Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: Lanyze    20/06/2016    3 recensioni
Il nemico peggiore dell'uomo è sé stesso. Non c'è nulla di più destabilizzante di una verità che emerge dal profondo dalla sua stessa anima. È lì, immobile, viva, ma nascosta da ciò che preferisce vedere, inglobata dai momenti felici, occultata dalle belle parole e dalle errate convinzioni.
Fa male. A chi le scopre e a chi ne paga le conseguenze. Fa male perché non lo si può spiegare: cosa è vero? Cosa sono? Cosa voglio essere? Sasuke non conosceva più niente, non aveva più certezze. Voleva solo andare via, stare solo, capire, ritrovarsi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note: Si tratta di una piccola OS per me particolarmente importante, nata di getto, sentita e spero apprezzata. Il motivo del titolo non lo si può spiegare, io non ci riesco. Penso possa solo essere percepito. Mi limito a dire della catarifrangenza (giusto perché la prima volta che ho letto il termine ho dovuto cercare il significato) che si tratta di un fenomeno generato da dispositivi che riflettono la luce nella stessa direzione della sorgente da cui la stessa promana.

CATARIFRANGENZA
Faceva caldo quel giorno, 8 giugno, forse c'era un po' di vento, forse lo aveva immaginato. Ogni passo, ogni singolo passo era così pesante che temeva potesse rompersi la terra sotto i piedi. Camminava con l'impressione di star andando troppo veloce, di avere troppa fretta di sapere. Cosa avrebbe dato per fermare il tempo in quel momento? Ma infondo lo sapeva che non sarebbe potuto andare lontano, lontano da quegli occhi che lo hanno incatenato, trasformato, sottratto da una realtà che sembrava troppo difficile, dato vita, sorriso, maledetto. Cos'era veramente l'amore? Possibile che fosse sempre una strada in salita? Possibile che potesse distruggere così tanto? Il vento, sì, se lo era immaginato. Camminare contro vento avrebbe rallentato la corsa, avrebbe rallentato l'avanzata delle risposte. Camminare spinto dal vento avrebbe invece reso tutto più rapido, ma di sicuro non indolore. No, non c’era un filo d’aria, il sole bruciava, ma lui non lo sentiva, lo accecava, ma lui non aveva bisogno di vedere. Avrebbe raggiunto la sua meta anche ad occhi chiusi. Aveva detto che avrebbe preferito sapere, che avrebbe preferito un coltello nel petto e vedere l'aggressore piuttosto che morire nel buio e pensava di sopportarlo, pensava di uscirne senza perdere troppo sangue. Forse era stato così, ma è la cicatrice a fare più male del colpo. Perché ci sono i ricordi, perché rimane attaccata alla pelle come nota di un evento indimenticabile. E lui sarà l'amore della vita, lo sa già. Non amerà nessuno come ha amato lui, lo sa già. Finirà tra poco, lo sa già.
Aprì la porta della macchina, sospirando, si posizionò accanto a lui, e lo abbracciò, stretto, troppo stretto, pensando che sarebbe stato uno degli ultimi, dimenticando il mondo che continuava a girare intorno a loro, chiudendo gli occhi per annichilire il resto e amplificare la sensazione del suo profumo, sperando che gli rimanga addosso il più a lungo possibile. Tempo inquantificabile. Minuti eterni. Sarebbe sopravvissuto dopo essersi staccati? 
"Dove vuoi andare?"
"Dove vuoi, io non lo so"
Andarono poco lontano, uno spiazzo qualche metro distante da casa di Naruto e si fermarono di fronte ad una Chiesa, all'ombra di una quercia. Che paradosso. Quanti anni ha vissuto quell'albero? Tra quanti secondi loro due finiranno? 
Sasuke tirò giù il sediolino, Naruto lo imitò. Lo facevano sempre prima di affrontare una discussione in auto, lo facevano sempre prima di raccontarsi, di mettere a nudo le loro emozioni e poi i loro corpi. Quanto era stato bello l'ultima volta insieme? Naruto lo ricordava con un accenno di sorriso sulle labbra e uno spiraglio di nostalgia negli occhi. 'Fu una delle volte più belle della mia vita', mi disse qualche giorno fa.
"Cominci tu o comincio io?"
Di solito era il biondo a cominciare, a prendere l'iniziativa e buttare fuori tutto quello che sentiva senza pensare. Con Sasuke era sempre stato così. Non aveva freni, non metteva limiti, non fermava i pensieri. E poi litigavano, spesso, ogni venerdì, diceva lui, e puntualmente si ritrovavano con la gola secca, bisognosi d'acqua. Naruto ci aveva pensato quella volta e l'aveva portata. Quando ci incontrammo, l'aveva già finita.
"Ho passato dei giorni difficili, Naruto. Non mangiavo, non studiavo, non dormivo. Pensavo. Pensavo senza arrivare a nulla. Camminavo senza andare veramente da qualche parte. Uscivo con gli altri senza realmente divertirmi, senza realmente sapere cosa stessimo facendo o di cosa stessero parlando. Non ho cercato Karin, non volevo avere confronti o ascoltare idee che non fossero le mie."
Naruto si limitava ad annuire, ad assimilare ogni parola. Gli venne in mente di quando ci aveva pensato a chiamare Karin per delle risposte, per sapere dove fosse, cosa facesse, ma era consapevole che lei non gli avrebbe detto nulla. Infondo il loro rapporto è come il nostro, si dice amicizia, a volte si estremizza a fratellanza, ma è davvero possibile definire così un legame? Basta la parola amicizia per parlare di noi? Basta la parola amicizia per parlare di Sasuke e Karin, dei loro scontri, del loro dolore, delle loro gioie e dei loro silenzi? Quanto sono inutili le parole, le definizioni, le convenzioni sociali. Sasuke lo sapeva, non parlava, dimostrava. Il discorso di quel giorno fu di sicuro il più lungo che abbia mai fatto.
"Avevi ragione tu. Sei riuscito a percepire quello che io ho realizzato solo adesso. Sto cambiando, non so come, non so perché. Ho qualcosa, mi sento strano. Cosa ho? Non lo so, cosa sento? Solo instabilità, quanto durerà? Non ho idea, quando è iniziato? Molto tempo fa senza che me ne accorgessi."
Il nemico peggiore dell'uomo è sé stesso. Non c'è nulla di più destabilizzante di una verità che emerge dal profondo dalla sua stessa anima. È lì, immobile, viva, ma nascosta da ciò che preferisce vedere, inglobata dai momenti felici, occultata dalle belle parole e dalle errate convinzioni.
Fa male. A chi le scopre e a chi ne paga le conseguenze.  Fa male perché non lo si può spiegare: cosa è vero? Cosa sono? Cosa voglio essere? Sasuke non conosceva più niente, non aveva più certezze. Voleva solo andare via, stare solo, capire, ritrovarsi.
"Io sto... non lo so come sto. So solo che non posso continuare a stare con te perché non so se è giusto, perché non so neanche cosa sto provando nei tuoi confronti. Ho bisogno di stare da solo, ho bisogno di tempo per trovare una strada verso cosa non lo so, ma non è un viaggio che non si può fare in due. Non ti chiederò mai di aspettarmi, non devi farlo, ma sappi che io non posso continuare così. È una frase fatta, ma il problema sono io, non sei tu!"
Cosa vuoi sentire? La mia o la tua verità? Perché troppi pensieri vorticavano nella testa di Naruto, qualcuno che cercava di spiegare le sue parole, che le giustificava con un'interpretazione diversa da quella che era realmente, qualcun'altro che si arrendeva, qualcuno teso a voler salvare quella storia che era stata troppo breve e troppo intensa per finire così.
Silenzio. Chiuse gli occhi per lasciar spazio alla lucidità, per trovare il filo conduttore di ciò che avrebbe detto di lì a poco. Non si era preparato un discorso, non lo faceva più ormai. Tanto con Sasuke non era necessario. Avrebbe buttato a terra tutti i suoi buoni o cattivi propositi e poi li avrebbe raccolti, come solo lui sapeva fare. Con un bacio, con una carezza, con uno di quei gesti che lo hanno fatto innamorare perdutamente per la prima volta. Non ci sono mezze misure con un amore così. Non c'è tranquillità, non c'è linea continua retta, non c'è senso logico, ma solo passione, urla e lacrime. Quel tipo di amore dove si preferisce soffrire invece di far soffrire. 'Una volta pensò che mi desse fastidio che uscisse con gli altri da solo. Si è precluso una festa credendo non volessi che andasse. Quanto può essere stupido?', mi aveva raccontato una volta Naruto. Un rapporto in cui ci si cura invece di prevenire, in cui ci si fascia la testa prima di rompersela. Eppure si fidavano ciecamente uno dell'altro, Sasuke non si tenne più nulla, fu limpido, chiaro, sincero, disponibile ad ogni spiegazione e Naruto chiedeva, lo guardava e sentiva la verità, sapeva che lo era. Sasuke non gli avrebbe mai mentito. Sasuke non gli avrebbe mai fatto del male volontariamente. 
Era uno di quegli amori devastanti, pacchetto completo, dolore e piacere, sapore salato mischiato alla dolcezza dell'altro. Forse era solo quello il modo per cui un amore del genere può finire. Forse era solo quello il modo per separarli, insidiandosi da dentro, perché di sicuro era impossibile entrare nel loro mondo da fuori. Quante persone si erano sentite sole mentre erano con loro. Quanti avevano escluso da quegli sguardi che si dicevano tutto senza emettere un respiro. 
"Nemmeno io ho mangiato, studiato o dormito. Non ci sono mai riuscito. Non ho smesso un attimo di pensare a te. A cosa facevi, con chi parlavi, se fossi da solo. Non farò nulla per fermarti Sas’ke, non farò nulla per fermare il dolore. Ho smesso di trasportare la vita. Sarà la vita a trasportare me, a trasportare noi. Io però ho la necessità di dirti delle cose prima di lasciarti andare. Ho bisogno di dirti grazie, grazie perché mi hai scelto, perché hai condiviso pezzi della tua vita con me, perché mi hai permesso di conoscere quello che sei davvero, perché sei la persona che sei. Sei così bello Sasuke e non te ne sei mai reso conto... Credo di aver provato con te qualcosa che io ho sempre visto troppo lontano da me. Tutte le relazioni in cui sono stato coinvolto erano come un compasso. Io ero la punta, gli altri la mina della matita. Ora tu sei la punta e io ti giro intorno, attratto da te, sono in funzione di te. Grazie per i momenti passati insieme, per avermi regalato i sei mesi più belli della mia vita, per avermi accettato, combattuto, atterrato, sollevato, per essere stato il mio rifugio felice, per avermi fatto scoprire un mondo di sensazioni di cui non ho mai assaporato l'essenza"
"Ti... prego, Naruto, non… smettila!"
"Ti amo Sasuke, ti amerò per sempre e ti porterò con me fino alla fine"
Non ci riuscirono, nessuno dei due. Sasuke aveva più sensi di colpa di quanti ne avesse all'inizio, Naruto solo lacrime da versare. Si strinsero forte, piangendo sulla spalla dell'altro, inzuppandola per intero per poi passare all'altra. Sono questi i momenti in cui vorresti morire, i momenti in cui nulla è più importante e l'unica ancora a cui ti sei aggrappato cade, trascinandoti con sé, infondo a un oceano di ricordi, con la paura che diventino sbiaditi col tempo, con la paura di non rivedersi, di non poter risalire. 
'Ne uscirò vivo?', mi chiese quella mattina. No, nessuno ne esce vivo. Quanto siamo deboli, farci uccidere da qualcosa che non vediamo nemmeno. Ci vuole così poco a cadere, così tanto a rialzarsi. Naruto e Sasuke erano tante cose, Naruto e Sasuke erano completi solo quando erano insieme. Gli si illuminavano gli occhi quando mi parlava di lui, piangeva quando mi raccontava dei litigi, mi stringeva quando ne sentiva la mancanza, come a voler rievocare la sensazione di averlo tra le braccia, fingere che potessi essere lui, anche solo per un istante.
"Adesso però devo darti una cosa"
Due giorni prima era stato il loro mesiversario, solo sei mesi. Centottanta giorni, quattromilatrecentoventi ore, duecentocinquantanovemila minuti, quindicimilionicinquecentocinquantaduemila secondi di vita, vita vera. Lo aveva chiamato, lo aveva cercato ovunque per poi scoprire solo che non puoi trovare chi non vuole essere trovato. Naruto ci aveva messo del tempo per farsene una ragione, per realizzare che non si sarebbero visti, che avrebbe dovuto aspettare. E lo stava uccidendo. L'attesa nell'inconsapevolezza di ciò che sarà, quella è una tortura. Gli aveva preso un regalo, gli aveva scritto un biglietto, gli aveva augurato il meglio dalla vita.
Sasuke lesse e sorrise e poi versò un'altra lacrima, scartò il regalo e poi lo abbracciò. Inutile dire quanto fosse stato facile per Naruto trovare la cosa giusta, inutile dire che ormai lo conosceva come le sue tasche, che bastava così poco per far star bene Sasuke. Incondizionatamente. Lo amava Incondizionatamente. Si era lasciato andare, aprendo il cuore e spiccando il volo, sperando fino alla fine che l'atterraggio sarebbe stato dolce, o meglio, sperando di non dover mai atterrare. Non si era mai sentito così libero e in pace con sé stesso. Sasuke non si era fermato, aveva scavato infondo, aveva abbattuto i muri e i fantasmi di un passato solitario, aveva acceso la luce dove Naruto non sapeva nemmeno ci fosse una stanza. Aveva trovato in lui qualcuno che nemmeno Naruto sapeva esistesse.
La loro storia ruotava sulle promesse. Quante se ne erano scambiate dalla notte di Capodanno? Quante ne avevano mantenute e quante ne avevano spezzate? 
'La storia è legata a questi due bracciali', mi disse una volta.
'Posso aver paura di un passato che so non tornerà?', mi chiese poco dopo.
'Sarebbe una storia troppo lunga e non basterebbe una vita per raccontartela', concluse.
Due bracciali. Uno piccolo, uno di quelli fatti di cotone, di quelli che ricordano l'estate, il mare, la sabbia. Era leggero proprio come la sabbia che si sentiva Naruto quando era con lui, era travolgente come il mare Sasuke. Si lasciarono troppo presto come l'estate che dura troppo poco.
Era verde, chiaro, quasi sbiadito, come a simboleggiare la corrosione dei giorni, del passaggio dell'inverno e della primavera. 
"Questo bracciale sono io, è quello che provo, è il nostro colore, è piccolo perché lo terrò nascosto in un angolino, ma non lo toglierò mai".
E uno d'acciaio, grande, copriva l'altro con riflessi e luci. Era una promessa. Era di Sasuke, 'Questo lo rivoglio, è la promessa che ci rivedremo', gli aveva detto, dandoglielo dopo l'ennesimo litigio. La promessa di un domani, la promessa del 'non me ne andrò adesso', la promessa di un altro giorno insieme.
"Questo sei tu, tu con le tue promesse, grande abbastanza da proteggere me e i miei sentimenti. Tieni, è tuo. Penso sia il momento di restituirtelo definitivamente."
"Lo terrò per me, non lo darò a nessuno, sarà legato solo a noi, saremo solo noi"
Restituire quel braccialetto fu forse la cosa più dolorosa per Naruto. Significava un'alba senza di lui, un tramonto senza speranza.
“E infine questa”. Prese il cellulare e lo spogliò della cover per prendere la linguetta d’acciaio di una lattina di coca cola. È un gioco stupido quello delle lettere dell’alfabeto, eppure, ogni volta che ci ritroviamo con una lattina tra le mani, cominciamo a giocare, noi romantici senza speranza, a muovere in avanti e indietro quella levetta d’acciaio, pronunciando nella mente le lettere fino a quando non si stacca. Era la lettera P, P di Peter Pan.
"Adesso ho bisogno che tu mi faccia delle promesse", disse Naruto, "promettimi che ti impegnerai nella tua carriera, promettimi che resterai così come sei e che non permetterai mai a nessuno di cambiarti."
"Anche tu. Promettimi che penserai di nuovo solo a te e all'università, che non ti lascerai abbattere e che andrai avanti, sempre e comunque."
"Lo farò, almeno ci proverò. Ci rincontreremo?"
"Non lo so."
Si guardarono, le lacrime continuavano a scendere, i respiri continuavano ad essere strozzati.
“No Naruto, per favore, non voglio baciarti. Ti farei ancora più male di quanto non abbia già fatto”. Ma è come se Naruto non l’avesse per niente ascoltato. Si avvicinò e poi si baciarono. L'ultimo bacio. Rubato. Fu un bacio caldo, lento, ma subito deciso, uno sfiorarsi e cercarsi, un misto di passione e nostalgia, di consapevolezza e speranza, di dolore e sogni infranti, una lotta di lingue per vincere l'ultima battaglia. Questa volta non ci sarebbero stati vincitori, ma solo sconfitti, ferite mortali, e bandiere bianche. Bianco come le pagine che Sasuke ha lasciato a Naruto da riempire e colorare con il futuro. Bianco come la purezza portata via, stavolta con la persona giusta. Bianco come i fantasmi affrontati insieme. Un bacio violento, per lasciare il segno, per marcare col sangue. Rosso. Rosso come l'amore consumato in una macchina, su un letto o in un bosco. Rosso come il fuoco che ardeva anche con un semplice tocco. Un bacio umido, di lacrime e saliva. Pieno, lungo, struggente, d'addio.
"Mi mancherai", disse Sasuke poggiando la fronte su quella dell'altro.
"Anche tu."
"Dove ti porto?"
"Da Sakura"
Sorrise Sasuke. Quante volte era stato sul punto dirmelo, quante volte gli aveva raccontato di non esserci riuscito, di aver avuto paura.
Lo accompagnò alla stazione in silenzio, mentre l'altro pregava che qualcosa lo fermasse, che qualcosa accadesse. Qualcosa per stare ancora un po' insieme, qualcosa che gli permettesse di non lasciare ancora la sua mano, di non arrivare in stazione, dove di addii ne sono stati consumati troppi, dove le partenze non sono mai tante quante i ritorni, dove non c'era bisogno di altri amori finiti. Ne erano già piene.
Si guardarono per l'ultima volta. Lessero tutto ciò che mancava per potersi salutare, con un peso in meno sul cuore, con uno in più in gola, ma sereni e con il coraggio di andare avanti.

'Dovevamo andare a Barcellona quest'estate!'

'Mi sarebbe piaciuto fartelo conoscere, sareste andati d'accordo!'


'Credimi, non c'è momento più bello di quando fai l'amore con la persona che ami. Sentire il suo tocco sulla schiena, i suoi respiri vicino all'orecchio, i baci leggeri sul collo. Mi sentivo completo. Nel posto giusto, al momento giusto.'

'Una volta passai l'intera giornata con lui ad aiutarlo in inglese. Non gli piace l'inglese e doveva fare un esame. Alla fine ce l’ha fatta!'

'Sasuke è così. Non parla, si tiene tutto dentro. Ma i suoi gesti sono qualcosa di straordinario.'

'”Certo” disse la volpe. "Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bis-” No, per favore non dirlo! Me l’ha dedicata, non leggere', mi interruppe una volta.

'P perché ha una fissa per Peter Pan, si crede lui in realtà, non avrebbe mai voluto crescere.'

Naruto mi raggiunse mezz'ora dopo, passammo la giornata insieme con l'unico obiettivo di sostenerlo, di stargli accanto, di ascoltarlo e abbracciarlo.
Mi disse di sentirsi più leggero, di star meglio perché non brancolava più nel buio. Mi disse che non mi racconterà mai tutta la storia dall'inizio, ma attraverso aneddoti ed episodi.
Ho guardato negli occhi Naruto e ci ho visto qualcosa di nuovo, di diverso, un uomo innamorato che ha perso tutto, ma fiducioso nel domani. Ho guardato negli occhi Naruto e mi sono innamorata dell'amore, del suo modo di entrare in punta di piedi nella vita delle persone e lasciarle con la malinconia, il dolore e la sensazione di vuoto. Ho visto Naruto crollare poco dopo e l'ho visto soffrire e piangere come mai prima e gli ho detto di lasciarsi trasportare, usando le sue stesse parole. 
Non ho mai conosciuto Sasuke in veste di fidanzato. Lo vidi per la prima volta poco tempo prima e Naruto mi ha confessato di avermi odiato quando ho fatto apprezzamenti innocenti sul suo fisico tonico e asciutto. Quando ci presentammo capii subito che era dall'altra parte della sponda e ancora Naruto si chiede come abbia fatto! Ma mi sarebbe piaciuto condividere qualcosa con lui, guardarlo negli occhi mentre parlava con Naruto, far caso a quella luce che brilla quando due persone si amano così. Mi sarebbe piaciuto parlargli, ascoltare i suoi motivi, stringere una sorta di rapporto con lui solo per dare un’interpretazione alle sue parole, solo per essere sicura che fosse sincero. Chissà se sta soffrendo anche lui al momento, chissà se il senso di colpa lo sta logorando, perché quello è un dolore così intenso. Avrei voluto dirgli tante cose e soprattutto ringraziarlo per aver reso Naruto felice come non lo è mai stato.
'Mi manca così tanto Sakura.'
Lo so Naruto, lo so.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Lanyze