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Autore: Alys93    21/06/2016    3 recensioni
Mentre mi esaurivo nel cercare un sequel per "Al di là del Pozzo" mi è sorta spontanea una domanda. Come sarà stata la vita di Masaru e Fumiyo, prima della nascita dell'esuberante Kaori e di tutte le avventure che sono seguite? Automaticamente, ho preso il portatile ed ho iniziato a scrivere e... beh, questo è risultato. Spero che possa piacervi e che questa FanFiction possa aiutarvi a conoscere meglio questi due personaggi che sono rimasti un po' in ombra nella precedente storia, attraverso la loro infanzia ed adolescenza.
P.S. Oltre i due protagonisti, compariranno altri personaggi a loro legati, che, in qualche caso, si re-incontrano anche in "Al di là del pozzo". Inoltre, una volta tanto, nelle mie storie, i personaggi parlano in prima persona. Spero che vi piacerà
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre il pozzo'
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Salve a tutti! No, non sono morta, sono stata solo sommersa dallo studio :-P Però ora sono qui, con un nuovo capitolo un po' meno incasinato del precedente. La strada per i due lupetti ora è in salita, ma sappiamo tutti che ci sarà un po' di gioia in fondo al tunnel. Spero che questo nuovo capitolo possa piacervi, in un modo o in un altro e per chi ha letto e ricorda "Al di là del pozzo" sarà facile riconoscere un piccolo flashback del capitolo 5. In ogni caso, vi auguro buona lettura :-)
LittleDreamer90, _Cramisi_, anche questo capitolo lo dedico a voi, che siete diventate il vero motore di tutto.

 

Capitolo 18: Ho bisogno di te

Pov Masaru
Un sole tiepido riscalda la radura in cui mi sono recato per cacciare e le ombre degli alberi secolari mi danno il riparo necessario per cogliere di sorpresa le mie prede.
Le tracce di un gruppo di cervi risultano chiare nel sottobosco, ma, nonostante rappresentino un'ottima occasione, non riesco ad attaccare una femmina con il suo cucciolo di pochi mesi e punto su un robusto maschio dai palchi imponenti.
Dalla notte in cui Fumiyo ha perso il piccolo che aveva in grembo, non riesco più a cacciare quelle creaturine inermi e sento una morsa stringermi la gola ogni volta che ne vedo una.
Ripenso a quel figlio che non è mai nato, che non ha avuto neanche il tempo di vivere.. e il dolore si fa più forte.
Nonostante siano passati decenni da allora, questa è una sofferenza troppo grande da sopportare e io devo impormi di andare avanti giorno per giorno.
Per la tribù, ma soprattutto per Fumiyo.
Rammento ancora i terribili giorni che sono seguiti a quella notte, così come lo sguardo spento della mia compagna quando è riuscita a tornare alla tribù, poco dopo l'alba.
Lei non ha mai saputo che ero lì, a condividere quel terribile dolore, e non ho mai avuto il coraggio di rivelarglielo, temendo di scatenare nuovamente le lacrime che per mesi le hanno arrossato gli occhi quando credeva che nessuno la vedesse.
Quante volte l'ho sentita singhiozzare durante la notte, le mani premute sulla bocca nella speranza che non udissi quel suono intriso di amarezza e rammarico?
Avrei voluto poterla rassicurare, dirle che non è stata colpa sua se la nostra creatura non è sopravvissuta, ma farlo avrebbe significato ammettere che conosco quel terribile segreto e so che questo la distruggerebbe.
Fin dal momento in cui le dissi che la volevo come mia compagna di vita, Fumiyo ha vissuto con la paura costante di non essere abbastanza per me, di non essere alla mia altezza.
Questa è la goccia che ha fatto traboccare il vaso e io non posso fare nulla per aiutarla, per convincerla che non m'importa del giudizio altrui purché lei resti sempre se stessa.
Per mesi non ho più visto quella scintilla piena di vita illuminarle lo sguardo, divenuto sempre più cupo e distante, e ogni volta quella vista mi stringeva il cuore.
Non sembrava neanche più lei, come se uno spirito avesse preso il posto dell'allegra mezzo-demone che avevo sposato, riducendola a un'ombra di quello che era stata.
Per molto tempo mi ero perfino imposto di non cercarla durante la notte, temendo di far riaffiorare quei ricordi dolorosi, ma quel bisogno di stringerla e perdermi in lei, anche se solo per qualche effimero momento, era sempre più forte man mano che la salute di mio nonno peggiorava e le responsabilità della tribù ricadevano tutte sulle mie spalle.
Solo la sua scomparsa e il mio bisogno disperato di un aiuto nella guida della tribù ha avuto il potere riscuoterla da quel torpore.
Nonostante tutto questo tempo, non è ancora tornata del tutto quella di prima, ma qualcosa si è riacceso in lei, permettendole di tornare a vivere e provare emozioni diverse da quell'abisso di prostrazione in cui era caduta.
E non potrò mai dimenticare il momento in cui ha sembrato lasciarsi il passato alle spalle per ricominciare a vivere.

Flashback
La notte non mi è mai sembrata così cupa come in quest'occasione, specchio perfetto del mio stato d'animo.
Solo questo mattino, ho dovuto dire addio all'ultimo componente della mia famiglia, ritrovandomi completamente solo.
Anche se la parte più razionale di me deve ringraziare Fumiyo se mio nonno è riuscito a vedere gli alberi ricoprirsi di germogli e petali colorati.
La sua salute era stata precaria fin dall'autunno precedente, ma durante l'inverno era peggiorata sempre più.
Solo gli infusi della mia sposa riuscivano a lenire la sofferenza dovuta ai tanti acciacchi dell'età e delle battaglie a cui si era ostinato a partecipare, più a lungo di quanto chiunque avrebbe richiesto.
Eppure, nonostante tutto, se n'è andato con il sorriso sulle labbra, rassicurandomi e incoraggiandomi a seguire la strada che ho scelto decenni fa.
Augurandomi di essere felice. Ma esserlo, in questo momento, mi sembra quasi impossibile…
Mordendomi con forza un labbro per trattenere il gemito colmo di dolore che mi vibra nel petto, mi muovo sul giaciglio fino a dare la schiena a Fumiyo, un gesto quasi inconsapevole che ripeto da moltissime notti ormai.
Da quando ha perso il piccolo che aveva in grembo, per molto tempo non ho quasi avuto il coraggio neanche di sfiorarla, di tenerla semplicemente stretta a me e darle quel conforto di cui ha bisogno.
Qualcosa, nella mia mente, mi spinge a tenere le distanze, quasi per paura che possa scoprire che so.
Anche se lei pensa il contrario, questa è una sconfitta di entrambi, non solo sua.
Avrei dovuto accorgermi del suo stato, percepire qualcosa nel suo odore… e invece non mi sono reso conto di niente, permettendole di combattere quando avrebbe dovuto restare al sicuro nelle grotte.
Quella consapevolezza, unita al dolore ancora intenso per la scomparsa di mio nonno, mi strappano un singhiozzo, un suono crudo che non avrei pensato di emettere dopo quella notte maledetta.
Subito mi porto una mano al viso, cercando di smorzare il rumore, ma è come se dentro di me si sia infranta una diga.
Ben presto, ai singhiozzi si aggiungono le lacrime, lacrime che non mi sono concesso per mesi nonostante il dolore che provo per la morte di un cucciolo non ancora venuto al mondo e che si uniscono a quelle per la scomparsa di quello che è stata la mia guida per quasi tutta la mia vita.
Che razza di capo sono, se non riesco a impedire queste tragedie? Come posso pretendere che gli altri mi seguano e mi rispettino, quando non sono neanche capace di proteggere la mia famiglia? gemo amareggiato, mordendo un lembo della coperta per soffocare le grida che premono per uscire dalla mia gola.
I volti di mio padre e di Inuken mi balenano davanti agli occhi, ricordandomi che non sono riuscito a salvare neanche loro.
Ogni persona che mi era cara… in un modo o in un altro le ho perse tutte.
Senza che possa fare nulla per impedirlo, un urlo disperato si fa largo tra i miei denti serrati, appena smorzato dalla pesante stoffa in cui mi sono avvolto.
Il dolore intriso in quel suono è così intenso che so di non poterlo trattenere ancora. Devo allontanarmi… in fretta.
Non voglio che Fumiyo mi veda così.
Lei sta già patendo così tanto, non posso aggravare le sue pene con le mie, non lo merita…
Con uno sforzo, cerco di alzarmi e correre nella foresta, per sfogare tutto quello che mi si agita dentro, ma un tocco lieve come una piuma mi sfiora la spalla, immobilizzandomi.
E, per la prima volta da mesi, mi rendo conto che quel contatto è tiepido, non più freddo come lo è stato per tanto, troppo tempo.
Accompagnata da un lieve fruscio, Fumiyo si alza in piedi, spostandosi per guardarmi in viso, e la comprensione che leggo nei suoi occhi mi priva delle ultime barriere in cui mi ero fortificato.
La sua mano, meravigliosamente calda in questa notte gelida, mi sfiora la guancia con dolcezza, scivolando poi sulla nuca.
Non ho bisogno d'altro per capire cosa desidera che faccia e, sentendomi nuovamente un cucciolo indifeso, affondo il viso nel suo yukata, dando sfogo a tutte le lacrime che mi sono tenuto dentro.
Sento le sue braccia avvolgermi con dolcezza, sfiorandomi la schiena e le spalle tremanti; un gesto silenzioso che mi rivela quanto amore nutra ancora per me.
Nonostante non sia riuscita a difenderla da Baiko, nonostante il mio sempre più ampio distacco… lei mi vuole consolare. Vuole ancora aiutarmi.
Kami, come posso meritare una donna simile al mio fianco? mi chiedo incredulo, sentendo la sofferenza che mi attanaglia il cuore sciogliersi pian piano.
Le mie mani stringono spasmodicamente il sottile tessuto che le avvolge il corpo, alla ricerca di un'ancora di salvezza che mi porti via da questo mare di dolore, ma sono le sue parole a sostenermi.
Non c'è vergogna o disprezzo nella sua voce, solo.. tanto calore. E comprensione.
"Sfogati pure, Masaru. Piangi, se è quello di cui hai bisogno" sussurra lieve, accarezzandomi la guancia esposta "Neanche una roccia potrebbe rimanere impassibile dopo l'ennesima perdita".
Colgo l'amarezza che le incrina la voce molto più di quanto lei pensi e un nuovo singhiozzo mi scuote "Mi dispiace… So che dovrei essere forte, che.. che ho già subito colpi come questo.. ma non ce la faccio. È troppo".
Spostando appena il capo per poggiare l'orecchio sul suo cuore, lascio che nuove lacrime mi righino le guance, dando sfogo a tutta l'amarezza che ho dentro.
Dovrei essere un uomo forte, un capo. Dannazione, non dovrei piangere come un cucciolo appena nato! impreco tra me, rendendomi conto di aver pronunciato quelle parole quando Fumiyo si scosta bruscamente da me.
La rabbia e il dolore si uniscono alla comprensione in uno sguardo che mi lascia senza respiro.
Non ho mai visto quest'espressione sul suo viso.
Prima che possa capire la sua reazione, mi prende il viso nelle mani, costringendomi a fissarla negli occhi.
"Smettila" ordina decisa "Smettila di dire queste sciocchezze. Sì, sei un uomo, un capo. Ma hai un cuore che batte, qui dentro, non una pietra. Tutti noi soffriamo e solo perché sei un demone questo non significa che tu non abbia il diritto di versare lacrime per la perdita di chi ami".
Un sorriso amaro le curva le labbra "La vita ti ha tolto più di quanto meritassi, dandoti così poco in cambio… Ma hai il diritto di sfogare il tuo dolore, Masaru. E se posso aiutarti a stare meglio, anche solo per poco.. io sono qui, sono qui per te. Sempre".
Un flebile sussurro, appena percepibile persino per le mie orecchie, le sfugge dalle labbra "Anche se non sono in grado di fare molto… Meriteresti di meglio che una mezzo-demone debole come me".
Comprendendo che cosa ormai pensi di se stessa, che ritenga di valere così poco rispetto a quello che meriterei, le stringo con forza i polsi.
Incurante del suo sguardo spaventato, lascio che un ringhio furioso si faccia largo nella mia gola "Non dirlo mai più. Smettila di pensare questo di te, Fumiyo! Tu sei uno dei doni più preziosi che mi siano mai stati concessi!".
Mentre pronuncio quelle parole, sento l'amarezza pervadermi e sento la mia voce affievolirsi sempre più "Anche se in questo periodo non sono riuscito a dimostrartelo come dovrei".
Per troppo tempo ho lasciato che il mio dolore mi annebbiasse, senza pensare a quanto sia intenso quello che attanaglia lei.
Il giorno in cui ci siamo sposati, ho giurato di proteggerla, di renderla felice… e invece sono solo riuscita a deluderla, ad abbandonarla proprio nel momento del bisogno.
Con un sospiro amareggiato le lascio i polsi e mi alzo in piedi, fissando la parete di roccia davanti a me "Forse sei tu quella che avrebbe meritato di meglio. Qualcuno che sapesse prendersi cura di te come avrebbe voluto tuo padre".
Se Noriaki potesse vedere come invece ho deluso il giuramento fattogli…
Il bacio di Fumiyo mi coglie di sorpresa, a tal punto che resto come pietrificato per diversi istanti, ma se il mio corpo non riesce a dimostrare quanto quel contatto mi sia necessario, ci pensa il mio cuore, battendo furiosamente contro le costole.
"Io ti amo, Masaru. E nessuno, ripeto nessuno, potrebbe prendersi cura di me come fai tu" replica con forza la mia sposa, fissandomi con i suoi occhi color smeraldo.
La decisione che le incide il viso mi causa un fremito lungo la schiena e abbasso gli occhi, sentendo la vergogna bruciarmi dentro.
Ho fallito e lo so bene, eppure ai suoi occhi sono sempre lo stesso uomo che l'ha difesa in ogni occasione.
Come può amarmi ancora, dopo che non sono riuscito a salvare il nostro piccolo?
Dopo che ho lasciato che la sofferenza e l'amarezza mi facessero chiudere in me stesso, privandola del mio sostegno quando ne aveva più bisogno?
"Abbiamo affrontato dei dolori tremendi, Masaru, ma li abbiamo superati e supereremo anche questo" continua con voce ferma, un sorriso mesto a incurvarle le labbra "E lo faremo insieme, come abbiamo sempre fatto".
Sentendo il dolore confondersi alla speranza,, la stringo a me, poggiando il mento sulla sua testa "Sì, piccola. Insieme".
Un leggero singulto la scuote di colpo e, prima che possa capire cosa stia succedendo, Fumiyo si scioglie in lacrime.
Le sento scorrere lungo il collo, bagnandomi il petto, ma non dico nulla, limitandomi a carezzarle la schiena e tenerla stretta.
Senza bisogno di parlare, capisco a cosa sono dovute quelle lacrime e so che, come me, sta cercando di chiudere come può una porta sul passato.
Abbiamo bisogno di ricominciare, affrontare la vita in modo diverso, con la consapevolezza degli errori passati, ma senza il loro peso.
E, se ci sosterremo l'un l'altra, forse potremo farcela.
Pian piano le sue lacrime finiscono e un lieve sorriso spunta tra di esse, mentre ci stendiamo sul giaciglio.
"Ti amo, Masaru" sussurra, accoccolandosi sul mio petto "Fa male rendermi conto che è troppo tempo che non te lo dico, che.. ho quasi dato per scontato tante cose. Mi dispiace…".
Tenendola stretta con un braccio, uso la mano libera per coprirla meglio con le coperte e sorrido, lasciandole un bacio sulla fronte "Abbiamo commesso entrambi lo stesso errore, tesoro. Non devi sentirti in colpa per questo, né per altro".
Un sospiro mi sfugge dalle labbra mentre cerco le sue "Ti amo anch'io, piccola guerriera. E credimi se ti dico che questo è il regalo più grande che i Kami avrebbero mai potuto concedermi".
Il suo respiro si fonde con il mio per un lungo istante, prima che mi rivolga un sorriso incredibilmente dolce e appoggi la testa sulla mia spalla.
Stringendole la mano, poggiata protettivamente sul mio cuore, nella mia, lascio che le dita s'intreccino così come lo sono i nostri destini.
Qualunque cosa ci riservi la vita, ormai so che, finché potrò contare su di lei, sarò capace anche di smuovere le montagne.
Tutto ciò di cui ho bisogno è del mio cuore e della sua custode.
Fine Flashback
 
Sono passati molti mesi da quella notte e, pian piano, sembra che riusciremo a ritornare a una qualche forma di normalità.
La strada è ancora lunga e difficile, ma potendo contare sull'aiuto reciproco, forse riusciremo a percorrerla fino in fondo.
E chissà che i Kami ci concedano una nuova opportunità per essere felici…
Con quel pensiero in mente, porto la preda alla tribù, prima di allontanarmi nuovamente.
Sento il bisogno di stare ancora un po' solo con i miei pensieri, di trovare una qualche soluzione per far tornare il sorriso sul volto di Fumiyo.
Ma cosa, se non un figlio, potrebbe restituirle la gioia che ha perso assieme al piccolo mai nato?
I tentativi da parte nostra non mancano, ma pare che gli Dei siano momentaneamente sordi alle nostre preghiere.
Mentre mi dirigo verso nord, mi sembra quasi di sentire la voce di mio nonno che mi rimprovera bonariamente, come ha fatto tante volte "Se metti fretta al tempo, quello non passerà mai. Sii fiducioso, nipote. Prima o poi, le cose miglioreranno".
A questo punto, non posso fare altro che sperare.
Con la mente piena di pensieri, attraverso una fitta macchia di foresta, in cerca di qualcosa… un segno che mi aiuti a trovare la giusta via, ma tutto quello che percepisco è il forte odore di un gruppo di demoni serpente.
Nel riconoscere quel tanfo inconfondibile, stringo gli occhi e mi avvio verso la fonte.
Riconosco i proprietari di queste scie.
Quei balordi avevano pensato di attaccare me e i miei compagni, tentando poi di rubare le preziose provviste contenute in alcune caverne discoste da quelle in cui viviamo di solito; una sorta di magazzino segreto per le emergenze.
Se non fossi stato impegnato ad evitare che Izo morisse dissanguato per una brutta ferita, li avrei inseguiti in quel momento.
Direi che è ora di regolare i conti con quei dannati sibilo, inoltrandomi tra le piante, in direzione di un dirupo che separa la foresta da alcuni insediamenti umani.
Ormai vicino allo strapiombo, mi fermo di botto, rendendomi conto che quel gruppo di bastardi ha circondato una piccola figura, dalla quale proviene un forte sentore di paura.
Resto in ascolto, cercando di capire qualcosa in più e ringhio silenzioso nel capire che hanno circondato un cucciolo, mezzo-demone per giunta, e che sono decisi a usarlo come spuntino.
Anche se con una inconfondibile nota di panico, il cucciolo mostra di avere fegato e, approfittando delle risate del quartetto, si fionda verso il ponte che collega i due lati dello strapiombo.
Il piccoletto è in gamba, ma quelli sono demoni completi e in netta maggioranza borbotto tra me, sentendo un brivido improvviso scorrermi lungo la schiena nel vedere che il bambino non solo ha lunghi capelli color argento, ma anche che è avvolto in una veste rossa che mi sembra familiare.
Ma no.. è assurdo.
Proprio quando la sorpresa sta rischiando di paralizzarmi, mi rendo conto che il piccolo è decisamente nei guai.
Bloccato tra i demoni e lo strapiombo, non ha chance di sopravvivere.
"Non permetterò che un cucciolo muoia sotto i miei occhi" ringhio furioso, pronto a scattare quando uno dei demoni serpente solleva il bambino per la gola.
Se non mi sbrigo, è spacciato.
Eppure li ha feriti, noto con stupore.
Peccato per lui che questo abbia scatenato la loro rabbia, così come il morso rifilato poco dopo.
Nel vederlo scaraventato contro le rocce, ormai troppo stordito per combattere, non esito un attimo di più e mi slancio contro quei bastardi, falciandone due con gli artigli.
I loro compagni hanno appena il tempo di riconoscermi, prima che li spedisca all'Inferno.
Mai toccare dei cuccioli in mia presenza, specie se hanyou.
Il solo pensiero che anche Fumiyo abbia potuto passare momenti simili mi manda in bestia ed è solo a fatica che riprendo il controllo di me, voltandomi per guardare il piccolo alle mie spalle "Stai bene, ragazzino? Sei ferito?".
A prima vista sembra di no, ma ha preso una bella botta contro quei massi…
"N..no" sussurra appena, rialzandosi con evidente fatica "Ma tu chi sei? Perché mi hai salvato?".
Nonostante sia visibilmente esausto, si allontana di qualche passo, la voce che gli trema nonostante cerchi di fare il duro "Mi hai salvato perché vuoi mangiarmi tu, non è vero? Beh, non ti sarà facile!".
Quel suo atteggiamento mi fa sorridere e scrollo il capo "Devi aver preso una bella botta se pensi che voglia mangiarti".
Guardando per un istante i cadaveri ai miei piedi, aggiungo "Avevo un conto in sospeso con quei demoni-serpente e li tolti di mezzo, tutto qui".
A che pro dirgli che non tollero veder aggredire un cucciolo? 
Lo fisso in volto per un lungo istante, colpito dalla sua espressione caparbia e dal colore ambrato degli occhi.
Quella sfumatura non mi è nuova, così come i capelli e il tessuto vermiglio che gli fa da abito.
"Conosco solo due demoni con gli occhi di quel colore" sussurro, chiedendomi se la vista non mi stia giocando un brutto scherzo, ma perfino l'odore… "Ma è possibile che..?".
Alzo lo sguardo al cielo con un'espressione incredula "Avevo sentito dire che il figlio mezzo-demone era da queste parti, ma non mi aspettavo che fosse vero…".
Eppure tutto, in quel piccoletto, porta a un'unica conclusione.
Con il cuore che mi batte come un tamburo, tornò a guardare il piccolo "Tu sei il figlio di Inu no Taisho, non è così? Quello sguardo è inconfondibile".
Lo vedo sgranare gli occhi, incredulo, ma non mi sfugge la scintilla emozionata che li ha illuminati "Tu conoscevi mio padre?".
C'è un che di reverente nella sua voce e non posso fare a meno di sorridere mesto "Sì, lo conoscevo. Era un demone eccezionale".
È stato un padre per me e la sua perdita mi pesa ancora molto.
Ma ora ho di fronte il suo piccolo erede, figlio di lui e di quell'umana dolce quanto coraggiosa, Izayoi.
Scorgo alcuni suoi tratti nel viso ancora infantile di quel cucciolo e non posso fare a meno di percepire nella sua presenza un segno.
Deciso a non svelarmi troppo, mi limito a dire "Sei un mezzo-demone, è evidente. Sono rimasto colpito da come hai cercato di difenderti. Si vede che sei suo figlio. Ti difendi bene per essere così piccolo".
Il piccolo hanyou sembra entusiasta di poter scoprire qualcosa su suo padre, perché mi domanda "Come l'hai conosciuto?".
Con gli occhi nuovamente volti al cielo, rispondo "Abbiamo combattuto insieme in diverse occasioni".
Preferisco non aggiungere altro, nel timore che il peso dei ricordi mi schiacci ancora. In parte, è già difficile sostenere quello sguardo innocente, che mi fa inevitabilmente pensare a quello che avrebbe potuto avere mio figlio.
E che, seppur in modo diverso, mi ricorda quello di Inuken.
Il cucciolo non parla, sembra essere soddisfatto della mia risposta, e il suo brusco cambio d'argomento mi coglie di sorpresa "Che buffo, hai la coda!".
Quell'espressione d'infantile stupore mi strappa un sorriso "Tu invece hai proprio un bel paio di orecchie".
Hanno un'aria soffice, soprattutto quando fremono in mezzo alla chioma argentata, ma non rendono femminile il viso del piccolo. Anzi…
"Come ti chiami, piccoletto?" chiedo, ormai preda della sua stessa curiosità, "Inuyasha".
Dunque la memoria non m'ingannava. Un nome nobile per il figlio del mio maestro.
"Io mi chiamo Masaru" dico, chiedendomi se sua madre gli abbia mai accennato del nostro incontro, quando lui non era che un frugoletto in fasce.
Dal modo in cui continua a fissarmi, capisco che Izayoi non gli ha detto nulla di me. Meglio così.
Sarà il tempo a decidere se gli rivelerò altri dettagli su suo padre o sul modo in cui l'ho conosciuto.
"Com'è che ti trovi così lontano da casa?" gli domando, improvvisamente conscio di quanto sia lontano il primo villaggio della zona "L'insediamento umano più vicino è a qualche kilometro da qui".
"Cercavo qualcosa da mangiare" mormora il piccolo "Volevo prendere qualche mela per mia madre".
Sono sul punto di dirgli che non dovrebbe allontanarsi così tanto da casa, ma un fruscio di foglie smosse mi fa sollevare lo sguardo verso la foresta.
"Hai scelto un posto infestato da demoni di ogni tipo. Non ti conviene tornarci, se ci tieni alla pelle" commento, consapevole che dovrà lottare per tutta la vita, solo per sopravvivere.
Povero cucciolo.. se suo padre non fosse morto in quell'incendio, di certo la sua vita sarebbe più semplice.
Allontano bruscamente quei pensieri e riesco a rivolgere un sorriso più allegro al piccolo Inuyasha "Sei forte per la tua età, mezzo-demone. Se ti allenerai duramente, un giorno potresti diventare forte come tuo padre".
"Davvero?", gli occhi del bambino brillano al solo pensiero di diventare forte come il genitore, conosciuto da tutti per la sua forza.
Questo lo sa bene, è evidente.
"Sì, se t'impegnerai a dovere" ridacchio, prima che un altro fruscio, più forte, mi faccia tornare serio "Ti conviene ritornare a casa, prima che arrivino altri demoni. Non credo che ti piacerebbe".
Cogliendomi di sorpresa, lui mi ascolta e, mormorando un "Va bene" corre verso il ponte.
Lo seguo con lo sguardo e, quando è arrivato dall'altra parte, vedo che si volta verso di me, esclamando "Grazie di tutto, Masaru! Ti devo la vita!".
Replico con un lieve cenno, prima di sparire tra gli alberi, ma mi accerto che si sia allontanato abbastanza dal dirupo, prima di andare incontro a Fumiyo, che mi ha seguito.
Non so se dirle dell'incontro che ho appena avuto, non desidero certo riaprire la ferita che si sta faticosamente rimarginando, ma alla fine scrollo il capo.
Sarà quel che sarà, ciò che conta è non arrendersi.

Fatto, spero vi sia piaciuto e che non vorrete linciarmi ^-^ Ora che la situazione si sta lentamente muovendo, i nostri lupetti devono prepararsi ad affrontare la più strana delle avventure. Sarà tutto più chiaro dal prossimo capitolo dove, vi avverto, ci sarà un certo balzo temporale, necessario a dare la carica al racconto. Ringrazio tutti coloro che passano anche solo per leggere questi piccoli aggiornamenti. Spero che anche il nuovo capitolo possa interessarvi. Grazie a chi leggerà e chi mi dedicherà due righe, anche di critica-. Dopotutto, aiutando a crescere :-D Al prossimo aggiornamento!
Baci, vostra
Alys'93 

   
 
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