancora è rimasto fuori.

«Non fa niente, sei carina»

La mia mente vorrebbe lasciare libera la lingua di formulare qualche commento tagliente e probabilmente offensivo, adatto ad esprimere come io mi senta adesso nei confronti del ragazzo che ho di fronte; ma il corpo, totalmente sintonizzato su una frequenza diversa, lascia che un rossore si formi sulle mie goti, costringendomi a girarmi di spalle e fingere di sistemare alcuni oggetti di arredo che lascerò qui per mancanza di spazio, inutilmente.

Le mie orecchie restano però vigili e assegnano una posizione nella casa a Junhoe in base al rumore dei suoi passi. Ad un certo punto i suoi piedi si fermano e so, anche senza avere conferme esterne, che si trova esattamente dietro di me, in attesa che qualcosa accada. Prima che possa prendere la parola per rifilarmi l’ennesima immensa illusione, mi volto per avere un faccia a faccia, ma la vicinanza mi lega la lingua un’altra volta, facendo vincere il corpo sulla mente. E’ come un dejà-vù di una situazione già avvenuta tempo fa, prima del Giappone, quando Junhoe credeva che non avremmo più lavorato insieme. Solo che, penso, in quel momento sentivo di odiarlo per ragioni decisamente diverse e senza troppe implicazioni emotive di rilevante importanza.

Apro più volte la bocca per provare a dire anche la cosa più stupida che possa venirmi in mente, ma finisco per boccheggiare davanti allo sguardo intenso dei suoi occhi sul mio volto.

«Posso parlare io o vuoi tentare ancora qualche minuto?»

Ah, si prende anche il lusso di prendermi in giro, adesso!

«Sono assonnata e sinceramente in imbarazzo, quindi potresti evitare anche solo per un momento di essere un totale pezzo di merda?» cerco di difendermi, trovando, come sempre, la volontà di fare o dire qualcosa solo nel momento in cui mi sento sminuita. Accidenti a me.

«Lascia stare. Perché sei a casa mia?» continuo poi allora per non dargli la soddisfazione di aver colpito il mio orgoglio, prendendo al contempo due piccioni con una fava e sapere il motivo di questa improvvisa invasione.

«Me lo stai davvero chiedendo?» domanda lui sbigottito passandosi una mano tra i capelli.

«Ti vedo l’ultima volta in aeroporto con il muso fino a terra, scompari per giorni e vengo poi a sapere da Hanbin che ti trasferisci! Perché non me lo hai detto?»

E’ forse gelosia quella nella sua voce? Prima con Jinhwan, adesso con Hanbin. E non ne ha neanche il mero diritto, visto che se la fa palesemente con un’altra ragazza!

«Perché avrei dovuto?» ribatto arrabbiata «Non sembra che te ne freghi poi così tanto di me quanto volevi invece far vedere»

Assume un’espressione vagamente ferita e fa un passo indietro, incredulo.

«Non capisco perché tu ti stia comportando così» dice piano.

«Non lo so, Junhoe, forse non mi piace essere presa in giro»

E’ bene che lo sappia, è bene che sappia che le sue azioni hanno ripercussioni che non può semplicemente evitare con due moine ed un bel viso.

Comincio ad innervosirmi visibilmente dal momento in cui il moro fa quella faccia stupita così ben costruita, di qualcuno che davvero sembra non capire come tu possa dire una cosa del genere. Stringo i pugni e respiro profondamente alla serie di stronzate che dovrò farmi scivolare addosso ancora una volta.

«Tutto quello che ti ho detto è vero in ogni aspetto, volevo davvero che pensassi ad un noi» sbotta lui, facendomi scuotere la testa contrariata. A chi vuole darla a bere?

«Neanche da bambina credevo alle favole»

«Hai scelto Jungsu, è per questo?» lo guardo stralunata mentre pronuncia queste parole e mi riservo di non dirgli che ho lasciato quello che era il mio ragazzo perché amo lui, grandissimo deficiente.

«Avresti potuto quantomeno farmelo sapere invece di lasciarmi sulle spine con ancora la speranza che potesse esserci qualcosa!»

Nell’esatto istante in cui la frase lascia la sua bocca, sento il sangue scorrere più in fretta e la vista appannarsi per una rabbia fin troppo repressa.

L’attimo dopo vedo il mio braccio alzarsi, senza che io possa far nulla, per dargli un pugno in faccia.

L’impatto è veloce e il dolore alle nocche arriva pochi secondi dopo assieme alla consapevolezza di ciò che ho fatto.

«Oh santo cielo!» mi faccio in avanti per afferrare Junhoe affinché non si sbilanci all’indietro e lo aiuto a sedersi ad una sedia mentre, dolorante, si mantiene la mascella rossa.

«Sunhee, perché diavolo mi hai colpito?»

Stendo le dita della mano destra ed emetto un lamento per il dolore. Ammetto che non sia stata la cosa più saggia che potessi fare, ma al contempo non posso evitare che la soddisfazione mi inebri i sensi.

Apro il frigorifero per prendere due sacche di ghiaccio, una per la sua mascella e una per me. L’adrenalina del colpo scema sempre più e il dolore si fa più acuto, un senso di disorientamento che accompagna ogni mia azione.

«Dovresti davvero finirla con questa messa in scena» dico inacidita da questa sua insistenza snervante. E’ solo colpa sua se sono arrivata a dargli un pugno.

«Se solo sapessi di cosa parli, forse potrei pensare di provarci»

Mi avvicino a lui e allontano la sua mano dalla mascella per poter premere con prepotenza la sacca di ghiaccio, facendogli emettere un lamento poco virile.

«Mi domando se nella tua testa vada bene dirmi che “ti sei preso un abbaglio per me” e avere già un’altra ragazza da corteggiare spudoratamente. Dimmi, Junhoe, quanto è lunga la lista?»

Concentro lo sguardo sul ghiaccio e sulla sua mascella, ma sono costretta a fermarmi perché Junhoe mi prende il polso per farmi smettere di evitare i suoi occhi mentre gli parlo.

«Ti posso anche giurare che non ho idea di cosa tu stia parlando» dice, e parrebbe sincero se solo non avessi un’altra versione dei fatti.

«Il nome “Hanbyul” ti dice niente?» strattono il polso con più forza di quanta ne fosse necessaria e mi allontano di un po’ da lui.

Sento che potrei mettermi a piangere dal nervoso, ma stringo i denti e mi ripeto che devo aspettare.

«La sorella di Hanbin?» mi domanda incredulo. Quindi non pensa neanche che quelle moine potessero dare fastidio, che grande attore in questa falsa!

«Sì, la stupenda e amorevole sorella di Hanbin, quella per cui non ti risparmi baci e risposte altrettanto melense in diretta radio» ravvio i capelli e agito una mano per enfatizzare la frase. Muovo due passi lontano da lui per non doverlo colpire ancora.

La mia volontà sparisce quando lo sento ridere.

«Lo trovi tanto divertente?» domando retorica, non riuscendo davvero a cogliere il lato ironico di tutta la faccenda.

Anche Junhoe si alza per avvicinarsi, un sorriso divertito dipinto sulle labbra, ma arretro con la sua avanzata. Se ne rende conto e si ferma per scuotere la testa.

«La gelosia ti rende esilarante, ma avrei preferito evitare il pugno»

«Non vedo cosa c’entri questo adesso e non capisco perché dovrei trovare la cosa divertente» ribatto evidentemente infastidita dal suo atteggiamento inspiegabile. Una persona ti sbatte in faccia che sa che giochi con un’altra ragazza e tu ridi? E’ più stupido di quanto immaginassi.

«Hanbyul è una bambina, Sunhee»

Una bambina? Ho davvero fatto congetture sul Junhoe e una bambina per tutto questo tempo?

Vorrei sprofondare nel pavimento e sparire per non affrontare le conseguenze dei miei infantili fraintendimenti, ma soprattutto per non dare la soddisfazione al moro di prendermi in giro per questo.

«Hanbin è grande… io credevo che… insomma…» porto le mani al volto a coprire le mie guance vistosamente imbarazzate di rosso e cercare di placare il calore di un orgoglio che sparisce totalmente.

«Accidenti a te, avresti potuto chiedermelo»

«Cosa? Se ti piacesse un’altra ragazza? Ovviamente la risposta sarebbe stata no!» provo a difendere le mie decisioni, ma Junhoe non sembra troppo convinto di riuscire a mantenere un tono neutro quando poi mi dice:

«Una bambina!»

«Io questo non lo sapevo» incrocio le braccia e metto su un broncio, sperando che abbia pietà di me e non continui con questa agognante tortura.

«Hai ancora intenzione di andar via?» domanda serio Junhoe, guardandomi dritto negli occhi e facendomi mancare un battito per il veloce cambio di umore.

«Sì?» rispondo, non riuscendo a comprendere perché questa situazione dovrebbe impedirmi di cambiare casa. Alla fine mi sarà più comodo essere vicino a scuola, no?

«Sunhee» il ragazzo si avvicina e posa le sua mani sulle mie spalle prima di far toccare le nostre fronti, in una posizione così intima per me da farmi arrossire, di nuovo.

«Ti assicuro che non c’è nessun’altra, ok? Voglio te e solo te, non mi importa a quale prezzo. Quindi, per favore, non costringermi a supplicarti di restare in Corea»

Le sue parole fanno nascere sulle mie labbra un sorriso e uno sfarfallio nel mio stomaco, ma mi soffermo solo alla fine sulle sue ultime parole per restarne confusa.

«Cosa?» dico infatti, aggrappando le sue braccia e staccandomi da lui per poterlo guardare in faccia «Non me ne vado dalla Corea»

«Hanbin mi ha detto che ti trasferisci» mi informa nuovamente, per poi aggiungere «E non mi sembra tu volessi mettere a posto la tua roba in delle scatole» accenna lievemente con la testa alla situazione disastrosamente squallida della mia casa.

Questa volta sono io a lasciarmi andare ad una risata spontanea per via della sua preoccupazione per un equivoco- sicuramente meno imbarazzante del mio, ma non lo ammetterò.

«Sì Junhoe, Hanbin ha ragione: cambio casa, ma a Seul» e scuoto la testa ancora sorridendo.

«Dici davvero?» chiede e riceve in risposta un cenno della testa.

«Non posso credere di aver rinunciato al mio sonno di bellezza quando avrei potuto parlarti tranquillamente domani!»

Per questa frase palesemente ironica si prende comunque un lieve colpo sul braccio, ma entrambi stiamo sorridendo e nessuno dei due è davvero arrabbiato per i rispettivi equivoci.

Ero arrabbiata prima, terribilmente, e il solo pensare al motivo adesso mi fa vergognare. Se solo avessi saputo, non avrei mai dubitato di una bambina. Chi lo avrebbe fatto?

Ma, ancora una volta, mi sono lasciata ingannare dalle mie fantasie, rischiando di mandare all’aria questa opportunità. Mi stavo quasi per arrendere ad un amore non ricambiato, con l’unica speranza di poter dimenticare tutto in un ipotetico futuro, però adesso sono felice che Junhoe abbia avuto più coraggio di me.

Abbandono i miei pensieri per concentrarmi sulla realtà e la prima cosa che mi salta all’occhio è che io e il moro siamo estremamente vicini e la cosa non mi dispiace.

Tuttavia, quando sembra che ormai ci siamo, Junhoe fa uno scatto indietro colpendo una sedia e agita una mano davanti a se, indietreggiando sorridente ma stordito verso la porta.

«Te l’ho detto che non posso finché… Jungsu, no? Chiamami tu quando hai… fatto, credo, non lo so» annuisce per convincere se stesso e si gira per percorrere spedito le scale fino all’uscita. Lo seguo in corridoio per potergli dire che tra me e Jungsu non esiste più un “noi”, ma è veloce e non posso urlare il suo nome adesso perché sveglierei tutto il condominio. Provo a bisbigliarlo il più forte possibile senza risultati: Junhoe ha ormai raggiunto il portone e se lo chiude in fretta alle spalle, sparendo dalla mia visuale.

Senza pensare troppo a cosa sarebbe più consono fare adesso, afferro le chiavi di casa che avevo lasciato sul tavolino vicino alla porta e, ancora scalza e chiusa nel mio non esattamente alla moda pigiama verde, mi lancio in una corsa sfrenata per raggiungere il moro prima che prenda un mezzo di trasporto qualsiasi più veloce delle sue gambe.

Incespico per le scale e mi mordo più volte la lingua per non lasciarmi sfuggire parole non adatte ad essere urlate nel cuore della notte. Raggiungo dolorante la fine dei gradini freddi al tatto con la pianta dei piedi e un brivido freddo mi attraversa la schiena all’arrivo di una folata ghiacciata dal portone ormai aperto. Mi faccio coraggio prima di lasciarmi l’antro alle spalle e mi osservo intorno in cerca della sagoma slanciata di Junhoe.

Ci metto qualche secondo prima di mettere a fuoco una figura non troppo lontana che ciondola sul marciapiede con le mani in tasca e la testa rivolta al cielo lievemente stellato. Ringrazio che con ci sia nessuno a vedermi conciata così prima di cominciare a correre verso di lui senza badare troppo al freddo che colpisce il mio volto e mi infreddolisce i piedi.

«Junhoe!» a questo punto poco mi importa che qualcuno ci senta, il freddo potrebbe tragicamente uccidermi prima che io arrivi da lui, quindi è necessario che il mio vicinato capisca l’urgenza della situazione.

Il moro si ferma incespicante e si guarda intorno incerto.

«Junhoe!» chiamo ancora e più forte e lo vedo finalmente voltarsi nella mia direzione, facendomi esalare un sospiro di sollievo durante questa pietosa corsa nel freddo.

Gli finisco addosso per fermarmi, ma lui mi cinge le spalle e mi stringe per strofinare le mani sulla mia schiena. Abbassa la cerniera della sua giacca per permettermi di godere del calore del suo corpo e, mentre metto i piedi nudi sui suoi e affondo il volto nel suo petto per riprendere calore, lo sento dire:

«Ti prenderai un raffreddore, perché sei uscita?»

Alzo il volto verso di lui quando sento che posso sopportare un altro po’ di freddo e gli afferro il colletto della giacca.

«Ho lasciato Jungsu da un pezzo per te»

Le nostre labbra si incontrano per la prima volta come se non stessero aspettando altro da sempre.

Le sue sono morbide e sanno di Junhoe, di una dolce passione riservata solo a me. Lo stuzzicante sfarfallio alla bocca dello stomaco mi fa tremare le gambe e sono grata che ci sia lui a sostenermi nel mio precario equilibrio.

Passo le mani tra i suoi capelli neri man mano che il bacio procede lento ed esasperante e sento le sue sulle mie guance ad aumentare il calore che si espande vorace ovunque. Vengo sopraffatta dalla serie di emozioni che prendono controllo delle facoltà del mio corpo e un freddo spiacevole mi arriva al volto nel momento in cui io e Junhoe ci allontaniamo per prendere fiato. Abbraccio il suo torace e affondo nuovamente la faccia nel suo petto con il respiro affannoso, non riuscendo davvero a sopportare l’aria gelata di febbraio.

Sento un sorriso non abbandonare le mie labbra e la testa di Junhoe appoggiarsi sulla mia per stringermi più forte.

«Credo che potrei abituarmi ad amare qualcun altro più di quanto io ami me stesso» commenta dopo poco ironico, ma percepisco nelle sue parole un senso più profondo, espresso nel suo solito modo con sincerità celata.

Rido contro la sua maglia e mi beo del suo calore corporeo, non molto intenzionata a retrocedere di anche un solo passo da lui. Mi convince soltanto quando aggiunge:

«Devi dormire, ok? Ti rimbocco le coperte»

 

«Sai una cosa, Jin? C’è qualcosa che davvero non mi spiego»

Alla fine ho accettato la sua proposta di passare una serata da lui, ma, vista la mia relazione con Junhoe procedere senza intoppi, è ormai passato un mese che vengo qui alcune volte a settimana abitudinariamente.

«Cosa?» chiede il più grande steso sul divano, offrendomi la ciotola dei popcorn mentre guardiamo questo nuovo film in TV. Junhoe sembrava molto stanco e l’ho convinto ad andare a dormire, quindi ora siamo solo noi due.

«Junhoe mi ha detto che è stato Hanbin ad informarlo del mio trasferimento. Allora perché non gli hai spiegato che non andavo via dalla Corea?»

Jinhwan continua a masticare i suoi popcorn con calma serafica e poi dice:

«Aveva bisogno di muovere il culo il prima possibile»

Mi sfugge una risata per la sua affermazione e non posso evitare di concordare con lui. Inoltre, la situazione non si sarebbe mai calmata se…

«Aspetta un po’, tu sapevi anche che io parlavo di Hanbyul»

Il più grande sbuffa e mette in pausa il film, mettendosi l’attimo dopo seduto a sgranocchiare infastidito dell’interruzione.

«Sì» dice mentre mastica «Sapevo parecchie cose a dirla tutta. Dovresti ringraziarmi»

«Mi stai dicendo che questa situazione si sarebbe risolta molto più in fretta?» chiedo incredula, pensando a tutte le volte che, parlando con Jin, lui probabilmente aveva già una chiara visione della mia mappa sentimentale.

«Si sarebbe risolta più in fretta se non foste entrambi due coglioni, ma se la metti in questi termini sì, è così» mi risponde con superiorità sotto il mio sguardo esterrefatto.

«Ma perché?» non riesco ad impedirmi di fare domande, nonostante ormai sia tutta acqua passata e sono convinta che abbia agito per il nostro bene. Delle spiegazioni adesso sono comunque opportune.

«Sunhee, non posso fare mica tutto io. Vi ho dato un mano per quanto mi era possibile»

Ci penso su qualche istante prima di dire «Forse è meglio far finta di non aver mai avuto questa conversazione, cupido»

Jinhwan prende il telecomando, si sistema in una posizione semidistesa sul divano come prima e manda il film.

«Come preferisci»

Passano diversi minuti prima che la porta dell’appartamento del gruppo si apra lasciando passare un infuriato Jiwon, il quale sfreccia a chiudersi nella sua stanza sotto il nostro sguardo stupito.

Poco dopo fa il suo ingresso anche Hanbin, esausto ed avvilito. Il volto di Jinhwan si illumina e lo saluta senza però sembrare troppo raggiante.

«Hanbin, ciao. Che succede?»

Il più piccolo scuote la testa ed indica la stanza di Jiwon senza proferire parola. Poi, sempre in silenzio e con un saluto debole con la mano sinistra nei miei confronti, si incammina verso il bagno, perché condivide la stanza con l’altro rapper e non sembra molto in vena di parlargli.

Jinhwan blocca in fretta il film, per la seconda volta ormai, e lascia stare la ciotola di popcorn sul tavolino di fronte al divano per andare da Hanbin.

«Scusa Sunhee, ti lascio a Junhoe. Cupido ha un nuovo compito»

Sbuffo al contempo divertita e lo lascio procedere con qualunque sia il suo piano. Mi avvicino alla stanza di Junhoe –fa ancora molto strano dire del mio ragazzo- e abbasso piano la maniglia, osservando un fascio di luce entrare presuntuoso nella stanza.

Richiudo la porta alle spalle e mi dirigo piano verso il letto che non sembra essere vuoto, arrivandoci proprio di fianco per constatare che effettivamente sia Junhoe quello sdraiato. Mi piego per controllare se stia dormendo e alzo un braccio per passargli una mano tra i capelli, ma una mossa repentina mi impedisce di fare qualsiasi cosa: Junhoe mi afferra per i fianchi e mi trascina con lui nel letto, sistemandosi meglio in modo da creare un intreccio tra i nostri corpi che non sia fastidioso per nessuno dei due.

«Ho immaginato tante volte che tu fossi con me durante la notte»

La sua affermazione mi fa avvampare e irrigidire per l’evidente ambiguità e il moro ride assonnato quando comprende ciò che ha detto.

«Ok, non in quel senso» si sbriga a dire, sfregando il naso sulla mia guancia «…non solo, almeno»

Rido sommessamente e mi sistemo meglio anche io, così che possa avere la testa sul suo petto e le braccia a circondargli il busto.

«Grazie per aver scelto me» butta fuori Junhoe all’improvviso.

Sono abbastanza sicura che questo sia uscito fuori proprio adesso per via del buio che lo protegge dalla mia vista e gli impedisce di sentirsi vulnerabile. Perché, se c’è una cosa su cui Jinhwan aveva più ragione, è che Junhoe ci mette un po’ a darti il suo cento per cento.

Interpreto questa sua frase come un inizio.

Per la mente mi passano tutti gli inevitabili problemi che avremo, dovuti al suo lavoro, ma anche al suo e al mio carattere, alla visione contrastante su argomenti che ancora non abbiamo trattato e tutti gli ostacoli che la vita può portare.

In questo momento non credo mi interessi molto.

«Junhoe?» chiamo piano quando sono passati diversi minuti di silenzio, passati ad ascoltare il battito regolare del suo cuore contro l’orecchio.

«Mmh?» risponde lui, quasi completamente nel mondo dei sogni.

Prendo un profondo respiro per inebriarmi i sensi del suo profumo prima di parlare per l’ultima volta, questa sera.

«Sceglierò sempre te»




 


E' finitaaaaaa ;~; ma andiamo per ordine:
Quello che dovevo dirvi è che, ovviamente, Hanbyul è una bambina! Non ero sicura che tutti lo sapeste, così semplicemente ho aspettato che fossero i personaggi a rivelarlo per evitare spoiler.

AVETE VISTO CHE NON E' FINITA MALE? Ammetto che mi prudevano le mani e il pensiero ce l'ho avuto. Poi però ho pensato che già la vita è un "mai na gioia", quindi la fan fiction DOVEVA finire bene. Siete contenti? ♥

Sono sinceramente commossa di essere arrivata alla fine di questo percorso. Inizialmente non credevo che così tante persone si appassionassero alla storia, ma dopo diciassette capitoli ci sono ormai più di sette persone ad averla inserita tra preferiti/seguite/ricordate e questo mi fa estremamente felice. Siete stati anche uno dei motivi per i quali ho continuato a scrivere la storia con -relativa- frequenza tra una pubblicazione e l'altra e non potevo chiedere lettori migliori.
Grazie tantissimo di cuore a tutti voi che avete letto la storia, l'avete commentata, ma soprattutto a coloro che si sono sentiti coinvolti dai personaggi e hanno voluto incoraggiarmi, ma anche chi ha preferito vivere la storia nel proprio silenzio (io vedo tutto! E vi ringrazio), perché siete stati un carburante fondamentale.
Temo di dover terminare qui, ahimè, non voglio dilungarmi troppo!

Ancora sentiti ringraziamenti per aver vissuto questa piccina esperienza con me e spero che anche il finale vi sia piaciuto~
Al prossimo capitolo Alla prossima storia!
Baci ♥♥

P.S.: A proposito mi faccio pubblicità, ho ritrovato questa piccola storia che avevo in cantiere da un bel po' su Jin dei BTS (Cutting Eyeteeth On Life) e mi son detta, perché no? Quindi, concludo la mia avventura con Junhoe e Sunhee per iniziarne un'altra spero altrettanto emozionante! E magari in futuro vedrete spuntare una JunhoexJinhwan dal nulla... chissà... stay tuned ♠

 




 

   
 
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