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Autore: kiara89    21/06/2016    0 recensioni
< Bauglir però non ha mandato nessuno a cercarlo… perché?> si morse le labbra guardando distrattamente per terra mentre il ragazzo le stringeva le mani in silenzio.
All’improvviso la verità le piombò in testa con tutta la sua ovvietà.
< Ma certo!> disse fissando l’amico < Non era lui che voleva! Lui era solo un espediente per arrivare a qualcun altro>.
I suoi occhi lo scrutarono con intensità. Amlach divenne rosso, poi pallido infine, con la faccia più neutra che in quel momento poté comporre, mormorò:
< Intendi me? Perché mai preferirebbe il figlio minore di un re vassallo al legittimo erede al trono dei Dieci Regni?>.
< Lo sappiamo benissimo entrambi Amlach> gli rispose lasciandogli le mani.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Risveglio

Archen aprì lentamente gli occhi, la stanza in cui si trovava era immersa in una semioscurità. L’unica luce proveniva da una finestra minuscola e talmente tanto lercia che non si riusciva a distinguere nemmeno l’albero che si trovava circa a quattro metri di distanza. Facendo attenzione si mise a sedere reprimendo conati di vomito, si portò la mano alla testa e trovò una benda che circondava tutto il cranio, subito dopo né scoprì un’altra che gli ricopriva buona parte di torace. Non sapeva dove fosse, ma, stranamente, era ben lungi dal cadere nel panico. Ciò che lo circondava erano le pareti di una casa di mattoni e paglia minuscola, probabilmente di una sola stanza, il pavimento era di assi di legno messe alla rinfusa e gli unici mobili che la arredavano erano il letto su cui in quel momento era seduto e un tavolaccio posto al centro della stanza con tre sedie, o meglio sgabelli. Non c’era nessuno. Sempre cautamente si avvicinò bordo del materasso e si alzò. Ma ricadde subito sulla branda con lo stomaco in subbuglio e un mal di testa lancinante. Fece un secondo tentativo che andò decisamente meglio. Si trascinò fino alla finestra e con il bordo dalla manica della camicia tentò di pulire il vetro. La casupola si trovava ai bordi della foresta del Sole, chiamata così perché i viandanti che intraprendevano il difficoltoso sentiero che la attraversava non riuscivano a uscire se non dopo molti giorni di viaggio, esattamente quattro, e quindi era stata soprannominata così per i due crepuscoli e le due albe che si dovevano vedere per sbucare dall’altra parte. Vicino al pino che stava a pochi metri di distanza, c’erano i resti di un focolare abbandonato e, mandando ancora avanti lo sguardo, Archen scorse un movimento. Subito la sua mano corse alla cintola, dove, con suo orrore, si accorse che era assente la spada. Girò gli occhi attorno alla stanza, non trovandola: era completamente disarmato. Tornò a rivolgere l’attenzione alla scena che avveniva all’esterno. Un uomo stava tagliando della legna, non riusciva a capire di più essendo girato di spalle e troppo lontano. Probabilmente doveva essere stato lui a curarlo. Ma dove si era procurato quelle ferite?
Cercò di concentrarsi ripercorrendo gli avvenimenti da quel giorno terribile, ma l’ultimo ricordo che aveva era di Yashira che gli parlava mesta davanti alla tomba di suo padre.
Ricadde sul letto e in quel momento la porta si aprì.
 
L’uomo
 
            < Menelvagor! Sei proprio tu?> esclamò Archen alla vista dell’uomo barbuto che aveva spalancato con decisione la porta.
Quello annuì e alzò un’asse di legno tirando fuori una scatola il cui contenuto si rivelò essere candide bende, le appoggiò vicino ad Archen e uscì fuori per ritornare con una pentola d’infuso caldo.
Gli si mise a sedere vicino e prese a srotolare le vecchie fasciature e ad esaminare le ferite: quella sul torace, notò con orrore Archen, partiva dall’ombelico fino ad arrivare appena sotto l’ascella, ma almeno non era profonda, sulla testa invece aveva solo un taglio quasi del tutto insignificante e un livido interessante sulla tempia sinistra.
            < Laverò quella> disse indicando il taglio più grave < e poi la ricucirò, farà male, ma è necessario affinché si chiuda bene e non s’infetti>.
            < Mentre lo fai, mi puoi raccontare ciò che è successo?> chiese mentre questo cominciava a sciacquare con l’infuso di camomilla.
            < Non si ricorda?>.
            < L’ultimo ricordo che ho è il funerale del re>.
Menelvagor annuì comprensivo asciugando accuratamente la ferita.
            < Dev’essere stata la botta che ha preso. Una settimana dopo il Consiglio dei Rossi ha consegnato la reggenza a Bauglir, suo cugino, in attesa che lei compisse diciotto anni>.
            < Ma non sono io il legittimo successore! Mio fratello?>.
Intanto l’uomo si stava preparando a cominciare il lavoro di sutura sulla ferita.
            < I suoi ricordi sono confusi: suo fratello Estele è scomparso la notte che il re morì, come lei stesso ha detto, probabilmente per opera di Bauglir. La sera stessa in cui il Consiglio prese la decisione lei incaricò me e Amlach di radunare un gruppo di uomini per raggiungere la Residenza estiva temendo che suo cugino potesse attentare alla sua vita. Ma lui ci aveva già preceduto. Il nostro piano prevedeva di partire due ore prima dell’alba, ma egli, dal tramonto, aveva già fatto piazzare un contingente armato appena dopo le scuderie aspettandosi una sua fuga e deciso a prevenirla. Saremmo morti tutti nella trappola se una ragazza della servitù, origliato i progetti tra il reggente e il capitano della sua guardia personale, non ci avesse avvisato. Così una volta scoperto il luogo dove la forza armata ci aspettava, Bauglir aveva ovviamente previsto che saremmo partiti alla volta del Palazzo estivo, prendemmo la direzione opposta, verso i Regni Costieri governati da Falastur, sperando di ricevere asilo. Ma una sentinella ci vide e informò subito i suoi compagni che cominciarono la caccia. I suoi uomini nello scontro morirono tutti, a parte Amlach che venne catturato. Io riuscii a salvarla quasi miracolosamente: la confusione e il buio erano tali che, dopo che lei cadde da cavallo, riuscii a raggiungerla e a trascinarla nel fiume dal quale fummo trasportati per molte tempo fino ad arrivare qua>.
Con un colpo secco ruppe il filo. Per tutto il tempo Archen aveva ascoltato con attenzione concentrandosi sulle parole dell’uomo, sul loro suono, su i suoi ricordi per non pensare all’ago che percorreva la sua pelle con un dolore costante. Alla fine tirò un respiro di sollievo, rosso in volto e grondante di sudore.
            < Ti devo la vita Menelvagor> disse seriamente guardando il cavaliere davanti a lui.
            < Lei non mi deve niente, ho prestato giuramento> grugnì l’uomo ricominciando a fasciarlo con una delicatezza che stonava con quelle mani callose e tozze.
Archen avvertì poco rispetto nei suoi confronti, ma non ci fece troppo caso: Menelvagor lo conosceva da quando era bambino ed era stato lui ad insegnarli ad usare la spada. Poi d’altronde l’unico uomo davanti al quale il rude guerriero si fosse mai inchinato era suo padre, il re.
            < Questa casa dove l’hai trovata?>.
            < Si tratta di un rifugio per i cavalieri quando devono percorrere lunghe distanze, in missioni militari o di ambasciata>.
Archen annuì, poi un pensiero orribile gli invase la mente:
            < Hai detto che hanno catturato Amlach?>.
            < Sì>.
            < Cosa pensi che gli faranno? Non possono ucciderlo: è il figlio del governatore dei Regni Costieri>.
            < Probabilmente lo terranno come ostaggio per evitare che Falastur si ribelli> rispose secco Menelvagor guardando fuori dalla finestra.
            < Dobbiamo liberarlo>.
Il cavaliere si girò di scatto verso di lui con uno sguardo davanti al quale Archen non riuscì a spiccicare parola.
            < Non possiamo. Amlach sapeva i rischi che stava correndo quando accettò questa missione. Lei è l’ultimo figlio di Atanvarno, il mio signore, e prima che partì per quel viaggio promisi in ginocchio che l’avrei protetta a costo della vita. Ed è quello che farò>.
            < Ma Amlach è mio amico ed è prigioniero per colpa mia>.
           < Principe con tutto il rispetto, lei ha solo quindici anni, fidatevi di me quando dico che al giovane non torceranno un capello, suo padre è troppo potente>.
            < Io lo libererò con o senza il tuo aiuto> dichiarò risoluto Archen alzandosi.
Ma la possente figura di Menelvagor gli si parò davanti bloccandogli la strada con un cipiglio minaccioso.
            < Sono pronto a mancarle di rispetto dandole un colpo ben assestato in testa, ma lei non andrà da nessuna parte>.
Il ragazzo lo guardò con aria di sfida.
            < Voglio vedere se ne sei in grado. Non mi fermerai Menelvagor!>.
L’attimo dopo era tutto buio.
*

Angolo autrice
Ciao a tutti, fino a qua la storia può risultare un po' confusa e non chiara in certi punti, ma era proprio questo l'effetto che volevo creare. Più avanti si capirà meglio e spiegherò tutte le cose che qui ho lasciato in sospeso. Spero che vi sia piaciuta e, visto che queste cose mi imbarazzano, chiudo qui questo "angolo" sperando di avervi incuriositi abbastanza da continuare a seguire lo svolgimento della storia!
K-
P.S: spero non ci siano troppi errori di ortografia...
 
 
 
 
 
   
 
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